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nuove frontiere per video e computer
- Subject: nuove frontiere per video e computer
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 6 Sep 2003 10:12:53 +0200
da boiler.it 25 luglio 2003 giornale di scienza, innovazione e ambiente 25.07.2003 Tecnologia Veloci e senza limiti Le ambizioni di Microsoft per il futuro del digitale sono due: scelta illimitata per i consumatori e altrettanto illimitato controllo per i produttori. Con in più, questo è certo, una miniera di nuove opportunità per il grande boss di Redmond. Intanto, i nuovi Apple, in vendita da agosto, saranno i Pc più veloci del mondo, parola di Steve Jobs. E chi li ha visti è d'accordo con lui. Bill Gates, il dio dell'intrattenimento di JEFFREY M. O'BRIEN LA PORTA D'INGRESSO non ha la serratura. Ma questo non vuol dire che sia vulnerabile. La sicurezza è fondamentale al 16100 della 159esima Avenue: c'è il futuro da proteggere. Invece dei tradizionali lucchetti, ci sono una centralina elettronica con uno schermo tattile, uno scanner biometrico e un lettore di smartcard. Fate un passo avanti e fatevi vedere: se il dispositivo vi riconosce potete entrare, per ritrovarvi in uno spazio-tempo avveniristico dove il vostro habitat quotidiano sarà in grado di comunicare con voi e anticipare i vostri desideri. All'inizio la casa del futuro potrebbe sembrarvi familiare. Avrete ancora lucenti piani d'acciaio, lampade a esposizione, pavimenti di parquet, luci alogene e pannelli di carta di riso. Ma al di là dell'estetica, tutto è cambiato. Via via che attraversate i vari ambienti la luminosità e la temperatura si adattano automaticamente alle vostre preferenze. Mentre vi togliete il cappotto, uno schermo a parete nell'atrio legge le vostre mail a voce alta. La cucina è il vostro chef personale. Passate una torta vicino al codice a barre del microonde e l'elettrodomestico stabilirà da solo tempi e gradi ideali per la cottura. Dimenticatevi di manuali e utensili: la vostra casa sa leggere le indicazioni sul pacchetto della farina ed è pronta a darvi una mano. Basta dire «Che ne pensi di una focaccia?». Le luci si abbassano, la ricetta scende direttamente dal soffitto sulla tovaglia di seta nera coreana e il forno comincia a riscaldarsi. I media digitali sono dappertutto. Le note di Suspicious Minds vi accolgono in filodiffusione. L'intero repertorio musicale preferito dai vari membri della famiglia è disponibile in ogni stanza, può partire da un qualsiasi apparecchio. Potete mettere un film sul monitor in cucina mentre aspettate che la cena sia pronta e finire di vederlo sul plasma in salotto o sullo schermo di proiezione nella sala hobby. Un server centrale vi offre svaghi dappertutto, diffondendo incessantemente contenuti dovunque ne esprimiate il desiderio. Fantastico, vero? Microsoft sta scommettendo su questa possibilità. Il 16100 della 159esima Avenue, altrimenti noto come Microsoft Home, è costruito a immagine e somiglianza dell'abitazione privata di Gates a Seattle. È controllata da quattro Pc su cui gira Windows Xp, e dispone di dozzine di network, Xbox, applicazioni e dispositivi elettronici. Bella la vita quando si è il re del software! Qual è il futuro del digitale? Nel campus Microsoft c'è anche un altro prototipo. Anche quello è composto di stanze perfettamente accessoriate ma si tratta di un'esposizione di prodotti che fanno già parte della linea eHome dell'azienda. L'hardware è più o meno lo stesso, il risultato no. Qui non esiste il concetto di media server. C'è un computer potente, il Media Center Edition Pc, che può funzionare come un videoregistratore allo stesso modo del TiVo. Ma se ne sta da solo su una scrivania, isolato dal resto della casa. Non è possibile riprodurre i programmi in esso contenuti su altri