Fw: il black out nel secchiello



----- Original Message -----
From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
To: "ECONOMIA" <economia at peacelink.it>
Sent: Thursday, July 24, 2003 7:13 AM
Subject: il black out nel secchiello


>
> il manifesto - 13 Luglio 2003
>
>
> Il black out nel secchiello
> MAURIZIO PALLANTE
>
>
> Il black out nel secchiello
> La rete energetica è come un secchio bucato che fa acqua da tutte le
parti.
> Ma anziché cercare di chiudere le perdite si cerca di riempirlo aumentando
> la produzione. E con essa l'inquinamento
> MAURIZIO PALLANTE
> In una delle lunghe sere d'inverno in cui, senza la televisione, in questa
> borgata lontana dalla città non so come far passare il tempo - leggo,
> ascolto musica, mi lascio ipnotizzare dalle fiamme del caminetto e dalle
> carezze, discuto, progetto, qualche volta scrivo, ma le ore di buio sono
> troppe per riuscire a riempirle tutte - in una di queste lunghe sere in
cui
> non sapevo cosa fare, per ammazzare il tempo ho predisposto un test di una
> singola voce, a risposte bloccate. Eccolo: ho un secchio bucato e sto
> provando a riempirlo d'acqua con una bottiglia, ma non riesco. Cosa posso
> fare? a) sostituire la bottiglia con un bottiglione
>
> b) sostituire la bottiglia con un bicchiere
>
> c) chiudere i buchi del secchio in modo che dopo mi basti mezzo bicchiere
a
> riempirlo, così consumo meno acqua.
>
> Il giorno dopo, approfittando del fatto che vado a fare la spesa, ho
> sottoposto il test al mercato a un campione della popolazione scelto in
base
> all'età - calcolata a occhio -, al sesso - qui i generi sono ancora ben
> distinti -, al titolo di studio e alla professione - verificati mediante
> autodichiarazione. Sarà che l'abitudine al risparmio e al buon senso in
> campagna è più sviluppata che in città, ma il 90 per cento degli
> intervistati ha posto la crocetta sulla «c» (chiudere i buchi del secchio
in
> modo che dopo mi basti mezzo bicchiere a riempirlo, così consumo meno
> acqua). L'8,5 per cento, (composto di persone con reddito superiore alla
> media, attività in proprio, bisogno di ostentare il proprio benessere come
> segno di superiorità, fiducia nella scienza e nella tecnologia) ha messo
la
> crocetta sulla «a» (sostituire la bottiglia con un bottiglione), dicendo
che
> per entrare in Europa era ora di smetterla con le limitazioni. L'1,5 per
> cento ha messo la crocetta sulla «b» (sostituire la bottiglia con un
> bicchiere), dicendo che non vedeva la necessità di riempire il secchio,
> poiché l'acqua comincia a scarseggiare e a porre gravissimi problemi
> ecologici ed etici (i popoli in via di sviluppo, ecc).
>
> Questi risultati mi sono tornati in mente le sere successive al giovedì
nero
> del primo black out elettrico estivo del nostro paese, perché avevano una
> sorprendente rassomiglianza con le reazioni degli esperti a questo
collasso
> annunciato. Insomma un modo idiota come un altro di ammazzare il tempo,
che
> mi ero inventato estemporaneamente in una sera di noia, si rivelava di una
> straordinaria capacità predittiva. Il secchio bucato era una immagine
fedele
> dei modi in cui usiamo l'energia. Più della metà se va in sprechi,
> inefficienze e usi impropri. Se la legge tedesca non consente di superare
i
> 70 chilowattora al metro quadrato all'anno per i riscaldamento degli
> ambienti e in Italia (dove fa ben più caldo) se ne consumano da 150 a 200,
> vuol dire che dalla metà ai due terzi dell'energia termica prodotta nel
> nostro paese viene sprecata. Poiché il riscaldamento degli ambienti
assorbe
> circa un terzo dei nostri consumi di fonti fossili, almeno il 15 per cento
> fuoriesce dai buchi del secchio. Un altro 33 per cento delle fonti fossili
> che importiamo viene utilizzato per produrre energia elettrica in centrali
> che hanno un rendimento medio del 35 per cento (da 100 unità di energia
> chimica contenuta nei combustibili si ottengono 35 unità di energia
> elettrica e se ne sprecano 65 sotto forma di calore inutilizzato), mentre
i
> cicli combinati (non una tecnologia del futuro, ma del presente, quella
con
> cui si costruiscono regolarmente le centrali oggi) hanno un rendimento del
> 55 per cento.
>
> Ancora maggiore è il rendimento della micro-cogenerazione diffusa, in cui
> gran parte di quel calore che si disperde inutilmente nell'ambiente viene
> riutilizzato, così che da un solo processo di combustione si ha un doppio
> rendimento, in energia elettrica e in energia termica, la cui somma
comporta
> una percentuale totale di sfruttamento del combustibile pari al 94 per
> cento. Insomma come nei supermercati, che mi capita di vedere le rare
volte
> che scendo in città, con la micro-cogenerazione diffusa «paghi 1 e prendi
> 2». Una tecnologia del passato e del presente, anch'essa, non del futuro.
