energia la nostra compagna di strada



da il manifesto.it
il manifesto - 18 Aprile 2004

Energia, la nostra compagna di strada

Energia, la nostra compagna di strada
Risparmio, efficienza, uso di tecnologie appropriate, nei trasporti, nelle
abitazioni, nel modo di produrre energia offrirebbero grandi risparmi nelle
emissioni inquinanti e nei costi, garantendo più lavoro e qualità della vita
migliore

I problemi energetici, nonostante la loro forte incidenza, sia
sull'ecosistema terrestre, in particolare sui mutamenti climatici, sia nelle
cause dei conflitti internazionali in corso e nella iniqua ripartizione
delle risorse tra i popoli del nord e del sud del mondo, sia sulla qualità
della vita e sulla salute degli uomini, non vengono considerati dalle forze
politiche con l'attenzione e l'impegno che sarebbero necessari. Quando non
sono sottovalutati, sono tutt'al più considerati come uno dei tanti
argomenti settoriali da inserire nel mosaico dei loro programmi politici. I
quattro firmatari del testo che segue, a vario titolo impegnati da anni su
questi problemi energetici con approcci di tipo tecnico ed economico
ritengono invece che per affrontarli in modo efficace li si debba porre al
centro della politica economica e industriale dei paesi industriali
avanzati: solo così facendo si possano anche affrontare in modo efficace i
problemi economici e occupazionali che questi paesi attraversano. A tal fine
sottopongono all'attenzione di movimenti e partiti le loro riflessioni in
proposito, con l'auspicio di contribuire a superare la visone settoriale con
cui troppo spesso sono impostate le tematiche ambientali.

**** efficienza con cui si usa l'energia in Italia è molto bassa. Il nostro
sistema energetico è come un secchio bucato che nei processi di
trasformazione dalle fonti fossili agli usi finali e negli usi finali
(calore, freddo, forza, illuminazione) spreca sotto forma di calore
degradato più energia di quella che rende disponibile.

2. I consumi delle fonti fossili si suddividono in tre categorie più o meno
equivalenti: il riscaldamento degli ambienti; la produzione di energia
termoelettrica, l'autotrasporto. Nel riscaldamento degli ambienti la legge
tedesca non consente di superare i 70 kWh al metro quadrato all'anno. Le
case passive (l'unico settore trainante nell'edilizia tedesca) non possono
superare i 15 kWh/m2/a. In Italia, con un clima molto più mite, si calcola
(ma nessuno sa fornire dati precisi) che si raggiungano i 150-200
kWh/m2/anno. Il rendimento medio attuale del parco centrali termoelettriche
è del 38%. I cicli combinati raggiungono il 55%. La cogenerazione diffusa,
oggi assolutamente sottoutilizzata, il 94%. Nel settore automobilistico,
dopo il dimezzamento dei consumi avvenuto negli anni settanta, non ci sono
stati ulteriori miglioramenti, ma Greenpeace negli anni novanta ha fatto
costruire un'autovettura che supera i 40 km con un litro di benzina e le
case automobilistiche hanno già realizzato prototipi di media cilindrata che
raggiungono i 100-120 km con un litro di benzina.

3. Allo stato attuale della tecnologia è quindi possibile dimezzare i
consumi di fonti fossili accrescendo l'efficienza dei processi di
trasformazione energetica e utilizzando quei veri e propri giacimenti
nascosti di energia costituiti dagli sprechi, dalle inefficienze e dagli usi
impropri.

4. Accrescendo l'efficienza, si riducono i consumi di energia alla fonte a
parità di servizi finali. Pertanto si riducono contemporaneamente le
emissioni di CO2 e i costi della bolletta energetica. I vantaggi ecologici
sono direttamente proporzionali a quelli economici.

5. Questo è inoltre il pre-requisito per favorire lo sviluppo delle fonti
rinnovabili, che hanno rendimenti molto inferiori e molto più irregolari
delle fonti fossili. Se i consumi energetici (di cui almeno la metà sono
sprechi) si riducono, le fonti rinnovabili possono soddisfarne una quota
significativa, altrimenti il loro contributo rimane irrisorio.

6. Una politica energetica finalizzata a ridurre le emissioni di CO2 deve
pertanto articolarsi in due fasi: la riduzione al minimo dei consumi e la
soddisfazione dei consumi residui nei modi meno inquinanti a parità
d'investimento.

7. La clausola economica è fondamentale se si vuole fare un discorso
concreto. Un esempio lo chiarirà. Il fotovoltaico azzera le emissioni di
CO2, ma 1 kW di potenza di picco costa 10 volte di più di 1 kW in
cogenerazione diffusa, che le riduce invece del 50%. Quindi, a parità
d'investimento la cogenerazione diffusa riduce le emissioni di CO2 5 volte
di più del fotovoltaico.

8. Il passo preliminare per favorire lo sviluppo delle tecnologie che
riducono le emissioni di CO2 è un'accurata diagnosi energetica degli
utilizzatori finali di energia per capire dove e come, a parità
d'investimento, si possono ottenere le maggiori riduzioni di sprechi,
inefficienze e usi impropri. E i risultati migliori in termini ambientali
sono i risultati migliori in termini economici.

