inceneritore brescia in mora



da bresciaoggi

 Venerdì 16 Gennaio 2004

Terza linea nel mirino dopo l'esposto dei comitati ambientalisti. Contestate
tre possibili infrazioni, chieste spiegazioni al governo

 L'Ue mette in mora l'inceneritore

Replica l'Asm: «Mancava il sì della Provincia, ma dal 19 dicembre c'è»

di Tiziano Zubani

Brescia ancora al centro dell'attenzione della Commissione europea. Dopo l'
avvio della procedura d'infrazione per l'autostrada della Valtrompia, ora
arriva la messa in mora per la terza linea dell'inceneritore. Questa è la
conseguenza di un esposto presentato dai Cittadini per il riciclaggio e dal
Comitato ambiente e firmato da Marino Ruzzenenti. Nei giorni scorsi da
Bruxelles è arrivata a Ruzzenenti una missiva che lo informava: «La
Commissione ha inviato all'Italia una lettera di messa in mora in relativa
alla costruzione dell'inceneritore Asm di Brescia».
Sono tre i punti contestati: l'aver stabilito che la terza linea può operare
in regime autorizzativo semplificato; non c'è stata, prima dell'
autorizzazione della costruzione, una valutazione d'impatto ambientale; non
è stata esposta la domanda di autorizzazione all'esercizio della terza linea
per il periodo adeguato così da consentire le osservazioni da parte della
popolazione.
Sulla base di queste possibili infrazioni, la Commissione europea chiede che
il Governo italiano spieghi le scelte compiute.
«Una scelta rilevante - commenta Ruzzenenti - perché riguarda il più grande
inceneritore d'Europa, proposto in giro per l'Italia come un modello da
imitare, in particolare la terza linea destinata a bruciare 250.000
tonnellate di rifiuti speciali in aggiunta alle due linee già in funzione
per rifiuti urbani e speciali per un totale di 750.000 tonnellate anno,
oltre 2.000 tonnellate giorno. Teniamo presente che neppure le precedenti
due linee sono state sottoposte a valutazione di impatto ambientale,
sfruttando le more del recepimento della Direttiva europea».
Prosegue: «Lo Stato italiano avrà due mesi di tempo per presentare le propri
e osservazioni. Se l'Italia dovesse continuare a non ottemperare ai propri
obblighi e se la Commissione non dovesse modificare il proprio punto di
vista a seguito delle osservazioni trasmesse dallo Stato membro in risposta
alla lettera di messa in mora, la Commissione emetterà un parere motivato al
quale lo Stato membro dovrà conformarsi entro un determinato termine. Se
l'Italia non dovesse conformarsi al parere motivato, la Commissione potrà
adire la Corte di giustizia». Aggiunge Celestino Panizza: «Noi chiediamo di
sospendere qualsiasi attività per la terza linea e si riapra la discussione
se abbia senso bruciare i rifiuti provenienti da fuori provincia "per fare
bei soldini". Brescia rischia di diventare la pattumiera d'Italia».
Giuseppe Dalola, del Comitato ambiente, chiede si faccia una seria politica
per la riduzione dei rifiuti, non una nuova linea di inceneritore ed Enrico
Zecca sottolinea: «Il recupero energetico che si fa oscilla tra il 25% e il
16. È basso e ciò rende l'impianto un assurdo economico ed ecologico».
In Comune la notizia non agita molto. L'assessore all'ecologia Ettore
Brunelli non sapeva della messa in mora, ma conosceva alcuni passi
precedenti. «A ottobre il Governo ha chiesto a Regione e Comune la
documentazione sulla vicenda. Secondo la Regione, che ha gestito la partita,
non c'era bisogno di valutazione di impatto ambientale. La nostra
preoccupazione, come Comune, è stata quella di fissare i criteri ambientali
dell'impianto, ma le regole non le abbiamo fissate noi. Se l'azienda avesse
dovuto seguire quella prassi e non l'avesse fatta, saremmo i primi a tirare
le orecchie ai responsabili, visto che per noi era scontato che facessero
tutto il necessario. Ma se Regione e Provincia non l'hanno chiesto,
probabilmente questo non era necessario».
L'azienda di via Lamarmora dà una lettura totalmente diversa di questo
documento. «Questa messa in mora da parte della Commissione europea -
sostengono all'Asm - è in sostanza un sollecito al Governo Italiano per il
ritardo nella trasmissione di documenti. O meglio, quando sono stati
trasmessi mancava un'autorizzazione della Provincia di Brescia. La
Provincia, che ora ha autorizzato l'impianto, riteneva indispensabile
distinguere nelle vasche la parte per i rifiuti da quella delle biomasse.
Ora è stato fatto il muro di separazione e con questo la provincia ha
rimosso la sua opposizione. Il 19 dicembre è è stata ufficialmente
comunicata all'Azienda l'autorizzazione e ora tutto l'incartamento è stato
consegnato al Governo».

