architettura sostenibile



da reteambiente.it
lunedi 28 giugno 2004

29 esempi europei di urbanistica, qualità ambientale, sviluppo sostenibile
di Dominique Gauzin-Müller
a cura di Marco Moro

Il volume - già uscito nelle edizioni francese, tedesca, inglese, spagnola e
greca - rappresenta il più aggiornato punto della situazione per quanto
riguarda l'applicazione del concetto di sostenibilità nella progettazione
degli insediamenti urbani e degli edifici, configurandosi come il nuovo
manuale europeo per il costruire sostenibile.
Il settore delle costruzioni, responsabile di una enorme produzione di
rifiuti e di uno smisurato consumo di energia, è uno degli elementi chiave
su cui intervenire per un concreto raggiungimento degli obiettivi di
sostenibilità.
Il concetto di sostenibilità è quindi centrale nello sviluppo di una prassi
architettonica e urbanistica adeguata al futuro. Nella pianificazione
urbanistica, nella progettazione e nella scienza e tecnica delle costruzioni
si richiede l'uso di materiali e di tecnologie in grado di minimizzare l'
impatto sulle risorse naturali. Tecnologie intelligenti e tecniche
innovative, materiali riciclabili ed energie prodotte da fonti rinnovabili
sono gli elementi essenziali nell'elaborazione di un nuovo approccio
progettuale.
Dopo aver illustrato i principi della progettazione sostenibile e i termini
della questione ambientale il volume si divide in due parti, dedicate a
progetti di scala urbana e a opere architettoniche. Sia i 6 casi studio
urbani sia i 23 edifici (abitazioni singole e collettive, scuole, edifici
per uffici, servizi e produzione) sono ampiamente illustrati con fotografie,
disegni, dettagli costruttivi e schemi impiantistici, evidenziando le
migliori opzioni tecnologiche disponibili sul mercato e costituendo un ricco
catalogo di soluzioni per i più diversi temi progettuali, elaborate da
alcuni tra i più celebri architetti europei.
Dominique Gauzin-Müller, architetto e giornalista, collabora con numerosi
editori e riviste specializzate europee: Séquence Bois, Le Moniteur de
Travaux Publics et du Bâtiment, Techniques et architecture, D'Architectures,
Architecture interieure créé, Deutsche Bauzeitung e altre. Autentica
specialista del legno, delle sue tecnologie e della sue espressioni
architettoniche, svolge una intensa attività pubblicistica e a questo tema
ha dedicato diversi volumi, in particolare Le Bois dans la construction e
Construire avec le bois, usciti entrambi per Le Moniteur negli anni '90. Per
lo stesso editore ha in preparazione un volume dedicato ad esempi europei di
edifici residenziali in legno.

Le implicazioni per il settore delle costruzioni

La concretizzazione degli impegni presi a Kyoto ha una grande influenza
sulla gestione del territorio, l'urbanistica e l'architettura. È in effetti
nel settore delle costruzioni e dei lavori pubblici che occorre fare lo
sforzo più importante sul piano dei risparmi di energia e di materie prime,
della riduzione dei gas serra e della diminuzione del volume dei rifiuti.
Emissioni di CO2 e gas serra in Francia: percentuali secondo i settori di
attività

settore di attività
 emissioni di CO2
 emissioni di gas serra

industria
 26%
 27,4%
trasporti
 22%
 37,7%
agricoltura
 18%
costruzioni
 17,5%
 26,5%
Fonte: Mies.
Quasi due milioni di imprese europee gestiscono, con i loro 11 milioni di
collaboratori, l'habitat di 380 milioni di europei. La realizzazione e l'
utilizzo degli edifici ha un impatto importante sull'ambiente; essi
consumano circa il 50% delle risorse naturali, il 40% dell'energia e il 16%
dell'acqua. La costruzione e demolizione degli edifici producono una
quantità di rifiuti maggiore di quelli domestici. In Francia, dove si
dispone di elettricità prodotta da energia nucleare, le costruzioni sono
responsabili di circa il 17,5% delle emissioni di CO2 e del 26,5% di quelle
dei gas serra. In Germania, dove l'elettricità viene prodotta essenzialmente
da centrali termiche, studi pubblicati dal Klimaschutzkonzept (Programma di
protezione del clima) della città di Friburgo stimano che il settore delle
costruzioni sia responsabile di circa il 30% delle emissioni di CO2, ovvero
più che i trasporti e l'industria sommati.
La realizzazione di costruzioni nell'ottica dello sviluppo sostenibile è una
delle risposte più efficaci per ridurre l'effetto serra e il degrado degli
ambienti naturali. Si basa su tre obiettivi complementari e indissolubili:
. equità sociale,
. attenzione ecologica,
. efficacia economica.
Le implicazioni sociali della qualità ambientale non possono lasciare
indifferenti gli operatori del settore delle costruzioni: un edificio
sostenibile deve quindi essere anche accessibile economicamente al grande
pubblico.
Ciò consente alla realizzazione dell'ambiente costruito di assumere una
dimensione locale e pone la questione della produttività del settore delle
costruzioni. Una realizzazione sostenibile "abbordabile" presuppone la
partecipazione degli utenti alla programmazione e alla gestione del proprio
habitat e la collaborazione dei professionisti per un'ottimizzazione delle
relazioni tra architettura, tecnologia e costi.

