pesticidi nel piatto



da lanuovaecologia.it

Venerdì, 30 Maggio 2003

"Pesticidi in 1 frutto su due"

Sconvoglente rapporto di Legambiente: "Contaminato anche il 20% delle
verdure in commercio". La risposta della Coldiretti: "I dati ufficiali non
denunciano questa catastrofe".

ROMA - Frutta dal cattivo sapore. Perché c'è il ddt nelle mele e nelle
ciliegie, il captano nell'uva, il clorpifiros nei pomodori. Fare la spesa
tra i banchi del supermercato significa quindi quasi sicuramente portarsi a
casa, e quindi in tavola un bel carico di erbicidi, antiparassitari e
fungicidi. La metà della frutta infatti, stando agli 11.000 campioni
analizzati nel 2002 dalle Arpa (Agenzie regionali protezione ambiente) e
dalle Asl è risultata contaminata da almeno un tipo di pesticida. In un
prodotto su 4 si trovano addirittura tracce di più di un principio attivo.
L'allarme è lanciato da Legambiente, che ha presentato oggi i risultati
dell'indagine "Pesticidi nel piatto 2003". Migliore, ma non buona, è
risultata la situazione della verdura: il 20% dei campioni controllati è
risultato contaminato da almeno un pesticida e nel 5% ne sono stati trovati
più di uno. E poi ci sono i campioni irregolari, dove non solo sono presenti
i pesticidi, ma questi superano le concentrazioni imposte per legge o sono
addirittura vietati: sono il 2% del totale (nel 2001 erano l'1,3%).
"L'attenzione alla presenza di più d'un residuo nello stesso prodotto è
bassissima - attacca Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente -
Colpa di una legislazione vecchia di oltre 30 anni che non prevede ancora un
limite alla somma di più residui nello stesso alimento e che ignora il
principio di precauzione: continuano ad essere tollerate infatti sostanze
che, come il procimidone, il vinclozolin o il captano, l'Epa (l'Agenzia
americana di protezione dell'ambiente) ha da tempo classificato come
possibili o probabili cancerogeni". Esempi negativi non mancano: in Calabria
su una sola ciliegia, regolare secondo la legge, sono stati trovati 3
pesticidi (paration, clorpirifos e metidation). 19 peperoni sui 76 prelevati
dai mercati dell'Emilia Romagna, e provenienti dalla Spagna, risultano
fuorilegge perché contaminati da un fungicida vietato; sempre in Emilia
Romagna, della 218 mele controllate, solo 50 (il 22,9%) sono risultate
"senza residui rilevabili", a fronte di ben 168 (il 77,1%) contaminate, di
cui 10 fuori legge. In Trentino Alto Adige il 50% dell'uva analizzata (7 su
14 campioni) risulta irregolare perché contenente, in 6 casi, sostanze
vietate in Italia, e nel settimo una concentrazione eccessiva di captano.
Un capitolo a parte merita il ddt. L'Arpa di Trieste ha trovato tracce del
pericoloso prodotto in ciliegie, mele e carote; in Liguria è stato trovato
in salvia, origano e sesamo e nel pepe è stato addirittura trovato del
lindano (vietato da anni, al pari del ddt). Trovare queste sostanze, secondo
Legambiente, è la prova dell' esistenza di un turismo dei pesticidi: in
molti casi infatti i prodotti che contengono queste sostanze arrivano da
Paesi extraeuropei in cui quei prodotti sono ancora in uso. E per il 2002 si
stimano in circa 66.000 le tonnellate di pesticidi e fitofarmaci utilizzati
in Italia: qualcosa come 440 kg per chilometro quadrato di superficie
agricola. Un quantitativo impressionante, sottolinea Legambiente, "dal
momento che per ogni chilogrammo di principio attivo utilizzato, solo 10
grammi vengono assimilati dagli insetti oggetto del trattamento, mentre i
restanti 990 rimangono nell' ambiente, sui frutti e nel terreno". E
un'agricoltura che fa largo uso di pesticidi, conclude, "rappresenta un
danno enorme anche per quella che invece li ha eliminati o si avvia ad
eliminarli".
La Coldiretti non ci sta e risponde: "Chi lavora nei campi ha dimostrato nei
fatti di essere pronto ad accogliere l'invito dei cittadini ad una maggiore
attenzione alla sanità degli alimenti e al rispetto del territorio, rendendo
l'Italia il Paese dei primati, a livello comunitario e mondiale, nella
qualità e salubrità degli alimenti". Poi i dati ufficiali completi forniti
dal Ministero della Salute - sottolinea ancora Legambiente - evidenziano che
nel corso degli anni sono aumentati i controlli effettuati dai laboratori
pubblici e diminuiti i campioni di prodotti ortofrutticoli risultati
irregolari. "Nel corso di quasi dieci anni la percentuale di prodotti
ortofrutticoli irregolari individuata attraverso le analisi si è ridotta dal
5,6% all'1,3%, mentre è aumentato del 46% il numero dei campioni esaminati.
Inoltre più della metà dei campioni di frutta trovati irregolari
riguardavano prodotti di importazione (Sudafrica, Argentina, Cipro e
Turchia) o per i quali non era stata indicata la provenienza".

