ecologia urbana le bonifiche



da bresciaoggi.it
 Domenica 4 Aprile 2004

L'allarme dal convegno su «Ecologia urbana applicata»: costi enormi e tempi
lunghi per bonificare. E il Comune: venderemo alcuni immobili pubblici per
recuperare fondi

Caffaro, trent'anni per «vincere» i veleni

Ma su 120 ettari stop alle coltivazioni. E a Chiesanuova? Brunelli:
inquinamento a «chiazze»

di Pietro Gorlani

Dovranno passare almeno trent'anni perché la ferita impartita a Brescia
dalla Caffaro possa rimarginarsi. Il professor Virginio Bettini,
responsabile scientifico del convegno internazionale di «Ecologia urbana
applicata» chiusosi ieri mattina ad Ingegneria, non usa mezzi termini nel
tracciare il futuro dei 170 ettari inquinati per decenni da pcb, una
sostanza usata negli anni scorsi nei trasformatori di impianti di
raffredamento.
Gli agricoltori proprietari dei 120 ettari di terreno agricolo a valle della
Caffaro «si dovranno mettere il cuore in pace», - taglia corto il
professore -: «non potranno mai più coltivare nulla in quei terreni, che
potranno solo essere venduti».
Per l'assessore all'Ecologia del comune di Brescia, Ettore Brunelli, per la
zona in questione si prospettano ben poche alternative ad un «parco verde
protetto» chiuso alla cittadinanza. Anche perché oltre, al problema dei
tempi di bonifica, affiorerebbe anche quello dei costi: chi pagherebbe per
la bonifica dell'area?
Se la responsabile legale dell'Unione Agricoltori Eleonora Cotelli anticipa
che «i danni verranno chiesti ai responsabili, ovvero alla Caffaro»,
Brunelli spiega che per bonificare il campo sportivo Calvesi, il parco Gavia
e un pezzo di pista ciclabile lungo il Mella non bastano di certo gli 800
mila euro concessi dalla Regione; il comune di Brescia, impossibilitato ad
accendere altri mutui per problemi di bilancio, «potrebbe vedersi costretto
a vendere qualche gioiello di famiglia», per racimolare i soldi necessari
alla bonifica.
Una sorta di «cartolarizzazione alla Tremonti» con vendita di immobili, per
provvedere alla salute dei cittadini però, non per ragioni di bilancio.
Sono solo alcune delle importanti novità emerse nel corso della tavola
rotonda di ieri mattina, sapientemente orchestrata dal giornalista di «La
Repubblica», Roberto Bianchin: presenti diversi rappresentanti delle
istituzioni ma non il funzionario del ministero dell'Ambiente e alcun
dirigente della «Caffaro».
Pcb a Chiesanuova. Recentissime analisi dell'Arpa hanno evidenziato la
presenza di pcb anche nel quartiere di Chiesanuova, con punte massime - in
certe zone - di 2 mila microgrammi per ogni chilo di terreno, quando la
legge 471/99 stabilisce la soglia di 1 microgrammo. L'assessore Brunelli
invita alla prudenza e a non creare precoci allarmismi: «Innanzi tutto è un
inquinamento a "macchia di leopardo", che non coinvolge tutto il quartiere
ma solo sue determinate porzioni; in secondo luogo il livello di pcb è molto
variabile. Ad ogni modo entro fine maggio avremo un quadro completo della
situazione, prerogativa indispensabile prima di emettere qualsiasi tipo di
ordinanza, che porta con sé notevoli disagi psicologici e sociali per i
residenti». Il valore delle abitazioni, infatti, si dimezzerebbe
immediatamente ricorda Brunelli. A maggio si avranno i risultati delle
accurate analisi ematiche cui l'Asl ha sottoposto diversi residenti, e la
risposta dell'Arpa in merito alla presenza o meno di diossina.
Quale bonifica? Tempi e costi. Se la bonifica delle rogge spetta alla
Caffaro, così come ha decretato il Tar e se per i 120 ettari di terreno
agricolo si pensa ad un «parco verde protetto», rimane da capire quali
interventi di bonifica adottare sulle aree pubbliche (aree verdi, parchi,
piste ciclabili) e residenziali (orti, giardini), che sono tra le priorità
del comune. Per Nicola di Nuzzo, della dirigente dell'assessorato Servizi di
Pubblica Utilità della Regione, «è difficile per il terreno decorticato da
queste aree pensare ad un destino diverso dall'inceneritore o dalla
discarica». Ma sono solo due, in Italia, le discariche adibite a ricevere
«terra al pcb», e l'incenerimento ha costi improponibili: 0,80euro/chilo,
«tanto quanto un litro di diesel».
Il professor Bettini inoltre, ricorda il caso Bloomington (Usa): dopo dieci
anni di studi i cittadini si opposero con un referendum all'incenerimento
del terreno. Non si può nemmeno continuare con la fase di studio, ricorda
Brunelli: il comune ha già speso un milione di euro, più altri due arrivati
dal Ministero per la caratterizzazione dei siti, mentre sono in arrivo 800
mila euro dalla Regione. Per l'autunno dovrebbe essere pronto il progetto
Life (1,2milioni di euro) cofinanziato dalla Ue, e caratterizzato da diverse
tipologie di bonifica. Un coro di «no» al rimescolamento del terreno
«avvelenato» con terreno sano. Le bonifiche non potranno ad ogni modo
riportare il livello di Pcb al di sotto del valore di legge (un microgrammo)
ma dovrà essere stabilita una soglia più alta che non metta in pericolo la
salute dei cittadini (negli Usa è di 200microgrammi).
I terreni agricoli. Chi pagherà i 120 ettari di terreno agricolo
inutilizzabili dalle sei aziende agricole che li lavorano? E' forse il
problema principale, sollevato dall'Unione Agricoltori. Il prezzo del
terreno agricolo bresciano è di 40mila euro/ al piò. Liquidare tutta l'area
costerebbe come minimo 16 milioni di euro. Chi metterà mano al portafogli?
D'altronde non è nemmeno possibile coltivare pioppelle per biomassa perché
vige il divieto assoluto di entrare nel campo con le macchine agricole per
l'innalzamento delle polveri. «Gli agricoltori - precisa la Cotelli - sono
comunque disposti a concedere i terreni per esperimenti alternativi».