Le implicazioni per l'architettura e l'urbanistica
Nel giugno 1996, durante la conferenza "Habitat II" tenutasi a Istanbul, si
sono definiti i termini per l'applicazione del concetto di sviluppo
sostenibile nel settore delle costruzioni. Parallelamente, la copertura
mediatica dei summit internazionali e gli scandali legati alla pericolosità
di alcuni materiali da costruzione, come l'amianto, hanno suscitato nell'
opinione pubblica un interesse crescente nei confronti della conservazione
dell'ambiente naturale e la realizzazione di habitat sani e confortevoli.
Rispondendo a queste sollecitazioni culturali, le filiere professionali e il
settore edilizio, nelle diverse nazioni europee, cominciano a prendere in
considerazione gli aspetti ecologici. In Francia, gli "atti d'impegno" e le
"dichiarazioni di intenti" si moltiplicano nel settore immobiliare e tra le
organizzazioni professionali. E chi, per scelta etica o strategia, ha
anticipato questa tendenza crescente del mercato si trova oggi in netto
vantaggio.
In molti paesi europei le misure a favore della qualità ambientale sono già
istituzionalizzate con norme, regolamenti e facilitazioni finanziarie. La
Scandinavia, la Germania e la Francia, con la RT 2000 (pag. 98), si sono
dotate di normative sul riscaldamento il cui obiettivo è una sensibile
riduzione dell'effetto serra grazie a cospicui risparmi di energia.
Standard di prestazioni ancora più elevate, come il marchio tedesco "Passiv
Haus" (pag. 100) o quello svizzero "Minergie" (pag. 99) hanno un successo
crescente presso i professionisti.
( di Dominique Gauzin-Müller )

Le tendenze dell'architettura sostenibile

Anche se è arrivata al grande pubblico solo dopo il clamore mediatico del
Summit di Rio, la consapevolezza della necessità di un'architettura
ecologica esiste da parecchi decenni, durante i quali i sostenitori del
low-tech e dell'high-tech si sono spesso scontrati.
I pionieri del low-tech
Fin dagli anni Settanta, in risposta alle inquietudini suscitate dalla prima
crisi petrolifera, qualche pioniere idealista propose delle alternative
ecologiche, soprattutto nei settori delle abitazioni e delle piccole
strutture educative e culturali. Sull'onda del movimento di contestazione
del maggio '68,z alcuni architetti - contestando la rigidità e la freddezza
delle costruzioni moderniste - incoraggiarono gli utenti a partecipare al
progetto, e perfino alla realizzazione, di edifici più conviviali. Questa
filosofia antiautoritaria ha ispirato la realizzazione delle case popolari
di Joachim Eble in Germania; il progetto immobiliare "Tinngarden" del gruppo
Vandkunsten, vicino a Copenaghen; le realizzazioni di Lucien Kroll, in
Belgio; le scuole e la "casa dei ragazzi" in autocostruzione di Peter Hübner
nei dintorni di Stoccarda. Il legno, materiale caldo, leggero e facile da
lavorare era presente nella maggior parte di questi progetti.
Nel decennio seguente, molti architetti hanno lavorato con altri materiali
naturali. Il norvegese Sverre Fehn e i francesi Jourda e Perraudin hanno
realizzato costruzioni in terra. Alcuni progettisti hanno sviluppato edifici
con facciate e tetti "vegetalizzati". Il profeta del low-tech, o per meglio
dire del "no-tech", è tuttavia Paolo Soleri, allievo di Frank Lloyd Wright
prima di sperimentare dal vero, ad Arcosanti, una nuova forma di
architettura ecologica.

