La qualità è mediamente buona, o
accettabile, ma solo l’1% viene usata per bere o per cucinare: dei 200
litri a testa di acqua corrente potabile che ogni giorno consumiamo in
Italia, il resto se ne va in usi di altro tipo, compresi gli sprechi.
In una nuova inchiesta, dopo quella del
1998, l’associazione indipendente di consumatori Altroconsumo ha
analizzato l’acqua potabile di 16 città italiane, con prelievi presso
fontanelle pubbliche, fin dove, cioé, l’acquedotto è responsabile della
qualità del prodotto distribuito.
Le analisi dei campioni di acqua presso
laboratori specializzati avevano come obiettivo l’individuazione di
eventuali sostanze indesiderate o dannose per la salute.
Nel complesso lo stato di salute dell’acqua
degli acquedotti è accettabile, con punte di qualità a Reggio Calabria,
Bergamo, Bologna e Roma. La situazione peggiore è a Palermo, dove l’acqua
del prelievo fatto alla stazione ferroviaria è fuorilegge per l’eccessiva
concentrazione di nitrati. Qualche sostanza inquinante minaccia falde e
pozzi di Milano, Torino, e, in misura minore, Brescia. Dunque l’acqua
negli acquedotti delle città italiane è mediamente buona, potabile, ma va
difesa e migliorata.
Per verificare la differenza tra l’acqua
potabile e le acque minerali, più costose (il rapporto è in media 1 a 500)
e, secondo i messaggi pubblicitari, con caratteristiche superiori, sono
state analizzate anche 5 acque minerali, mettendo a confronto parametri
quali calcio, sodio, durezza e residuo fisso. Risultato? La composizione
dell’acqua di rubinetto è del tutto comparabile con quella delle minerali.
L’indagine integrale, con i risultati città per
città, è pubblicata sul numero di maggio della rivista omonima.
L’inchiesta di Altroconsumo cade in un momento
di transizione legislativa: il 25 dicembre 2003 andrà in pensione la
normativa che attualmente disciplina l’acqua destinata al consumo umano, e
verrà introdotta la nuova legge che regolerà finalmente, oltre all’acqua
di rubinetto, anche l’acqua non minerale imbottigliata (la cosiddetta
“acqua da tavola o “acqua da bere”) e quella distribuita in boccioni.
Per Altroconsumo è positivo che la nuova
normativa, per esempio, preveda un limite unico per minerali, metalli e
sostanze inquinanti. Negativo, invece, il giudizio sul fatto che per altre
sostanze siano stati ignorati i valori guida e rimanga il più permissivo
limite massimo: è il caso dei nitrati, la cui concentrazione massima
ammissibile (50 mg/l) non è stata abbassata, nonostante i nitrati siano
dannosissimi per neonati e donne incinte.
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