Veleni nel piatto

PesticidiPomodori, rughetta, ravanelli. E poi captàno, diazinon e
vinclozolin. In Italia la dieta mediterranea cambia faccia: la presenza di
fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e nei derivati dell'industria
agricola costituisce nel un rischio per la salute fortemente sottostimato

AGRICOLTURA|Le analisi di agenzie ambientali e Asl

C'era la dieta mediterranea...

Il 20% dei campioni passati esaminati è risultato contaminato da almeno un
pesticida, e nel 5% ne sono stati trovati più d'uno. Il Rapporto 2003 di
Legambiente

PESTICIDI|Per l'Epa incidono sulle patologie comportamentali
Un menù ricco... di fitofarmaci
Tre pesticidi trovati su una sola ciliegia, 19 peperoni su 76 sono
fuorilegge, i controlli non sempre sono efficaci e sufficienti. Le
risultanze del Rapporto 2003 di Legambiente....

FITOFARMACI
Ancora troppa chimica in tavola
Nel 1997 sono state sparse sui campi italiani 77.709 tonnellate di pesticidi
fra erbicidi, battericidi, fungicidi, insetticidi....

AGRICOLTURA
Terroristi o cassandre?
La reazione di Coldiretti, Cia e Agrofarma al rapporto Pesticidi nel piatto
2003 di Legambiente. Fra accusa di allarmismo e dati...

AGRICOLTURA|Le analisi di agenzie ambientali e Asl

C'era la dieta mediterranea...


PesticidiIl 20% dei campioni passati esaminati è risultato contaminato da
almeno un pesticida, e nel 5% ne sono stati trovati più d'uno. Il Rapporto
2003 di Legambiente


Mele e ciliege al Ddt, uva al captano, pomodori al clorpirifos: è così che
la dieta mediterranea cambia faccia. Scegliendo frutta e verdura sulle
bancarelle del mercato o sui banchi del supermercato, di una cosa infatti
possiamo star certi: assieme alle mele, alle arance, ai peperoni, alle
carote, c'è una probabilità su due di portarsi a casa un bel

Banco di frutta
carico di erbicidi, antiparassitari, fungicidi. La metà della frutta
infatti, stando ai campioni - quasi 11.000 - analizzati nel 2002 dalle
agenzie ambientali e dalle Asl, è contaminata da almeno un tipo di
pesticida.

In un prodotto su quattro si trovano addirittura tracce di più di un
principio attivo. Migliore ma non buona la situazione della verdura: il 20%
dei campioni passati al vaglio è risultato contaminato da almeno un
pesticida, e nel 5% ne sono stati trovati più d'uno. E poi ci sono pure i
campioni irregolari, dove non solo i pesticidi ci sono, ma superano le
concentrazioni imposte per legge o sono addirittura vietati: sono il 2% del
totale, un dato tutt'altro che rassicurante, visto l'aumento rispetto
all'anno passato (nel 2001 erano l'1,3%)

«Assistiamo al paradosso – ha detto Francesco Ferrante, direttore
generale di Legambiente, durante la presentazione, a Roma, del rapporto
Pesticidi nel piatto 2003 – di frutta e verdura che da una parte
vengono unanimemente consigliate (da nutrizionisti, medici, dietologi) come
la chiave per un'alimentazione sana, e dall'altra contengono tali e tante
sostanze da mettere a rischio la salute di chi le consuma».