schermi. Troppo grande e costoso per starsene sotto il televisore, ma ancora troppo computer per garantire un'esperienza analoga a quella cinematografica. Le due case rappresentano due futuri distinti. Il primo è quello che sognano i consumatori: media digitali, quando e come vogliono. Il secondo è quello auspicato da Hollywood: pieno controllo mediatico, utilizzo soggetto ad autorizzazione e in alcuni casi addirittura a pagamento. Nel mezzo c'è Microsoft, decisa a conciliare i due estremi. La soluzione ideale è: film, musica e altri prodotti digitali che fluttuano liberamente da un apparecchio Microsoft all'altro. Hollywood resterà proprietaria dei contenuti. Le case discografiche hanno capito cosa succede quando i consumatori hanno il potere assoluto; le major cinematografiche non si lasceranno rovinare dalla pratica della condivisione dei file. Microsoft sta lavorando sui due fronti: da una parte alletta il pubblico con i Pc di ultima generazione, e dall'altra rassicura Hollywood del fatto che digitalizzazione non è sinonimo di saccheggio. La strada che l'azienda di Gates deciderà d'imboccare determinerà il futuro dell'intrattenimento. Grazie all'enorme quota di mercato che ha a disposizione, le sue scelte segnano il passo dell'intero settore. Se riuscisse a spingere nella direzione giusta potrebbe generare un aumento straordinario della domanda. Milioni di persone potrebbero optare per la banda larga, come hanno fatto in passato per i Dvd e per gli schermi ultrapiatti. Ma se non riuscirà a convincere Hollywood che non si tratta di un problema di pirateria, le case di produzione congeleranno i contenuti, rallentando lo sviluppo del mercato e innescando una crisi analoga a quella attraversata dal settore discografico. È un momento delicato. C'è bisogno di competenza tecnologica ma anche di capacità imprenditoriale. È un problema politico, di bilanciamento fra gli interessi di due gruppi contrapposti: produttori e consumatori. L'uomo Microsoft in cima alla piramide è Will Poole, responsabile della sezione clienti Windows da dieci miliardi di dollari. Forse faremmo meglio a chiamarlo "diplomatico". Il suo compito è incrementare le vendite del sistema operativo: un incarico non da poco, tenuto conto che il trenta per cento dei proventi annuali della compagnia vengono da lì. A ottobre ha fatto la prima mossa. Il dipartimento eHome, da lui avviato, ha siglato un accordo con Hewlett-Packard e Samsung per lanciare il Media Center Edition Pc. Un vero e proprio ponte di comando mediatico, con un processore da 2,4 gigahertz, un telecomando, un videoregistratore, un masterizzatore Dvd, un drive esterno da 120 gigabite e una versione speciale di Windows Xp. L' utente ha a disposizione un dispositivo di controllo remoto con cui maneggiare file digitali di ogni genere e programmare registrazioni di programmi televisivi. L'apparato, senza monitor, costa dai 1300 ai duemila dollari. «Volevamo qualcosa con cui poter modificare foto, riprodurre selezioni di video e di brani musicali, e con tutte le funzionalità di un comune Pc», spiega Poole. Il potere ai consumatori. All'inizio di quest'anno, Poole ha introdotto Windows Media 9. Ai consumatori potrebbe sembrare un comune lettore mp3, per Microsoft è un investimento da 500 milioni di dollari nella creazione di una piattaforma digitale unica. In pochi mesi, Microsoft ha concesso a decine di società di elettronica la licenza dei codec (algoritmi di compressione-decompressione): i file Media 9 ora funzionano dovunque (su Dvd, lettori mp3, telefoni e autoradio). La qualità è sorprendente: si parla di audio 24-bit e video ad alta qualità, ma il risultato è un suono rotondo e diffuso, al contrario degli appena due canali dei vecchi mp3, anche se il file è più piccolo del cinquanta per cento. I film compaiono a una