la verità sulle centrali enel senz'acqua



il manifesto - 15 Luglio 2003


Là dove il fiume si fa mare, l'Enel
La centrale elettrica di Porto Tolle, nel punto più acuto della crisi idrica
GUGLIELMO RAGOZZINO
La storia del fiume Po, dell'acqua mancante e dell'elettricità impedita è
proprio una bella storia. Cerchiamo di raccontarla utilizzando anche l'aiuto
di qualche compagno. Un nome tra tutti: Vittorio Sega, che negli anni `70
diresse la federazione di Rovigo del Pci. Negli anni `70, proprio in fondo
al Po, su un'isola nel delta, l'Enel ha costruito negli anni `70 una
gigantesca centrale elettrica, quella di Porto Tolle. Per sua comodità, ma
lasciando benignamente che tutti ne usassero, l'Enel ha costruito anche un
ponte, l'ultimo, prima del mare. Quattro gruppi di produzione, un totale di
2.640 Megawatt. «La centrale - si legge nel sito dell'Enel - è difesa lungo
il suo perimetro da argini con sommità carreggiabile a quota 4,5 mslm (metri
sul livello del mare) che la proteggono sia dalle piene del Po, sia dalle
mareggiate dell'Adriatico. I gruppi sorgono su un rilevato artificiale a
quota 3 mslm costruito in conglomerato cementizio armato poggiante su una
fondazione palificata». Insomma, un bello scasso. Da un po' di anni il delta
è diventato parco. L'Enel certo non poteva saperlo, al momento di costruire
la centrale; ma adesso lo sa. All'inizio l'impianto andava fortissimo con
livelli produttivi tra i più alti d'Europa. l'Atz (olio ad alto contenuto di
zolfo) non lo voleva nessuno e per questo costava poco, ma riusciva «a
bruciare la vernice delle macchine». Da anni due soli dei gruppi funzionano;
Prima uno e poi l'altro sono stati «ambientalizzati», come si usa dire,
indicando una serie di misure intese a ridurre l'inquinamento entro i limiti
tollerati. Gli altri due sono stati lasciati deperire; anzi risulta che
servano come magazzino vivente per rifornire di ricambi quelli in
produzione. In altre parole, l'Enel ha ridotto al minimo i costi di
produzione per spremere a fondo l'impianto prima di chiuderlo; e quindi
manutenzione scarsa, belle parole ambientali e poco altro; e invece
pressioni nei confronti della popolazione e degli amministratori locali,
sventolando continuamente l'eventualità di una chiusura dell'impianto, con
le temute conseguenze occupazionali....

A meno che non fosse consentito di trasformare l'impianto in una centrale a
orimulsion, un combustibile solido, una sorta di catrame naturale del bacino
dell'Orinoco in Venezuela, con costi convenienti e capacità inquinative da
primato mondiale. Così sui casi della centrale si agitano adesso due
partiti. Uno, con la forza dell'Enel alle spalle, che punta sull'orimulsion;
uno che coniuga sviluppismo e ambiente e lo fa chiedendo il passaggio al
metano. Entrambi i partiti sono dunque per la continuazione della centrale
elettrica, nonostante il delta, il parco, la storia, l'aria da respirare.

L'Enel ha ricevuto un decreto favorevole sull'orimulsion dal ministro
Marzano, ma ha problemi locali. Di là del fiume, per esempio, c'è
l'Emilia-Romagna. Oggi l'Enel si lamenta come se la chiusura di due gruppi
fosse davvero causata dall'acqua mancante. Ogni occasione è buona, come il
temutissimo black out di fine giugno, per portare avanti la campagna
orimulsiana. L'Enel abbellisce la verità per battere le resistenze degli
ambientalisti di ogni risma e colore.

Ma c'è un'altra questione curiosa (nel senso che la nostra curiosità è
alta): nella concessione all'Enel, quando nei lontani anni `70 si progettava
nel delta la centrale elettrica più d'Italia, era previsto che l'acqua di
raffreddamento sarebbe stata captata in parte dal fiume e in parte dal mare.
Alla centrale di Porto Tolle esistono infatti due tubi. Perché quello a mare
non lo si usa? Quando il Po è a secco, non sarebbe meglio prendere l'acqua
dal mare, tanto quella dessalata che quella comune e usarle per fare
l'elettricità?

L'Enel ha captato nel 2001 44 milioni di metri cubi di acqua per uso
industriale. 11 milioni da fiume, 11 da pozzo, 6 da acquedotto. In tutto 28
milioni da acque interne. Vanno aggiunti 5 milioni di acque marine «tal
quali», 8 di acque marine dissalate e 3 milioni di acque reflue, 13 milioni
di metri cubi di acqua marina nel 2001. Con l'impegno di usarne anche a
Porte Tolle. E invece no. Abbiamo chiesto all'Enel perché in un momento di
tale scarsità nazionalenon usasse acqua marina nella centrale posta
nell'isola di Porto Tolle. Ci è stato risposto che vi erano forti
controindicazioni. «L'impianto non è condizionato per acqua marina. Se ne
può usare assai poca». Meglio lasciar stare. certo che se l'Enel dicesse la
verità sui due gruppi fermi e sull'acqua marina che non usa, se provasse a
rispondere al paese più che agli azionisti....