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la verità sulle centrali enel senz'acqua
- Subject: la verità sulle centrali enel senz'acqua
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 18 Jul 2003 07:00:01 +0200
il manifesto - 15 Luglio 2003 Là dove il fiume si fa mare, l'Enel La centrale elettrica di Porto Tolle, nel punto più acuto della crisi idrica GUGLIELMO RAGOZZINO La storia del fiume Po, dell'acqua mancante e dell'elettricità impedita è proprio una bella storia. Cerchiamo di raccontarla utilizzando anche l'aiuto di qualche compagno. Un nome tra tutti: Vittorio Sega, che negli anni `70 diresse la federazione di Rovigo del Pci. Negli anni `70, proprio in fondo al Po, su un'isola nel delta, l'Enel ha costruito negli anni `70 una gigantesca centrale elettrica, quella di Porto Tolle. Per sua comodità, ma lasciando benignamente che tutti ne usassero, l'Enel ha costruito anche un ponte, l'ultimo, prima del mare. Quattro gruppi di produzione, un totale di 2.640 Megawatt. «La centrale - si legge nel sito dell'Enel - è difesa lungo il suo perimetro da argini con sommità carreggiabile a quota 4,5 mslm (metri sul livello del mare) che la proteggono sia dalle piene del Po, sia dalle mareggiate dell'Adriatico. I gruppi sorgono su un rilevato artificiale a quota 3 mslm costruito in conglomerato cementizio armato poggiante su una fondazione palificata». Insomma, un bello scasso. Da un po' di anni il delta è diventato parco. L'Enel certo non poteva saperlo, al momento di costruire la centrale; ma adesso lo sa. All'inizio l'impianto andava fortissimo con livelli produttivi tra i più alti d'Europa. l'Atz (olio ad alto contenuto di zolfo) non lo voleva nessuno e per questo costava poco, ma riusciva «a bruciare la vernice delle macchine». Da anni due soli dei gruppi funzionano; Prima uno e poi l'altro sono stati «ambientalizzati», come si usa dire, indicando una serie di misure intese a ridurre l'inquinamento entro i limiti tollerati. Gli altri due sono stati lasciati deperire; anzi risulta che servano come magazzino vivente per rifornire di ricambi quelli in produzione. In altre parole, l'Enel ha ridotto al minimo i costi di produzione per spremere a fondo l'impianto prima di chiuderlo; e quindi manutenzione scarsa, belle parole ambientali e poco altro; e invece pressioni nei confronti della popolazione e degli amministratori locali, sventolando continuamente l'eventualità di una chiusura dell'impianto, con le temute conseguenze occupazionali.... A meno che non fosse consentito di trasformare l'impianto in una centrale a orimulsion, un combustibile solido, una sorta di catrame naturale del bacino dell'Orinoco in Venezuela, con costi convenienti e capacità inquinative da primato mondiale. Così sui casi della centrale si agitano adesso due partiti. Uno, con la forza dell'Enel alle spalle, che punta sull'orimulsion; uno che coniuga sviluppismo e ambiente e lo fa chiedendo il passaggio al metano. Entrambi i partiti sono dunque per la continuazione della centrale elettrica, nonostante il delta, il parco, la storia, l'aria da respirare. L'Enel ha ricevuto un decreto favorevole sull'orimulsion dal ministro Marzano, ma ha problemi locali. Di là del fiume, per esempio, c'è l'Emilia-Romagna. Oggi l'Enel si lamenta come se la chiusura di due gruppi fosse davvero causata dall'acqua mancante. Ogni occasione è buona, come il temutissimo black out di fine giugno, per portare avanti la campagna orimulsiana. L'Enel abbellisce la verità per battere le resistenze degli ambientalisti di ogni risma e colore. Ma c'è un'altra questione curiosa (nel senso che la nostra curiosità è alta): nella concessione all'Enel, quando nei lontani anni `70 si progettava nel delta la centrale elettrica più d'Italia, era previsto che l'acqua di raffreddamento sarebbe stata captata in parte dal fiume e in parte dal mare. Alla centrale di Porto Tolle esistono infatti due tubi. Perché quello a mare non lo si usa? Quando il Po è a secco, non sarebbe meglio prendere l'acqua dal mare, tanto quella dessalata che quella comune e usarle per fare l'elettricità? L'Enel ha captato nel 2001 44 milioni di metri cubi di acqua per uso industriale. 11 milioni da fiume, 11 da pozzo, 6 da acquedotto. In tutto 28 milioni da acque interne. Vanno aggiunti 5 milioni di acque marine «tal quali», 8 di acque marine dissalate e 3 milioni di acque reflue, 13 milioni di metri cubi di acqua marina nel 2001. Con l'impegno di usarne anche a Porte Tolle. E invece no. Abbiamo chiesto all'Enel perché in un momento di tale scarsità nazionalenon usasse acqua marina nella centrale posta nell'isola di Porto Tolle. Ci è stato risposto che vi erano forti controindicazioni. «L'impianto non è condizionato per acqua marina. Se ne può usare assai poca». Meglio lasciar stare. certo che se l'Enel dicesse la verità sui due gruppi fermi e sull'acqua marina che non usa, se provasse a rispondere al paese più che agli azionisti....
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