Le stelle dell'high-tech
L'architettura high-tech è simboleggiata i complessi per uffici e dalle
grandi spettacolari costruzioni in metallo e vetro dei protagonisti dell'
architettura internazionale. Molti di questi progettisti, come Norman
Foster, Renzo Piano, Richard Rogers, Thomas Herzog, Françoise-Helene Jourda
e Gilles Perraudin hanno dato vita all'associazione "Read" per riflettere
sull'utilizzo delle energie rinnovabili in architettura. Ufficialmente
riconosciuta nel 1993, dopo la Conferenza internazionale di Firenze sull'
energia solare nell'architettura e nell'urbanistica, questa associazione ha
ricevuto il sostegno della Comunità Europea.
I simboli dell'"eco-tech" sono la torre della Commerzbank a Francoforte sul
Meno e la cupola del Parlamento tedesco a Berlino nel rinnovato Reichstag,
entrambi progetti di Norman Foster. L'architettura internazionalizzata, che
si vuole ecologica grazie all'impiego di della tecnologia e dell'
informatica, non è tuttavia sempre convincente, in particolare rispetto al
comfort termico in estate e ai consumi di energia in inverno. Queste
realizzazioni molto pubblicizzate hanno comunque il merito di aver avuto un
effetto trascinante: molte innovazioni applicate per la prima volta in
questi progetti, come la facciata vetrata a doppio involucro, sono state poi
utilizzate in progetti più modesti dove si sono rivelati molto efficaci.

L'umanesimo ecologico
Tra i due estremi del low-tech e dell'high-tech esiste una terza via che ha
raccolto molto seguito nel centro-Europa. La differenza essenziale rispetto
all'architettura low-tech è la sua immagine contemporanea, favorita dall'
abbinamento intelligente dei materiali della tradizione con prodotti
industriali innovativi.
Günter Behnisch è stato fin dagli anni '70 l'iniziatore di un'architettura
luminosa e colorata, sostenuta da una filosofia umanista e molto libera
nella composizione delle forme e dei volumi. Il trattamento paesaggistico
degli spazi aperti offre agli abitanti, anche in contesti urbani, una
relazione privilegiata con aree verdi trattate in modo naturale. L'influenza
dello studio Behnisch, Behnisch & Partner è molto forte in Germania,
soprattutto riguardo agli edifici per uffici e agli insediamenti scolastici
e sportivi. La piscina del centro di cura Bad Elster (pag. 202) e l'Istituto
di Ricerca sulla natura di Wageningen, in Olanda (pag. 218) sono gli ultimi
esempi di questa architettura molto disegnata, la cui apparente disinvoltura
non è mai frutto di azzardo.
La filosofia dello studio è riassunta con molto buon senso da Stefan
Behnisch: "Nell'ambito dell'architettura ecologica si distinguono
essenzialmente due scuole di pensiero. Quella di Norman Foster, che dice che
si possono risolvere i problemi ecologici con più tecnologia, e quella di
Soleri che dice 'No alla tecnologia!'. Noi stiamo in mezzo, anche se la mia
simpatia va più a Soleri. Io non voglio cambiare il nostro stile di vita o
tornare all'età della pietra, ma se ci mettiamo nell'ottica di accettare che
faccia più caldo in estate e più freddo in inverno sono convinto che potremo
aspettarci un grado accettabile di comfort seguendo le regole della natura".