risoluzione sei volte maggiore di quella di un Dvd. Con la banda larga, poi, non c'è nemmeno bisogno di aspettare il caricamento. «Con questa piattaforma, abbiamo definitivamente superato gli standard tradizionali», sostiene Poole. Corollario: i vostri contenuti digitali diventano di Microsoft. I file sono compatibili con altri lettori, ma per goderli davvero bisogna avere Media 9. Così, non solo l'azienda vende più sistemi operativi, ma acquista anche un potere maggiore. La facoltà di agevolare o limitare la riproduzione digitale conta molto. E qui entrano in gioco le capacità imprenditoriali. La Digital Media Division di Poole ha speso 250 milioni di dollari per progettare un software che apparentemente compromette gli obiettivi della Media Center Edition. Se il Media Center mira a dare ai consumatori il controllo assoluto, il Drm impedisce loro di esercitarlo. La proprietà intellettuale dell'opera consente di limitarne e regolamentarne l'utilizzo da parte di terzi. Qual è il tornaconto di Microsoft? Semplice: se riuscirà a dimostrare agli studi di produzione e alle case discografiche di essere in grado di tutelarne i contenuti, loro avranno più voglia di mettersi in gioco. E con più contenuti a disposizione, i consumatori percepiranno il Pc come dispositivo mediatico. E le vendite di Windows aumenteranno. Alla Windows Hardware Engineering Conference di maggio, Gates, Poole e Steve Ballmer hanno esposto dettagliatamente i loro progetti per la realizzazione della cosiddetta Next Generation Secure Computing Base, inclusa nella nuova versione di Windows, in vendita dal 2005. La Ngscb permetterà ai fornitori di contenuti di impedire l'alterazione dei file digitali. La Media Center Edition è stata pubblicizzata ai potenziali acquirenti come «centralina di comando mediatico». Nella prima versione, essa aveva in dotazione un masterizzatore Dvd, ma solo a scopo di archiviazione: i programmi non potevano essere letti altrove. Microsoft ha ammesso di aver collaborato con i produttori di contenuti al design dell'apparecchio. Ma la reazione del mercato non era stata positiva, al punto che Microsoft ha dovuto rilasciare un'altra versione senza questa limitazione. Ultimamente Microsoft sta puntando all'interconnessione, ma nessuna delle sue apparecchiature è compatibile con il Media Center. I video non possono passare da un monitor all'altro. Ad aprile, i dirigenti dell'azienda mi hanno spiegato che queste restrizioni dipendono dall'impossibilità di riprodurre file di qualità sulle reti wireless di oggi. Ma due settimane dopo, alla WinHec, hanno dimostrato il contrario. In realtà una piccola azienda, la SnapStream, ha già messo in vendita un aggiornamento software per lo streaming dei video non solo su computer, ma anche su Pocket Pc e Tablet Pc in rete, e che potrebbe funzionare anche con i comuni televisori. A detta dell'amministratore delegato dell'azienda, Rakesh Agrawal, le decisioni di Microsoft non hanno niente a che fare con la tecnologia. «Stanno cercando di mediare», commenta. Una proiezione speciale Brian Whiting, proprietario di un piccolo cinema di Seattle, oggi ha uno sprint diverso. Forse è contento di avere un ospite nel suo locale generalmente deserto. Oppure è emozionato perché sta per mostrarci il suo nuovo giocattolo. «È ancora meglio di come pensavo», esclama. «Per scannerizzare ogni singola inquadratura di una pellicola 35 millimetri, ci vorrebbero 1,7 terabite. Loro ci sono riusciti con sette giga! ». Apre la porta della sala di proiezione, ed ecco il Lightning 6000, un proiettore Dlp da 75 mila dollari appeso al soffitto. «Funziona meglio, in questa posizione», spiega. L'apparecchio è collegato a un Pentium 4 di Dell con carta grafica di ultima generazione. Whiting armeggia con miriadi di cavi, ganci, connessioni Dsl, microspecchi