E in Italia la situazione è allarmante. L'attenzione alla presenza di più
d'un residuo nello stesso prodotto poi è bassissima. «Colpa d'una
legislazione vecchia di oltre 30 anni - spiega Ferrante - che non prevede
ancora un limite alla somma di più residui nello stesso alimento e che
ignora il principio di precauzione: continuano ad essere tollerate infatti
sostanze che, come il procimidone, il vinclozolin o il captano, l’Epa
(l'americana Environmental protection agency) ha da tempo classificato come
possibili o probabili cancerogeni». Succede così che, per eludere la legge
che impone un tetto all'uso dei singoli pesticidi, in tanti fanno ricorso ai
cocktail di sostanze le cui conseguenze sulla salute umana rappresentano
un'incognita pericolosa.

I CASI LIMITE

In Calabria su una sola ciliegia, regolare secondo la legge, sono stati
trovati 3 Pesticidi
pesticidi (paration, clorpirifos e metidation). 19 peperoni sui 76 prelevati
dai mercati dell'Emilia Romagna (esattamente il 25%), e provenienti dalla
Spagna, risultano fuorilegge perché contaminati da un fungicida vietato nel
nostro Paese; sempre in Emilia Romagna, della 218 mele controllate, solo 50
(il 22,9%) sono risultate "senza residui rilevabili", a fronte di ben 168
(il 77,1%) contaminate, di cui 10 fuori legge. In Trentino-Alto Adige il 50%
dell'uva analizzata (7 su 14 campioni) risulta irregolare perché contenente,
in 6 casi, sostanze vietate in Italia, e nel settimo una concentrazione
eccessiva di captano. L'Arpa di Trieste ha trovato tracce di Ddt in
ciliegie, mele e carote; in Liguria il Ddt è stato trovato in salvia,
origano e sesamo, in cui come nel pepe è stato addirittura trovato del
lindano (vietato da anni, al pari del Ddt).

I CONTROLLI
«E poi c'è il problema dei controlli - spiega il direttore generale di
Legambiente, Francesco Ferrante. Capita infatti che l'assenza di tracce di
pesticidi non sia tanto il sintomo della buona qualità di frutta e verdura,
quanto piuttosto della scarsa affidabilità delle analisi». È il caso
dell'Arpa di Isernia, ad esempio, che nel 2002 ha passato al microscopio
solo 44 campioni, ricercando in ognuno non più di 10 principi attivi. L'Arpa
Toscana invece scandaglia 1249 campioni fra frutta verdura e derivati, alla
ricerca di ben 188 principi attivi. Altre agenzie virtuose sono quella
piemontese (oltre mille campioni analizzati), quella dell'Emilia Romagna
(3.162 analisi), e quella laziale (194 principi attivi e 1511 campioni).
«Una disparità non solo ingiustificata ma preoccupante - aggiunge Ferrante -
È necessario che i laboratori competenti effettuino in maniera puntuale e
approfondita questo tipo di analisi, ampliando (in molti casi) il numero di
principi attivi ricercati, per informare correttamente i consumatori».

La stessa metodologia dei controlli non è pienamente affidabile: i limiti di
legge sono tarati sulla base della pericolosità per l'organismo di un adulto
di circa 60 kg di peso. Secondo il National Research Council, invece, le
procedure dovrebbero fondarsi su un modello ben diverso: la tolleranza di
riferimento dovrebbe essere quella di una bambina (i più piccoli mangiano in
relazione alla massa corporea più di un adulto e consumano alimenti a più
elevato rischio di residui di pesticidi, come i succhi di frutta, frutta
fresca e ortaggi.

LA FORMAZIONE
Legambiente chiede che anche le organizzazioni agricole mantengano alto il
livello di attenzione, con corsi di formazione per gli agricoltori che
utilizzano pesticidi finalizzati alla difesa integrata, mentre il
consumatore attento dovrà scegliere i prodotti di stagione, meglio se di
provenienza nazionale, spesso meno contaminati, meglio ancora se da
agricoltura biologica. Un aiuto, ci auguriamo, potrebbe arrivare dal recente
accordo tra i Ministri della salute e dell'ambiente e le Regioni per
l'adozione dei Piani nazionali di sorveglianza sanitaria ed ambientale sugli
effetti dei prodotti fitosanitari. Da segnalare in positivo, invece, l'
aumento delle regioni che eseguono le analisi anche sui prodotti biologici,
mentre ancora scarsi sono quelli sugli alimenti destinati all'infanzia e
alle mense scolatiche.

