rifiuti a milano e inceneritore



Dal corriere.it
di sabato 3 gennaio 2003

«Ma a Silla potremmo bruciare più immondizia»

Il termovalorizzatore produce calore e energia elettrica, ma per il
progettista è sottoutilizzato

Funziona bene. Ma potrebbe funzionare meglio. Ovvero: potrebbe dare di più.
Sarebbe in grado di migliorare le sue prestazioni. Potrebbe arrivare a
smaltire un terzo di spazzatura in più rispetto a quello che oggi distrugge.
Perché il termovalorizzatore di Figino, il Silla 2, caratterizzato da quel
camino azzurro di 120 metri d'altezza che si staglia nel cielo alla
periferia nord-ovest della città, è già pronto per bruciare 400 mila
tonnellate di rifiuti urbani all'anno, al posto delle attuali 279 mila.
Potrebbe insomma incenerire la metà dell'immondizia di Milano,
trasformandola in calore ed energia elettrica. Per migliaia di abitazioni
nella zona. «Garantendo comunque il rispetto dell'impatto ambientale»,
spiega Dante Salimbeni, l'ingegnere responsabile del progetto. Ma, come
sempre, c'è un intoppo. Anzi due. Prima di tutto serve l'autorizzazione a
smaltire più rifiuti dall'amministrazione competente: la Provincia. E'
Palazzo Isimbardi che deve dare il via libera a un aumento dell'attività
dell'impianto. Ma soprattutto va rivisto l'accordo di programma con i comuni
a ridosso del Silla 2, quindi Pero, Rho, Cornaredo e Settimo Milanese.
Protocollo d'intesa che fissa un limite di rifiuti da riciclare: 900
tonnellate al giorno. Non che ci sia, da parte dei sindaci, un'obiezione
assoluta a far crescere l'attività del forno. Il problema, ha più volte
ripetuto Angela Fioroni, primo cittadino di Pero, è che «comunque un
impianto di questo tipo comporta rischi. E i fattori di rischio vanno
calcolati e mitigati». In altre parole si chiede di riaprire il tavolo della
trattativa, di rivedere i controlli e gli accordi, di aggiornare le garanzie
per gli abitanti.
Dunque l'accordo va ridiscusso. E per arrivare a un punto di convergenza
serve comunque tempo. Circa un anno, viene preventivato, tra autorizzazione
e tavolo di contrattazione. Nel frattempo il terzo forno dell'impianto viene
mantenuto in stand-by , «in conservazione a caldo», come spiegano i tecnici
per evitare danni e corrosioni. In modo da essere subito pronto per entrare
in servizio.
Tutto questo mentre continua il suo cammino, anche questo non molto spedito,
il programma per il secondo termovalorizzatore, che dovrebbe nascere a sud
di Milano. Il progetto è già stato realizzato e il preliminare è stato
consegnato al sindaco Gabriele Albertini. Ora non resta che individuare il
sito e aspettare l'autorizzazione per l'inizio dei lavori, che dovrebbero
durare cinque anni.
Calendario alla mano «si arriverebbe alla fine del 2008 per l'entrata in
servizio del nuovo impianto. Tempi di consegna che noi siamo pronti a
rispettare», continua Dante Salimbeni. Sempre che non ci siano ulteriori
ritardi per le autorizzazioni e per l'iter burocratico.
A quel punto si potranno raggiungere gli obiettivi che Amsa si è posta per
Milano in fatto di smaltimento rifiuti urbani: vale a dire arrivare a un 35
per cento di riciclaggio e compostaggio (contro il 14 per cento di oggi), il
40 per cento di recupero energetico con i termovalorizzatori (8 per cento) e
il 25 per cento di messa a discarica (78 per cento).