 - L' IMPIANTO

  Tre linee per i rifiuti e le biomasse

 La combustione produce energia elettrica e calore da teleriscaldamento

Il Termoutilizzatore è una centrale di produzione combinata di energia
elettrica ed energia termica che ha per obiettivo il trattamento ed il
recupero energetico dei rifiuti non utilmente riciclabili come materiali.
L'impianto era composto originariamente da due unità di combustione
collegate ad un gruppo turbina a vapore di potenza efficiente lorda pari a
58 Mwe e 102 MWt; ora è partita una terza linea destinata esclusivamente al
recupero energetico di biomasse. Oltre alla produzione di energia elettrica,
come avviene in molti impianti analoghi, si recupera l'energia termica, che
nelle centrali tradizionali viene dispersa nell'ambiente, energia termica
immessa nella rete di teleriscaldamento della città.
Secondo la nota dell'azienda: «I rifiuti urbani sono un combustibile
alternativo e contribuiscono anche alla riduzione dell'impatto ambientale
causato dal ciclo di approvvigionamento dei combustibili fossili
tradizionali, comprendente le fasi di estrazione, raffinazione e trasporto.
Il Termoutilizzatore agisce a tutti gli effetti come un "depuratore dei
rifiuti" in quanto elimina le componenti organiche, produce scorie inerti
grazie alla combustione e concentra i composti inorganici pericolosi
(metalli pesanti) nelle polveri residue dell'impianto di depurazione fumi.
Le sostanze metalliche ferrose, che il processo di combustione non può
distruggere, vengono separate da un apposito impianto. In particolare, il
Termoutilizzatore - rispetto allo smaltimento dei rifiuti in discarica ed
alla produzione separata delle medesime quantità di energia elettrica (in
impianti termoelettrici ad olio combustibile) e di calore (in caldaie
condominiali a metano) - consente di ridurre le emissioni in atmosfera. Il
Termoutilizzatore è stato progettato e costruito utilizzando tecnologie
avanzate e largamente sperimentate nel mondo con il risultato del
contenimento delle emissioni ad un livello molto inferiore a quanto
stabilito dalle normative vigente in materia».
Nel maggio del 1997 il Comune di Brescia ha istituito l'Osservatorio sul
Termoutilizzatore composto da esperti scientifici dell'Università, da
rappresentanti di Asl ed Arpa, Regione, Provincia, Comune, Organizzazioni
Sindacali, Circoscrizioni delle zone vicino al Termoutilizzatore ed
Associazioni ambientaliste.

da brescia oggi 11 novembre 2003

 Venerdì 21 Novembre 2003

Terza linea, faccia a faccia contestatori e Asm

 Ruzzenenti e Capra: duello con scintille sul termoutilizzatore

É iniziato il countdown per l'apertura della terza linea dell'inceneritore.
Ma durante il confronto pubblico sul tema l'altra sera alla cascina Parco
Gallo tra il presidente dell'Asm Renzo Capra e il leader del movimento
Cittadini per il riciclaggio Marino Ruzzenenti si è levata più di una voce
di protesta. Soprattutto da parte di chi abita nel quartiere e
l'inceneritore non lo vuole, figuriamoci potenziato. L'ultima fase di
ampliamento dell'impianto di cogenerazione dovrebbe essere pronta a
dicembre, ma l'avvio effettivo sarà solo verso la metà del 2004. «Dopo
l'apertura ci saranno cinque o sei mesi di prova - ha spiegato Capra nel suo
intervento a difesa della Terza Linea, che secondo il presidente Asm si è
resa necessaria per assicurare l'energia ai paesi dell'hinterland che
saranno serviti dal teleriscaldamento - poi faremo un doppio collaudo,
nostro e della Provincia. Con la terza linea a regime la produzione di
energia passerà a 150 megawatt termici e 70 megawatt elettrici, ma le scorie
prodotte non aumenteranno proporzionalmente: la delibera del Comune di
Brescia del 30 gennaio 2002 infatti ci ha imposto che la nuova linea bruci
solo biomasse e inoltre nei prossimi anni convertiremo a metano le altre
centrali di Lamarmora».
Più o meno la stessa versione dall'assessore all'Ambiente del Comune, Ettore
Brunelli, presente anche lui all'incontro e forte di uno studio del sistema
energetico della città che ha dimostrato che l'entrata in funzione della
terza linea non provocherà alcun peggioramento dell'aria, sia perché brucia
biomasse, sia perché verranno chiuse o rinnovate altre centrali dell'Asm.
Tutte bugie, secondo Marino Ruzzenenti. Il leader degli oppositori
all'inceneritore non solo ha criticato l'uso del termine biomasse, per
quelle che invece secondo altri studi sarebbero da considerare rifiuti
pericolosi. Ma ha portato a testimonianza delle sue tesi anche il parere
espresso durante l'incontro dal direttore dell'Arpa di Brescia Luigi Filini.
Questi in realtà dell'inceneritore non parla che bene, sottolineando
l'ottimo sistema di abbattimento delle polveri e l'oculata gestione,
lasciando aperto un solo dubbio sull'eccessivo uso di ammoniaca per ridurre
la presenza di ossido di azoto nei fumi.
«Le biomasse bruciate già adesso dalle prime due linee, e nei prossimi mesi
anche dalla terza, non sono come dice la legge scarti vegetali non trattati,
ma perlopiù scarti di cartiera pieni di cloro e plastica - ha affermato
Ruzzenenti, che sul tema ha appena finito di scrivere un libro di prossima
pubblicazione -. Cloro e ammoniaca in grandi dosi bruciando danno origine al
cloruro d'ammonio, una delle polveri più sottili che di per se non è
pericolosa, ma sfugge ai filtri dell'inceneritore e respirata fissa nei
polmoni sostanze come il Pcb».
I Cittadini per il riciclaggio e il Comitato ambiente città di Brescia per
fermare l'inceneritore si sono rivolti all'Unione Europea, denunciando la
mancanza di una valutazione di impatto ambientale per l'intera struttura,
che invece sarebbe necessaria. Ma la tensione tra gli abitanti della zona
serpeggia. E il dubbio sull'inceneritore resta e c'è chi non ne chiede la
chiusura ma di tornare a bruciare le 266 mila tonnellate di rifiuti l'anno
come in passato era stato richiesto con un ricorso (bocciato) al Tar.
Matteo Asti