economia: raccolta differenziata al rallentatore



da affari&finanza

unedi 15 Marzo 2004

Il settore degli imballaggi ha fatto passi da gigante, ma il quadro resta
sostanzialmente negativo, con percentuali molto al di sotto della legge

Rifiuti, raccolta differenziata al rallentatore

ANTONIO CIANCIULLO

L'Italia non è riuscita a raggiungere gli obiettivi fissati dal decreto
Ronchi sulla raccolta differenziata dei rifiuti urbani. E adesso il
traguardo si sposta in avanti: la nuova direttiva sugli imballaggi, votata
dal Parlamento europeo il 29 gennaio scorso, alza i limiti che dovranno
essere raggiunti entro il 2008 (2011 per Spagna, Grecia e Portogallo). L'
obiettivo globale slitta al 60%, compreso il recupero energetico. E per le
singole materie prime le nuove quote sono: 60% per carta e vetro, 50% per
alluminio e acciaio, 22,5% per la plastica, 15% per il legno. In realtà,
sommando queste percentuali non si arriva al 60%: significa che, paese per
paese, partirà una negoziazione per stabilire quale settore dovrà fare più
del minimo in modo che il totale raggiunga la quota richiesta.
Sul fronte degli imballaggi per l'Italia il cammino è in discesa: il 2002 ha
chiuso a quota 56%, 6,3 milioni di tonnellate di imballaggi recuperati. Una
performance che, fa notare il Conai (il consorzio nazionale per il recupero
degli imballaggi), ha fatto risparmiare l'emissione di quasi 12 milioni di
tonnellate di anidride carbonica; estendendo il conteggio al complesso del
sistema europeo di gestione degli imballaggi si arriva a 17 milioni di
tonnellate di anidride carbonica. E visto che, secondo i dati dell'European
Environment Agency, nel 2001 le emissioni derivanti dai trasporti su gomma
in Austria hanno sfiorato i 16 milioni di tonnellate di anidride carbonica,
si può affermare che, attraverso il recupero degli imballaggi, si sono
compensate le emissioni delle macchine e dei camion austriaci.
Ma il quadro resta sostanzialmente negativo: la legge italiana stabilisce
infatti un obiettivo complessivo di raccolta differenziata pari al 35%,
contro una raccolta reale pari al 20%. Non basta: l'emergenza è diventata
cronica in intere regioni e l'affidabilità del sistema è talmente bassa che
ogni volta che si propone un impianto di trattamento la popolazione
interessata insorge per paura che l'impianto venga realizzato male e gestito
peggio.
Un elemento che negli ultimi due anni ha compensato il passo lento della
raccolta differenziata è stata la crisi economica che ha ridotto la
produzione di rifiuti. Secondo l'Annuario Ambiente 2003 dell'Apat, l'agenzia
per la protezione dell'ambiente e del territorio, lo scorso anno la
produzione di rifiuti urbani, pur aumentando dell'1,5%, con un valore pro
capite di 516 chilogrammi per abitante, ha mostrato un rallentamento della
crescita. Ma una ripresa economica farebbe ripartire rapidamente la
produzione dei rifiuti che comunque, nel settore degli imballaggi, resta
alta. Secondo FiseAssoambiente la produzione complessiva di imballaggi nel
2003 è cresciuta dell'1%: tre volte più del Pil: «La variabile che ha
determinato questo leggero incremento della produzione è da ricondursi
soprattutto alla domanda interna. Il food, che insieme al beverage incide
per ben il 60% sulla produzione complessiva, è risultato molto incisivo. All
'interno dei supermercati, si trovano oggi sempre più banchi di
confezionamento di alimenti prima venduti solo al taglio, come i formaggi e
i salumi. A questo si aggiunge la crescente diffusione dei prodotti vegetali
già puliti, tagliati e confezionati, come l'insalata o altre verdure. E il
fenomeno delle bevande analcoliche che, grazie all'estate torrida, si sono
assicurate un consolidato del 45%».
Il mancato decollo del sistema di raccolta rischia inoltre di tarpare le ali
al mercato del recupero che in Italia è particolarmente forte soprattutto
nel settore della carta, del legno e della plastica. In alcune regioni la
crisi è già evidente. Ad esempio in Campania alcune cartiere avevano
riconvertito la filosofia di acquisto puntando sul recupero e si trovano
oggi in difficoltà per mancanza di sufficiente materia prima.
Secondo Legambiente una volta dimostrato che è possibile creare un sistema
virtuoso di recupero dei materiali, bisogna cominciare a esportare le
esperienze positive nelle aree in cui non si è ancora arrivati a un
meccanismo avanzato. «I Comuni in regola sono diventati più di 600 spiega
Alberto Fiorillo, responsabile aree urbane della Legambiente C'è un pezzo
importante d'Italia in cui i cittadini sono soddisfatti perché le bollette
diventano più leggere, le amministrazioni hanno ottenuto città più pulite,
le imprese beneficiano di materia prima di buona qualità a prezzo
interessante».
Per dare una spinta al sistema virtuoso è però urgente il salto, più volte
annunciato, dalla tassa sui rifiuti alla tariffa: un modo per dare risorse
al sistema e premiare con uno sconto chi ha più attenzione ecologica e
penalizzare chi fa crescere il cumulo dei rifiuti indifferenziato. «Tutte le
parti interessate si sono già sedute attorno al tavolo per negoziare le
condizioni del nuovo sistema annuncia l'assessore romano Dario Esposito, che
segue la trattativa per l'Anci, l'associazione dei Comuni italiani Le
posizioni non sono vicine perché la crisi taglia le risorse economiche per
tutti. Ma sono convinto che riusciremo a superare le difficoltà».