L'ecologia democratica e sociale
Lo sviluppo di un'ecologia democratica destinata a utenti sensibilizzati e
responsabili è un'altra tendenza che si ritrova puntualmente in Germania,
Olanda e Scandinavia. Fedele alla strada da lui stesso avviata negli anni '
70, Peter Hübner ha realizzato a Gelsenkirchen delle abitazioni individuali
"densificate" in autocostruzione, Il progetto appartiene al programma
"Semplice e fatto in casa" (Einfach und Selbstgemacht), sovvenzionato nel
quadro dell'Esposizione internazionale di architettura IBA Emscher Park.
Questo progetto di 28 case collettive permette a famiglie do modesta
condizione economica di vivere in un habitat ecologico grazie alla loro
collaborazione attiva alla progettazione, alla costruzione e alla gestione
delle abitazioni.
Sostenuta da professionisti consapevoli delle proprie responsabilità
sociali, la riqualificazione di materiali locali e tecniche antiche è un'
altra delle caratteristiche della qualità ambientale. La "Coop de
construction" e Jean-Yves Barrier hanno scelto la bauge, terra cruda
impastata tradizionalmente usata a Rennes, per la residenza Salvatierra.
Nella casa di Essertines, come nella maggior parte dei suoi edifici, l'
Atelier de l'Entre ha privilegiato il legno di alberi locali e di sezione
limitata.
Quando però l'architettura non è ben governata, come avviene invece in
queste realizzazioni, l'impiego di materiali grezzi che risparmiano energia
presenta il rischio di un ritorno a modelli ispirati direttamente alle
costruzioni tradizionali e a dei clichés neo-regionalisti, spesso incongrui
rispetto all'ambiente naturale o costruito. L'avvenire è in una mescolanza
di materiali che integri la protezione dell'ambiente alla modernità.

Il minimalismo ecologico
Una nuova generazione di architetti e di ingegneri, meno militanti e più
pragmatici dei pionieri degli anni '70, a partire da circa dieci anni fa si
è progressivamente importa. Avvalendosi dei più moderni strumenti di
progettazione e simulazione, questi ideatori di un'architettura minimalista
realizzano con tecniche e prodotti innovativi degli edifici che esprimono,
attraverso un linguaggio minimalista, una decisa appartenenza al moderno.
Senza esibire i coefficienti di risparmio energetico e "patenti" di
ecologicità, le loro costruzioni integrano questi parametri come elementi
costitutivi del progetto. Questi progettisti sposano un'idea forte e
rigorosa del disegno per offrire una risposta adeguata ai vincoli del luogo
e del programma. Si sottraggono con maestrìa dai principi e dalle tecniche
convenzionali, associano con essenzialità materiali grezzi e preziosi e si
avvalgono volentieri della prefabbricazione per ridurre la durata del
cantiere e limitare i costi.

Intorno al lago di Costanza l'approccio sostenibile ha liberato un
impressionante potenziale di innovazione, portato alla luce dalle
realizzazioni di architetti tedeschi come D'Inka & Scheible, Kauffman
Theilig, Mahler Günster Fuchs, Glück & Partner o Schaudt Arkitekten, lo
studio vizzero Metron e gli austriaci Baumschlager & Eberle e Hermann
Kauffmann.
( di Dominique Gauzin-Müller )

La sostenibilità nelle città europee

L'impegno politico per uno sviluppo sostenibile è stato assunto inizialmente
a livello internazionale, nell'ambito di diversi summit delle Nazioni Unite,
e quindi a livello europeo. Le strategie nazionali sono state formulate in
base ai principi generali e implementate attraverso leggi e regolamenti su
questioni quali l'inquinamento dell'aria e dell'acqua e la gestione dei
rifiuti. Dopo avere individuato gli obiettivi a livello nazionale, le
Regioni hanno il compito di garantirne il raggiungimento a livello locale,
applicando criteri ambientali alle decisioni in materia di pianificazione
urbana, abitazioni popolari, rete dei trasporti e delle attrezzature
pubbliche.
Anche in presenza di leggi e regolamenti adeguati, l'inerzia dei governi
centrali a fronte delle nuove realtà ambientali, economiche e sociali ha
spesso ostacolato la loro rapida ed efficiente applicazione. Per questi
motivi le autorità regionali e i motori di sviluppo locale hanno un ruolo
chiave nella concretizzazione dello sviluppo sostenibile. Dopo il summit di
Rio le iniziative si sono moltiplicate e un numero crescente di regioni,
città, piccoli e medi centri hanno promosso un proprio programma di Agenda
21 locale. Le misure adottate riguardano il consumo di territorio, gli spazi
verdi, la qualità dei suoli, la gestione del sistema dei trasporti, la
gestione dell'energia, dell'acqua e dei rifiuti, e alcune provvedimenti di
carattere sociale. Se è piuttosto semplice confrontare la validità dei
provvedimenti in materia di inquinamento idrico ed atmosferico, risulta
decisamente più difficile comparare la qualità ambientale delle diverse
realizzazioni, dal momento che agli indicatori quantitativi si aggiungono
criteri di giudizio del tutto soggettivi. In ogni caso, molti centri urbani
europei oggi si fregiano giustamente del titolo di "sostenibile".