e sei canali di suono. Ecco come si sta al cinema, oggi. Questa sala di proiezione è la prova che la strategia digitale di Microsoft va ben oltre il piccolo schermo. Il locale di Whiting appartiene ai Landmark Theatres, una catena di sale che ad aprile ha firmato un accordo con l'azienda di Gates per l'utilizzo di lettori Media 9 nei propri cinema di tutta America. Whiting è stato il primo a testare l'apparecchiatura e ne è entusiasta. Secondo lui, Media 9 abbatterà i costi di distribuzione e forse anche le spese di produzione. «Una chance importantissima per la cinematografia indipendente», spiega. «Sapete quante delle 48 produzioni presenti a Cannes l'anno scorso sono arrivate al circuito di distribuzione? Solo otto. Con questo dispositivo, invece, potremmo addirittura organizzare delle serate a tema». All'inizio, Poole si era mostrato un po' scettico in merito al possibile ingresso di Microsoft nei circuiti di proiezione cinematografica. Ma dopo l' accordo Landmark e il successo al Sundance - dove molti film sono stati riprodotti con il Media 9 - si è definitivamente convinto. «Il nostro futuro, ovviamente, non sarà certo la vendita di proiettori alla sale cinematografiche», spiega. «Ma in questo modo dimostreremo ai nostri partner di poter effettivamente regolare le dinamiche di fruizione dei loro prodotti». L'Artisan Entertainment - lo studio di The Blair Witch Project e Buena Vista Social Club - è d'accordo, al punto che ha collaborato con Microsoft alla realizzazione di Standing in the Shadows of Motown per Media 9. Il documentario era stato proiettato in pochissime sale di pochissimi paesi, ma ora lo l'Artisan ne ha lanciato una confezione con due Dvd, uno per i lettori convenzionali e uno ad alta definizione che girerà solo su Windows Xp. L'iniziativa ha avuto un tale successo, che lo studio ha subito iniziato a lavorare a un secondo progetto, Extreme T2 - una versione rimasterizzata e sofisticata di Terminator 2, in vendita da circa un mese prima dell'ingresso nelle sale di Terminator 3. «Siamo stati i primi a fare una cosa del genere, e ne siamo fieri», commenta Randy Wells, responsabile marketing della società. Ma in che modo la nuova tecnologia si traduce sullo schermo? Whiting mi invita a mettermi comodo e comincia a proiettare Motown, un film multimediale con spezzoni 35 millimetri, interviste riprese da una telecamera digitale, immagini televisive di repertorio, sequenze in bianco e nero 16 millimetri degli anni Quaranta ed effetti speciali digitali. Quindici minuti di proiezione, nei quali un occhio inesperto non percepisce alcuna differenza rispetto alla tradizionale visione cinematografica. Ma lo strumento di Whiting potrei averlo anch'io a casa. se solo avessi uno schermo al plasma da 51 pollici. Molti nemici, molto onore Poole è arrivato alla Microsoft nel 1996, quando Gates ha comprato eShop, una startup fondata cinque anni prima. In precedenza, era stato responsabile delle collaborazioni con Microsoft alla Sun Microsystems. «Ho sempre lavorato con Dos e Windows, e questo spesso mi ha reso un po' impopolare», spiega. Anche il suo incarico attuale è molto scomodo. È un incarico a due facce: si tratta di privilegiare alcune innovazioni a scapito di altre. Se sceglie bene, i fornitori di contenuti si sentono più sicuri, i consumatori pensano di avere accesso a una fruizione migliore, e la guerra civile è scongiurata. Finora, sembra che Poole abbia fatto un buon lavoro. Il mercato e i partner di Microsoft sono rimasti soddisfatti. Sei mesi dopo il lancio del Media Center Pc, i produttori ancora non si sono lamentati per i vincoli imposti allo streaming e alla masterizzazione di Dvd. Oltre a Samsung e Hp, altre dodici aziende hanno acquistato la versione speciale di Os. E l'Hp ha annunciato che la maggior parte dei