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il supermercato dell'informazione
- Subject: il supermercato dell'informazione
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 5 May 2004 06:50:59 +0200
da cunegonda.org martedi 16 marzo 2004 Il supermercato dell'informazione Non più cittadini informati ma semplici consumatori di informazioni. Non più protagonisti della società democratica ma solo utenti del sistema. E' questo il percorso scivoloso che da qualche anno si starebbe mettendo in atto nella società consumistica occidentale. L'allarme arriva da Cass Sunstein, docente di giurisprudenza alla Law School della Chicago University, che ha pubblicato le sue riflessioni sul rapporto tra democrazia e informazione in un saggio intitolato "Republic.com" e stampato in Italia dalla società editrice "Il Mulino". In sintesi, il ragionamento di Sunstein è questo. Nel passato, a partire dal mondo antico e fino ai padri degli stati repubblicani, uno dei valori fondanti della democrazia era il dibattito pubblico, lo scambio di opinioni, la circolazione di idee. Dai fori alle assemblee parlamentari, dalle piazze agli oratori che improvvisano qualche contestazione in piedi su una sedia nei parchi, la libera dialettica delle voci è sempre stata uno dei capisaldi della libertà politica. Sunstein cita John Dewey, uno dei fondatori degli Stati Uniti: "L'importante è che le idee abbiano la possibilità di diffondersi e di diventare il patrimonio di una moltitudine. L'esigenza essenziale, in altri termini, è il miglioramento dei metodi e delle condizioni del dibattito, della discussione e della persuasione. E' questo il problema del pubblico". Non "un" problema, ma "il" problema della cosa pubblica. Fin dagli esordi della carta costituzionale degli Stati Uniti, nota l'autore, "l'idea della sovranità politica. esalta l'autogoverno democratico, inteso come requisito del governare attraverso la discussione, accompagnato dal dover dare conto delle proprie opinioni in ambito pubblico. La sovranità politica ha le proprie pre-condizioni caratteristiche, e queste sono violate se il potere del governo non è confortato da giustificazioni, e rappresenta invece il frutto della forza o della pura e semplice volontà della maggioranza". Da notare come le dittature che governano con la forza militare vengano messe sullo stesso piano delle finte democrazie che governano con la forza delle maggioranze. In un contesto di questo tipo, le informazioni che arrivano ai cittadini sono elementi di questo sistema dialettico e partecipato. Informazioni eterogenee, spesso occasionali, impreviste, provenienti dalla parte che la pensa allo stesso modo e anche da chi ha opinioni del tutto diverse. Gli stessi giornali forniscono ogni volta un insieme di notizie in parte condivise dal lettore, in parte rifiutate, in parte giudicate semplicemente prive di interesse. E non si può dimenticare che la molla che fece scattare il decollo della stampa liberale non fu tanto la voglia dare le notizie (basti pensare a quanto era ridotta la conoscenza del mondo che si aveva mediamente in Italia ancora negli anni Cinquanta): in realtà, i grandi editori, i grandi giornali e i grandi giornalisti furono soprattutto portatori di opinioni, idee, riflessioni, pensiero. Dunque, da una parte c'è la "res publica" democratica la cui azione di governo è originata, fondata e giustificata dalla libera e dialettica circolazione di pensieri, informazioni e opinioni. E dalla parte opposta? Dalla parte opposta il dilagare del sistema consumistico ha fatto prendere una direzione del tutto nuova al rapporto tra cittadino e informazione. E a questo hanno contribuito non poco anche le nuove tecnologie che permettono di escludere a priori gli argomenti indesiderati. Oggi, scrive Sunstein, in molte parti del mondo "i consumatori sono in grado di vedere esattamente ciò che vogliono. Quando il potere di filtrare diventa illimitato, le persone possono decidere, in anticipo e con assoluta accuratezza, ciò che troveranno e non troveranno. Possono creare qualcosa di molto simile a un universo di comunicazioni di loro scelta". E aggiungeremmo: fatto a loro immagine e somiglianza. In altre parole, la repubblica dei consumi (caricatura di quella vera) ritiene che tutto ciò che è informazione e opinione debba trovare il proprio ruolo dove lo trovano tutti gli altri prodotti di consumo: al supermercato. Dove i consumatori di notizie (ormai non più cittadini informati) possono scegliere quello che vogliono e farne un uso privato come meglio credono. Ovvio che in questo contesto il supermercato per eccellenza sia il mondo di Internet. Non solo perché vi si può trovare tutto. Ma anche perché qui può essere messo in atto quel "potere di filtrare" che per Sunstein è il tratto forse più sintomatico del nuovo modo di intendere il rapporto tra informazione e cittadino. Per esempio, molti dei siti che permettono l' acquisto su Internet di beni che presuppongono un certo orientamento culturale (libri, musica, film) si stanno attrezzando per "venire incontro" all'utente: accade allora che, in base ai primi acquisti, i supermarket telematici sono già in grado di capire quali sono mediamente le preferenze di ogni cliente, e riescono poi a selezionare e a proporre solo quei prodotti che rientrano più o meno nello stesso campo di interessi. Il cliente, insomma, viene condotto ad acquistare ciò che si ritiene "faccia per lui". Ma ci sono anche altri elementi che concorrono a isolare il consumatore e a evitargli ogni tipo di imprevisto. In primo luogo, molti siti offrono link ad altri di analoga tendenza politica o che rimandano a interessi simili (dal giardinaggio agli attrezzi per l'orto, dall'occultismo alle streghe). In secondo luogo, il fatto stesso che si possano fare acquisti stando a casa limita fortemente la possibilità di incontri casuali di persone o situazioni. In terzo luogo, gli stessi forum di discussione in rete sono solitamente frequentati da persone che, all'interno dello stesso forum, ha già molti orientamenti e interessi in comune. "Sarebbe insensato affermare che tutto questo sia un male - dice Sunstein - o che costituisca una perdita". Eppure "non è affatto insensato preoccuparsi del fatto che la conseguenza di questa crescita di comodità per milioni di persone sia la diminuzione del novero di incontri casuali con soggetti diversi, né preoccuparsi delle conseguenze che tale diminuzione avrà sulla democrazia e sulla cittadinanza". Una tendenza che tocca da vicino anche l'altro grande media dell'era contemporanea: la televisione. Sunstein cita Bill Gates: "Quando accendi Direct Tv e fai il giro di tutti i canali, beh, perdi tre minuti della tua vita. Tra sei anni, quando entreremo in soggiorno, basterà che diciamo cosa ci interessa, e lo schermo ci aiuterà a trovare un programma che ci piaccia" . E va nella stessa direzione il discorso dei canali tematici digitali o non, a pagamento o non, dove l'assunto di base è quello di avere una televisione personalizzata per ogni tipo di interesse e di orientamento; una televisione per la madre, un'altra per il padre e una terza per il figlio, come viene egregiamente illustrato nello spot sulla tivù digitale che va in onda in questi mesi. Ebbene, commenta il professore americano, "molte persone sembrano convinte del fatto che la libertà consista nel rispetto delle scelte di consumo. In effetti, questa considerazione sembra sottendere un'approvazione entusiastica del principio della sovranità del consumatore. In questa prospettiva, l'obiettivo centrale di un sistema efficiente di libera espressione è quella di garantire una scelta senza limiti". In realtà, questa situazione polverizza quel sistema di scambio di opinioni, pensieri e informazioni che era ritenuto la condizione fondante del sistema democratico repubblicano. Ognuno è solo con i propri gusti e le proprie idee, e trova nel sistema delle comunicazioni e di Internet la possibilità di occuparsi solo di ciò che già interessa, di sapere solo ciò che sarà sicuramente di suo gradimento, di incontrare le persone che a grandi linee già conosce e apprezza. "Troppe persone sono ora ampiamente esposte a echi sempre più forti della loro stessa voce, che provocano a volte incomprensioni e inimicizie. Forse sarebbe meglio che la gente ascoltasse pochi opinioni contrastanti piuttosto che una sola opinione continuamente ribadita". Vengono meno gli scambi di idee e la condivisione di esperienze che costruiscono una comunità degna di questo nome. Viene meno la stessa idea di un interesse generale oltre quello particolare, visto che ognuno è sempre e solo alle prese con se stesso o con quelli uguali a lui. Finisce l'era della società fondata sulla reale partecipazione democratica dei cittadini consapevoli. E nasce il mondo dominato dalle singole, private e isolate esigenze di ogni consumatore di fronte al mercato. Come suggerisce il titolo del saggio, non più "res publica", ma "repubblica.com". [Piercarlo, Redazione Cunegonda Italia]
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