decalogo per l'economia diversa



da unimondo.it
settembre 2004

Il Forum di Sbilanciamoci!

"Alle ricette del neoliberismo e di un modello di sviluppo fondato sul
profitto e la centralità del mercato - che da trent'anni vengono presentate
anche nel seminario di Cernobbio - ha dichiarato Giulio Marcon, a nome delle
organizzazioni di Sbilanciamoci! - opponiamo le nostre alternative. Per noi
sono centrali la promozione del welfare e la tutela dei diritti, l'uso della
leva fiscale per la coesione e la solidarietà sociale, la difesa dei beni
comuni, la sostenibilità di un'economia fondata sulla giustizia e la
solidarietà, un'economia partecipata basata su esperienze in crescita e i
cui principi sono sempre più condivisi dai cittadini: la finanza etica, il
commercio equo e solidale, il turismo responsabile, il software libero, il
consumo responsabile".

Analogamente con quanto avviene in Europa, soggetti sociali diversi -
movimenti, associazioni, sindacato, imprese dell'altra economia - "hanno
registrato una convergenza politica e culturale su un arco mai così ampio di
temi, che apre la strada alla possibilità di proposte comuni, come quelle
avanzate dalla campagna Sbilanciamoci! in questi giorni - ha spiegato
Marcon. La crisi del neoliberismo, delle grandi imprese e del sistema
finanziario - esemplificate dal crack Parmalat e dal tracollo industriale
del paese, che abbiamo discusso in questo Forum - offre spazio, come mai
prima d'ora, per le proposte che abbiamo discusso in questi giorni. Le oltre
90 organizzazioni presenti al Forum, insieme alla campagna Sbilanciamoci!,
facendo propri i documenti preparatori sul welfare, il fisco, la
responsabilità d'impresa e i materiali dei seminari paralleli, si impegnano
a lavorare per:

1) opporsi ad una legge finanziaria che, secondo quanto preannunciato,
taglierà ulteriormente le spese sociali e i trasferimenti agli enti locali,
ridurrà le tasse agli scaglioni di reddito più alti, alimenterà nuove grandi
opere, battendosi invece per una finanziaria alternativa fondata sul ruolo
dell'intervento pubblico, della spesa sociale (che deve essere portato al
livello della media europea), dell'uso della leva fiscale per lo sviluppo,
la difesa dei beni comuni - come l'acqua - dai processi di privatizzazione,
la riduzione delle spese militari, il sostegno pubblico alle forme
innovative di sviluppo sostenibile partecipato e di imprese di un'economia
diversa;

2) reintrodurre un criterio di solidarietà fiscale (e di progressività delle
imposte) per finanziare il welfare e garantire equità sociale ed economica,
attraverso la reintroduzione dell'imposta sulle successioni e le donazioni,
l'aumento dell'aliquota per gli scaglioni di reddito più alti, la tassazione
della rendita e delle speculazioni finanziarie;

3) introdurre o rafforzare - come già evidenziato dai documenti preparatori
della campagna per questo Forum - una serie di tasse di scopo, in materia
ambientale e sociale, volte a condizionare e a orientare in modo virtuoso i
consumi (sulle armi, sull'acqua imbottigliata, sul tabacco, sulle emissioni
di Co2 ecc.);

4) rafforzare le esperienze di democrazia locale (come i bilanci
partecipativi) ricercando forme di cooperazione e lavoro comune con gli enti
e le comunità locali per costruire dal basso un welfare dei diritti, forme
di sviluppo locale partecipato, elaborazione delle scelte economiche e di
utilizzo della spesa pubblica con il coinvolgimento dei cittadini e della
società civile organizzata;

5) difendere gli strumenti e le risorse degli enti locali per garantire l'
erogazione di servizi sociali in campo assistenziale e sanitario;