suoi Pc, entro l'anno prossimo, diventerà Media Center. A Hollywood, però, ci sono ancora degli scetticismi. «Nonostante abbia passato molto tempo con Poole, non sono mai riuscito ad avere con lui una conversazione diretta», commenta un ex dirigente di uno studio di produzione. «Il suo unico interesse sta nel promuovere le sue apparecchiature a scapito delle altre. Microsoft vuole il potere assoluto, e basta». I concorrenti di Gates hanno la stessa sensazione. Rob Glaser, amministratore delegato di RealNetworks, accusa Microsoft di portare avanti una campagna di disinformazione. InterTrust, una società di Drm di comproprietà tra Philips e Sony, ha fatto causa a Gates per violazione della legge sui brevetti. E i dirigenti dell'Internet Streaming Media Alliance - un'organizzazione per la creazione di standard del settore - si lamenta di ogni iniziativa intrapresa da Microsoft. «È facile parlare di interconnessione quando sei tu a fornire tutti i pezzi del puzzle», osserva Tom Jacobs, presidente dell'Isma e direttore dei Sun Labs. «Quando tutti gli altri saranno tagliati fuori, credete che il Media 9 sarà ancora gratuito?» Queste critiche non sono nuove per Poole. A detta sua, Microsoft sta agendo unilateralmente per assicurare ai media digitale qualità e sicurezza adeguate. Poi ci sarà tempo per arrivare a patti sugli standard. «Il nostro team sta applicando le ultime teorie informatiche, matematiche e ingegneristiche per tirare fuori il meglio delle recenti innovazioni tecnologiche», spiega. «Ma per riuscirci ci vogliono tempo e impegno». Verso la tregua «Vendere computer è il nostro lavoro», spiega Poole. «Il Media 9 è il nostro asso nella manica. Una piattaforma che vogliamo rendere sempre più sofisticata e veloce». I rapporti tra la Microsoft e Hollywood stanno migliorando, ma restano viziati da malintesi e conflitti. In un incontro con la Disney, l'estate scorsa, Poole sperava che l'azienda avrebbe comprato la licenza del Drm. Secondo lui, Microsoft poteva aiutare la Disney a espandere il proprio mercato e proteggere i suoi prodotti dalla pirateria. La società di produzione sembrava molto disponibile, ma poi ha chiesto a Poole quanto Microsoft sarebbe stata disposta a pagare per il privilegio di riprodurre i contenuti Disney sulle sue apparecchiature. «Spesso ci è stato chiesto di fare scelte assurde dal punto di vista imprenditoriale», commenta Poole in merito. E una tensione ancora maggiore si è avvertita questa primavera al Digital Media Summit di Los Angeles. Scott Dinsdale, uno dei dirigenti della Motion Picture Association of America, ha detto al pubblico presente che Microsoft e Hp stavano usando la Media Center Edition per «fare la propria fortuna a spese di altri». «Non stuzzicatemi, e io non stuzzicherò voi», ha detto, schematizzando il suo atteggiamento nei confronti del settore informatico. «Non portate più un film su un Pc, e non dirò più una parola». Poole, però, continua a sottolineare i progressi ottenuti. L'industria discografica, in passato infastidita dalle campagne Apple, recentemente ha invece offerto di fornire contenuti all' iTunes Music Store. E le iniziative Web direttamente gestite da alcune etichette - come Pressplay e MusicNet - hanno cominciato a incrementare la selezione di titoli disponibili per il download e la masterizzazione. Anche Hollywood sta dando segni di ravvedimento. L'amministratore delegato della Disney, Michael Eisner era uno dei più rigidi. Le sue entrature avevano portato alla proposta del decreto Hollings, per la prevenzione della pirateria. E sempre lui aveva accusato Microsoft, Apple, Dell, Hp e Intel di promuovere pratiche scorrette. Ma adesso sembra aver rivisto le sue posizioni. Ad aprile, a un convegno della National Association of Broadcasters, ha dichiarato che cercherà di fare della Disney «la punta di diamante delle rivoluzione digitale dell'industria dell'intrattenimento». «La paura della pirateria non frenerà i nostri sforzi innovativi», ha commentato, annunciando il lancio di un servizio di video on demand. Musica per le orecchie di Poole! Ma mentre per Microsoft l'ipotesi di un intervento legislativo resta fumo negli occhi, Hollywood continua a considerarla interessante. «Il settore informatico rifiuta di integrarsi con le strutture di Washington. L'industria cinematografica no», spiega Mike Godwin, consulente tecnologico di Public Knowledge. «È un conflitto d'interessi. Tra il doppio dei profitti e il doppio del controllo, le case di produzione scegllierebbero senza dubbio la seconda opzione. E lo stesso vale per Microsoft». Ma questa guerra che conseguenze avrà per noi consumatori? Non ci resta che avere fede in Microsoft. Ahimé. Power Mac G5, un computer "da urlo"... di LEANDER KAHNEY SAN FRANCISCO - Negli ultimi due anni, gli utenti Mac sono stati segretamente torturati da un vergognoso segreto che non avevano il coraggio di confessare neanche a se stessi: i loro computer erano più lenti dei Pc della Windows. Ma ora le cose potrebbero cambiare. Ad agosto, farà il suo ingresso sul mercato una nuova linea di desktop Power Mac ultima generazione. E questi elaboratori saranno, finalmente, i più veloci del pianeta. Almeno questo è quanto sostiene il carismatico amministratore delegato della Apple, Steve Jobs, che qualche giorno fa ha presentato il nuovo prodotto al Moscone Center di San Francisco, durante la cerimonia d' inizio del convegno annuale dei produttori di software. Davanti a un nutrito pubblico di programmatori Mac, Jobs, vestito sobriamente come al solito, con un paio di jeans e un dolcevita nero, ha sponsorizzato i nuovi computer della Apple con il suo caratteristico entusiasmo e le sue riconosciute doti di intrattenitore. Dopo aver parlato per circa un'ora e mezza dell'ultima versione del sistema operativo Os X, il software Panther, ha lanciato la notizia bomba alla fine del suo intervento, come se i Power Mac fossero solo un dettaglio marginale. «Siamo qui riuniti, oggi, per la presentazione dell'elaboratore più veloce del mondo», ha annunciato con noncuranza. «Un'innovazione senza precedenti». Poi, ha descritto il nuovo computer fin nei minimi particolari, prima di passare alla dimostrazione pratica di come i Mac di ultima generazione supereranno definitivamente in prestazioni i Pc della Windows. I nuovi computer funzioneranno tramite un server chip da 64 bit dell'Ibm, il processore PowerPc 970. Queste macchine rappresentano una rivoluzione radicale per i Mac, aumentandone enormemente la quantità di dati gestibile e la velocità di elaborazione. Saranno disponibili tre configurazioni base: una con un chip da 1,6 gigahertz che costerà duemila dollari, una da 1,8 gigahertz per 2400 dollari e la versione top da due gigahertz per tremila dollari. Giusto come termine di paragone, bisogna tenere presente che l' ultimo modello di Power Mac G4 costa attualmente 2800 dollari. Tra le tre versioni, oltre alla potenza, ci saranno anche ulteriori differenze. Per quanto riguarda il design, tutti i nuovi computer saranno caratterizzati da una struttura lucida di alluminio estremamente lineare. L'unico inconveniente sarà il calore generato da questi processori: per raffreddarli, ci vorranno nove ventole computerizzate. Maggiori dettagli in merito si possono trovare sul sito della Apple. Jobs si è limitato a parlare del problema, definendola una «puntualizzazione preventiva». Steve Jobs, genio dell'affabulazione I nuovi Power Mac hanno ispirato a Jobs, le cui capacità di persuasione sono ormai leggendarie, iperboli coloritissime e suggestive. Ha descritto i nuovi computer come «strumenti eccitanti», «super