Se
> la produzione di energia elettrica avvenisse esclusivamente in cicli
> combinati e micro-cogenerazione diffusa, per produrre gli stessi
terawattora
> di oggi si consumerebbe meno della metà delle fonti fossili. Ciò vuol dire
> che almeno un altro 15 per cento dell'energia che utilizziamo fuoriesce
dai
> buchi del secchio. Nei trasporti, la terza grande voce che assorbe il
> restante dei consumi di energia, si può fare ancora di più, sommando i
> risultati delle innovazioni tecnologiche finalizzate a ridurre i consumi
> dell'autotrasporto (esistono già, sotto forma di prototipi, autovetture di
> media cilindrata che percorrono 100 chilometri con un litro di benzina)
con
> i risultati delle ristrutturazioni organizzative finalizzate ad accelerare
i
> tempi di spostamento con i mezzi pubblici in modo da renderli più
> desiderabili del mezzo privato. In questo settore soltanto sprecando di
meno
> si può avere un servizio migliore. Gli intasamenti e gli incolonnamenti da
> traffico comportano un enorme sperpero di energia che causa danni e
disagi.
> L'acqua che esce dai buchi del secchio allaga la casa, fa marcire i
parquets
> e ammuffire i tappeti. Di fronte a questa situazione, invece di pensare a
> chiudere i buchi del secchio, gli esperti concentrano la loro attenzione
> sulle fonti con cui riempirlo. «Il black out dimostra che occorre
costruire
> le nuove centrali termoelettriche bloccate sino ad ora dalle proteste
delle
> popolazioni che abitano nei dintorni dei siti in cui si è richiesta
> l'autorizzazione di costruirle.» «La domanda di energia elettrica è
> destinata a crescere ancora. Col caldo che fa è inevitabile che le persone
> acquistino sempre più condizionatori. Se vogliamo restare in Europa i
> contatori da 3 chilowatt dovranno essere sostituiti da contatori da 4,5 o
6
> chilowatt.» (Sulla carta d'identità europea, oltre alle impronte digitali
e
> all'iride sarà riportata anche la potenza del contatore elettrico che si
ha
> in casa?). «Scusate, ma non possiamo accrescere ancora la nostra
dipendenza
> dai paesi arabi. E poi, se aumenteremo i consumi di energia elettrica
> prodotta con fonti fossili, l'effetto serra andrà fuori controllo. Non
> sarebbe il caso che, con tutte le cautele necessarie, si riprendesse in
> considerazione l'ipotesi nucleare, visto che i progressi tecnologici degli
> ultimi anni hanno consentito di costruire reattori intrinsecamente
sicuri?».
>
> La logica del bottiglione. Se non ce la faccio a riempire il secchio
bucato
> con la bottiglia, non mi resta che potenziare la fonte. Tanto la
tecnologia
> ce lo consente. Perché porsi dei limiti quando la scienza ci consente di
> superarli? Per quanto assurda in termini logici, questa posizione ha un
> apparente realismo, confermato sino ad ora dai fatti. Anche se gli indizi,
> il caldo di questo giugno 2003 con temperature fino a 10 gradi superiori
> alla media stagionale, fanno supporre che si sia superata la soglia oltre
la
> quale i disagi diventano superiori ai vantaggi e il progresso una rincorsa
a
> mettere pezze alle lacerazioni che crea, con risultati che la sapienza
> popolare veneta definisce «pegio il tacon del buso». Ma cosa dire dei
> sé-dicenti «ambientalisti scientifici» (l'1,5 per cento del mio campione),
> che come un disco rotto continuano da anni, con una costanza degna di
> miglior causa, a ripetere l'elenco delle fonti alternative con cui si
> potrebbe riempire il secchio bucato? Sì, qualche accenno formale al
> risparmio e all'efficienza energetica lo formulano come una giaculatoria
> dovuta, ma tutto il loro interesse è concentrato sulle fonti rinnovabili,
> che chiudendo tutti e due gli occhi, spesso nobilitano con l'aggettivo di
> «pulite». Il loro cuore batte per il fotovoltaico, che costa 10 volte di
più
> e diminuisce le emissioni di CO2 cinque volte di meno della
> micro-cogenerazione diffusa e, siccome non sta in piedi economicamente,
deve
> essere sostenuto con grandi esborsi di denaro pubblico. Insomma, la loro
> ricetta per riempire il secchio bucato è di usare il bicchiere invece
della
> bottiglia. «Col vostro bicchiere - replicano i fanatici della crescita
> economica e del progresso - il secchio non lo riempirete mai». «Ma almeno
> riduciamo l'impatto ambientale, mentre voi col vostro bottiglione lo
> aggravate».
>
> E se, innanzitutto, chiudessimo i buchi? Il costo della chiusura dei buchi
> si ripaga da sé con l'eliminazione dei costi inutili causati dagli
sprechi.
> Quando i buchi sono chiusi, a riempire il secchio basta mezzo bicchiere.
>
>