il supermercato dell'informazione



da cunegonda.org
martedi 16 marzo 2004

Il supermercato dell'informazione

Non più cittadini informati ma semplici consumatori di informazioni. Non
più protagonisti della società democratica ma solo utenti del sistema. E'
questo il percorso scivoloso che da qualche anno si starebbe mettendo in
atto nella società consumistica occidentale. L'allarme arriva da Cass
Sunstein, docente di giurisprudenza alla Law School della Chicago
University, che ha pubblicato le sue riflessioni sul rapporto tra democrazia
e informazione in un saggio intitolato "Republic.com" e stampato in Italia
dalla società editrice "Il Mulino".

In sintesi, il ragionamento di Sunstein è questo. Nel passato, a partire dal
mondo antico e fino ai padri degli stati repubblicani, uno dei valori
fondanti della democrazia era il dibattito pubblico, lo scambio di opinioni,
la circolazione di idee. Dai fori alle assemblee parlamentari, dalle piazze
agli oratori che improvvisano qualche contestazione in piedi su una sedia
nei parchi, la libera dialettica delle voci è sempre stata uno dei capisaldi
della libertà politica. Sunstein cita John Dewey, uno dei fondatori degli
Stati Uniti: "L'importante è che le idee abbiano la possibilità di
diffondersi e di diventare il patrimonio di una moltitudine. L'esigenza
essenziale, in altri termini, è il miglioramento dei metodi e delle
condizioni del dibattito, della discussione e della persuasione. E' questo
il problema del pubblico". Non "un" problema, ma "il" problema della cosa
pubblica. Fin dagli esordi della carta costituzionale degli Stati Uniti,
nota l'autore, "l'idea della sovranità politica. esalta l'autogoverno
democratico, inteso come requisito del governare attraverso la discussione,
accompagnato dal dover dare conto delle proprie opinioni in ambito pubblico.
La sovranità politica ha le proprie pre-condizioni caratteristiche, e queste
sono violate se il potere del governo non è confortato da giustificazioni, e
rappresenta invece il frutto della forza o della pura e semplice volontà
della maggioranza". Da notare come le dittature che governano con la forza
militare vengano messe sullo stesso piano delle finte democrazie che
governano con la forza delle maggioranze.

In un contesto di questo tipo, le informazioni che arrivano ai cittadini
sono elementi di questo sistema dialettico e partecipato. Informazioni
eterogenee, spesso occasionali, impreviste, provenienti dalla parte che la
pensa allo stesso modo e anche da chi ha opinioni del tutto diverse. Gli
stessi giornali forniscono ogni volta un insieme di notizie in parte
condivise dal lettore, in parte rifiutate, in parte giudicate semplicemente
prive di interesse. E non si può dimenticare che la molla che fece scattare
il decollo della stampa liberale non fu tanto la voglia dare le notizie
(basti pensare a quanto era ridotta la conoscenza del mondo che si aveva
mediamente in Italia ancora negli anni Cinquanta): in realtà, i grandi
editori, i grandi giornali e i grandi giornalisti furono soprattutto
portatori di opinioni, idee, riflessioni, pensiero.

Dunque, da una parte c'è la "res publica" democratica la cui azione di
governo è originata, fondata e giustificata dalla libera e dialettica
circolazione di pensieri, informazioni e opinioni. E dalla parte opposta?
Dalla parte opposta il dilagare del sistema consumistico ha fatto prendere
una direzione del tutto nuova al rapporto tra cittadino e informazione. E a
questo hanno contribuito non poco anche le nuove tecnologie che permettono
di escludere a priori gli argomenti indesiderati. Oggi, scrive Sunstein, in
molte parti del mondo "i consumatori sono in grado di vedere esattamente ciò
che vogliono. Quando il potere di filtrare diventa illimitato, le persone
possono decidere, in anticipo e con assoluta accuratezza, ciò che troveranno
e non troveranno. Possono creare qualcosa di molto simile a un universo di
comunicazioni di loro scelta". E aggiungeremmo: fatto a loro immagine e
somiglianza. In altre parole, la repubblica dei consumi (caricatura di
quella vera) ritiene che tutto ciò che è informazione e opinione debba
trovare il proprio ruolo dove lo trovano tutti gli altri prodotti di
consumo: al supermercato. Dove i consumatori di notizie (ormai non più
cittadini informati) possono scegliere quello che vogliono e farne un uso
privato come meglio credono.

