[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
economicità dei termovalorizzatori
- Subject: economicità dei termovalorizzatori
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 29 Dec 2003 07:37:48 +0100
da federico valerio 28 dicembre 2003 Se i miei rifiuti sono utilizzati come combustibile per produrre elettricità che viene venduta, perchè devo pagare per questo loro utilizzo? Bella domanda! Una prima risposta è che, nonostante la campagna pubblicitaria a favore dei termovalorizzatori, questa tecnica è un sistema di smaltimento dei rifiuti e non di recupero energetico. Proprio questo è il recente parere del Tribunale della UE, con riferimento alla combustione dei rifiuti indifferenziati. Quindi, a rigor di logica, l' elettricità prodotta dai termovalorizzatori non dovrebbe avvalersi degli incentivi per l' uso delle fonti energetiche rinnovabili (circa 0,15 euro per Kwattora prodotto), come il governo italiano benignamente riconosce a questo tipo di gestione dei rifiuti. Infatti, non solo i produttori-proprietari dei rifiuti-combustibili devono pagare per termovalorizzarli, ma con le loro tasse tutti i contribuenti pagano anche i generosi contributi statali per l' elettricità prodotta bruciando rifiuti. La verità è che nessun impresa realizzerebbe termovalorizzatori senza questo singolare capovolgimento delle regole del mercato. Infatti, seguendo queste regole, l' affare non reggerebbe: i costi di investimento e gestione di un termovalorizzatore sono talmente alti da non essere coperti dalla sola vendita di energia elettrica al prezzo di mercato (0,07 euro a Kwattora), anche potendo disporre di "combustibile" a costo zero. A confronto, una centrale termoelettrica paga il carbone 0.018 euro al chilo e la vendita dell' elettricità, senza alcuna sovvenzione statale, permette un giusto guadagno al gestore. Il fatto è che i rifiuti sono un pessimo combustibile e i termovalorizzatori un "fiasco" dal punto di vista dell' efficienza energetica. La seconda possibile risposta è che in Italia si sta organizzando una colossale truffa a danno di tutti i cittadini, con la connivenza del governo, succube della "lobby" degli inceneritoristi. I capisaldi di questa truffa sono: 1) Aver fissato la quota minima di riciclaggio al 35% (con l' ipotesi di ridurla al 20 %) . In questo modo, la maggior parte dei rifiuti rimane per la termovalorizzazione. E più rifiuti brucia un termovalorizzatore, più ci guadagna il suo gestore. 2) Non aver realizzato nessuna seria politica nazionale per incentivare la riduzione e il riciclaggio dei rifiuti ( vedi punto 1) 3) Avere legalmente attribuito ai rifiuti la qualità di "fonte energetica rinnovabile". Grazie a questa norma i termovalorizzatori possono godere tutti i benefici del caso: incentivi economici per l' elettricità prodotta, procedure semplificate per le autorizzazioni. 4) Non aver reso subito obbligatoria l' introduzione della tariffa (che fa pagare al contribuente in proporzione alla quantità di rifiuto indifferenziato prodotto) prima della realizzazione del piano nazionale di termovalorizzazione dei rifiuti (oltre 200 impianti in tutt' Italia). Una volta che questi impianti si sono realizzati e sono stati sottoscritti i contratti ventennali per i quantitativi di rifiuti da conferire obbligatoriamente agli impianti di termovalorizzazione, non sarà più possibile tornare indietro e i cittadini consumatori non potranno far altro che produrre sempre più rifiuti e pagare senza fiatare per la loro termovalorizzazione. 5) Avere emanato la norma che espropria i rifiuti al loro produttore naturale e ne attribuisce la proprietà all' ente predisposto alla loro raccolta.
- Prev by Date: il buco nero dei rifiuti speciali
- Next by Date: fanghi di depurazione in agricoltura
- Previous by thread: il buco nero dei rifiuti speciali
- Next by thread: fanghi di depurazione in agricoltura
- Indice: