[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
sviluppo sostenibile il contesto mondiale
- Subject: sviluppo sostenibile il contesto mondiale
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 28 Oct 2004 07:08:25 +0200
da legambiente.it ottobre 2004 Sviluppo sostenibile e ambiente Approfondimenti sulla sostenibilità locale e sugli effetti ambientali SITUAZIONE GENERALE Il lungo ciclo di espansione economica mondiale iniziato nella seconda metà degli anni '80 sembrava non aver fine. Era crollato il blocco sovietico ed erano scomparsi sistemi economici e ideologici alternativi al libero mercato. Si erano aperti nuovi e vasti mercati, con la privatizzazione delle imprese statali e la liberalizzazione dei flussi di capitale e degli scambi commerciali, la creazione di nuove aree economiche fortemente integrate (in Europa,nel Nord America,nel sud est asiatico),la costituzione di potenti strutture (il WTO) di regolazione della liberalizzazione commerciale. Lo sviluppo dell'informatica e delle reti di telecomunicazione,raggiunta la soglia critica di diffusione,aveva trasformato le modalità di lavoro e di organizzazione, attivato un nuovo settore economico, permeato la vita quotidiana. Questi processi promettevano l'emancipazione, pur travagliata, di vaste aree del mondo. La Cina e altri paesi asiatici come la Corea, l'Indonesia,la Malesia,la Thailandia, conoscevano ritmi di crescita economica senza precedenti e attraevano flussi immensi di capitali. Con lo sviluppo dell'economia della conoscenza,basata sulla ricerca e la tecnologia,si ponevano le basi di un disaccoppiamento tra crescita economica e consumo di materie prime e di energia e la Convenzione di Kyoto, con l 'accordo internazionale sulla riduzione dei gas serra per contrastare la più grave minaccia ambientale planetaria,sembrava segnare l 'avvio di un governo ambientale mondiale ispirato anche da criteri di equità. La nuova era, l 'era della globalizzazione, poteva essere racchiusa nell'immagine di Walter Wriston, il passato presidente di Citicorp,la più potente istituzione finanziaria americana:"un mondo unito assieme in un solo mercato elettronico che si muove alla velocità della luce". Poi sono venute le drammatiche crisi economiche del 1997 e del 1998, con l 'esplosione dei mercati finanziari e la recessione economica delle tigri asiatiche, seguite dalla crisi della Russia e di alcuni paesi latino-americani e dalla stagnazione del Giappone.Nel dicembre 99 è arrivata l 'inattesa contestazione di Seattle,che portava alla sospensione dell'assemblea del WTO e segnalava vistose crepe nel consenso internazionale.Dalla seconda metà del 2000 si arrestava l 'irresistibile ascesa delle borse e crollavano le capitalizzazioni dei titoli tecnologici e Internet.Il 2000 terminava con la nuova presidenza Bush che intonava il de-profundis al più ambizioso accordo ambientale internazionale,la Convenzione di Kyoto. Prima di Bin Laden, prima dei drammatici eventi dell'11 settembre,era già stato illuminato il lato oscuro della globalizzazione. I movimenti critici della globalizzazione, pur nella varietà delle loro posizioni, hanno posto l 'accento della critica su un processo di globalizzazione imperniato su politiche neoliberiste e sul crescente potere delle imprese multinazionali,che ha accresciuto le ineguaglianze sia a scala mondiale che all'interno delle nazioni. Nella globalizzazione dei mercati è cresciuta anche una globalizzazione sociale,dal basso,che ha visto la generalizzazione su scala planetaria di azioni locali di tutela ambientale,di difesa dei diritti delle minoranze,di boicottaggio del lavoro minorile,di commerci più equi e più sani. Questi movimenti hanno mostrate alternative politiche ed economiche. La critica ad un sistema di scambi commerciali che ha impoverito gli agricoltori dei paesi più poveri si è saldato alla rinascita di forme di organizzazione sindacale,ha sostenuto lo sviluppo di sistemi cooperativi,ha prodotto nuovi canali di commercializzazione, il movimento conosciuto in Italia come "commercio equo solidale ", che oggi sono diffusi su scala mondiale e fatturano solo in Europa poco meno di 1000 miliardi. La critica all'agricoltura chimizzata e all'omologazione dei prodotti alimentari si è incrociata non solo con la domanda dei consumatori,ma anche con la conversione di una fetta ormai importante della produzione agricola mondiale: dall'introduzione di sistemi di riconoscimento dell'origine dei prodotti e di difesa delle produzioni tipiche, all'espansione dell'agricoltura biologica. Il micro-credito,originariamente