Network europei
Nel 1994, in occasione della prima conferenza sulle città sostenibili ad
Aalborg, in Danimarca, ben 84 municipalità si sono impegnate a deliberare un
proprio programma di Agenda 21. Oltre all'applicazione dei principi di
sostenibilità, il documento prodotto al termine della conferenza sollecitava
lo scambio di dati, la costruzione di reti per una reale collaborazione tra
i diversi soggetti aderenti al programma, la promozione di progetti pilota e
la definizione di una serie di indicatori urbani.
Parallelamente, i 700 membri partecipanti all'Alleanza per il Clima
(Klimabündnis) si sono accordati sulle misure da prendere per ridurre le
emissioni di CO2 del 50% rispetto ai valori del 1988 entro il 2010. La
piccola cittadina austriaca di Mäder (pagg. 60-62) ha aderito all'Alleanza
nel 1993; per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi, nel 1988 ha inaugurato
la prima scuola ad indirizzo ambientale dell'Austria, ed ha promosso l'uso
delle energie rinnovabili all'interno degli edifici pubblici.
Comunicazione e lavoro di squadra sono gli elementi chiave di ogni programma
di Agenda 21. Per un'efficace attuazione di misure normative e fiscali è
necessario innanzitutto instaurare processi di cooperazione, tenendo conto
delle nuove tecnologie e della crescente consapevolezza ambientale nell'
opinione pubblica. L'obiettivo è ottenere un consenso diffuso accompagnato
da un'assunzione di responsabilità, da parte dei singoli cittadini e delle
istituzioni considerate nel senso più ampio del termine (imprese, enti
pubblici, gruppi di interesse locali e comunitari). Per ogni singolo caso
viene formulata una soluzione divrsa al medesimo problema; il confronto tra
queste diverse visioni è un primo passo verso l'individuazione di una
cultura comune nell'ambito di realtà urbane differenti. Tutto questo
costituisce anche la base per la definizione di una strategia europea
indirizzata ad un nuovo equilibrio tra qualità della vita, tutela ambientale
e sviluppo economico.
L'Occidente deve assumersi questo responsabilità anche per le nazioni in via
di sviluppo. Dal momento in cui nella parte industrializzata del mondo si
sviluppano strategie ambientali, questa ha il dovere di trasmettere le
proprie tecnologie ed esperienze ai paesi in via di sviluppo. Politiche come
quelle per tutela degli ecosistemi, il risparmio energetico, la corretta
gestione del ciclo delle acque e dei rifiuti, ad esempio, possono ottenere
risultati significativi solo attraverso la cooperazione diretta tra diverse
comunità locali.
( di Dominique Gauzin-Müller )

L'approccio ambientale

Quello ambientale è un approccio innovativo al costruire, sotto tutti gli
aspetti, dalla formulazione delle richieste al progetto, dalla costruzione
alla gestione dell'edificato.
Tutti i soggetti sono coinvolti e hanno un obiettivo comune, quello della
protezione dell'ambiente. Per arrivarci, molti utilizzano mezzi simili. Le
pratiche variano tra le diverse nazioni e a seconda delle tipologie
edilizie, passando da approcci empirici a metodologie di controllo delle
prestazioni.
(.)
Cooperazione interdisciplinare
Se si vogliono efficacemente introdurre le tematiche ambientali nel campo
delle costruzioni, è necessario che tutte le discipline interessate
convergano su obiettivi comuni. L'approccio globale interdisciplinare della
"progettazione integrata" consente di razionalizzare tutti gli aspetti del
progetto combinando metodologie tradizionali e innovative. Il comfort degli
utenti, il rispetto dei luoghi, la gestione dell'acqua e dell'energia e il
controllo dei costi sono tutti elementi che vengono tenuti in
considerazione. L'inevitabile contrasto tra diverse priorità può essere
risolto da una pragmatica pianificazione e dall'azione coordinata nel
momento in cui committenti, architetti e contractor lavorano congiuntamente
sin dall'inizio del processo.
Oltre a limitare gli impatti sull'ambiente, questo approccio ha anche una
dimensione sociale. L'utente può essere coinvolto tanto nella fase
progettuale quanto in quella di costruzione. L'uso di materiali locali dà
impulso alle economie regionali. Il design può favorire l'appropriazione
dello spazio da parte degli utenti, rispondendo ai cambiamenti nella natura
dei nuclei familiari, dei luoghi di lavoro e di formazione.
( di Dominique Gauzin-Müller )