6) estendere il lavoro comune con il sindacato sui temi del lavoro, della
difesa dei diritti sindacali e sociali, della lotta contro la
precarizzazione, con la ricerca di politiche per allargare, tutelare e
qualificare l'occupazione. Dobbiamo rovesciare le strategie delle imprese e
le politiche che portano all'erosione dei salari e a un sistema
pensionistico che coprirà sempre di meno la generalità dei lavoratori e dei


cittadini;

7) percorrere con ancora maggiore forza le strade di un nuovo modello di
economia, fondato su comportamenti e stili di vita nuovi, su forme di altra
economia, su consumi responsabili e di qualità. Il commercio equo e
solidale, la finanza etica, l'economia sociale possono essere sostenute con
politiche pubbliche mirate - anche nella legge finanziaria - e avere
maggiore forza dalla costruzione di sistemi integrati come i "Distretti di
Economia Solidale", esperienze significative di consumo e comportamenti
etico come i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), i Bilanci di Giustizia, ecc.
In questo contesto la responsabilità sociale d'impresa non deve essere
considerata ambiguamente come beneficenza umanitaria o puro marketing, ma
deve presupporre rispetto delle regole e dei diritti, promozione sociale,
tutela del lavoro, dell'ambiente, dei diritti, redistribuzione sociale dei
benefici economici;

8) proporre alternative concrete ed efficaci ad un modello di sviluppo
energivoro, dipendente dal petrolio, a favore di forme di energia pulita e
rinnovabile. La prossima finanziaria deve contenere la reintroduzione della
carbon tax per sostenere l'applicazione degli accordi di Kyoto; misure di
incentivi a favore del fotovoltaico, con la produzione di almeno 50.000
impianti domestici, l'orientamento della tassazione della benzina (che non
deve essere ridotta) per favorire i trasporti pubblici e collettivi, l'
introduzione di una tassazione aggiuntiva sui SUV (le grandi jeep energivore
sempre più diffuse), agevolazioni e sgravi per produzioni e imprese
produttrici di energia pulita;

9) continuare a battersi contro le politiche neoliberiste del WTO, del FMI e
della Banca Mondiale e gli orientamenti della Commissione europea a livello
di accordi del GATS, riaffermando le prospettive della sovranità dei paesi
in via di sviluppo, l'esclusione dai servizi di alcuni beni comuni, come l'
acqua, battendosi per l'equità e la verifica della filiera etica del
commercio internazionale e impegnandosi affinché attraverso l'importazione
di prodotti come il cotone biologico ed il caffè, si sostengano le ragioni,
il futuro dei produttori del Sud del mondo e nello stesso tempo si orientino
la qualità e le prospettive della distribuzione e de consumo nei paesi del
Nord più ricco;

10) impegnarsi per la smilitarizzazione dell'economia e per la riconversione
dell'industria militare, mettendo al centro delle richieste per la prossima
finanziaria la riduzione di almeno il 5% delle spese militari nel 2005 per
arrivare ad una riduzione del 50% nel 2010, una tassa del 4% sull'
esportazione delle armi, destinando queste ed altre risorse alle politiche
di cooperazione allo sviluppo e alla solidarietà internazionale, fino a
raggiungere già dal 2005 lo 0,7 del PIL per la cooperazione allo sviluppo.
La cooperazione italiana deve essere sganciata dalla politica estera e
militare del nostro paese, senza commistione e strumentalizzazione nell'uso
dell'aiuto pubblico allo sviluppo per la copertura di interventi umanitari e
politica di guerra.

"Appuntamento alle prossime mobilitazioni - concludono le organizzazioni -
sulla Finanziaria, al Forum Sociale Europeo di Londra e al III forum sull'
"Impresa di un'economia diversa" del 2005. Rilanciamo l'impegno per una
mobilitazione straordinaria per porre fine alla guerra in Iraq, contro il
terrorismo e all'occupazione delle truppe belligeranti del Paese. Solo una
prospettiva di pace e di rispetto dei diritti umani può assicurare la
prospettiva di un'economia di giustizia e l'impresa di un'economia diversa".