9. La chiave di volta per avviare un meccanismo di questo genere sono le
Esco (Energy Service Company), società che realizzano a proprie spese le
ristrutturazioni energetiche dei loro clienti, richiedendo in cambio, per un
numero di anni prefissato contrattualmente, i risparmi economici conseguenti
ai risparmi energetici che riescono a ottenere. Queste imprese si assumono
il rischio finanziario e più sono capaci di accrescere l'efficienza, cioè di
ridurre le emissioni di CO2 a parità di servizi energetici finali, più
guadagnano.

10. Questo meccanismo concorrenziale sarebbe estremamente vantaggioso per
gli enti pubblici, perché consentirebbe loro di ridurre i propri consumi
senza effettuare spese d'investimento, e di mettere in concorrenza le
aziende sulla durata del pay back. La maggiore efficienza e il maggior
risparmio richiedono infatti i tempi di ritorno più brevi. In questo modo si
darebbe una spinta determinante allo sviluppo delle tecnologie che riducono
le emissioni di CO2 a parità di servizi finali dell'energia.

11. Le tecnologie che accrescono l'efficienza energetica sono economicamente
mature e, spesso, trasferibili da altre applicazioni. Ad esempio: per
costruire microcogeneratori (un motore automobilistico collegato con un
alternatore, inseriti in una scatola di metallo) occorrono le stesse
professionalità, gli stessi impianti e le stesse tecnologie del settore
automobilistico.

12. A differenza delle fonti alternative, il miglioramento dell'efficienza
energetica non richiede finanziamenti pubblici e a parità di investimento
riduce di un ordine di grandezza in più i consumi di fonti fossili: dai
decimi di punto alle decine di punti percentuali.

13. Una politica energetica impostata in chiave economica, e non ideologica,
può essere il fulcro di una ripresa produttiva e occupazionale che
consentirebbe ai paesi industrializzati di uscire dalla attuale fase di
recessione, mentre gli strumenti tradizionali di governo dell'economia
(abbassamento del costo del denaro, lavori pubblici e incentivazione dei
consumi attraverso una riduzione delle tasse) hanno dimostrato di essere
diventati inefficaci. Si pensi agli effetti occupazionali che avrebbe un
programma di politica economica incentrato sulla ristrutturazione energetica
del patrimonio edilizio nazionale per allinearlo agli standard della
legislazione tedesca, oppure sulla produzione di micro-cogeneratori a
compenso della minore produzione di automobili negli stabilimenti Fiat.

14. La stessa metodologia operativa può essere applicata in tutti gli altri
settori che generano gravi forme di impatto ambientale (ad esempio: i
rifiuti), o a quelle risorse che iniziano a scarseggiare (l'acqua); perché
la causa di questi fenomeni consiste soprattutto negli usi inefficienti e
negli sprechi. Molto di quanto negli attuali processi produttivi diventa
rifiuto o emissione inquinante, con opportune tecnologie può tornare a
essere materia prima per altri processi produttivi, determinando una
riduzione di costi direttamente proporzionale alla riduzione dell'impatto
ambientale.

15. Fare uscire dalla sua specificità la politica energetica e ambientale
per farla diventare la chiave di volta della politica industriale ed
economica è l'unico modo per ottenere risultati significativi sia in termini
ecologici, sia in termini produttivi e occupazionali. Questo è l'unico modo
per avviare un circolo virtuoso nei paesi industriali avanzati, con effetti
benefici anche per i paesi non industrializzati, sia perché consente una più
equa redistribuzione delle risorse, sia perché indica un modello di sviluppo
ecologicamente più compatibile di quello che alcuni di essi stanno
intraprendendo. L'uso più efficiente delle risorse diminuisce infatti i
costi di produzione e i risparmi economici che ne conseguono, consentono di
pagare gli investimenti, i salari e gli stipendi nei settori produttivi e
nelle tecnologie che accrescono l'efficienza nell'uso delle risorse.
L'occupazione necessaria a ristrutturare energeticamente il patrimonio
edilizio o a produrre cogeneratori sarebbe pagata dalla diminuzione dei
costi di importazione dei prodotti petroliferi. Più si accresce
l'efficienza, più si risparmia, più si può investire nella crescita
dell'efficienza. Questo è il nuovo circolo virtuoso che deve essere
innescato per risanare l'ambiente e il sistema economico e produttivo.

16. Un sistema di incentivi e disincentivi fiscali finalizzato ad accrescere
gli investimenti nelle tecnologie che migliorano l'efficienza energetica, e
più in generale nell'uso delle risorse, è pertanto l'elemento decisivo per
rilanciare l'economia, consentendo contemporaneamente di accrescere
l'occupazione e ridurre l'impatto ambientale.

(*)Luca Mercalli (luca.mercalli at nimbus.it)
(*)Mario Palazzetti
(m.palazzetti at novaengineering.net
(*)Maurizio Pallante (mpallante at libero.it)
(*)Bruno Ricca (bruno.ricca@editoririuniti)