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consumo e consunzione della materia
- Subject: consumo e consunzione della materia
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 18 Oct 2004 07:09:08 +0200
da cunegonda.org lunedi 14 giugno 2004 CONSUMO E CONSUNZIONE DELLA MATERIA Il consumo è morto. Viva il consumo! Attraverso la produzione di oggetti che non sono più pensati per essere utilizzati fino a un vero e proprio "consumo", ma per essere rimpiazzati a una velocità sempre più vorticosa in base a meccanismi di desiderio indotto, la materia vivente e quella non-vivente del pianeta vanno, queste sì, davvero consumandosi. Il consumo di merci equivale alla consunzione della materia della quale si compone la Terra. Produzione e consumo di merci sono come acqua e vento che erodono le rocce di una montagna fino a spianarla. Unico ostacolo alla pertinenza e alla precisione dell'analogia: i tempi previsti per la consunzione finale del mondo non sono geologici. Appartengono al futuro prossimo. La società che va consumando il pianeta è la più ricca e opulenta che la storia dell'uomo abbia conosciuto. La ricchezza e l'opulenza vengono pagate dalla maggior parte degli organismi vivi attualmente sul pianeta. Secondo Locke (Trattato sul Governo), il limite dell'accumulazione di ricchezze per un "primitivo" è inscritto nella sua capacità di conoscere e comprendere il mondo. La comprensione e la conoscenza del mondo è quella razionale: un "selvaggio" che cerca di accumulare "più ricchezze" di quanto le sue scarne conoscenze gli consentano di consumare spreca risorse e finisce per privare altri membri della comunità della "loro parte". La ricchezza materiale di un selvaggio si deteriora in fretta. Conoscenze di ordine affettivo, simbolico, mitico, empatico non entrano in questo ordine discorsivo. La conoscenza razionale determina l'azione, e l'azione tipica della forma di vita uomo è quella economica. La moneta non si deteriora; è impossibile "prenderne troppa". Non c'è limite all'accumulazione di ricchezze per un uomo che viva in una società e in una comunità di beni fondata sulla ragione: il denaro è incarnazione economica e simbolica della ragione. Attraverso questa *epifania della razionalità nel mondo dell'economia* all'uomo è data la possibilità di "mettere in opera" il mondo. Il mondo, che è stato dato in usufrutto perpetuo agli "uomini laboriosi e ragionevoli" (non certo agli Irochesi, o agli Africani) ha valore solo se viene trasfigurato e razionalizzato dall'attività produttiva degli uomini. E' un problema di riduzionismo. Il mondo è immaginato come campo d'azione di un buon borghese. Il mondo è stato creato per essere sfruttato economicamente. Tratto antropologico della borghesia è l'incapacità di pensare l'altro. Tale tratto è amplificato, reso parodistico (e pericoloso) nella potenza che incarna la visione del mondo elaborata nell'età dei lumi da Locke, Smith e vari eccetera. Ci avete mai fatto caso? Nei film americani tutto la gente che è vissuta sul pianeta in tutti i tempi e in tutte le latitudini, (Antenati, Pronipoti, Antichi Romani, Egizi, Inglesi del Medioevo, Marinai Persiani, Dèi ed Eroi) persino gli extraterrestri (fino a Star Trek - Deep Space Nine), tutti si comportano come una famiglia media americana contemporanea. E' l'universo a essere borghese. Le motivazioni degli extraterrestri sono potere & profitto. I Flintstones sono in competizione coi vicini di casa: Barney & Betty hanno una nuova automobile. Fatta di tronchi e pietra rozzamente lavorata. Per trovare senso e significato, l'individuo razionale produce e consuma. E' un'attività fondamentalmente edonistica, dato che la base dell'agire umano è, per i pensatori del secolo dei lumi, l'interesse personale. Forza motrice apparentemente inarrestabile e tendenzialmente onnipervasiva, l'intelligenza sociale della specie messa al servizio dell'ideologia dell'interesse personale ha compiuto in un lasso di tempo relativamente breve l'impresa di *produrre* il mondo, di ricostruirlo secondo parametri razionali, di individuare nell'umano, nell'organico e nel biologico un "rumore di fondo" indesiderabile e residuale, di slanciarsi verso un dominio dell'essere tendenzialmente postumano. Nel mondo della produzione e del consumo attuali, ogni nostro atto e ogni evento è reso sotto la spoglia dell'informazione pura. La messa in opera finale del mondo è la costruzione della virtualità, l'illusione abbacinante del tempo reale. Il divenire viene sospinto nella direzione dell'evanescenza. Esiste d'altra parte una gerarchia nelle merci ed esiste una gerarchia nei consumi. L'accesso ai consumi d'èlite determina il ruolo gerarchico del consumatore. All'interno di ciascun phylum merceologico il vertice è rappresentato da una ipermerce dalla quale discendono e verso la quale tendono le merci inscritte in quel settore dell'Essere Tecnico: attraverso la logica interna nota come obsolescenza programmata l'intero phylum declina sè stesso in serie di varianti evolutive in cui il vertice della gamma, l'ipermerce, appare segnata appena meno delle altre dalla transitorietà, dall'instabilità, dall'impermanenza. Il vertice deve attirare su di sè la somma e il senso del flusso di desiderio che concretizza e consuma la merce; per questo rimane entro l'orizzonte della produzione del mondo per un lasso di tempo relativamente più lungo. In realtà, nel mondo della produzione e del consumo nulla si "consuma" più veramente. Non esistono più abiti lisi, non si risuolano più le scarpe. Il tempo non ha più una presa reale sulla materia degli oggetti la cui panoplia viene rinnovata in base a logiche di desiderio. Il desiderio indotto per via di condizionamenti culturali non ha, del resto, una natura ontologicamente diversa dal desiderio per così dire "naturale". Attività come la conservazione, la manutenzione, la riparazione sono ascritte ormai ai settori complessi della metamacchina, quelli che riguardano funzioni vitali per la collettività: trasporti, reti energetiche, eccetera. Segnati in misura sempre maggiore dalla complessità e dalla dispersione entropica, a causa della velocità vorticosa del flusso energetico che li attraversa tali settori sono gli unici a "consumarsi" veramente. [Wu Ming 5]
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