Re: il prezzo sociale e invisibile della spesa a basso costo



On 30/09/04 at 15.53 Lorenzo Dellacorte wrote:

>L'analisi è corretta: in effetti ci stiamo avvitando
>in una caduta che vede la diminuzione complessiva del
>reddito dei lavoratori (che oggi dobbiamo valutare
>comprendendo settori sempre più vasti della
>popolazione ivi compresi i disoccupati che la
>necessità di produttività caccia dal lavoro) ed un
>aumento della produttività che impoverisce la qualità
>del prodotto sia quello "di lusso", sia quello
>"povero" e la qualità complessiva dell'ambiente
>eco-biologico globale. Se il modo di produzione
>capitalistico non viene interrotto a partire dalle
>multinazionali questa spirale perversa trasformerà
>(già si vedono i segni premonitori) la terra in un
>campo di concentramento la cui uscita purtroppo già
>conosciamo.

Giustissimo!

Forse potremmo allora concentrarci, limitando la dispersione di energie verso mille obiettivi minori, innanzitutto nel capire, e poi nel far capire ai vicini, le motivazioni militari del sistema economico "moderno".

Esiste, in verità, una ragione realmente valida che ci ha condotto finora lungo la strada di uno sviluppo perverso dell'economia. Questa ragione, che mette al primo posto in assoluto gli interessi dell'impresa e riduce in semi-schiavitù i lavoratori, e sprofonda l'ambiente in un terribile degrado, consiste nel fatto che i Governi devono scongiurare il pericolo reale di una invasione, fors'anche dapprima solo commerciale, e di una successiva sopraffazione totale del proprio Paese da parte di qualsiasi altro Paese del mondo che sia in grado di crescere più velocemente e di acquisire maggiori capacità.

Si tratta di un pericolo concreto, proveniente sia dall'occidente che dall'oriente, che spiega perfettamente perchè i Governi appaiono comportarsi, ben oltre le loro naturali attitudini alla corruzione, in maniera del tutto irresponsabile ed incomprensibile alla maggior parte delle persone.

Si tratta infatti di una minaccia concreta di eccezionale gravità, che va affrontata con il massimo impegno, cominciando però col dichiarare apertamente e diffusamente la tragica realtà delle cose umane, potendo solo allora, quando si inizierà a giocare a carte scoperte, iniziare a prendere i giusti provvedimenti. 

Fintantochè l'economia, il capitalismo, non verranno visti sotto questa luce, i problemi di questo mondo non potranno mai essere risolti.

Per questo vi invito a trattare e sviluppare questo argomento, a concentrare il vostro lavoro, come del resto personalmente faccio da tempo, al fine vengano istituiti, inizialmente tra i Paesi già ipersviluppati, patti internazionali di autocontenimento non solo economico, ma anche demografico e tecnologico, i soli patti che possono garantire una pace d'acciaio. Solo allora, quando si potrà contare su una pace reale tra i popoli, i problemi dell'ambiente, dei lavoratori e di chicchessia altri/o, compresi i problemi dell'attuale processo produttivo, potranno essere davvero e definitivamente risolti.

Mai prima di allora. In quanto i lavoratori e l'ambiente e qualsiasi altra cosa verranno sempre dopo la sicurezza nazionale.

Pace e bene a tutti,

Danilo D'Antonio
Laboratorio Eudemonia

Per approfondire:
Lettera ai Leader - http://patti-di-pace.hyperlinker.org





>
> --- Andrea Agostini <lonanoda at tin.it> ha scritto: 
>> da la stampa.it
>>   Lunedi' 27 Settembre
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>> 
>> 
>> OLTRE LA LIRA
>> Il prezzo sociale
>> (e invisibile) della spesa low cost
>> 
>> 27 Settembre 2004
>> 
>> di Alfredo Recanatesi
>>