acqua napoli svende la sua grenoble se la riprende



da unimondo.it
mercoledi 27 novembre 2004

Il Comitato italiano per Contratto mondiale sull'acqua, ha scritto una
polemica lettera aperta ad Antonio Bassolino, presidente della Regione
Campania e a Rosa Russo Jervolino, sindaco di Napoli, i quali hanno
annunciato che sia la regione che la città procederanno all'affidamento del
servizio idrico ad una società totalmente privata, tramite gara pubblica
europea. Una decisione secondo il presidente Riccardo Petrella che "ha
ignorato ogni prassi di informazione e di partecipazione dei cittadini, ed è
fatta da istituzioni governate dal 'centro sinistra', che spesso tanto parla
di 'beni comuni' e di voler realizzare politiche diverse da quelle
governative". Il Comitato scrive nella lettera che la privatizzazione
mondiale della gestione dei servizi locali, consegnati al mercato e alle
multinazionali è solo il primo atto della mercificazione a cui sono chiamate
a deliberare le istituzioni e che non occorre essere di 'sinistra' per
capire che l'acqua degli acquedotti italiani verrà poi imbottigliata dalle
multinazionali.

E anche a Catania si è deciso in ambito provinciale di affidare l'acqua in
mano a una società mista (Servizi Idrici Etnei SpA), a prevalente capitale
pubblico. Secondo il coordinamento Meditteracqua non saranno più garantiti i
cittadini da un pericolo di un aumento immotivato delle tariffe con sperpero
e la spartizione di risorse pubbliche dovute a disservizi continui e
turnazioni degradanti. A questo Meditteracqua Catania propone che gli organi
statutari dell'ATO 2 siano riformati, mediante l'inserimento di
rappresentanti della "società civile" negli organi di gestione, e che i
primi atti che essi dovranno assumere siano impegni precisi a tutela delle
falde idriche, deifiumi, delle sorgenti e della qualità dell¹acqua da bere.
Meditteracqua Catania chiede che sia garantito l'accesso gratuito di tutti i
cittadini ad almeno 40 litri giorno/persona per usi domestici.

Già lo scorso luglio il Tavolo Livornese contro le privatizzazioni ha
stilato un Dossier dove vengono analizzati attraverso i bilanci, i 5 anni di
gestione in regime di Spa di ASA, l'azienda livornese che gestisce il
servizio idrico integrato. Il fine di questo dossier è dimostrare che la
gestione di un servizio pubblico in regime di Spa non può funzionare (tanto
meno con l'ingresso del privato anche solo per il 40%), proprio per la sua
natura che mira al raggiungimento di un utile, sacrificando l'interesse
collettivo e il raggiungimento del pareggio in bilancio. "Il problema quindi
non sono gli amministratori in carica ma proprio la forma di gestione"
precisano i curatori del dossier da cui si evince che se non si fosse
proceduto alla trasformazione dell'ente pubblico economico in Spa si sarebbe
potuto risparmiare circa 20.000,00 euro. "Lo sperpero di soldi pubblici è
stato possibile grazie ad una gestione 'allegra' e poco trasparente permessa
proprio dalla Spa" sottolinea il Tavolo Livornese secondo cui rimangono
molte voci non chiare e poco trasparenti.

Un vero esempio di ri-municipalizzazione del servizio idrico è quello di
Grenoble (Francia) che ha portato a un servizio migliore con costi più
bassi, decisioni prese in modo chiaro dalle istanze elettive e trasparenza
con il pubblico. "Il personale del servizio pubblico è più numeroso perché
il nostro agire non è dettato dal mercato e dai profitti privati. Si può
quindi attuare una politica a lungo termine del servizio: protezione della
risorsa, regolarità della manutenzione e riqualificazione, forti
investimenti, incentivi alla riduzione dei consumi degli utenti e politica
sociale verso le famiglie in difficoltà" racconta Raymond Avrillier
ingegnere e consigliere comunale a Grenoble. "Per condurre questa azione,
che ha pure richiesto di far emergere la corruzione del pubblico da parte
dei responsabili della Lyonnaise des eaux, abbiamo intrapreso iniziative
pubbliche, proceduto al controllo dei prezzi e della legalità che le
autorità preposte non avevano voluto fare, siamo ricorsi alle vie legali
presso la magistratura amministrativa, finanziaria e penale che ci hanno
dato tutte ragione, ma con molto ritardo". La lotta per ripristinare un vero
servizio pubblico locale é partita da un gruppo di eletti/e ecologisti - il
movimento locale "democrazia ecologia solidarietà" (ADES) - al quale si è
unita un'associazione di utenti "Eau-secours" e gode oggi di un generale
riconoscimento. Gli utenti ed il personale sono realmente coinvolti nelle
decisioni. Quelle riguardanti il servizio sono ormai prese democraticamente
e quasi sempre all'unanimità degli eletti/e e dai rappresentanti qualificati
compartecipi delle decisioni. [AT]