Davide Gorni


In Germania 800 tonnellate di rifiuti al giorno

Chiuso l'impianto ex Maserati. Aumentano i costi di smaltimento. I Verdi:
sei volte più caro che utilizzare i forni d'incenerimento

I rifiuti passano dalla Maserati al treno. I primi vagoni carichi dell'
immondizia milanesi sono partiti ieri alla volta di Lipsia. Un altro
convoglio punterà sulla Baviera, mentre un carico più leggero di spazzatura
si fermerà nel Pavese, a Corteolona. Il fatto è che l'impianto di
smaltimento di via Rubattino, nell'ex stabilimento Maserati, il 31 dicembre
ha chiuso i battenti. Mentre il nuovo mangia-rifiuti detto "Maserati light",
in via Zama, non sarà pronto fino a settembre. Di qui, la necessità di
quella che il direttore generale di Amsa, Carlo Petra, ha chiamato una
«soluzione ponte»: appunto, la spedizione dei rifiuti in Germania. Per i
Verdi, tuttavia, si tratta di una «scelleratezza». Lo sostiene il capogruppo
in Regione, Carlo Monguzzi: «Dieci anni dopo l'emergenza rifiuti, siamo al
punto di prima: non siamo in grado di smaltire la nostra spazzatura e
dobbiamo portarla fuori Provincia». L'assessore comunale Zampaglione non ci
vede nulla di male: «Sono problemi delle aziende di smaltimento».
Soprattutto, prosegue Monguzzi, l'operazione ha «un prezzo assai alto: 121
euro la tonnellata, contro i 25 dei termovalorizzatori. Un bello spendere
per chi sostiene che la pulizia della stazione Centrale i cittadini se la
devono pagare a parte». Inoltre, l'esponente ambientalista si chiede se il
conto non sia destinato a impennarsi: «La legge regionale approvata il mese
scorso sancisce che chi smaltisce rifiuti fuori Provincia debba pagare un
supplemento del 50 per cento alla Provincia stessa: i 121 euro non
diventeranno 180? Saremmo a sei volte tanto lo smaltimento in
termovalorizzatore. Se questo è il modello Milano... ».
Ma, appunto, il direttore dell'Amsa, Carlo Petra chiarisce che si tratta di
una soluzione ponte. E smentisce che il prezzo sia elevato: «Abbiamo bandito
una gara europea a cui hanno partecipato cinque soggetti. E i due che non
hanno vinto proponevano prezzi sensibilmente maggiori».
I vincitori sono la Ecolog, una spa del gruppo Trenitalia che si avvale del
know-how tecnico dell'Ama, la società ambientale del comune di Roma. I
rifiuti, compressi, vengono trasportati su treni da 800 tonnellate a una
quindicina di chilometri da Lipsia. E poi la Ecoltecnica, società milanese
guidata da Rino Martini, ex colonnello della forestale che fu direttore
generale dell'Amsa quando era assessore comunale Walter Ganapini.
La spazzatura parzialmente trattata viene inviata in Baviera. Entrambe
queste società chiedono all'Amsa per lo smaltimento 121 euro a tonnellata. I
servizi della Ecodeco costano un po' meno, 108 euro a tonnellata. Ma sono i
camion dell'Amsa che devono trasportarli fino a Corteolona, nel Pavese, dove
vengono distrutti nell'impianto Fertilvita creato dal figlio del premio
Nobel per la fisica Giulio Natta. Per tutti, il contratto è di sei mesi,
rinnovabile per altri tre.
In sostanza, delle 2.357 tonnellate di immondizia prodotte mediamente da
Milano (molte di più in dicembre, molte meno in questi giorni), circa 650
prendono le strada del riciclo. E Petra, tra parentesi, annuncia che «in
dicembre Milano ha raggiunto l'importante soglia del 35% di raccolta
differenziata». Il fatto che l'assessore Zampaglione abbia recentemente
sostenuto l'inutilità della raccolta separata dei rifiuti umidi non
significa che l'azienda ambientale abbia rinunciato al differenziato: «È una
tendenza - spiega ancora Petra - che nei prossimi anni aumenterà».
Altre 900 tonnellate di spazzatura finiscono nel termovalorizzatore di Silla
2. Dove per termovalorizzatore si intende un impianto che ingoia immondizia
e restituisce energia elettrica e acqua calda per il riscaldamento. La parte
restante, appunto, in questi mesi prenderà la strada della Germania o del
Pavese.

Marco Cremonesi