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Autostrade del Mare
- Subject: Autostrade del Mare
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 11 Mar 2004 08:02:14 +0100
L E A U T O S T R A D E D E L M A R E... N ON FACCIAMOCI FREGARE !!! COSA STA ACCADENDO NEI PORTI ITALIANI ? L'Italia sta diventando una gigantesca rampa di sbarco per milioni di container all'anno. I porti Hub che accolgono le gigantesche portacontainer transoceaniche, quali Gioia Tauro (il terzo porto in Europa dopo Rotterdam e Anversa), Taranto ed il nascente Cagliari hanno bisogno dello sviluppo dei porti minori sui quali riversare (tramite le piu' piccole navi feeder) le crescenti merci containerizzate provenienti dai mercati asiatici e destinate ai mercati europei. Ciò in concorrenza con i porti del nord Europa. COSA DICONO LE PREVISIONI UFFICIALI? (Consultabili su internet digitando: "Documenti e pubblicazioni. Le Autostrade del Mare. Programma straordinario di ricerca per lo sviluppo del cabotaggio marittimo e fluviale" paragrafo "Scenari futuri" da pag. 11 a pag. 17 . Sito di Confitarma.) Le previsioni ufficiali parlano testualmente di "un aumento dei traffici del 40% in dieci anni che in assenza di interventi correttivi si tradurrebbe in una crescita del traffico su gomma superiore ai 100.000 veicoli al giorno, pari al 60% del parco veicoli pesanti oggi circolante in Italia." Un elemento correttivo proposto e' la costituzione delle cosiddette "Autostrade del Mare", ovvero trasportare i camion su navi traghetto anziché farli viaggiare sulle autostrade. QUANTO TRAFFICO PESANTE ELIMINERANNO LE AUTOSTRADE DEL MARE? Le solite previsioni dicono che 600.000 mezzi pesanti all'anno ,ovvero circa 2500 al giorno, potranno essere spostati dalla strada al mare. Ma le previsioni stesse, specificando che il 60% di aumento dei mezzi e' pari a 100.000 unità, affermano che il traffico pesante odierno e'di circa 170.000 unità giornaliere! (da altre fonti a noi risulta essere di circa 200.000). In sostanza questo programma ufficiale dice che tra dieci anni avremmo 270.000 camion al giorno sulle strade e intende contenere gli effetti devastanti di tale traffico "spostandone" 2.500 sulle linee marittime. Come dire: 270.000 mezzi pesanti al giorno sono un dato drammatico mentre con 267.500 sarà tutta un'altra cosa !?! CONCLUSIONI E' evidente che tutto questo clamore sulle "Autostrade del Mare" serve a nascondere ai cittadini che l' ampliamento dei porti e delle strutture interportuali serviranno ad aumentare la capacità ricettiva delle merci e di conseguenza i trasporti di import ed export dei diversi Paesi dell'Unione Europea, compreso quelli dell'Est che presto entreranno nel mercato Europeo. In ingresso ed in uscita dagli appositi centri interportuali le merci continueranno sempre più ad invadere le nostre strade se non si troveranno concrete alternative al trasporto su gomma. Per la soluzione di questo problema è necessaria una forte volontà politica dell'intera Unione Europea che invece da sempre favorisce l'autotrasporto fregandosene della qualità di vita e della sicurezza dei cittadini. Siamo tre amici, pensionati marittimi, abitanti in una città portuale ligure. L'Otto Dicembre scorso abbiamo spedito una nostra ricerca a circa duecento sedi di movimenti ambientalisti in tutta Italia. A distanza di tre mesi riproponiamo questa lettera riassuntiva agli stessi movimenti , a numerose testate giornalistiche , a uomini di cultura, affinché nasca un dibattito più approfondito sulla questione delle "Autostrade del Mare" Cordiali saluti 06 Marzo 2004 Marco Bianchi La questione sollevata è importante e grave. Merita qualche approfondimento anche per evitare di fare confusione. Da anni il trasporto mondiale cresce a ritmi decisamente più alti della produzione. Questo perchè, come è noto a tutti, molte attività produttive sono state decentrate nei paesi a basso costo del lavoro. In questo modo per produrre le stesse cose serve più trasporto. O, detto in altri termini, a parità di prodotto aumenta l'impronta ecologica. Proprio la moltiplicazione e globalizzazione dei flussi di trasporto ha assegnato un ruolo rilevante al trasporto marittimo, il solo a poter garantire a bassi costi il trasporto sulle lunghissime distanze. Benchè la maggior parte di questi flussi sia ancora garantito dal trasporto marittimo tradizionale, la parte più dinamica è quella garantita dal trasporto con container, che - nata negli anni '50 - è ormai arrivata al 40% del totale dei flussi mondiali di merce. Il container è una forma di standardizzazione