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petroliere che inquinano e rimedi
- Subject: petroliere che inquinano e rimedi
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 24 Oct 2003 07:01:33 +0200
da legambiente news 17 ottobre 2003 Petroliere: che fine fanno le acque di lavaggio? 17/10/2003 11:22 - Da oltre due mesi le acque di lavaggio delle petroliere non possono essere scaricate a terra. E nel rimpallo di responsabilità chi ne fa le spese è il mare. Sono trascorsi più di due mesi dall'entrata in vigore del decreto del Ministro Matteoli che avrebbe dovuto adeguare la nostra normativa sui rifiuti e le acque di lavaggio prodotte dalle navi alla normativa europea. Salutato con grande enfasi alla sua emanazione come un provvedimento che avrebbe contribuito a rendere la vita più difficile agli inquinatori, in realtà il decreto Matteoli si sta rivelando un clamoroso boomerang e si sta traducendo in un aumento dell'inquinamento dei nostri mari. Il decreto di quest'estate stabiliva infatti che gli impianti portuali per la raccolta delle acque di lavaggio delle petroliere devono essere autorizzati ai sensi della legge Ronchi sui rifiuti. Dal momento però che nessuno degli impianti in questione era in possesso di una simile autorizzazione, tutte le raffinerie hanno operato una vera e propria serrata degli impianti di ricezione e da agosto non accettano più le acque di lavaggio delle petroliere. Ma la capienza delle navi non è infinita: è più che probabile pertanto che se queste acque non vengono più conferite agli impianti di terra vengano scaricate abusivamente in mare. "Abbiamo sollevato il problema in pieno agosto, già all'indomani dell' emanazione del decreto, quando ci sono arrivate le prime segnalazioni di raffinerie che chiudevano gli impianti e non accettavano più acque di lavaggio - afferma Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente - Abbiamo lanciato l'allarme al Ministro Matteoli, a Confitarma, all'Unione Petrolifera, all'Assocostieri e a tutti i soggetti imprenditoriali e istituzionali coinvolti, ma finora abbiamo registrato solo un generico interesse per l'argomento che non si è tradotto in atti significativi. Da allora il Ministero dell'Ambiente - continua Venneri - ha convocato qualche riunione con le parti interessate, senza arrivare ad alcuna conclusione. Ogni ora e ogni giorno che passa c'è verosimilmente una nave che risolve il problema scaricando abusivamente. E' una vera e propria emergenza, ma nessuno sembra preoccuparsene". Il Ministero dell'Ambiente ha emanato una circolare esplicativa i primi di settembre che avrebbe dovuto risolvere il problema, ma i gestori non la ritennero sufficiente continuando la serrata degli impianti. E mentre i soggetti coinvolti in questa storia si rimpallano le responsabilità chi ne fa le spese è il mare. L'Ufficio stampa (06.86268355/77/99) Lunedì 20 Ottobre 2003 PETROLIO|Inapplicati il decreto e la successiva circolare di Matteoli Il rimedio peggiora il mare Galizia, la costa invasa dal petrolio Da oltre due mesi le acque di lavaggio delle petroliere non possono essere scaricate a terra. Gli impianti portuali devono essere autorizzati ai sensi della legge Ronchi sui rifiuti, ma le raffinerie invece di adeguarsi hanno operato una vera e propria serrata. Legambiente chiede che fine fanno e perché nessuno provvede Sono trascorsi più di due mesi dall'entrata in vigore del decreto del ministro Matteoli che avrebbe dovuto adeguare la nostra normativa sui rifiuti e le acque di lavaggio prodotte dalle navi alla normativa europea. Salutato con grande enfasi alla sua emanazione come un provvedimento che avrebbe contribuito a rendere la vita più difficile agli inquinatori. Ma in realtà - denuncia Legambiente - il provvedimento si sta rivelando un clamoroso boomerang e si sta traducendo in un aumento dell'inquinamento dei nostri mari. «Abbiamo sollevato il problema in pieno agosto, già all'indomani dell'emanazione del decreto, quando ci sono arrivate le prime segnalazioni di raffinerie che chiudevano gli impianti e non accettavano più acque di lavaggio», spiega Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente. Il decreto di quest'estate stabiliva che gli impianti portuali per la raccolta delle acque di lavaggio delle petroliere devono essere autorizzati ai sensi della legge Ronchi sui rifiuti. Dal momento però che nessuno degli impianti in questione era in possesso di una simile autorizzazione, tutte le raffinerie hanno operato una vera e propria serrata degli impianti di ricezione e da agosto non accettano più le acque di lavaggio delle petroliere. Ma la capienza delle navi non è infinita: è più che probabile pertanto che se queste acque non vengono più conferite agli impianti di terra vengano scaricate abusivamente in mare. «Abbiamo lanciato l'allarme al Ministro Matteoli, a Confitarma, all'Unione Petrolifera, all'Assocostieri e a tutti i soggetti imprenditoriali e istituzionali coinvolti  prosegue Venneri - ma finora abbiamo registrato solo un generico interesse per l'argomento che non si è tradotto in atti significativi. Da allora il Ministero dell'Ambiente - continua Venneri - ha convocato qualche riunione con le parti interessate, senza arrivare ad alcuna conclusione. Ogni ora e ogni giorno che passa c'è verosimilmente una nave che risolve il problema scaricando abusivamente. È una vera e propria emergenza, ma nessuno sembra preoccuparsene». Il ministero dell'Ambiente ha emanato una circolare esplicativa i primi di settembre che avrebbe dovuto risolvere il problema, ma i gestori non la ritennero sufficiente continuando la serrata degli impianti. E mentre i soggetti coinvolti in questa storia si rimpallano le responsabilità chi ne fa le spese è il mare. 20 ottobre 2003 Raffaele Lupoli I sondaggi Forum Newsletter Ecomostri Ecolink 2002 copyright - Editoriale La Nuova Ecologia soc. coop. a r.l.
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