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inceneritori in toscana e umbria guai grossi
- Subject: inceneritori in toscana e umbria guai grossi
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 30 Oct 2003 06:54:28 +0100
da la nazione.it ottobre 2003 Modifica all'impianto e gestione più accurata «Il personale deve essere meglio addestrato» Viareggio Modifica all'impianto e gestione più accurata «Il personale deve essere meglio addestrato» VIAREGGIO - L'opinione prevalente, fra gli studiosi, è che gli inceneritori odierni siano sicuri sotto il profilo ambientale. Negli altri paesi li costruiscono nei centri abitati e quasi nessuno si lamenta, anche perché un impianto a norma inquina molto meno del traffico di tutti i giorni. E allora perché un impianto nuovo di zecca come quello del Pollino dopo un paio di mesi ha 'sforato' i limiti della malfamata diossina (limiti, giova ricordarlo, particolarmente restrittivi e attenti alla tutela della salute pubblica)? La risposta c'è e non c'è. «Cosa sia avvenuto veramente non lo sappiamo - dice l'ingegner Pagni - diciamo che l'inconveniente ha stupito i gestori prima ancora che i controllori, cioè l'Arpat». Verificato lo sforamento (fine settembre) la Provincia ha chiesto alla Tev una relazione su quanto accaduto e un piano per eliminare il malfunzionamento. Tev si è affidata all'Istituto Mario Negri, prestigioso e indipendente, che infatti non ha lesinato qualche critica alla gestione dell'impianto. Nella relazione presentata alla Provincia si parla di personale dell'inceneritore non perfettamente istruito per un gestione ottimale; di un ricorso troppo disinvolto a una tecnica di emergenza (il bypass del filtro, che riduce la depurazione dei fumi); di migliorie da introdurre all'impianto, come l'inserimento di un carbone attivo all'interno del forno. Questa modifica impiantistica, spiega ancora Pagni, è abbastanza modesta, come fa pensare la spesa necessaria per realizzarla: 30 milioni di lire, quando il complesso costa 40 miliardi. C'è l'impegno inoltre di limitare l'uso del by-pass ai soli casi di emergenza e di raggiungere una gestione più accurata, anche attraverso corsi di aggiornamento del personale. Su queste basi, il Cpia ha dato il via libera alla sperimentazione dei prossimi due mesi. Ce la farà l'inceneritore a mantenersi nei limiti? Sulla carta, fanno capire i tecnici, la verifica dovrebbe concludersi in senso favorevole ai gestori. In tal caso potrebbe arrivare l'autorizzazione a riprendere il funzionamento normale, sempre sotto il monitoraggio costante dell'Arpat. E se non ce la facesse? E' un'ipotesi teorica. Nuovo stop, situazione più pesante, l'ombra di un 'vizio occulto' e nei casi estremi, chiusura. u.g. da lanazione.it ottobre 2003 «Polveri e fumi, adesso basta» Umbria «Polveri e fumi, adesso basta» TERNI -Inceneritori e polveri di Prisciano. Due emergenze ambientali per la città. L'assessore del comune di Terni Gianfranco Salvati mette i puntini sulle "i", relativamente alla gestione dei rifiuti, per fronteggiare le conseguenze che ha sull'ambiente l'attività dei tre impianti che si trovano nella zona di Maratta. Salvati dice che è ora che venga applicato il piano regionale e che funzioni un solo inceneritore come stabilito dalla normativa. Per quanto riguarda le polveri che da anni assillano i residenti del quartiere che è a ridosso dell'Ast, l'assessore sollecita i vertici aziendali dello stabilimento di viale Brin a proseguire con il piano di abbattimento «attuato finora - sostiene - solo in parte». Riguardo agli inceneritori Salvati parla chiaro. «E' ora - aggiunge - che i vari Ato territoriali tornino a interagire. Il piano regionale va applicato in tutta la sua interezza; un piano che indica che a Terni può funzionare un solo inceneritore. I tre impianti, a tutt'oggi in funzione, vanno, dunque, messi a sistema. L'unica struttura che può incenerire è quella dell'Asm. Gli altri due Terni En.A e Printer possono bruciare solo biomasse. Se qualcuno pensa che si possano ottenere altre autorizzazioni per smaltire altri tipi di scorie si sbaglia di grosso». Non ha peli sulla lingua Salvati. «Abbiamo fatto molto in questa città - prosegue - per la raccolta differenziata. Bisogna però proseguire e applicare il piano della Regione». L'assessore addita anche l'Ast a far presto per proseguire con il piano di abbattimento delle polveri a Prisciano. «Sono passati tre mesi - afferma - da quando fu riferito che le risorse erano state individuate per proseguire con il progetto. A tutt'oggi non abbiamo visto nulla. L'intervento ha permesso l'abbattimento per il 25% ora bisogna proseguire. E non si può ritardare ulteriormente». di Alessandra Contini BresciaOggi Venerdì 24 Ottobre 2003 L'assessore provinciale all'Ambiente, Enzo Cossu, spiega i motivi del suo «stop» all'autorizzazione a via Lamarmora «Ecco perchè ho fermato l'Asm» «Nella terza linea rifiuti e biomasse insieme: qui ci vuole una Via» di Massimo Tedeschi Finora, in vece sua, avevano parlato solo i Comitati ambientalisti. Che avevano esibito in conferenza stampa la lettera dei primi di ottobre firmata da lui e dal direttore dell'Area Ambiente della Provincia di Brescia, Riccardo Davini. Una lettera con cui amministratore e tecnico del Broletto avevano dato, senza mezzi termini, l'altolà all'accensione della terza linea del termoutilizzatore dell'Asm. Contattato da Bresciaoggi l'assessore provinciale all'Ambiente, l'indipendente Enzo Cossu, conferma le osservazioni degli ambientalisti e chiarisce le ragioni per cui ha annunciato che non darà l'autorizzazione all'accensione della terza linea del termoutilizzatore se la Spa di via Lamarmora non avrà espletato le procedure ordinarie (e non quelle semplificate) previste per un impianto brucia-rifiuti: procedure che comprendono anche la macchinosa Valutazione di impatto ambientale (Via) da svolgersi presso il ministero dell'Ambiente a Roma. «La nota della Provincia datata primo ottobre - spiega l'assessore, a proposito del documento esibito dai Comitati ambientalisti di Ruzzenenti e Tosetti - fa riferimento alla comunicazione che Asm ha trasmesso in relazione alla possibilità di iniziare l'attività di recupero di alcuni rifiuti speciali nella costruenda terza linea del termoutilizzatore». Una richiesta "dovuta" da parte di Asm in quanto, come aveva specificato l'assessore regionale alla Qualità dell'Ambiente Franco Nicoli Cristiani interpellato da Bresciaoggi , l'autorizzazione per un impianto come quello in fase di costruzione da parte dell'Asm compete a due enti: la Provincia e la Regione. Ma se Nicoli aveva annunciato che l'istruttoria tecnica in Regione era a buon punto, e lui si stava apprestando a firmare l'autorizzazione, le cose sono andate assai diversamente in Provincia, dove Cossu e Davini hanno imposto un brusco altolà. «Dalle relazioni tecniche allegate alla comunicazione dell'Asm - spiega ancora Cossu - si evince che al fine di alimentare questa terza linea verrà utilizzata l'esistente vasca di accumulo dei rifiuti, con conseguente miscelamento dei rifiuti speciali destinati alla terza linea stessa con altri rifiuti, ad esempio i rifiuti solidi urbani, il cui utilizzo è assentito solo sulle due linee esistenti». Il problema su cui insiste la Provincia è, evidentemente, il miscelamento di biomasse e rifiuti solidi urbani nella vasca di stoccaggio prima, e nella camera di combustione poi. Al primo corno del dilemma Azienda e Comune stanno cercando di ovviare prevedendo un «setto» divisorio all'interno della vasca di stoccaggio dei rifiuti oggi esistente nel termoutilizzatore: da una parte verranno sistemate le biomasse, dall'altra i rifiuti solidi urbani. La commissione edilizia comunale, investita recentemente del progetto, ha già dato il via libera all'edificazione di questo muro-spartiacque. Il secondo corno del dilemma riguarda però la funzionalità dell'impianto e il fatto che biomasse e rifiuti, separati nella vasca, potrebbero ritrovarsi nella camera di combustione: la stessa Asm ha precisato che «un'idonea ed accurata miscelazione (delle biomasse, ndr.) con i rifiuti solidi urbani è condizione molto utile al fine di conseguire una buona qualità della combustione, minimizzare le emissioni ed ottimizzare l'efficienza del recupero energetico». Basterà dunque il muro previsto nella vasca di stoccaggio a rimuovere l'obiezione della Provincia, o rimarrà comunque la richiesta che, in presenza di un mix di rifiuti e biomasse nel forno, sia espletata una procedura ordinaria, «Via» compresa? Solo i prossimi giorni potranno chiarire questo punto. «Allo stato - riassume Cossu - non sussistono i presupposti per l'avvio dell'attività richiesta da Asm. Qualora intervenissero nuove comunicazioni, queste verranno eventualmente esaminate con la massima attenzione».
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