del trasporto che consente di velocizzare e rendere ancora meno costose le operazioni di carico e scarico sulle navi ed il trasporto terrestre, sia stradale che ferroviario. Il trasporto con container è di fatto il trasporto della globalizzazione. Al trasporto con container si è associato il gigantismo navale, cioè la costruzione e l'uso di navi megaportacontainer che coprono le grandi rotte intercontinentali: dal Sud-Est asiatico verso l'Europa e la costa pacifica del Nord-America; tra l'Europa e la costa atlantica del Nord-America. A questo si è affiancato la tecnica del transhipment (cioè del trasbordo): le megaportacontainer toccano solo pochi porti principali (risparmiando così tempo e danaro degli armatori), da questi porti partono navi più piccole (le feeder) che appunto alimentano i porti regionali. Gioia Tauro è uno dei principali porti di transhipment puro del mondo (cioè fa solo operazioni di trasbordo da nave a nave). Genova, per quanto importante terminal container, non è invece un porto di transhipment. Le autostrade del mare nascono invece come alternativa al trasporto stradale e si concretizzano, in sintesi: - nel traghettamento di semirimorchi o di interi camion - nel potenziamento dei servizi di traghettamento - nel potenziamento delle infrastrutture e delle tecnologie per velocizzare l'accesso dei tir ai porti e alle navi. In teoria le autostrade del mare dovrebbero ridurre l'impronta ecologica del trasporto, sostituendo il trasporto marittimo al trasporto stradale. Il massimo del beneficio si ha però quando non si trasporta l'intero camion sulla nave, ma solo il semirimorchio o, meglio ancora, solo il container. Per fare questo non è però sufficiente "mettere i camion sulle navi", ma occorre riorganizzare completamente l'organizzazione del trasporto; banalmente: se si carica un semirimorchio su una nave, occorre avere almeno due motrici, una alla partenza ed una all'arrivo; cosa che ovviamente non sono in grado di fare i nostri autotrasportatori "padroncini". Quali riflessioni in termini di impronta ecologica? La prima - già detta - è che la globalizzazione e il decentramento produttivo aumentano l'intensità di trasporto e, quindi, l'impronta ecologica della produzione e distribuzione dei beni. La seconda, più nascosta, è la competizione mondiale tra porti a gestire questi imponenti flussi di trasporto. Per fare un esempio: l'enorme terminal container di Genova (il principale in Italia) è gestito dall'autorità portuale di Singapore! Questa ha tutto l'interesse a portare a Genova la parte più consistente dei flussi di trasporto dall'Asia verso l'Europa. Per fare concorrenza ai porti del Nord Europa, sono interessati a portare a Genova anche i milioni di container che hanno per destinazione l'Europa centrale e settentrionale. Il che significa che dei container che potevano viaggiare via mare fino a Rotterdam e poi da lì andare a Monaco via treno, saranno scaricati invece a Genova e dovranno raggiungere Monaco passando due volte le montagne. Anche da qui nasce la pressione per potenziare le infrastrutture stradali e ferroviari di attraversamento alpino (terzo valico ferroviario di Genova; nuovo tunnel ferroviario del Frejus; autostrada del Mercantour; tunnel ferroviari del Loetschberg e del Gottardo; e chi più ne ha, più ne metta). Ancora più assurda l'idea, che per un certo periodo aveva circolato in FS, di caricare sui treni i container arrivati a Gioia Tauro, per trasportarli per ferrovia da lì al centro e nord Europa. Insomma: se prevale una competizione ad accaparrarsi i flussi di trasporto, può anche succedere che si moltiplichino i traffici di attraversamento e, più in generale, che aumenti a dismisura l'impronta ecologica del trasporto. Perchè il trasporto che poteva essere marittimo, diventa terrestre e perchè si costruiscono nuove infrastrutture o si potenziano quelli esistenti. Meno grave, ripeto, è la questione delle autostrade del mare, che dovrebbero servire a ridurre il trasporto terrestre di medio raggio, per sostituirlo con quello marittimo. La nota dolente in questo caso è il passaggio di migliaia di tir nei centri urbani all'interno dei quali si trova la maggior parte dei nostri porti. Anche per questo si propongono nuove "bretelle" e svincoli proprio al servizio dei porti: non saprei dire se in questo caso è peggio il male o la cura. E per il momento è tutto. Un caro saluto Gerardo Marletto (docente di trasporti al Politecnico di Milano e alla facolta di economia di Roma-Tor Vergata)
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