Ovvio che in questo contesto il supermercato per eccellenza sia il mondo di
Internet. Non solo perché vi si può trovare tutto. Ma anche perché qui può
essere messo in atto quel "potere di filtrare" che per Sunstein è il tratto
forse più sintomatico del nuovo modo di intendere il rapporto tra
informazione e cittadino. Per esempio, molti dei siti che permettono l'
acquisto su Internet di beni che presuppongono un certo orientamento
culturale (libri, musica, film) si stanno attrezzando per "venire incontro"
all'utente: accade allora che, in base ai primi acquisti, i supermarket
telematici sono già in grado di capire quali sono mediamente le preferenze
di ogni cliente, e riescono poi a selezionare e a proporre solo quei
prodotti che rientrano più o meno nello stesso campo di interessi. Il
cliente, insomma, viene condotto ad acquistare ciò che si ritiene "faccia
per lui". Ma ci sono anche altri elementi che concorrono a isolare il
consumatore e a evitargli ogni tipo di imprevisto. In primo luogo, molti
siti offrono link ad altri di analoga tendenza politica o che rimandano a
interessi simili (dal giardinaggio agli attrezzi per l'orto, dall'occultismo
alle streghe). In secondo luogo, il fatto stesso che si possano fare
acquisti stando a casa limita fortemente la possibilità di incontri casuali
di persone o situazioni. In terzo luogo, gli stessi forum di discussione in
rete sono solitamente frequentati da persone che, all'interno dello stesso
forum, ha già molti orientamenti e interessi in comune. "Sarebbe insensato
affermare che tutto questo sia un male - dice Sunstein - o che costituisca
una perdita". Eppure "non è affatto insensato preoccuparsi del fatto che la
conseguenza di questa crescita di comodità per milioni di persone sia la
diminuzione del novero di incontri casuali con soggetti diversi, né
preoccuparsi delle conseguenze che tale diminuzione avrà sulla democrazia e
sulla cittadinanza".

Una tendenza che tocca da vicino anche l'altro grande media dell'era
contemporanea: la televisione. Sunstein cita Bill Gates: "Quando accendi
Direct Tv e fai il giro di tutti i canali, beh, perdi tre minuti della tua
vita. Tra sei anni, quando entreremo in soggiorno, basterà che diciamo cosa
ci interessa, e lo schermo ci aiuterà a trovare un programma che ci piaccia"
. E va nella stessa direzione il discorso dei canali tematici digitali o
non, a pagamento o non, dove l'assunto di base è quello di avere una
televisione personalizzata per ogni tipo di interesse e di orientamento; una
televisione per la madre, un'altra per il padre e una terza per il figlio,
come viene egregiamente illustrato nello spot sulla tivù digitale che va in
onda in questi mesi.

Ebbene, commenta il professore americano, "molte persone sembrano convinte
del fatto che la libertà consista nel rispetto delle scelte di consumo. In
effetti, questa considerazione sembra sottendere un'approvazione
entusiastica del principio della sovranità del consumatore. In questa
prospettiva, l'obiettivo centrale di un sistema efficiente di libera
espressione è quella di garantire una scelta senza limiti". In realtà,
questa situazione polverizza quel sistema di scambio di opinioni, pensieri e
informazioni che era ritenuto la condizione fondante del sistema democratico
repubblicano. Ognuno è solo con i propri gusti e le proprie idee, e trova
nel sistema delle comunicazioni e di Internet la possibilità di occuparsi
solo di ciò che già interessa, di sapere solo ciò che sarà sicuramente di
suo gradimento, di incontrare le persone che a grandi linee già conosce e
apprezza. "Troppe persone sono ora ampiamente esposte a echi sempre più
forti della loro stessa voce, che provocano a volte incomprensioni e
inimicizie. Forse sarebbe meglio che la gente ascoltasse pochi opinioni
contrastanti piuttosto che una sola opinione continuamente ribadita".

Vengono meno gli scambi di idee e la condivisione di esperienze che
costruiscono una comunità degna di questo nome. Viene meno la stessa idea di
un interesse generale oltre quello particolare, visto che ognuno è sempre e
solo alle prese con se stesso o con quelli uguali a lui. Finisce l'era della
società fondata sulla reale partecipazione democratica dei cittadini
consapevoli. E nasce il mondo dominato dalle singole, private e isolate
esigenze di ogni consumatore di fronte al mercato. Come suggerisce il titolo
del saggio, non più "res publica", ma "repubblica.com".

[Piercarlo, Redazione Cunegonda Italia]