nascita e morte di una casa abusiva - 48 ore -



dal corriere.it 19 settembre 2003


ABUSI A ROMA


Quella villa nel parco spuntata in poche ore

di GIAN ANTONIO STELLA


ROMA - Una calda notte di agosto, a pochi passi dalla celeberrima tomba di
Cecilia Metella, nel cuore dell'Appia Antica, è spuntata una villa abusiva.
E' venuta su così, come un fungo. In poche ore tra il sabato e la domenica,
mentre l'Italia era distratta dalla strage di Rozzano e dalla catena di
anziani uccisi dall'afa. Villa prefabbricata, ma villa vera, con le camere e
il salone e i bagni e la veranda e un bel tetto verde per un totale di oltre
150 metri quadri. Degno suggello alla notizia che il governo aveva ormai
praticamente deciso di varare un nuovo condono edilizio. Direte: ma come è
possibile costruire una villa fuorilegge lì, dentro uno dei parchi
archeologici più famosi del mondo, protetto da regole di salvaguardia
rigidissime, sorvegliato da un manipolo piccolo ma appassionato di
guardiaparco? E' possibile.
Basta seguire le regole che tutti gli abusivi di questa zona, una delle più
prestigiose di Roma, abitata da nomi illustri che vanno da Franco Zeffirelli
al sarto Valentino Garavani, da Gina Lollobrigida a Marta Marzotto a grandi
protagonisti dell'imprenditoria e della finanza, hanno ormai mandato a
mente.
Uno: si piantano fitti fitti un po' di alberi per una prima barriera che
impedisca la vista ai curiosi. Due: si fa stendere una parete di canne, la
più alta possibile, ma comunque oltre i due metri. Tre: si rafforza la
barriera di alberi e di canne con un telo verde da cantiere. E via così.
Ormai il comandante Guido Cubeddu e i suoi uomini capiscono al volo. E anche
lì, in via del Pago Tropio, alle spalle dei magnifici resti della basilica
di San Nicola e del Castello dei Caetani, a non più di settanta metri dalla
tomba della figlia del console Quinto Metello che costituisce uno dei punti
di maggior richiamo di questo parco fortissimamente voluto e imposto con le
sue battaglie giornalistiche dal grande Antonio Cederna, avevano capito da
tempo che era in preparazione un progetto edilizio.
Un anno fa, più o meno di questi tempi, avevano sorpreso una ditta
specializzata a scavare le fondamenta di una villa. Certo, non una villa in
muratura. Quella avrebbe dovuto arrivare dopo, di condono in condono.
Ma una casa comunque molto bella. In legno di primissima qualità. Dalle
rifiniture di pregio e dallo stile vagamente orientale. Progettata e
costruita pezzo per pezzo da una società romana specializzata. Immediata
denuncia, intervento della magistratura, sequestro del cantiere, ordine
perentorio di rimuovere immediatamente i pannelli e le travi e i tramezzi
già pronti per essere montati.
Un ordine mai rispettato dalla proprietaria, Annapia Greco, della famiglia
romana diventata immensamente ricca scoprendo per prima verso la metà degli
anni Settanta il businness dell'importazione di prodotti di abbigliamento
cinesi di buona qualità e bassissimo prezzo. Prodotti venduti in Italia con
il marchio oggi famoso di Balloon. La donna non è l'unica della famiglia, in
zona. La madre vive in una antica e splendida villa in via della Caffarella
e il fratello Roberto, l'amministratore delegato e l'anima del gruppo, abita
in un'altra dimora straordinariamente bella nel cuore del Parco. Mai un
abuso, mai una forzatura, mai un problema.
Rispettosissimo.
Per mesi e mesi i guardiaparco hanno tenuto d'occhio il posto,
arrampicandosi sul tetto della camionetta per dare ogni giorno un'occhiata
al di là della impenetrabile cortina di alberi, canne e teli. E per mesi e
mesi il cantiere è rimasto bloccato.
Deserto. Finché la mattina del lunedì 25 agosto dietro la barriera, in
plastica coincidenza coi titoli dei giornali che la settimana prima avevano
dato ormai per scontato il condono per bocca di vari membri del governo,
hanno finalmente visto qualcosa.
Allungato il collo, hanno intravisto un tetto: la casa, come avrebbero poi
dimostrato le foto scattate dall'elicottero, era spuntata.
Stupore? Zero. I dati elaborati per Legambiente da Mauro Veronesi sull'
abusivismo edilizio non lasciano dubbi: dal 1994 ad oggi si sono edificate
mediamente nel territorio del comune di Roma 23.145 case abusive: sette al
giorno. Anche nelle zone più sorvegliate, anche nelle zone soggette ai
vincoli più stretti. Certo, è un fenomeno che riguarda tutta l'Italia. E ce
lo dice un rapporto del 1998 dei carabinieri del Nucleo Ecologico, che
avevano censito allora (e da allora le cose sono peggiorate) 3.309 abusi
edilizi nei parchi naturali, 12.899 nelle aree protette, 2.194 in quelle
demaniali. Cifre preoccupanti, ma mai quanto la percentuale delle
demolizioni effettivamente eseguite di edifici destinati dalla legge, con
sentenza, all'abbattimento: 2,4%.
Figuratevi la situazione in un parco urbano, collocato proprio dentro la
capitale, ricco di un patrimonio edilizio accumulatosi dal medioevo al
novecento e creato solo nel 1988 come quello dell'Appia Antica. A far la
lista degli abusi censiti non si finisce più: 40 campi da tennis, 7 piscine,
35 case, 4 campi da calcetto, 44 capannoni industriali, un campo da
baseball, una pista di pattinaggio... Un disastro. Testimoniato dalla
indifferenza che mostrano in troppi davanti alle regole.
Prendete la società Tosinvest, di proprietà della famiglia di Antonio
Angelucci, l'ex portantino diventato uno degli uomini più ricchi d'Italia,
editore prima dell'«Unità» e oggi di «Libero». Possiede da un po' di anni
quattro ettari e mezzo a pochi metri dalla porta San Sebastiano. Una volta,
stando ai rapporti, alle fotografie e ai rilievi aerofotogrammetrici, c'
erano due baracche. Oggi, nonostante il divieto assoluto di edificare, ci
sono una villa a un piano di 292 metri quadri, una «casa custode» di 106, un
«magazzino attrezzi agricoli» di 120, un «recinto cavalli»...
E il Centro Motoristico Appia Antica, anche questo a pochi passi da Porta
San Sebastiano? Spiega la direzione del parco che nell'ottobre 1988 i vigili
urbani denunciarono l'esistenza di «un laboratorio di autofficina con
annesso deposito di materiali di ricambio sprovvisto di autorizzazione
comunale». Bene: oggi «l'attività si svolge su immobile di proprietà
pubblica regionale in affidamento al Comune, occupato senza titolo da ex
affittuari in quanto il Comune di Roma aveva dato formale disdetta del
contratto già dal 1992, e su un'area privata occupata abusivamente di circa
10.000 metri quadri destinata alla pubblica fruizione nell'ambito del piano
del parco della Caffarella». Area trasformata «con sbancamenti e
risistemazioni in un grande parcheggio (per almeno 200 auto) all'aperto».
Salvatore Bonanno, il titolare della concessionaria, presenta nel gennaio
1999 una dichiarazione d'inizio attività. Per perfezionare la pratica gli
serve il parere favorevole del Parco, della Sovrintendenza, di vari uffici
comunali: non ne avrà neanche uno. Eppure, accusa la direzione del Parco, è
ancora lì. E, come dimostrano le foto scattate in anni diversi, ha pure
«trasformato in un villino» un vecchio rudere.
Poche centinaia di metri più in là, l'«effetto serra» ha dato lo stesso
frutto di tante altre finte serre lungo l'antica Appia fino ai confini della
Campania: sotto il cellophane tirato su per coltivare zucchine e pomodori,
giorno dopo giorno è spuntata una casa abusiva. Col comignolo. E lo chiamano
«parco»...

Gian Antonio Stella

Demolita la villa. «Ci ho provato, è andata male»

di GIAN ANTONIO STELLA


ROMA - «Dico: 'sti poveri romeni! Quello che mi dispiace è per questi poveri
romeni senza casa!». Per loro, gorgheggia al telefono Annapia Greco, fece
costruire la villa abusiva sull'Appia Antica denunciata ieri mattina dal
Corriere e abbattuta ieri sera dalle ruspe sotto gli occhi del sindaco di
Roma, Walter Veltroni, tornato apposta da un viaggio: «Che me ne facevo, io,
di una villa laggiù?» «Ho una casa tanto bella in piazza del Colosseo e ci
vivo tanto felice! Tanto serena! Tutta questa pubblicità! Tutte queste
cattiverie sulla mia famiglia! E che ho fatto mai? Ci ho provato, d'accordo,
è andata male, pazienza. Me volete crocefigge'? Chiedo: me volete crocefigge
'? Che ho fatto mai: ho solo cercato di fare del bene a 'sti romeni. Di dar
loro una casa. Vedesse i loro occhi.... Poverini».
Romana, 57 anni, soave rappresentante dei troppi italiani indifferenti alle
leggi di tutela, sorella di quel Roberto Greco che a metà degli anni
Settanta intuì per primo l'affarone di importare camicie e magliette dalla
Cina e creò con gli altri fratelli il marchio con la mongolfiera «Balloon»,
Annapia giura che proprio non riesce a capacitarsi di tutto questo fracasso
intorno alla lussuosa residenza fuorilegge tirata su a settanta metri dalla
tomba di Cecilia Metella: «Io l'avevo venduta, l'avevo...».
E quando?
«Da tantissimo tempo.... Tantissimo...».
Quando?
«Ma come posso ricordarlo? Tantissimo...».
Eppure fu lei un anno fa a metter giù le fondamenta, lei a essere
denunciata, lei a essere nominata custode giudiziario...
«Sì, ma... Insomma... Guardi: io tenevo quel terreno per fare la
contadina...».
La contadina.
«Sì. Volevo fare l'orto... La frutta... Siccome che poi ho ospitato dei
rumeni che non sapevano dove andare a dormire... Mi facevano pena. Vedesse
la moglie, il figlio... Li potevo lasciare senza una casa? Mi dica: li
avrebbe lasciati lei, senza una casa?».
Non mi dirà che ha fatto costruire una villa sull'Appia Antica per...
«Certo! Per questa povera gente. Erano i miei protetti. Comunque, per essere
precisi, io non ho costruito niente».
Solo perché l'hanno beccata...
«D'accordo: ma non ho costruito io».
Sperava nel condono?
«Casomai ci speravano quelli che l'hanno costruita».
Insiste? L'ha comprata lei o no, quella casa? Ha fatto scavare lei o no le
fondamenta?
«Fondamenta? Due buchi, erano. Profondi come un vaso di fiori».
Fatto sta...
«Va bene, gliel'ho detto: ci ho provato ed è andata male. Pazienza.
Capita... Ho detto: vabbè, allora la vendo...».
Ma pensava davvero di farla franca?
«Senta, io capisco le sue osservazioni. Sono d'accordo. Sa, ho fatto l'
istituto d'arte... La battaglia contro gli abusi è nobilissima. Ma perché
tutto questo parlare di me? Della mia famiglia? Vi rendete conto del danno
fatto con questa pubblicità negativa all'azienda dei miei fratelli? Perché
ce l'avete con noi?»
No, signora: anche suo fratello Roberto ha una villa sull'Appia ma di lui le
autorità del Parco parlano solo bene. È lei la discola... Ma si rende conto?
Una villa abusiva a due passi da Cecilia Metella...
«Lo so: me lo sono posto il problema. Sa dove sono, in questo momento? Nelle
Marche. Con il Fai, il Fondo ambiente italiano...».
Scherza?
«No, davvero. Quando hanno visto il Corriere mi volevano buttar giù dal
pullman: "Traditrice! Sei peggio di Giuda"».
Ammetterà che...
«Ma che ammetto? La casa l'hanno costruita quelli che hanno comprato il
terreno... Che c'entro io? Capisco, voi fate il vostro dovere ma mi state
rovinando i rapporti con i miei fratelli. Metta che poi fanno un
infarto...».
Andiamo, signora: l'infarto!
«Non capisco... Ce l'avete coi ricchi? Tutto questo guardare le cose
nostre... Perché ci fate del male?»
Senta: fu lei a far tirar su la barriera di canne, lei a far stendere la
rete verde per nascondere i lavori agli ispettori del Parco...
«Ma no, ma no... L'hanno fatto dopo che l'avevo venduta...».
Aveva l'ordine del magistrato di rimuovere i pannelli e tutto il materiale
comprato per costruire la villa: perché l'avrebbe lasciato lì se non per
aspettare il momento giusto per fare i lavori?
«Con tutto quello che mi era costata! Dovevo pure fare un'altra spesa? Che
ne sapevo che poi quelli che hanno comprato...».
Ma davvero non ricorda quando ha venduto?
«Tanto tempo fa. All'inizio dell'estate, forse...».
No: da quel che risulta lei ha fatto il preliminare il 22 agosto.
«Ma no, ma no...».
Esattamente il giorno prima di far montare la villa...
«Ma no, c'è un errore...» .
...E il passaggio di proprietà l'ha fatto davanti al notaio Renato Caraffa
addirittura il 5 settembre, quando la villa era già lì: quindi l'ha fatta
montare lei, prima di vendere.
«Ma no, c'è un errore».
L'atto ufficiale è lì: 5 settembre.
«L'avrà registrato allora... Che ne so, io? Faccio come Berlusconi: giuro
sulle mie figlie che non sapevo niente, dell'abuso».
La visura camerale è chiara.
«Ma per carità! Per carità! Io non so neanche cos'è una visura camerale!
Ripeto: io avevo venduto».
Per curiosità: a quanto?
«Due lire. Giuro. Per colpa proprio del sequestro e di tutte quelle storie.
Due lire. O se vuole diciamo due euro».
Quanto?
«Poco! Pochissimo! Davvero! Guardi: quando l'ho vista in fotografia sul
Corriere mi sono detta: quant'è bella... Che peccato averla venduta...».
Mica tanto: l'hanno buttata giù...
«Non potevano, è proprietà privata».
Signora: una casa abusiva sull'Appia!
«Non hanno avuto pietà, poveri rumeni».
Ancora? E su: mica l'ha venduta ai rumeni, la villa. L'ha ceduta a una
signora quasi ottantenne, Adele Gattoni Celli, che contestualmente ha girato
la nuda proprietà a una certa Albertina Marinelli.
«Ma non guardi le carte, non creda alle carte... Le dico che l'ho data ai
rumeni».
E sa dove abita questa signora che ha comprato?
«Mi dica».
Guarda caso, proprio al suo indirizzo: piazza del Colosseo 9.
«Ma davvero? Ah, le coincidenze della vita...».
(Gian Antonio Stella