petroliere che inquinano e rimedi



da legambiente news 17 ottobre 2003

Petroliere: che fine fanno le acque di lavaggio?
17/10/2003 11:22 - Da oltre due mesi le acque di lavaggio delle petroliere
non possono essere scaricate a terra. E nel rimpallo di responsabilità chi
ne fa le spese è il mare.
Sono trascorsi più di due mesi dall'entrata in vigore del decreto del
Ministro Matteoli che avrebbe dovuto adeguare la nostra normativa sui
rifiuti e le acque di lavaggio prodotte dalle navi alla normativa europea.
Salutato con grande enfasi alla sua emanazione come un provvedimento che
avrebbe contribuito a rendere la vita più difficile agli inquinatori, in
realtà il decreto Matteoli si sta rivelando un clamoroso boomerang e si sta
traducendo in un aumento dell'inquinamento dei nostri mari.
Il decreto di quest'estate stabiliva infatti che gli impianti portuali per
la raccolta delle acque di lavaggio delle petroliere devono essere
autorizzati ai sensi della legge Ronchi sui rifiuti. Dal momento però che
nessuno degli impianti in questione era in possesso di una simile
autorizzazione, tutte le raffinerie hanno operato una vera e propria serrata
degli impianti di ricezione e da agosto non accettano più le acque di
lavaggio delle petroliere. Ma la capienza delle navi non è infinita: è più
che probabile pertanto che se queste acque non vengono più conferite agli
impianti di terra vengano scaricate abusivamente in mare.
"Abbiamo sollevato il problema in pieno agosto, già all'indomani dell'
emanazione del decreto, quando ci sono arrivate le prime segnalazioni di
raffinerie che chiudevano gli impianti e non accettavano più acque di
lavaggio - afferma Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente -
Abbiamo lanciato l'allarme al Ministro Matteoli, a Confitarma, all'Unione
Petrolifera, all'Assocostieri e a tutti i soggetti imprenditoriali e
istituzionali coinvolti, ma finora abbiamo registrato solo un generico
interesse per l'argomento che non si è tradotto in atti significativi. Da
allora il Ministero dell'Ambiente - continua Venneri - ha convocato qualche
riunione con le parti interessate, senza arrivare ad alcuna conclusione.
Ogni ora e ogni giorno che passa c'è verosimilmente una nave che risolve il
problema scaricando abusivamente. E' una vera e propria emergenza, ma
nessuno sembra preoccuparsene".
Il Ministero dell'Ambiente ha emanato una circolare esplicativa i primi di
settembre che avrebbe dovuto risolvere il problema, ma i gestori non la
ritennero sufficiente continuando la serrata degli impianti. E mentre i
soggetti coinvolti in questa storia si rimpallano le responsabilità chi ne
fa le spese è il mare.

L'Ufficio stampa (06.86268355/77/99)

Lunedì 20 Ottobre 2003

PETROLIO|Inapplicati il decreto e la successiva circolare di Matteoli

Il rimedio peggiora il mare


Galizia, la costa invasa dal petrolio Da oltre due mesi le acque di lavaggio
delle petroliere non possono essere scaricate a terra. Gli impianti portuali
devono essere autorizzati ai sensi della legge Ronchi sui rifiuti, ma le
raffinerie invece di adeguarsi hanno operato una vera e propria serrata.
Legambiente chiede che fine fanno e perché nessuno provvede


Sono trascorsi più di due mesi dall'entrata in vigore del decreto del
ministro Matteoli che avrebbe dovuto adeguare la nostra normativa sui
rifiuti e le acque di lavaggio prodotte dalle navi alla normativa europea.
Salutato con grande enfasi alla sua emanazione come un provvedimento che
avrebbe contribuito a rendere la vita più difficile agli inquinatori. Ma in
realtà - denuncia Legambiente - il provvedimento si sta rivelando un
clamoroso boomerang e si sta traducendo in un aumento dell'inquinamento dei
nostri mari. «Abbiamo sollevato il problema in pieno agosto, già
all'indomani dell'emanazione del decreto, quando ci sono arrivate le prime
segnalazioni di raffinerie che chiudevano gli impianti e non accettavano più
acque di lavaggio», spiega Sebastiano Venneri, responsabile mare di
Legambiente.

Il decreto di quest'estate stabiliva che gli impianti portuali per la
raccolta delle acque di lavaggio delle petroliere devono essere autorizzati
ai sensi della legge Ronchi sui rifiuti. Dal momento però che nessuno degli
impianti in questione era in possesso di una simile autorizzazione, tutte le
raffinerie hanno operato una vera e propria serrata degli impianti di
ricezione e da agosto non accettano più le acque di lavaggio delle
petroliere. Ma la capienza delle navi non è infinita: è più che probabile
pertanto che se queste acque non vengono più conferite agli impianti di
terra vengano scaricate abusivamente in mare.

«Abbiamo lanciato l'allarme al Ministro Matteoli, a Confitarma, all'Unione
Petrolifera, all'Assocostieri e a tutti i soggetti imprenditoriali e
istituzionali coinvolti  prosegue Venneri - ma finora abbiamo
registrato solo un generico interesse per l'argomento che non si è tradotto
in atti significativi. Da allora il Ministero dell'Ambiente - continua
Venneri - ha convocato qualche riunione con le parti interessate, senza
arrivare ad alcuna conclusione. Ogni ora e ogni giorno che passa c'è
verosimilmente una nave che risolve il problema scaricando abusivamente. È
una vera e propria emergenza, ma nessuno sembra preoccuparsene».

Il ministero dell'Ambiente ha emanato una circolare esplicativa i primi di
settembre che avrebbe dovuto risolvere il problema, ma i gestori non la
ritennero sufficiente continuando la serrata degli impianti. E mentre i
soggetti coinvolti in questa storia si rimpallano le responsabilità chi ne
fa le spese è il mare.

20 ottobre 2003
Raffaele Lupoli







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