belli», «straordinari», insomma «una bellezza». E ha detto che «sono delle macchine da urlo». Il processore da 64 bit è il «più veloce di tutti i tempi», con «la maggiore larghezza di banda che si sia mai vista». A un certo punto, mentre parlava dei complessi meccanismi interni del nuovo Ibm, è arrivato a ddirittura a magnificarne la «logica di predizione delle diramazioni». «Quasi non so che cosa sia», ha ammesso, scrollando le spalle e scoppiando a ridere. «Ma sarà sicuramente un'ottima cosa». Per "dimostrare" che i Power Mac sono più veloci dei Pc Windows, Jobs ha poi invitato a salire sul palco alcuni produttori indipendenti di software, per far loro svolgere dei test comparativi, mettendo a confronto i nuovi computer Apple con il «Pc più veloce al momento disponibile sul mercato», dotato di due processori Intel Xeon da tre gigahertz. I Mac si sono dimostrati effettivamente da due a tre volte più veloci dei Pc. Tra le prove, la creazione di immagini complesse con Adobe Photoshop, l' elaborazione di animazioni tridimensionali, la risoluzione di difficili calcoli matematici e la riproduzione di pesanti file musicali. «Il termine di paragone per questi computer non è più il normale Pc», ha commentato uno dei partecipanti al test, Theodore Gray, fondatore della Wolfram Research. «L'unico confronto ora possibile è con le stazioni Unix di ultima generazione, che costano il doppio. E anche in quel caso, i Power Mac sarebbero più veloci». In una registrazione video mostrata da Jobs, lo stesso Ed Catmull, presidente dei Pixar Animation Studios, commentava: «Dopo i nostri dispositivi RenderMan, il G5 è il personal computer più potente del mondo». Piccola precisazione: Jobs è amministratore delegato part-time anche della Pixar. Aspettando la prova del nove... Secondo Jobs, i nuovi Power Mac sfideranno i Pc anche in termini di prezzo. Un Pc di analoga potenza, dotato di due processori Xeon, costa sul sito della Dell 4301 dollari, e comunque «non è altrettanto veloce». Bisogna però tenere presente che il confronto è stato effettuato tra G5 e Pc attualmente disponibili sul mercato. Tra tre mesi, però, quando il Power Mac verrà messo in commercio, l'Intel e l'Advanced Micro Devices dovrebbero lanciare dei nuovi chip da quattro gigahertz e oltre. Questo potrebbe ribaltare nuovamente la situazione a favore dei sistemi operativi Windows. A detta di Jobs, il nuovo chip dell'Ibm arriverà, nell'arco dei prossimi dodoci mesi, a una potenza di tre gigahertz. Non è stata fatta menzione dei portatili, ma i produttori software presenti al convegno sono sicuri che l'architetturà a 64 bit sarà presto compatibile anche con i PowerBook. «Comunque ci vorrà almeno un anno. Probabilmente l'estensione del sistema sarà disponibile a partire dalla prossima estate», prevede Neil Ticktin, editore della rivista MacTech. Nonostante l'architettura innovativa, i Power Mac di prossima generazione funzioneranno tranquillamente con l'Os X già disponibile. Jobs non l'ha specificato, ma ha lasciato intendere che l'installazione di applicazioni supplementari sul nuovo chip sarà facile quanto una comune procedura di aggiornamento. «Sarà un gioco da ragazzi», commenta John O'Fallon, presidente di Maxum Development, società titolare dei software del server Mac. «Almeno, questo è quanto hanno fatto capire. Ma non si sa mai». O'Fallon ha trovato questi nuovi computer stupefacenti, ma è stato attento, durante la presentazione di Jobs, a non farsi soggiogare dal fascino ipnotico di quel formidabile venditore. «Sembrano macchine straordinarie, ma non voglio prenderci la mano. La stessa scena si è ripetuta identica quando Jobs ha presentato il G4. E già so che tra un anno o due lo vedrò lanciare, con lo stesso entusiasmo, il modello G6«.
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