sviluppato da esperienze pilota come la Grameen Bank,ha conosciuto un successo riconosciuto anche da istituzioni internazionali come la banca Mondiale, consentendo uno sviluppo delle comunità più povere più centrato sulle domande del mercato locale. Le imprese multinazionali hanno dovuto rispondere alla critica e alle campagne di boicottaggio per la loro politica ambientale e sociale,abbandonando alcuni progetti o introducendo nuovi codici di comportamento rispetto al lavoro minorile o ai diritti delle minoranze etniche. Questi movimenti,diffusi sia nel Nord che nel Sud del mondo,hanno risposto non solo (e non tanto)alla crescita dei commerci internazionale,ma soprattutto all'imponente slittamento dei rapporti di potere che li ha accompagnati. Negli ultimi due decenni si è reso necessario trovare nuovi equilibri tra funzioni pubbliche e funzioni private,tra stato e mercato, riconoscendo sia i limiti (i fallimenti) dello stato,sia i limiti (i fallimenti) del mercato. Il riconoscimento dei limiti della gestione statale monopolistica di alcune attività economiche (energia e telecomunicazioni),con la loro privatizzazione e liberalizzazione, ha consentito servizi più efficienti e competitivi. Il riconoscimento dei limiti del mercato nella gestione delle risorse ambientali,con l 'impiego di strumenti normativi e economici da parte dello stato,ha consentito di ridurre drasticamente le emissioni inquinanti. Ma nella gran parte dei paesi questa revisione è avvenuta sotto il segno delle politiche neoliberiste che hanno eroso il ruolo delle funzioni pubbliche. Il controllo e l 'influenza di alcuni gruppi di pressione economica è cresciuto in maniera notevole, sia all'interno delle amministrazioni nazionali che sugli organismi di governo sovranazionali. In "Captive State: the Corporate Takeover of Britain " Monbiot documenta la pervasività delle multinazionali nella vita politica e nell'amministrazione della Gran Bretagna, il controllo di ministeri-chiave,la manipolazione delle politiche e delle decisioni e la corruzione strutturale indotta. La dimensione e gli effetti di lungo termine di questo fenomeno,che non è certo ristretto agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna,sono decisivi. In un suo pamphlet,"Lugano Report",Susan George immagina che un think-thank di studiosi ben integrati nella politica e nel mondo economico debba preparare un rapporto,intitolato "Come preservare il capitalismo nel ventunesimo secolo " per conto di alcuni (anonimi) sponsor verosimilmente costituiti da importanti società multinazionali. Il rapporto disegna un mondo basato sulla tirannia delle multinazionali e su una scientifica politica di esclusione dei perdenti. Lo sviluppo sostenibile diventa lo sviluppo che marginalizza ed elimina (fisicamente) i poveri e quelli che costituiscono un peso per la società, per ridurre il carico demografico e sulle risorse. Le ciniche conclusioni del rapporto non sono poi così paradossali. Di fronte alle crisi più drammatiche,come quelle del 1997 - 1998, i paesi sviluppati e il Fondo Monetario Internazionale non hanno esitato a sacrificare alcuni paesi e milioni di poveri per garantire gli interessi forti. La gestione degli strumenti di governo internazionali - dal WTO al FMI all'accordo sulla proprietà intellettuale,alla convenzione di Kyoto - è stata subordinata al conseguimento di questi interessi. Per tutti i paesi in via di sviluppo e soprattutto per quelle aree caratterizzate da una crescente povertà e da crisi economica,gli aiuti allo sviluppo sono stati sistematicamente ridotti nell'ultimo decennio. Persino di fronte al genocidio da Aids e nonostante che l 'Africa sia meno del '1%del mercato mondiale dei farmaci, per almeno quattro anni le multinazionali farmaceutiche e i paesi sviluppati hanno difeso i diritti di brevetto impedendo l 'accesso alle cure a questi paesi e determinando in piena consapevolezza decine di milioni di morti. LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI Quella che comunemente chiamiamo "globalizzazione " è il processo di integrazione internazionale della attività economiche (flussi di merci,di servizi,di finanza,di forza lavoro), associato ad una integrazione mondiale dell'informazione e della comunicazione (telecomunicazioni,reti informatiche),degli scambi personali (migrazioni,mercato del lavoro,turismo),delle istituzioni di governo (l 'Unione Europea,accordi di libero scambio come Nafta e Asean,convenzioni e strutture internazionali come il WTO). L 'interazione tra questi processi,accelerata dalla dissoluzione delle alternative