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economia: raccolta differenziata al rallentatore
- Subject: economia: raccolta differenziata al rallentatore
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 17 Mar 2004 06:52:54 +0100
da affari&finanza unedi 15 Marzo 2004 Il settore degli imballaggi ha fatto passi da gigante, ma il quadro resta sostanzialmente negativo, con percentuali molto al di sotto della legge Rifiuti, raccolta differenziata al rallentatore ANTONIO CIANCIULLO L'Italia non è riuscita a raggiungere gli obiettivi fissati dal decreto Ronchi sulla raccolta differenziata dei rifiuti urbani. E adesso il traguardo si sposta in avanti: la nuova direttiva sugli imballaggi, votata dal Parlamento europeo il 29 gennaio scorso, alza i limiti che dovranno essere raggiunti entro il 2008 (2011 per Spagna, Grecia e Portogallo). L' obiettivo globale slitta al 60%, compreso il recupero energetico. E per le singole materie prime le nuove quote sono: 60% per carta e vetro, 50% per alluminio e acciaio, 22,5% per la plastica, 15% per il legno. In realtà, sommando queste percentuali non si arriva al 60%: significa che, paese per paese, partirà una negoziazione per stabilire quale settore dovrà fare più del minimo in modo che il totale raggiunga la quota richiesta. Sul fronte degli imballaggi per l'Italia il cammino è in discesa: il 2002 ha chiuso a quota 56%, 6,3 milioni di tonnellate di imballaggi recuperati. Una performance che, fa notare il Conai (il consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi), ha fatto risparmiare l'emissione di quasi 12 milioni di tonnellate di anidride carbonica; estendendo il conteggio al complesso del sistema europeo di gestione degli imballaggi si arriva a 17 milioni di tonnellate di anidride carbonica. E visto che, secondo i dati dell'European Environment Agency, nel 2001 le emissioni derivanti dai trasporti su gomma in Austria hanno sfiorato i 16 milioni di tonnellate di anidride carbonica, si può affermare che, attraverso il recupero degli imballaggi, si sono compensate le emissioni delle macchine e dei camion austriaci. Ma il quadro resta sostanzialmente negativo: la legge italiana stabilisce infatti un obiettivo complessivo di raccolta differenziata pari al 35%, contro una raccolta reale pari al 20%. Non basta: l'emergenza è diventata cronica in intere regioni e l'affidabilità del sistema è talmente bassa che ogni volta che si propone un impianto di trattamento la popolazione interessata insorge per paura che l'impianto venga realizzato male e gestito peggio. Un elemento che negli ultimi due anni ha compensato il passo lento della raccolta differenziata è stata la crisi economica che ha ridotto la produzione di rifiuti. Secondo l'Annuario Ambiente 2003 dell'Apat, l'agenzia per la protezione dell'ambiente e del territorio, lo scorso anno la produzione di rifiuti urbani, pur aumentando dell'1,5%, con un valore pro capite di 516 chilogrammi per abitante, ha mostrato un rallentamento della crescita. Ma una ripresa economica farebbe ripartire rapidamente la produzione dei rifiuti che comunque, nel settore degli imballaggi, resta alta. Secondo FiseAssoambiente la produzione complessiva di imballaggi nel 2003 è cresciuta dell'1%: tre volte più del Pil: «La variabile che ha determinato questo leggero incremento della produzione è da ricondursi soprattutto alla domanda interna. Il food, che insieme al beverage incide per ben il 60% sulla produzione complessiva, è risultato molto incisivo. All 'interno dei supermercati, si trovano oggi sempre più banchi di confezionamento di alimenti prima venduti solo al taglio, come i formaggi e i salumi. A questo si aggiunge la crescente diffusione dei prodotti vegetali già puliti, tagliati e confezionati, come l'insalata o altre verdure. E il fenomeno delle bevande analcoliche che, grazie all'estate torrida, si sono assicurate un consolidato del 45%». Il mancato decollo del sistema di raccolta rischia inoltre di tarpare le ali al mercato del recupero che in Italia è particolarmente forte soprattutto nel settore della carta, del legno e della plastica. In alcune regioni la crisi è già evidente. Ad esempio in Campania alcune cartiere avevano riconvertito la filosofia di acquisto puntando sul recupero e si trovano oggi in difficoltà per mancanza di sufficiente materia prima. Secondo Legambiente una volta dimostrato che è possibile creare un sistema virtuoso di recupero dei materiali, bisogna cominciare a esportare le esperienze positive nelle aree in cui non si è ancora arrivati a un meccanismo avanzato. «I Comuni in regola sono diventati più di 600 spiega Alberto Fiorillo, responsabile aree urbane della Legambiente C'è un pezzo importante d'Italia in cui i cittadini sono soddisfatti perché le bollette diventano più leggere, le amministrazioni hanno ottenuto città più pulite, le imprese beneficiano di materia prima di buona qualità a prezzo interessante». Per dare una spinta al sistema virtuoso è però urgente il salto, più volte annunciato, dalla tassa sui rifiuti alla tariffa: un modo per dare risorse al sistema e premiare con uno sconto chi ha più attenzione ecologica e penalizzare chi fa crescere il cumulo dei rifiuti indifferenziato. «Tutte le parti interessate si sono già sedute attorno al tavolo per negoziare le condizioni del nuovo sistema annuncia l'assessore romano Dario Esposito, che segue la trattativa per l'Anci, l'associazione dei Comuni italiani Le posizioni non sono vicine perché la crisi taglia le risorse economiche per tutti. Ma sono convinto che riusciremo a superare le difficoltà».
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