R: acciaio, finale di partita: dalla globalizzazione alla protezione del mercato locale



Andrea Agostini, quella che presenti è una bella sintesi della situazine del
settore acciaio, in Italia.

Come altri settori che stano vedendo una storica quanto continua crisi
soprattutto di una loro identità in un contesto socio-economico e politico
in continua mutazione, anche questa dell'acciaio mostra i suoi risultati:
disoccupazione, svendita, delocalizzazione delle produzioni all'estero etc.

Se però guardiamo la medesima situazione dal punto di vista delle
opportunità, nel senso di rivedere una loro nuova dislocazione all'interno
di un'economia produttiva, potremmo trovare anche dei lati positivi. E in
questo senz'altro la siderurgia ha una sua peculiarità distintiva.

Industrie 'chiave' in un'economia avanzata.
In breve all'interno di una economia avanzata le produzioni di base quali
l'energia, la siderurgia, i filati, l'edilizia sono considerati dalla teoria
socio-economica PROUT, settori 'chiave'. Cioè se gestiti adeguatamente sono
in grado di muovere un indotto produttivo e contenere i prezzi sul mercato
di molti altri beni derivati.

Secondo questa nuova teoria, le industrie 'chiave' che producono 'materie
prime', dovrebbero essere gestite dalle amministrazioni locali, come risorse
pubbliche di estrema importanza strategica per l'economia locale e la pace
sociale.

Mi spiego: un'acciaieria che produca profilati, lamiere di ferro e acciaio
etc. Essa fornisce una miriade di piccole medie e grosse aziende:
metalmeccaniche, edilizia, automobilisticche, navali etc. L'aumento del
prezzo della materia prima anche di qualche centesimo farà lievitare il
prezzo di moltissimi prodotti collegati. La scarsità artificiale in momenti
di crisi economica esaspera il mercato. Il controllo dei prezzi diventa
impossibile. I guadagni sono concentrati nelle mani di pochi imprenditori
privati.

Le aziende che producono materie prime, e le acciaierie in Italia, per
queste ragioni dovrebbero essere gestite dalle Amministrazioni locali con il
metodo di 'nè perdita, nè profitto' per mantenere i prezzi delle materie
prime più bassi possibile e non lavorare con la logica del profitto, ma
della 'disponibilità' della materia prima.

I capitalisti creano instabilità nel mercato. Se per la gestione di aziende
come Parmalat, Fiat si prospetta come più virtuosa ed efficente una gestione
di tipo cooperativo, dove gli azionisti siano gli stessi lavoratori, che
possono così controllare il proprio destino, per le aziende 'chiave'
produttrici di materie prime, esse dovrebbero essere in mano pubblica.
Mentre produzioni che non rientrano tra i beni di prima necessità possono
anche essre private.
Questa l'idea di un settore produttivo tripolare, espresso dalla teoria
socio-economica PROUT (Teoria della Utilizzazione PROgressiva).

E queste le proposte del Proutist Universal, per la gestione di queste
importanti attività.
Ma non si può parlare di ristrutturazione dell'economia locale se non si
pone un freno all'influenza negativa della liberalizzazione dei mercati
imposta dalla globalizzazione economica in atto.

Mi rifaccio per questa ad una espressione di Hugo Salinas Price, Presidente
di Mexican Civic Association Pro Silver, che afferma: "La globalizzazione
oggi non è una virtù, è un vizio.

La Globalizzazione è un processo viziato e distruttivo, che influenza in
modo negativo le economie nazionali di tutto il mondo. Non è un processo
naturale per nessun motivo, ma si basa sulla frode e sull'illuzione. La
globalizzazione non produce un mondo più armonioso e produttivo, ma un mondo
di distorsioni e cattivi investimenti che accompagnano ovunque la
distruzione della produzione locale".

A differenza della disanima di Andrea:
"Se non si costruisce un percorso partecipato di politica territoriale con
soggetti responsabili e imprenditori attendibili ( e disposti a metterci del
loro ) la soluzione è nota : licenziamenti , costi ambientali sulle spalle
degli enti pubblici, aree vampirizzate da imprenditori senza scrupoli".
...credo che siamo arrivati ad un punto nella storia, dove dobbiamo metterci
del 'nostro' (nel senso di gestione dell'economia nella mani della
popolazione locale), non possiamo chidere agli imprenditori di venirci
incontro.


Saluti

Tarcisio Bonotto
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Verdi ScR Verona
Proutist Universal
www.prout.it
Istituto di Ricerca Prout
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-----Messaggio originale-----
Da: economia-request at peacelink.it
[mailto:economia-request at peacelink.it]Per conto di Andrea Agostini
Inviato: mercoledì 11 febbraio 2004 11.51
A: ECONOMIA
Oggetto: acciaio, finale di partita


ACCIAIO FINALE DI PARTITA .

Negli ultimi mesi ( e anche più ) la crisi della siderurgia italiana ha
toccato con ritmi incalzanti varie provincie italiane : Trieste , Venezia
,Vicenza, Verona , Brescia , Genova , Terni , Taranto . Sono le tappe nere
di un percorso che mostra sempre la stessa trama . In italia tutte le
principali aziende che producono acciaio non sono - mai state - in grado di
vivere senza - :
a - Aziende regalate o vendute a prezzo politico dallo stato
b - Finanziamenti massicci da amministrazioni locali, regionali, nazionali.
c - Uso dissennato di risorse naturali a prezzi risibili ( acqua ed energia
elettrica in primis )
d - Occhi chiusi , spesso sbarrati di sindaci , asl e agenzie ambientali in
merito ai livelli di inquinamento , pregressi , attuali , futuri, con danni
irreparabili all'ambiente e talvolta mortali per lavoratori e abitanti.
e - Uso illegale e continuato della flessibilità occupazionale con
costituzione di reparti confino, mobbing nei confronti dei delegati attivi,
indisponibilità ( sostanziale ) a qualunque confronto di merito ( non
parliamo poi di piani industriali che non ci sono ).
Il dato che ne deriva è che l'acciaio in italia non è in grado di stare sul
mercato da solo , non ci sono manager capaci di gestire un'impresa del
settore senza fare danni , la recente questione del carbone cinese è
rilevante perchè dimostra che i nostri cari imprenditori non sono in grado
( e non vogliono ) gestire progetti industriali a medio periodo ,
l'impennata della produzione cinese dell'acciaio è nota da tempo e così
anche il dirottamento del carbone cinese a sostegno del poderoso sviluppo
dell'industria nazionale.
In tutte le province sopra citate sono in corso inchieste della magistratura
( arrivate in alcuni casi a rinvio a giudizio ) che indagano su reati
(penali) commessi in relazione al ciclo dell'acciaio.
A cornigliano si sta giocando un giochetto già visto : ricatti padronali ,
operai arrabbiati , enti pubblici incapaci di una qual si voglia
programmazione territoriale , governo che vuol metterci un pò di soldi ( ? )
per tenere in piedi un'azienda che non sa , non vuole , non può stare sul
mercato ( e infatti progetta di fare un district park facendosi regalare
aree per reinventarsi nella logistica ).
Tutto ciò non è serio , e' un insulto all'intelligenza dei cittadini , un
macigno sulla credibilità delle istituzioni.
Se non si costruisce un percorso partecipato di politica territoriale con
soggetti responsabili e imprenditori attendibili ( e disposti a metterci del
loro ) la soluzione è nota : licenziamenti , costi ambientali sulle spalle
degli enti pubblici, aree vampirizzate da imprenditori senza scrupoli.

andrea agostini