inceneritori in toscana e umbria guai grossi



da la nazione.it ottobre 2003
 
Modifica all'impianto e gestione più accurata «Il personale deve essere meglio addestrato» 
 
  
 
                         Viareggio
 
 
 
                              Modifica all'impianto e gestione più accurata                               «Il personale deve essere meglio addestrato»
 
                              VIAREGGIO - L'opinione prevalente, fra gli                               studiosi, è che gli inceneritori odierni siano                               sicuri sotto il profilo ambientale. Negli altri                               paesi li costruiscono nei centri abitati e quasi                               nessuno si lamenta, anche perché un impianto a                               norma inquina molto meno del traffico di tutti i                               giorni. E allora perché un impianto nuovo di zecca                               come quello del Pollino dopo un paio di mesi ha                               'sforato' i limiti della malfamata diossina                               (limiti, giova ricordarlo, particolarmente                               restrittivi e attenti alla tutela della salute                               pubblica)? La risposta c'è e non c'è. «Cosa sia                               avvenuto veramente non lo sappiamo - dice                               l'ingegner Pagni - diciamo che l'inconveniente ha                               stupito i gestori prima ancora che i controllori,                               cioè l'Arpat». Verificato lo sforamento (fine                               settembre) la Provincia ha chiesto alla Tev una                               relazione su quanto accaduto e un piano per                               eliminare il malfunzionamento. Tev si è affidata                               all'Istituto Mario Negri, prestigioso e                               indipendente, che infatti non ha lesinato qualche                               critica alla gestione dell'impianto. Nella                               relazione presentata alla Provincia si parla di                               personale dell'inceneritore non perfettamente                               istruito per un gestione ottimale; di un ricorso                               troppo disinvolto a una tecnica di emergenza (il                               bypass del filtro, che riduce la depurazione dei                               fumi); di migliorie da introdurre all'impianto,                               come l'inserimento di un carbone attivo                               all'interno del forno. Questa modifica                               impiantistica, spiega ancora Pagni, è abbastanza                               modesta, come fa pensare la spesa necessaria per                               realizzarla: 30 milioni di lire, quando il                               complesso costa 40 miliardi. C'è l'impegno inoltre                               di limitare l'uso del by-pass ai soli casi di                               emergenza e di raggiungere una gestione più                               accurata, anche attraverso corsi di aggiornamento                               del personale.                               Su queste basi, il Cpia ha dato il via libera alla                               sperimentazione dei prossimi due mesi. Ce la farà                               l'inceneritore a mantenersi nei limiti? Sulla                               carta, fanno capire i tecnici, la verifica                               dovrebbe concludersi in senso favorevole ai                               gestori. In tal caso potrebbe arrivare                               l'autorizzazione a riprendere il funzionamento                               normale, sempre sotto il monitoraggio costante                               dell'Arpat.                               E se non ce la facesse? E' un'ipotesi teorica.                               Nuovo stop, situazione più pesante, l'ombra di un                               'vizio occulto' e nei casi estremi, chiusura.                               u.g.
 
 
 
da lanazione.it ottobre 2003
«Polveri e fumi, adesso basta»  
                         Umbria
 
                              «Polveri e fumi, adesso basta»
                              TERNI -Inceneritori e polveri di Prisciano. Due                               emergenze ambientali per la città. L'assessore del                               comune di Terni Gianfranco Salvati mette i puntini                               sulle "i", relativamente alla gestione dei                               rifiuti, per fronteggiare le conseguenze che ha                               sull'ambiente l'attività dei tre impianti che si                               trovano nella zona di Maratta.                               Salvati dice che è ora che venga applicato il                               piano regionale e che funzioni un solo                               inceneritore come stabilito dalla normativa. Per                               quanto riguarda le polveri che da anni assillano i                               residenti del quartiere che è a ridosso dell'Ast,                               l'assessore sollecita i vertici aziendali dello                               stabilimento di viale Brin a proseguire con il                               piano di abbattimento «attuato finora - sostiene -                               solo in parte».                               Riguardo agli inceneritori Salvati parla chiaro.                               «E' ora - aggiunge - che i vari Ato territoriali                               tornino a interagire. Il piano regionale va                               applicato in tutta la sua interezza; un piano che                               indica che a Terni può funzionare un solo                               inceneritore.                               I tre impianti, a tutt'oggi in funzione, vanno,                               dunque, messi a sistema. L'unica struttura che può                               incenerire è quella dell'Asm. Gli altri due Terni                               En.A e Printer possono bruciare solo biomasse. Se                               qualcuno pensa che si possano ottenere altre                               autorizzazioni per smaltire altri tipi di scorie                               si sbaglia di grosso».                               Non ha peli sulla lingua Salvati. «Abbiamo fatto                               molto in questa città - prosegue - per la raccolta                               differenziata. Bisogna però proseguire e applicare                               il piano della Regione». L'assessore addita anche                               l'Ast a far presto per proseguire con il piano di                               abbattimento delle polveri a Prisciano. «Sono                               passati tre mesi - afferma - da quando fu riferito                               che le risorse erano state individuate per                               proseguire con il progetto. A tutt'oggi non                               abbiamo visto nulla. L'intervento ha permesso                               l'abbattimento per il 25% ora bisogna proseguire.                               E non si può ritardare ulteriormente». 
                              di Alessandra Contini 
 
BresciaOggi
 
             Venerdì 24 Ottobre 2003                                     L'assessore provinciale all'Ambiente, Enzo Cossu, spiega i                   motivi del suo «stop» all'autorizzazione a via Lamarmora
                   «Ecco perchè ho fermato l'Asm»
                  «Nella terza linea rifiuti e biomasse insieme: qui ci vuole                   una Via»
 
                  di Massimo Tedeschi 
                  Finora, in vece sua, avevano parlato solo i Comitati                   ambientalisti. Che avevano esibito in conferenza stampa la                   lettera dei primi di ottobre firmata da lui e dal direttore                   dell'Area Ambiente della Provincia di Brescia, Riccardo                   Davini. Una lettera con cui amministratore e tecnico del                   Broletto avevano dato, senza mezzi termini, l'altolà                   all'accensione della terza linea del termoutilizzatore                   dell'Asm.                   Contattato da Bresciaoggi l'assessore provinciale                   all'Ambiente, l'indipendente Enzo Cossu, conferma le                   osservazioni degli ambientalisti e chiarisce le ragioni per                   cui ha annunciato che non darà l'autorizzazione all'accensione                   della terza linea del termoutilizzatore se la Spa di via                   Lamarmora non avrà espletato le procedure ordinarie (e non                   quelle semplificate) previste per un impianto brucia-rifiuti:                   procedure che comprendono anche la macchinosa Valutazione di                   impatto ambientale (Via) da svolgersi presso il ministero                   dell'Ambiente a Roma.                   «La nota della Provincia datata primo ottobre - spiega                   l'assessore, a proposito del documento esibito dai Comitati                   ambientalisti di Ruzzenenti e Tosetti - fa riferimento alla                   comunicazione che Asm ha trasmesso in relazione alla                   possibilità di iniziare l'attività di recupero di alcuni                   rifiuti speciali nella costruenda terza linea del                   termoutilizzatore».                   Una richiesta "dovuta" da parte di Asm in quanto, come aveva                   specificato l'assessore regionale alla Qualità dell'Ambiente                   Franco Nicoli Cristiani interpellato da Bresciaoggi ,                   l'autorizzazione per un impianto come quello in fase di                   costruzione da parte dell'Asm compete a due enti: la Provincia                   e la Regione. Ma se Nicoli aveva annunciato che l'istruttoria                   tecnica in Regione era a buon punto, e lui si stava                   apprestando a firmare l'autorizzazione, le cose sono andate                   assai diversamente in Provincia, dove Cossu e Davini hanno                   imposto un brusco altolà.                   «Dalle relazioni tecniche allegate alla comunicazione dell'Asm                   - spiega ancora Cossu - si evince che al fine di alimentare                   questa terza linea verrà utilizzata l'esistente vasca di                   accumulo dei rifiuti, con conseguente miscelamento dei rifiuti                   speciali destinati alla terza linea stessa con altri rifiuti,                   ad esempio i rifiuti solidi urbani, il cui utilizzo è                   assentito solo sulle due linee esistenti».                   Il problema su cui insiste la Provincia è, evidentemente, il                   miscelamento di biomasse e rifiuti solidi urbani nella vasca                   di stoccaggio prima, e nella camera di combustione poi. Al                   primo corno del dilemma Azienda e Comune stanno cercando di                   ovviare prevedendo un «setto» divisorio all'interno della                   vasca di stoccaggio dei rifiuti oggi esistente nel                   termoutilizzatore: da una parte verranno sistemate le                   biomasse, dall'altra i rifiuti solidi urbani. La commissione                   edilizia comunale, investita recentemente del progetto, ha già                   dato il via libera all'edificazione di questo                   muro-spartiacque.                   Il secondo corno del dilemma riguarda però la funzionalità                   dell'impianto e il fatto che biomasse e rifiuti, separati                   nella vasca, potrebbero ritrovarsi nella camera di                   combustione: la stessa Asm ha precisato che «un'idonea ed                   accurata miscelazione (delle biomasse, ndr.) con i rifiuti                   solidi urbani è condizione molto utile al fine di conseguire                   una buona qualità della combustione, minimizzare le emissioni                   ed ottimizzare l'efficienza del recupero energetico».                   Basterà dunque il muro previsto nella vasca di stoccaggio a                   rimuovere l'obiezione della Provincia, o rimarrà comunque la                   richiesta che, in presenza di un mix di rifiuti e biomasse nel                   forno, sia espletata una procedura ordinaria, «Via» compresa?                   Solo i prossimi giorni potranno chiarire questo punto. «Allo                   stato - riassume Cossu - non sussistono i presupposti per                   l'avvio dell'attività richiesta da Asm. Qualora intervenissero                   nuove comunicazioni, queste verranno eventualmente esaminate                   con la massima attenzione».