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ambiente, la sfida dei consumi
- Subject: ambiente, la sfida dei consumi
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 4 May 2004 06:57:36 +0200
da boiler.it giornale di scienza, innovazione e ambiente 16.04.2004 FOCUS.Ambiente La sfida dei consumi di CHRISTOPHER FLAVIN Christopher Flavin è presidente del Worldwatch Institute NEL SUO LIBRO An AllConsuming Century, lo storico Gary Cross sostiene che il "consumerismo" ha vinto le guerre ideologiche del ventesimo secolo. Anche se gran parte dei dati storici sugli sviluppi economici e politici recenti indicano che il capitalismo e la democrazia hanno trionfato sul comunismo, Cross sostiene con decisione che è il consumerismo a definire la nostra epoca, ed è attraverso questa chiave che la maggior parte delle persone legge il nostro tempo. L'ampio raggio d'azione della società dei consumi può essere misurato attraverso il considerevole aumento del mercato delle automobili, dei fast food, delle apparecchiature elettroniche e di altri simboli della vita del nostro tempo. Ma la tesi a sostegno del consumerismo come elemento caratterizzante della nostra epoca ha radici più profonde: attualmente, la propensione all'acquisto e al consumo domina la mente di molti uomini e ha preso il posto un tempo occupato dalla religione, dalla famiglia e dalla comunità. Il consumo ha dato un nuovo senso di indipendenza a centinaia di milioni di persone ed è divenuto un metro di valutazione della realizzazione personale. Oggi il tempo trascorso in chiesa è insignificante rispetto a quello trascorso nei centri commerciali, e i politici considerano la relazione tra consumi e obiettivi economici più vasti come l'occupazione un indicatore importante. All'indomani degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, il Presidente Bush ha annunciato ai cittadini americani che recarsi ai centri commerciali per fare spese era un dovere di patria. Anche se il libro di Gary Cross è incentrato sugli Usa, la sua analisi può essere applicata a una fascia sempre più estesa della popolazione mondiale. Secondo un recente studio, sono entrati a far parte della società dei consumi 1,7 miliardi di persone, pari al 27% dell'umanità. Di queste, circa 270 milioni si trovano in Canada e Stati Uniti, 350 milioni in Europa Occidentale, 120 milioni in Giappone. Quasi la metà dei consumatori globali vive nei paesi in via di sviluppo: 240 milioni in Cina e 120 milioni in India. Negli ultimi vent'anni questi numeri sono aumentati vertiginosamente a seguito della globalizzazione che ha introdotto milioni di persone ai beni di consumo, fornendo anche tecnologia e capitali necessari alla loro produzione e diffusione. In occasione del trentesimo anniversario della fondazione del Worldwatch Institute, questa edizione di State of the World prende in esame i nostri modelli di consumo e le ragioni che li sostengono, oltre all'impatto che le nostre scelte consumistiche hanno sulla comunità globale e sul pianeta. Con i capitoli dedicati al cibo, all'acqua, all'energia, alla governance, all'economia, al potere d'acquisto e alla ridefinizione degli stili di consumistica sia possibile, argomentando l'importanza di questa ipotesi. Il consumo è certamente necessario per il benessere dell'uomo. Ed è evidente che, se la questione viene posta in termini di scelta tra far parte della società dei consumi o far parte di quei 2,8 miliardi di persone che campano con meno di 2 dollari al giorno, la risposta è scontata. Negli ultimi cinquant'anni l'aumento dell'apporto calorico degli alimenti e della qualità delle abitazioni, degli elettrodomestici e di altro ancora ha aiutato milioni di persone a uscire dalla morsa della povertà. Ma nei decenni recenti, a livello globale, i consumi di un'élite di pochi ricchi, e sempre più dei ceti medi, non sono solo serviti a soddisfare sogni e bisogni, ma sono diventati un fine vero e proprio. È come se gran parte del mondo stesse seguendo l'esortazione dell'analista americano Victor Lebow, che nel secondo dopoguerra ebbe a dire: «La nostra economia estremamente produttiva (.) richiede che facciamo del consumo il nostro stile di vita, che trasformiamo l'acquisto e l'uso di beni in un rito, che ricerchiamo la nostra soddisfazione spirituale e personale nel consumo. C'è sempre più bisogno che le cose vengano consumate, bruciate, usate, sostituite e gettate via». Questo modello, raramente descritto in modo così crudo, negli ultimi cinquant'anni ha alimentato una crescita senza precedenti dell'economia globale, generando redditi e posti di lavoro per centinaia di milioni di persone. Tuttavia, la corsa incontrollata dei consumi ha anche imposto alti costi, che oggi stanno aumentando almeno con la stessa velocità. Il consumo assorbe ingenti quantità di risorse naturali, molte delle quali vengono sfruttate ben oltre livelli sostenibili. Solo nell'ultimo mezzo secolo lo sfruttamento globale di acqua dolce è triplicato e l'uso di combustibili fossili è aumentato di cinque volte. Le risorse rinnovabili sono particolarmente minacciate, dalle falde acquifere della Cina Settentrionale fino alle risorse ittiche del Nord Atlantico. Nel corso del tempo l'efficienza d'uso delle risorse umane è migliorata e le risorse impoverite sono state sostituite da altre, ma il modello degli ultimi cinquant'anni parla chiaro: l'inquinamento e il degrado ambientale dovuti alla crescita irrefrenabile dei consumi continuano a peggiorare. Lo scotto da pagare è individuabile non solo negli ecosistemi