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volontariato e nuovo welfare
- Subject: volontariato e nuovo welfare
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 13 Jul 2003 12:06:19 +0200
dal corriere.it 3 luglio 2003 Volontari e Casa della Carità IL NUOVO WELFARE Bassa soglia è un termine dolce. Rimanda familiarmente all'abbassare il gradino di casa per accogliere l'ultimo o lo straniero. E' anche un termine aspro. Se usato per definire le strutture di accoglienza del volontariato e il loro andare sempre più in basso nelle profondità del sociale occupandosi di coloro a cui è rimasta solo la nuda vita da difendere: il proprio corpo da sfamare, vestire, lavare. Oggi a Milano il cardinale Tettamanzi, il sindaco Albertini e il banchiere Profumo presenteranno il progetto Casa della Carità realizzato da don Colmegna su lascito spirituale e materiale del cardinal Martini. La ricerca realizzata per orientare l'azione della Casa della Carità, tra le strutture già operanti a Milano sulla bassa soglia, svela che settimanalmente sono 10.000 (il 60% migranti) i corpi invisibili che chiedono cibo, vestiti e un lavoro per sopravvivere nella città ove si vestono, vendono e rappresentano le merci prodotte dal capitalismo italiano. Basti pensare alle settimane della moda, alla nuova fiera, che sarà tra le prime al mondo, o al concorso urbanistico per riempire lo spazio vuoto della vecchia Fiera. Il massimo di rappresentazione convive con il massimo di invisibilità. Questa è la moneta a due facce che rappresenta Milano. Dell'altra faccia della Luna si occupano più di 1200 volontari, e sono tanti. Ma un dato colpisce: i volontari sono sempre più vecchi e gli utenti, soprattutto tra i migranti, sempre più giovani. Che si stia inaridendo, tra i giovani, la falda potente del volontariato? Sarebbe grave se perdessimo anche questa risorsa che sta sul margine tra inclusione ed esclusione. Anche perché è già emblematico che per occuparsi degli ultimi non basti più la società di mezzo, ma si debba ricorrere alle Fondazioni bancarie e che il sindaco si mobiliti, segnando l'urgenza del problema, mettendo a disposizione spazi pubblici, sostenendo così la Casa della Carità ove operano i volontari di don Colmegna. Qui, oltre che risorse per un welfare caritatevole, che sia alloggio, vestiti e cibo per la nuda vita bisognerà socializzare un bene scarso nella metropoli competitiva ove tutti corriamo non vedendo i soggetti invisibili che non ce la fanno; quel capitale sociale fatto di relazioni per cui ognuno di noi è meno solo nel vivere e nel lavorare. La Casa della Carità sarà anche un luogo di formazione, intesa come socializzazione delle informazioni e di un sapere sociale. Infatti i tanti migranti appena arrivati vogliono reti di conoscenza, dalla lingua al lavoro per includersi e gli italiani che sono out hanno perso per malattia o storie di vita le reti sociali, in primo luogo la famiglia, che delineavano le comunità di riferimento. E' proprio vero che il welfare basato sul maschio bianco adulto sposato con figli e il lavoro a vita sta cambiando come cambiano gli attori che se ne occupano: banchieri, sindaci e cardinali. di ALDO BONOMI
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