ideologiche e politico-economiche,ha determinato a partire dagli anni '80 una nuova fase dell'economia e della politica mondiale. Mercati e imprese, in primo luogo le imprese transnazionali, sono stati i protagonisti di questa nuova fase,con il supporto di politiche liberiste che hanno determinato, in maniera più o meno estesa nei vari stati,ma con un segno omogeneo su scala mondiale, il progressivo ritiro dell'intervento pubblico dalle attività economiche (liberalizzazione e privatizzazione dei mercati energetici,delle telecomunicazioni,dei trasporti) e dalle funzioni sociali (sanità, previdenza, educazione). COMMERCIO MONDIALE Il segno principale dell'economia globale è stata l 'accelerazione,senza precedenti per la sua dimensione quantitativa,del commercio mondiale. Per quanto il tasso di crescita registrato in anni precedenti sia comunque stato elevato,grosso modo doppio rispetto alla crescita del prodotto interno lordo,è negli anni '90 che la progressione del commercio mondiale (in particolare dei prodotti industriali)si disaccoppia dalla crescita della produzione e del reddito. Tra il 1990 e il 2000, mentre la produzione è cresciuta del 27% e il reddito mondiale del 25%,il volume delle esportazioni è pressoché raddoppiato (+96%)e in valore è cresciuto dell' 80%. Lo sviluppo del commercio ha interessato i prodotti agricoli,minerari,industriali e i servizi. Ma non allo stesso modo. La crescita si è concentrata,in particolare,sui beni industriali e sui servizi (in primo luogo trasporti globali,turismo,servizi finanziari),che oggi rappresentano poco meno del 20%del commercio mondiale. Negli anni '90,a fronte di una crescita del 22% della produzione agricola,vi è stata una crescita del 54% del volume delle esportazioni agricole,mentre per i prodotti industriali a fronte di una crescita del 30% del volume della produzione,il commercio è aumentato del 210% in volume e del 94% in valore. Per effetto della internazionalizzazione della produzione e della globalizzazione dei mercati - soprattutto nelle aree ricche - è mutata radicalmente la qualità del commercio mondiale.. Il commercio internazionale è diventato sempre meno lo scambio tra prodotti diversi - materie prime contro prodotti industriali - e sempre più uno scambio tra analoghe tipologie di merci e all'interno dello stesso sistema di imprese. Come e più che nella produzione,nel commercio internazionale nel corso degli ultimi due decenni sono emersi nuovi attori nazionali. La Triade,USA, Europa e Giappone, domina largamente gli scambi, ma nel corso degli anni '90 un peso crescente nell'economia mondiale hanno assunto anche altri paesi asiatici,in primo luogo la Cina,Taiwan e la Corea (la cui quota totale sull'export mondiale è passata dal 2,8% del 1980 al 5,8% del 1990 al 9% del 2000).Sul complesso del commercio mondiale, si è ridotta la quota dei paesi dell'Unione Europea - al cui interno sono però fortemente aumentati gli scambi - e, tra questi,anche dell'Italia. Ma grandi aree del mondo restano ai margini della globalizzazione.Con la caduta dei prezzi del petrolio si dimezza il peso degli stati arabi,l 'Africa riduce drasticamente il valore reale delle esportazioni, si contrae il ruolo dell'ex est Europa. PROGRESSI E ARRETRAMENTI Guardiamo il quadro di insieme. Secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite, nei paesi in via di sviluppo un bambino che nasce nel 2000 può sperare di vivere 8 anni più di sua madre. Nel 1970 più della metà degli adulti nei paesi in via di sviluppo era del tutto analfabeta, trenta anni dopo gli analfabeti sono scesi a un quarto della popolazione. La popolazione che ha accesso ad acqua potabile, nelle aree rurali, si è quintuplicata. Il reddito medio, tra il 1975 e il 2000, nei paesi in via di sviluppo, si è raddoppiato. Negli ultimi venti anni, secondo le stime della Fao, il numero di persone in condizione di denutrizione è passato da 927 a 830 milioni scendendo dal 21 al 14% della popolazione mondiale. Negli ultimi 10 anni, secondo le stime della Banca Mondiale, la quota dei poveri si è ridotta:dal 28,3% al 24% la popolazione sotto 1$ al giorno,dal 61% al 56% quella sotto i 2$, anche se per effetto della crescita demografica gli esseri umani ai limiti della sopravvivenza (in gran parte sotto le condizioni minime di sopravvivenza) sono cresciuti di circa .80 milioni arrivando a 2,8 miliardi di persone. Ma dentro questo quadro dobbiamo vedere bene due elementi. Il primo è che il miglioramento è avvenuto solo in alcune aree geografiche e con ritmi molto diversi. Il secondo è che negli ultimi