che si deteriorano ma anche nelle malattie e nella povertà che affliggono l'uomo, in modo particolare tra le popolazioni più povere. L'inquinamento e il degrado ambientale, a causa dei milioni di tonnellate di anidride carbonica emessi in atmosfera attraverso la combustione di combustibili fossili stanno provocando cambiamenti climatici di proporzioni globali. La vera sfida è davanti a noi. La forza del consumo globale sta toccando livelli che nei prossimi decenni metteranno a dura prova la società e le risorse naturali del pianeta. Una prova viene dalla Cina, dove fino al 1980 le automobili private quasi non si vedevano, mentre nel 2000 il loro numero era di 5 milioni e nel 2005 probabilmente salirà a 24 milioni: una proiezione che paventa una crescita di 1 miliardo di acquisti di nuove auto. Nel prossimo futuro non solo centinaia di milioni di persone nei paesi in via di sviluppo entreranno a far parte della società dei consumi, ma il consumo procapite di coloro che già ne fanno parte continuerà ad aumentare al crescere delle dimensioni delle automobili e delle abitazioni e all'introduzione di nuovi articoli. Parallelamente anche la popolazione continuerà a crescere: entro la metà del secolo l'incremento demografico sarà di circa 3 miliardi di persone. L'effetto combinato del consumo e della popolazione è particolarmente allarmante, ma tra i due è il consumo il più difficile da gestire. Secondo la maggior parte delle proiezioni, nella seconda metà di questo secolo la popolazione globale tenderà a stabilizzarsi per effetto della diminuzione del tasso di fertilità. Ma il consumo continuerà comunque a crescere. Sono queste previsioni sconcertanti che, nell'ultimo anno, hanno spinto il team del Wordlwatch a concentrare la propria attenzione sul consumo, sulla scorta del lavoro preliminare svolto nel 1992 dal nostro ex collega Alan Durning, autore di How Much is Enough? Durning ha segnalato un dilemma che oggi appare quanto mai evidente: la corsa ossessiva al consumismo non solo metterà a repentaglio la qualità della vita di coloro che appartengono alla società dei consumi, ma indebolirà anche la capacità di soddisfare i bisogni di base di coloro che non ne fanno parte. In questa edizione di State of the World, nell'affrontare il tema dei consumi abbiamo tentato di andare oltre la mera descrizione del problema, e abbiamo esplorato la possibilità di limitarli e riorientarli a favore del benessere umano e della sostenibilità. Si dimostra come in tutto ciò che facciamo - per esempio quando usiamo l'energia e l'acqua o consumiamo i prodotti alimentari - esistano delle opzioni alternative che migliorano la salute, creano posti di lavoro e riducono la pressione sui sistemi naturali del pianeta. Abbiamo intercalato i capitoli di questo libro con brevi articoli su prodotti di uso quotidiano, dai computer ai polli alle bibite, per dare ai lettori l'opportunità di vedere alcuni prodotti di largo consumo sotto una luce diversa. Abbiamo anche segnalato molti casi in cui i consumatori si sono associati per acquistare prodotti in legno sostenibili, cacao biologico e caffè equo. Benché la maggior parte di queste iniziative abbia ancora un peso irrilevante rispetto all'economia dei consumi, in realtà sono in rapido aumento e potrebbero presto diventare una realtà consolidata in molti mercati. L'obiettivo di State of the World non è solo quello di affrontare una delle questioni più importanti del nostro tempo per informare e motivare i lettori, ma anche di collaborare con i nostri partner mondiali e proporre idee concrete a coloro che intendono prendere le distanze dalla "macchina consumistica". Il consumo è certamente una sfida sociale che richiederà un ricorso efficace a normative e politiche fiscali nazionali per ottenere benefici collettivi. Tuttavia, rispetto ad altre sfide, il cambiamento nei modelli di consumo richiede sempre più "un'adesione dal basso". Per accelerare questo processo, il contributo del Worldwatch sarà quello di lanciare presto un portale sui consumi, che conterrà materiale selezionato da State of the World, link a organizzazioni che collaborano attivamente alle campagne sui consumi e indicazioni su come diventare consumatori più consapevoli. Questo portale comprenderà anche una guida a State of the World, in cui compariranno decine di illustrazioni relative a prodotti di largo consumo e consigli su come trovare alternative sostenibili. Inoltre il portale offrirà informazioni su come prendere contatto con le organizzazioni che hanno contribuito alla raccolta di informazioni per questo libro e che lavorano per cambiare le abitudini dei consumatori. Tra queste la Green Guide, la Silicon Valley Toxics Coalition e il Center for a New American Dream. Sarebbe sciocco sottovalutare la sfida del consumismo, perché poche forze sono altrettanto diffuse e potenti. Ma a mano a mano che i costi del consumismo emergono con maggior evidenza, siamo convinti che le risposte innovative descritte in queste pagine faranno sempre più presa. Con il tempo diventerà sempre più chiaro che il raggiungimento di obiettivi ampiamente condivisi - come soddisfare le necessità primarie e migliorare la tutela della salute e dell'ambiente naturale - richiede il nostro controllo sui consumi e non viceversa. Ci auguriamo che possiate leggere, analizzare e discutere le informazioni e le idee presentate in queste pagine, nella speranza di ricevere i vostri suggerimenti per le prossime edizioni di State of the World.
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