acqua in caraffa i filtri non la rendono potabile



dal corriere.it
1 dicembre 2003

Chieste dalla Procura verifiche sulle ditte produttrici dei macchinari

Acqua mineralizzata,

Inchiesta sulle bevande in caraffa, controllati 15 ristoranti

Sotto accusa nei ristoranti romani l'acqua «mineralizzata», venduta in
caraffe senza tappo o etichetta al posto dell'acqua minerale in bottiglia.
Le indagini svolte nelle ultime settimane dai carabinieri del Nas in
quindici locali pubblici, soprattutto nel centro storico e frequentati anche
da vip, personaggi della politica e del mondo dello spettacolo, hanno
evidenziato carenze igieniche e violazioni delle disposizioni in materia di
trattamento dell'acqua potabile. Sulla vicenda sta indagando la Procura, che
ha iscritto nel registro degli indagati i responsabili di quattro ditte
produttrici di filtri e macchine speciali capaci di «trattare» l'acqua
potabile, aggiungendo a volte anche anidride carbonica per renderla simile a
quella minerale. Il reato contestato dal pm Clara De Cecilia è quello di
«aver posto in commercio apparecchiature per il trattamento di acque
potabili finalizzate a modificarne alcune caratteristiche fisiche e
organolettiche» consentendo poi «la somministrazione presso diversi
ristoranti di acqua privata, anche solo in parte, dei propri elementi
nutritivi o, comunque, trattata in modo da variarne la naturale
composizione».
Le ditte coinvolte nell'inchiesta sono la Purity Italia di Novi Ligure, la
Iws International Water Service di Viterbo, la Iwt Italia di Perugia e l'
Acquatech di Torino. Gli indagati sono i legali rappresentanti delle quattro
società: Paolo Galliano, 53 anni, Massimo Barberis, 29 anni, Franco Tufi, 60
anni, e Francesco Robasto, 33 anni. «Le ispezioni e le analisi di
laboratorio su campioni di acqua potabile prelevata nei ristoranti
controllati - spiegano i Nas di Roma - hanno confermato parametri difformi
da quelli previsti dalla legge. L'acqua, insomma, una volta subìto il
trattamento di quei filtri perde i requisiti di potabilità». Per il momento
i carabinieri (che aspettano l'ordine della magistratura per procedere al
sequestro dei filtri) hanno controllato solo i ristoranti dove erano state
installate le apparecchiature cedute in comodato d'uso dalle quattro
società.
Un'indagine analoga era stata aperta l'anno scorso a Torino dal pm Raffaele
Guariniello ma si riferiva ai titolari dei ristoranti accusati di
commercializzazione di sostanze alimentari pericolose per la salute
pubblica. A Roma nel mirino della Procura sono invece finite le ditte
produttrici dei filtri, spesso fabbricate con brevetto Usa, che possono
arrivare a costare anche 3.700 euro ognuno.
I filtri più comuni in circolazione sono di due tipi, a osmosi e a scambio
ionico, e sono entrambi al centro delle polemiche. Il primo, infatti, si
basa sull'utilizzo di raggi ultravioletti che eliminano dall'acqua i batteri
ma la rendono «distillata» e quindi non potabile. Il secondo, invece, riduce
sensibilmente la presenza di calcio (tradizionalmente molto forte nell'acqua
che esce dai rubinetti delle case) ma raddoppia quella di sodio che per
legge deve restare al minimo. Come hanno dimostrato le indagini dei
carabinieri, i filtri sono inoltre adatti solo per un uso domestico e non in
tutti i ristoranti vengono sostituiti con regolarità, rispettando i tempi
previsti da apposite tabelle.
Gli accertamenti del Nas non sono ancora conclusi e prima di Natale
potrebbero estendersi anche ad altri locali pubblici. Sono in programma
controlli a tappeto per verificare la manutenzione dei filtri per l'acqua
«mineralizzata» e la presenza sulle caraffe delle diciture «Acqua potabile
trattata» o «Acqua potabile trattata gassata» previste da un decreto legge
del giugno scorso.

Rinaldo Frignani