la decrescita felice una opzione



Movimento per la Decrescita Felice

Un documento di riflessione stimolo che Maurizio Pallante ha inviato ai
bilancisti.

Un vasetto di yogurt prodotto industrialmente e acquistato attraverso i
circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori percorre da
1.200 a 1.500 chilometri, costa 10 euro al litro, subisce trattamenti di
conservazione che spesso uccidono i batteri.
Lo yogurt autoprodotto facendo fermentare il latte con opportune colonie
batteriche non deve essere trasportato, costa il prezzo del latte, non ha
conservanti ed è ricchissimo di batteri.
Lo yogurt autoprodotto è pertanto di qualità superiore rispetto a quello
prodotto industrialmente, costa molto di meno, non comporta consumi di fonti
fossili e di conseguenza riduce le emissioni di CO2.
Tuttavia questa scelta, che migliora la qualità della vita di chi la compie,
comporta un decremento del prodotto interno lordo: sia perché lo yogurt
autoprodotto non passa attraverso la mediazione del denaro, quindi fa
diminuire la domanda di merci, sia perché non richiede consumi di
carburante, quindi fa diminuire la domanda di merci.
La sostituzione dello yogurt prodotto industrialmente e acquistato con
yogurt autoprodotto comporta un miglioramento della qualità della vita e un
decremento del prodotto interno lordo. Il decremento del prodotto interno
lordo è la conseguenza del miglioramento della qualità della vita.
Ciò disturba i ministri delle finanze perché riduce il gettito dell'IVA e
delle accise sui carburanti; i ministri dell'ambiente perché di conseguenza
si riducono gli stanziamenti dei loro bilanci e non possono più
sovvenzionare le fonti energetiche alternative nell'ottica dello «sviluppo
sostenibile»; i sindaci, i presidenti di regione e di provincia perché non
possono più distribuire ai loro elettori i contributi statali per le fonti
alternative.

Ma non è tutto.

I fermenti lattici contenuti nello yogurt fresco autoprodotto arricchiscono
la flora batterica intestinale e fanno evacuare meglio. Le persone affette
da stitichezza possono iniziare la loro giornata leggeri come libellule.
Pertanto la qualità della loro vita migliora e il loro reddito ne ha un
ulteriore beneficio, perché non devono più comprare purganti. Ma ciò
comporta una diminuzione della domanda di merci e del prodotto interno
lordo.
Anche i purganti prodotti industrialmente e acquistati attraverso i circuiti
commerciali, per arrivare nelle case dei consumatori percorrono migliaia di
chilometri. La diminuzione della loro domanda comporta dunque una
diminuzione dei consumi di carburante e un ulteriore decremento del prodotto
interno lordo.
Ciò disturba una seconda volta i ministri delle finanze e dell'ambiente, i
sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Ma non è tutto.
La diminuzione della domanda di yogurt e di purganti prodotti
industrialmente comporta una riduzione della circolazione degli autotreni
che li trasportano e, quindi, una maggiore fluidità del traffico stradale e
autostradale. Gli altri autoveicoli possono circolare più velocemente e si
riducono gli intasamenti. Di conseguenza migliora la qualità della vita. Ma
diminuiscono anche i consumi di carburante e si riduce il prodotto interno
lordo.
Ciò disturba una terza volta i ministri delle finanze e dell'ambiente, i
sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Ma non è tutto.
La diminuzione degli autotreni circolanti su strade e autostrade diminuisce
statisticamente i rischi di incidenti. Questo ulteriore miglioramento della
qualità della vita indotto dalla sostituzione dello yogurt prodotto
industrialmente con yogurt autoprodotto, comporta una ulteriore diminuzione
del prodotto interno lordo, facendo diminuire sia le spese ospedaliere,
farmaceutiche e mortuarie, sia le spese per le riparazioni degli autoveicoli
incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi in sostituzione di quelli
non più riparabili.
Ciò disturba una quarta volta i ministri delle finanze e dell'ambiente, i
sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Il Movimento per la Decrescita Felice si propone di promuovere la più ampia
sostituzione possibile delle merci prodotte industrialmente ed acquistate
nei circuiti commerciali con l'autoproduzione di beni. In questa scelta, che
comporta una diminuzione del prodotto interno lordo, individua la
possibilità di straordinari miglioramenti della vita individuale e
collettiva, delle condizioni ambientali e delle relazioni tra i popoli, gli
Stati e le culture.
La sua prospettiva è opposta a quella del cosiddetto «sviluppo sostenibile»,
che continua a ritenere positivo il meccanismo della crescita economica come
fattore di benessere, limitandosi a proporre di correggerlo con
l'introduzione di tecnologie meno inquinanti e auspicando una sua
estensione, con queste correzioni, ai popoli che non a caso vengono definiti
«sottosviluppati».
Nel settore cruciale dell'energia, lo «sviluppo sostenibile», a partire
dalla valutazione che le fonti fossili non sono più in grado di sostenere
una crescita durevole e una sua estensione a livello planetario, ne propone
la sostituzione con fonti alternative. Il Movimento per la Decrescita Felice
ritiene invece che questa sostituzione debba avvenire nell'ambito di una
riduzione del prodotto interno lordo mediante una riduzione dei consumi, da
perseguire sia con l'eliminazione di sprechi, inefficienze e usi impropri,
sia con l'eliminazione dei consumi indotti da un'organizzazione economica e
produttiva finalizzata alla sostituzione dell'autoproduzione di beni con la
produzione e la commercializzazione di merci.
Questa prospettiva comporta che nei paesi industrializzati si riscoprano e
si valorizzino stili di vita del passato, irresponsabilmente abbandonati in
nome di una malintesa concezione del progresso, mentre invece hanno ampie
prospettive di futuro non solo nei settori tradizionali dei bisogni primari,
ma anche in alcuni settori tecnologicamente avanzati e cruciali per il
futuro dell'umanità, come quello energetico, dove la maggiore efficienza e
il minor impatto ambientale si ottengono con impianti di autoproduzione
collegati in rete per scambiare le eccedenze.
Nei paesi lasciati in stato di indigenza dalla rapina delle risorse che sono
state necessarie alla crescita economica dei paesi industrializzati, un
reale e duraturo miglioramento della qualità della vita non potrà esserci
riproducendo il modello dei paesi industrializzati, ma solo con una crescita
dei consumi che non comporti una progressiva sostituzione dei beni
autoprodotti con merci prodotte industrialmente e acquistate. Una più equa
redistribuzione delle risorse a livello mondiale non si potrà avere se la
crescita del benessere di questi popoli avverrà sotto la forma crescita del
prodotto interno lordo, nemmeno se fosse temperata dai correttivi ecologici
dello «sviluppo sostenibile». Che del resto è un lusso perseguibile solo da
chi ha già avuto più del necessario da uno sviluppo senza aggettivi.
Per aderire al movimento è sufficiente
- autoprodurre lo yogurt o qualsiasi altro bene primario: la passata di
pomodoro, la marmellata, il pane, il succo di frutta, le torte, l'energia
termica e l'energia elettrica, oggetti e utensili, le manutenzioni
ordinarie;
- fornire i servizi alla persona che in genere vengono delegati a pagamento:
assistenza dei figli nei primi anni d'età, degli anziani e dei disabili, dei
malati e dei morenti.
L'autoproduzione sistematica di un bene o lo svolgimento di un servizio
costituisce il primo grado del primo livello di adesione. I livelli
successivi del primo grado sono commisurati al numero dei beni autoprodotti
e dei servizi alla persona erogati.
L'autoproduzione energetica vale il doppio.
Il secondo grado di adesione è costituito dall'autoproduzione di tutta la
filiera di un bene: dal latte allo yogurt; dal grano al pane, dalla frutta
alla marmellata, dai pomodori alla passata, dalla gestione del bosco al
riscaldamento. Anche nel secondo grado i livelli sono commisurati al numero
dei beni autoprodotti e la filiera energetica vale il doppio.
Approfondimenti [n.d.r.]
Una società della decrescita - traduzione di un articolo di Serge Latouche,
Pour une société de décroissance, "Le Monde Diplomatique", novembre 2003
Latouche lavora anche al "Institut d'études économiques et sociales pour la
décroissance soutenable"