ambiente, la sfida dei consumi



da boiler.it

giornale di scienza, innovazione e ambiente
                 16.04.2004


FOCUS.Ambiente
La sfida dei consumi

di CHRISTOPHER FLAVIN

Christopher Flavin è presidente del Worldwatch Institute

NEL SUO LIBRO An AllConsuming Century, lo storico Gary Cross sostiene che il
"consumerismo" ha vinto le guerre ideologiche del ventesimo secolo. Anche se
gran parte dei dati storici sugli sviluppi economici e politici recenti
indicano che il capitalismo e la democrazia hanno trionfato sul comunismo,
Cross sostiene con decisione che è il consumerismo a definire la nostra
epoca, ed è attraverso questa chiave che la maggior parte delle persone
legge il nostro tempo. L'ampio raggio d'azione della società dei consumi può
essere misurato attraverso il considerevole aumento del mercato delle
automobili, dei fast food, delle apparecchiature elettroniche e di altri
simboli della vita del nostro tempo. Ma la tesi a sostegno del consumerismo
come elemento caratterizzante della nostra epoca ha radici più profonde:
attualmente, la propensione all'acquisto e al consumo domina la mente di
molti uomini e ha preso il posto un tempo occupato dalla religione, dalla
famiglia e dalla comunità. Il consumo ha dato un nuovo senso di indipendenza
a centinaia di milioni di persone ed è divenuto un metro di valutazione
della realizzazione personale. Oggi il tempo trascorso in chiesa è
insignificante rispetto a quello trascorso nei centri commerciali, e i
politici considerano la relazione tra consumi e obiettivi economici più
vasti come l'occupazione un indicatore importante. All'indomani degli
attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, il Presidente Bush ha
annunciato ai cittadini americani che recarsi ai centri commerciali per fare
spese era un dovere di patria.

Anche se il libro di Gary Cross è incentrato sugli Usa, la sua analisi può
essere applicata a una fascia sempre più estesa della popolazione mondiale.
Secondo un recente studio, sono entrati a far parte della società dei
consumi 1,7 miliardi di persone, pari al 27% dell'umanità. Di queste, circa
270 milioni si trovano in Canada e Stati Uniti, 350 milioni in Europa
Occidentale, 120 milioni in Giappone. Quasi la metà dei consumatori globali
vive nei paesi in via di sviluppo: 240 milioni in Cina e 120 milioni in
India. Negli ultimi vent'anni questi numeri sono aumentati vertiginosamente
a seguito della globalizzazione che ha introdotto milioni di persone ai beni
di consumo, fornendo anche tecnologia e capitali necessari alla loro
produzione e diffusione.

In occasione del trentesimo anniversario della fondazione del Worldwatch
Institute, questa edizione di State of the World prende in esame i nostri
modelli di consumo e le ragioni che li sostengono, oltre all'impatto che le
nostre scelte consumistiche hanno sulla comunità globale e sul pianeta. Con
i capitoli dedicati al cibo, all'acqua, all'energia, alla governance,
all'economia, al potere d'acquisto e alla ridefinizione degli stili di
consumistica sia possibile, argomentando l'importanza di questa ipotesi. Il
consumo è certamente necessario per il benessere dell'uomo. Ed è evidente
che, se la questione viene posta in termini di scelta tra far parte della
società dei consumi o far parte di quei 2,8 miliardi di persone che campano
con meno di 2 dollari al giorno, la risposta è scontata. Negli ultimi
cinquant'anni l'aumento dell'apporto calorico degli alimenti e della qualità
delle abitazioni, degli elettrodomestici e di altro ancora ha aiutato
milioni di persone a uscire dalla morsa della povertà.

Ma nei decenni recenti, a livello globale, i consumi di un'élite di pochi
ricchi, e sempre più dei ceti medi, non sono solo serviti a soddisfare sogni
e bisogni, ma sono diventati un fine vero e proprio. È come se gran parte
del mondo stesse seguendo l'esortazione dell'analista americano Victor
Lebow, che nel secondo dopoguerra ebbe a dire: «La nostra economia
estremamente produttiva (.) richiede che facciamo del consumo il nostro
stile di vita, che trasformiamo l'acquisto e l'uso di beni in un rito, che
ricerchiamo la nostra soddisfazione spirituale e personale nel consumo. C'è
sempre più bisogno che le cose vengano consumate, bruciate, usate,
sostituite e gettate via». Questo modello, raramente descritto in modo così
crudo, negli ultimi cinquant'anni ha alimentato una crescita senza
precedenti dell'economia globale, generando redditi e posti di lavoro per
centinaia di milioni di persone.

Tuttavia, la corsa incontrollata dei consumi ha anche imposto alti costi,
che oggi stanno aumentando almeno con la stessa velocità. Il consumo assorbe
ingenti quantità di risorse naturali, molte delle quali vengono sfruttate
ben oltre livelli sostenibili. Solo nell'ultimo mezzo secolo lo sfruttamento
globale di acqua dolce è triplicato e l'uso di combustibili fossili è
aumentato di cinque volte. Le risorse rinnovabili sono particolarmente
minacciate, dalle falde acquifere della Cina Settentrionale fino alle
risorse ittiche del Nord Atlantico. Nel corso del tempo l'efficienza d'uso
delle risorse umane è migliorata e le risorse impoverite sono state
sostituite da altre, ma il modello degli ultimi cinquant'anni parla chiaro:
l'inquinamento e il degrado ambientale dovuti alla crescita irrefrenabile
dei consumi continuano a peggiorare. Lo scotto da pagare è individuabile non
solo negli ecosistemi che si deteriorano ma anche nelle malattie e nella
povertà che affliggono l'uomo, in modo particolare tra le popolazioni più
povere. L'inquinamento e il degrado ambientale, a causa dei milioni di
tonnellate di anidride carbonica emessi in atmosfera attraverso la
combustione di combustibili fossili stanno provocando cambiamenti climatici
di proporzioni globali.

La vera sfida è davanti a noi. La forza del consumo globale sta toccando
livelli che nei prossimi decenni metteranno a dura prova la società e le
risorse naturali del pianeta. Una prova viene dalla Cina, dove fino al 1980
le automobili private quasi non si vedevano, mentre nel 2000 il loro numero
era di 5 milioni e nel 2005 probabilmente salirà a 24 milioni: una
proiezione che paventa una crescita di 1 miliardo di acquisti di nuove auto.
Nel prossimo futuro non solo centinaia di milioni di persone nei paesi in
via di sviluppo entreranno a far parte della società dei consumi, ma il
consumo procapite di coloro che già ne fanno parte continuerà ad aumentare
al crescere delle dimensioni delle automobili e delle abitazioni e
all'introduzione di nuovi articoli. Parallelamente anche la popolazione
continuerà a crescere: entro la metà del secolo l'incremento demografico
sarà di circa 3 miliardi di persone. L'effetto combinato del consumo e della
popolazione è particolarmente allarmante, ma tra i due è il consumo il più
difficile da gestire. Secondo la maggior parte delle proiezioni, nella
seconda metà di questo secolo la popolazione globale tenderà a stabilizzarsi
per effetto della diminuzione del tasso di fertilità. Ma il consumo
continuerà comunque a crescere.

Sono queste previsioni sconcertanti che, nell'ultimo anno, hanno spinto il
team del Wordlwatch a concentrare la propria attenzione sul consumo, sulla
scorta del lavoro preliminare svolto nel 1992 dal nostro ex collega Alan
Durning, autore di How Much is Enough? Durning ha segnalato un dilemma che
oggi appare quanto mai evidente: la corsa ossessiva al consumismo non solo
metterà a repentaglio la qualità della vita di coloro che appartengono alla
società dei consumi, ma indebolirà anche la capacità di soddisfare i bisogni
di base di coloro che non ne fanno parte. In questa edizione di State of the
World, nell'affrontare il tema dei consumi abbiamo tentato di andare oltre
la mera descrizione del problema, e abbiamo esplorato la possibilità di
limitarli e riorientarli a favore del benessere umano e della sostenibilità.
Si dimostra come in tutto ciò che facciamo - per esempio quando usiamo
l'energia e l'acqua o consumiamo i prodotti alimentari - esistano delle
opzioni alternative che migliorano la salute, creano posti di lavoro e
riducono la pressione sui sistemi naturali del pianeta. Abbiamo intercalato
i capitoli di questo libro con brevi articoli su prodotti di uso quotidiano,
dai computer ai polli alle bibite, per dare ai lettori l'opportunità di
vedere alcuni prodotti di largo consumo sotto una luce diversa. Abbiamo
anche segnalato molti casi in cui i consumatori si sono associati per
acquistare prodotti in legno sostenibili, cacao biologico e caffè equo.
Benché la maggior parte di queste iniziative abbia ancora un peso
irrilevante rispetto all'economia dei consumi, in realtà sono in rapido
aumento e potrebbero presto diventare una realtà consolidata in molti
mercati.

L'obiettivo di State of the World non è solo quello di affrontare una delle
questioni più importanti del nostro tempo per informare e motivare i
lettori, ma anche di collaborare con i nostri partner mondiali e proporre
idee concrete a coloro che intendono prendere le distanze dalla "macchina
consumistica". Il consumo è certamente una sfida sociale che richiederà un
ricorso efficace a normative e politiche fiscali nazionali per ottenere
benefici collettivi. Tuttavia, rispetto ad altre sfide, il cambiamento nei
modelli di consumo richiede sempre più "un'adesione dal basso". Per
accelerare questo processo, il contributo del Worldwatch sarà quello di
lanciare presto un portale sui consumi, che conterrà materiale selezionato
da State of the World, link a organizzazioni che collaborano attivamente
alle campagne sui consumi e indicazioni su come diventare consumatori più
consapevoli. Questo portale comprenderà anche una guida a State of the
World, in cui compariranno decine di illustrazioni relative a prodotti di
largo consumo e consigli su come trovare alternative sostenibili. Inoltre il
portale offrirà informazioni su come prendere contatto con le organizzazioni
che hanno contribuito alla raccolta di informazioni per questo libro e che
lavorano per cambiare le abitudini dei consumatori. Tra queste la Green
Guide, la Silicon Valley Toxics Coalition e il Center for a New American
Dream.

Sarebbe sciocco sottovalutare la sfida del consumismo, perché poche forze
sono altrettanto diffuse e potenti. Ma a mano a mano che i costi del
consumismo emergono con maggior evidenza, siamo convinti che le risposte
innovative descritte in queste pagine faranno sempre più presa. Con il tempo
diventerà sempre più chiaro che il raggiungimento di obiettivi ampiamente
condivisi - come soddisfare le necessità primarie e migliorare la tutela
della salute e dell'ambiente naturale - richiede il nostro controllo sui
consumi e non viceversa. Ci auguriamo che possiate leggere, analizzare e
discutere le informazioni e le idee presentate in queste pagine, nella
speranza di ricevere i vostri suggerimenti per le prossime edizioni di State
of the World.