due decenni,in particolare nell'ultimo decennio, cioè nell'età della globalizzazione, il miglioramento si è diffusamente rallentato e in alcune aree importanti vi sono forti segni di peggioramento. Le differenze tra le varie regioni sono particolarmente marcate nel ritmo di crescita economica, il principale fattore che governa la generazione di risorse per l 'educazione, per la salute e per la riduzione della povertà. Nell'Asia orientale, un 'area che, tra gli altri, include la Cina, l 'Indonesia, le Filippine, la Malesia, la Tailandia, ci sono stati rapidi e sostenuti progressi, in termini di reddito, speranza di vita, cultura, disponibilità di servizi, riduzione delle condizioni di povertà estrema. Nel periodo 1975 -99 il reddito procapite è quadruplicato crescendo al ritmo del 6% annuo (8% la Cina) e consentendo ad alcuni di questi paesi di uscire dalle condizioni di sottosviluppo. La popolazione in condizione di denutrizione, negli ultimi venti anni, è passata da 380 a 220 milioni (scendendo al 12% della popolazione). Nella sola Cina tra il 1990 e il 1998 gli esseri umani più poveri, al limite della sopravvivenza (sotto i 2$ al giorno) erano scesi dal 70 al 51% della popolazione,da 789 milioni a 632 milioni Nell'Asia meridionale,l 'area dell'India e del Bangladesh, la crescita è stata del 2% (per l 'India del 3,2%).Un tasso di crescita analogo a quello registrato - a partire da ben altri livelli di reddito - dall'insieme dei paesi OCSE. La popolazione in stato di denutrizione è diminuita nel corso degli ultimi venti anni,da 337 a 294 milioni, è aumentata l 'aspettativa di vita (da 54 a 63 anni), gli analfabeti sono scesi al 45% della popolazione. Ma questa resta l 'area dove ancora si concentra la grande massa dei poveri:mezzo miliardo di persone sotto 1$ al giorno (il 40% della popolazione nel 1998,50 milioni di individui in più rispetto a 10 anni prima),1 miliardo e 100 milioni sotto i 2$ giorno (l '84% della popolazione, 2 punti in meno,ma 180 milioni di esseri umani in più rispetto a 10 anni prima). Negli Stati Arabi e in America Latina, il tasso di crescita è stato molto più basso, l '1%annuo, anche se con marcate differenze tra i vari paesi. Un tasso di crescita che,considerati i livelli di reddito iniziali,è quasi virtuale. Poveri e persone in stato di denutrizione,sia in America Latina che negli stati arabi,sono aumentate in valore assoluto. In America Latina anche la quota di popolazione sotto il dollaro/giorno (16%) e sotto i due dollari (36%) è rimasta stabile, anzi in lieve crescita nella seconda metà del decennio. Ancor più drammatica è stato l 'andamento Africa Subsahariana, dove vive il 10% della popolazione mondiale. In questa area la crescita è stata negativa,con una media del -1%annuo. In 18 stati il reddito procapite del 1999 era più basso in termini reali e calcolato come capacità di potere d 'acquisto, di quello del 1975. Questi dati si riflettono in una riduzione della speranza di vita (da 48 anni nel 1980 a 47 anni nel 1999) ,anche (ma non solo) per l 'effetto dell 'AIDS che sta decimando la popolazione adulta,in una crescita rilevante delle persone in stato di denutrizione,186 milioni a fine anni '90, e delle persone in condizioni di povertà estrema (il 46% della popolazione sotto 1$,il 76% sotto i due dollari).La quota di persone poverissime è cresciuta in valori assoluti (120 milioni in più negli ultimi 10 anni) ed è rimasta stabile sul totale della popolazione. In molti paesi si arresta la crescita dei livelli di scolarità e regredisce la scolarità delle donne. Negli ultimi 10 anni,una vera e propria tragedia si è abbattuta sulla gran parte dei paesi dell'ex Unione Sovietica e dell'Europa centro-orientale. In 16 paesi il reddito procapite del 1999 è più basso di quello del 1990, in 4 di questi si è più che dimezzato. In questo decennio è cresciuta, in valori assoluti e relativi, la popolazione in condizione di povertà (da 44 a 93 milioni,dal 10 al 20% della popolazione) e per la prima volta una quota consistente della popolazione (30 milioni) si trova in condizioni di denutrizione.Anche in queste aree si manifesta - invertendo una tendenza storica che sembrava consolidata - una marcata regressione della scolarità femminile.
- Prev by Date: inceneritori : conflitto tra compatibilità ambientale e compatibilità economica
- Next by Date: acqua napoli svende la sua grenoble se la riprende
- Previous by thread: inceneritori : conflitto tra compatibilità ambientale e compatibilità economica
- Next by thread: acqua napoli svende la sua grenoble se la riprende
- Indice: