intervento da Cancun



-----Messaggio Originale-----
Da: <f.martone at senato.it>
Data invio: martedì 16 settembre 2003 15.21


Vi invio sperando di fare cosa gradita un intervento su Cancun
pubblicato
dal quotidiano "Il Secolo XIX" oggi 16 settembre.
Cordiali saluti

Francesco Martone

www.francescomartone.it
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Intervento da Cancun

Certo le aspettative riguardo l'esito finale della Conferenza di Cancun
erano gia' segnate dall'ipotesi di un nulla di fatto, troppe erano
rimaste
le contraddizioni irrisolte alla vigilia. Tuttavia nessuno poteva
immaginare il tracollo cosi' rapido, un collasso della trattativa che ha
lasciato piu' di un navigato negoziate esterrefatto. La bozza di
compromesso presentata il 13 settembre si sperava potesse contribuire a
riallacciare il dialogo tenendo in vita i canali di comunicazione tra le
parti. Sicuramente molti erano i punti da sciogliere, a partire dal
dossier
agricoltura, dai dazi doganali e i sussidi alla produzione ed
all'export, e
che secondo molti era troppo appiattito sugli interessi americani, con
l'Europa che soffriva i limiti imposti dalla recente riforma della
politica
agraria comune. Poi l'insistenza, di procedere con i cosiddetti
"Singapore
issues" primo fra tutti quello degli investimenti, e la scarsa
considerazoine data ad una questione che per molti era diventata
scottante,
al punto da metterla sullo stesso livello della spinosa tematica delle
eccezioni ai brevetti per i farmaci salvavita, ovvero il cotone. Su
questo
punto i paesi africani produttori erano pronti al braccio di ferro. Mai
si
era visto nel corso della trattativa uno stop cosi' repentino, con i
negoziatori ancora a scaldare i motori all'interno delle riunioni
ristrette, le cosiddette Green room. Il WTO ha dimostrato di non saper
comprendere le sfumature poitiche del dibattito, l'urgenza di venire
incontro alle richieste legittime della nuova alleanza dei G-plus, e
l'ostinatezza di voler forzare la discussione su temi quali gli
investimenti sui quali almeno 90 paesi avevano da tempo dichiarato la
loro
opposizione. Il fallimento di Cancun e' quello  di una organizzazione
tecnocratica che non sa ascoltare quello che accade, non sa recepire gli
umori e le legitttime preoccupazioni del mondo esterno. Se il
multilateralismo tradizionale delle Nazioni Unite e' oggi in crisi,
certamente lo e' anche quello dell'OMC, alla merce' degli interessi
specifici delle piu' potenti coalizioni di stati membri. Di fronte alle
sue
contraddizioni interne, il segretariato ha ripiegato su vecchie formule
di
negoziato dietro le quinte, di incontri informali, delle famigerate
"Green
room" che escludono i paesi in via di sviluppo. Gia' a Seattle questa
pratica antidemocratica aveva provocato la rivolta di questi ultimi. Al
di
la' del merito, cioe' la tematica commerciale, le contraddizioni e le
dinamiche che si innestano in questi appuntamenti sono infatti
essenzialmente politiche. E laddove manca la politica, manca
necessariamente la base di un ipotetico accordo. Oggi da Cancun escono
vincitori i g23, rinvigoriti dall'adesione di Nigeria ed Indonesia. C'e'
il
Brasile, che forte di un patto economico e politico siglato qualche mese
fa
con India e Sudafrica cerca di ritagliarsi un ruolo di leadership non
solo
a livello continentale ma anche globale. A livello regionale Lula
potra'ora
mantenere una posizione negoziale forte nel negoziato per l'Area di
Libero
Scambio delle Americhe, fortemente volta da Washington, e rafforzare
l'asse
con l'Argentina, ed il patto commerciale del Mercosur. Questo fronte
oggi
ha avuto la capacita' di rompere il duopolio USA-UE nel settore
agricolo, e
si propone come un attore di primo piano nel panorama multilaterale. Da
Cancun si aprono gli spazi per un nuovo modello di multilateralismo nel
quale gruppi di paesi con interessi o vocazioni affini possano
confrontarsi
in maniera piu' democratica. Insomma un multilateralismo multipolare?
Staremo a vedere. Secondo molti, chi ha vinto veramente qui sono stati
gli
Stati Uniti, o meglio la destra piu' unilateralista che vede con il fumo
negli occhi ogni foro multilaterale. Del resto gli USA restano comunque
in
grado di continuare a concludere accordi bilaterali, dove possono
flettere
a volonta' i loro muscoli , lontano dai riflettori dei media globali, e
dall'occhio attento dei movimenti e delle ONG. La partita che si apre
ora
non e' certamente facile: sulla scheletro del multilateralismo si dovra'
ricostruire un luogo nel quale discutere democraticamente di commercio,
e
delle modalita' con le quali i mercati globali devono essere orientati
verso le priorita' di sviluppo socialmente giusto ed ecologicamente
sostenibile. Il WTO dovra' essere sottoposto ad una cura dimagrante,
restituendo alla competenza delle agenzie ONU  temi quali l'agricoltura,
i
diritti dei lavoratori, dell'ambiente, i servizi e gli investimenti. Le
occasioni non mancheranno, dalla assemblea annuale della FAO, a quella
dell'UNCTAD, alle varie sessioni della Commissione ONU sui diritti
umani
che ha gia' elaborato strumenti importanti sul diritto al cibo e sulle
regole per le imprese.  Il blocco del negoziato da' tempo per aprire un
dialogo piu' costruttivo e fecondo con i movimenti, le parti sociali ed
i
parlamenti, al fine di elaborare strumenti nuovi di "governance"
improntati
sulla solidarieta' e sull'equita'. Si sperava  che queste fossero anche
le
parole d'ordine dell'Europa, ed invece da una parte l'ostinatezza del
Commissario Lamy, dall'altra la debolezza politica dell'Unione ne hanno
gravemente pregiudicato la credibilita' Bruxelles era piu' concentrata
sulla necessita' di riaprire il dialogo transatlantico piuttosto che
rafforzare le relazioni con quei paesi, i G23 e piu' che oggi, insieme
alle
ONG, possono cantare vittoria. Domani, passata l'euforia, ci si trovera'
di
fronte all'urgenza di contrastare  l'offensiva USA sul campo bilaterale.
Oggi, a Cancun, il cacciatorpediniere che vigilava sul centro dei
Congressi
prende il largo, i delegati partono con il loro carico di entusiasmo o
di
frustrazione, gli alberghi di Cancun chiudono un'alta stagione che il
WTO
ha inopinatamente prolungato di un paio di settimane.








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