I DANNI ALLA SALUTI
Le bambine hanno dimostrato poi una maggiore sensibilità agli effetti sugli
organi riproduttivi) nella fascia d'età più sensibile dal punto di vista
dell'organismo, e cioè da zero anni alla pubertà. "Uno studio dell'
Università di Seattle, che ha analizzato i residui da pesticidi e loro
metaboliti in bambini di età pre-scolare - aggiunge Cesare Donnhauser, del
comitato scientifico di Legambiente - ha concluso che i piccoli che
consumano frutta e verdura biologica presentano una concentrazione di
residui sei volte più bassa dei coetanei che consumano prodotti
convenzionali.

E visto che l'assunzione (diretta, per via alimentare, o indiretta,
attraverso la placenta) di inquinanti ambientali come i pesticidi può
alterare lo sviluppo del sistema nervoso centrale, l'Epa ha addirittura
messo in relazione l'aumento vertiginoso di patologie comportamentali
(letteralmente esplosi in questi ultimi ani negli Usa) anche con l'aumento
delle assunzioni di questi inquinanti.

FITOFARMACI|I dati del rapporto Pesticidi nel piatto 2003 di Legambiente

Ancora troppa chimica in tavola

PesticidiNel 1997 sono state sparse sui campi italiani 77.709 tonnellate di
pesticidi fra erbicidi, battericidi, fungicidi, insetticidi. Il doppio di
Germania e Regno Unito messi insieme

Quella italiana, nonostante il carico sia in calo, resta un'agricoltura
fortemente dipendente dai pesticidi. Il quantitativo di sostanze chimiche
utilizzate in agricoltura nel nostro Paese rimane uno dei più alti in
Europa: nel 1997 (ultimo anno per cui l'Eea fornisce dati ufficiali per l'
Italia) sono state sparse 77.709 tonnellate di pesticidi (fra erbicidi,
battericidi, fungicidi, insetticidi), più di quante ne siano state usate in
Germania e Regno Unito insieme.

Per il 2002 possiamo stimare in circa 66.000 le tonnellate di pesticidi e
fitofarmaci utilizzati in Italia: qualcosa come 440 kg per chilometro
quadrato di superficie agricola. Un quantitativo impressionante, dal momento
che per ogni chilogrammo di principio attivo utilizzato, solo 10 grammi
vengono assimilati dagli insetti oggetto del trattamento, mentre i restanti
990 rimangono nell'ambiente, sui frutti e nel terreno.

Anche quello dei prodotti chimici per l'agricoltura è un mercato sul quale
la criminalità organizzata sta mettendo le mani. I Nas, come risulta dal
rapporto del Comando dei Carabinieri per la Sanità del 2002, hanno
effettuato 1.254 ispezioni relative ai prodotti fitosanitari, accertando
infrazioni in 489 casi (il 39%) Le persone segnalate alle autorità sono
state 360 (erano state 309 nel 2001), 46.263 le confezioni sequestrate per
213.799 kg di peso e valore pari a 1.955.497 euro. Gli illeciti
amministrativi sono stati 391.

«La criminalità - spiega Francesco Ferrante di Legambiente - offre la
possibilità agli imprenditori disonesti di utilizzare sostanze chimiche
senza denunciarne l'acquisto e l'utilizzo agli enti competenti e
procurandosele sottocosto». A facilitare i traffici è anche la mancanza di
tracciabilità: non esiste l'obbligo infatti di segnalare in maniera
indelebile e progressiva le confezioni di pesticida acquistate ed
utilizzate. In molti casi poi le sostanze comprate al mercato nero vengono
diluite con quelle legalmente registrate, modificandone tossicità e rischi,
e rivendute sotto banco. «Questo non solo va a discapito del consumatore e
all'ambiente, com'è ovvio. Ma lo stesso agricoltore, privato di ogni
informazione sul prodotto che impiega, mette a rischio la sua salute».

AGRICOLTURA|«Accuse gravissime che danneggiano l'immagine dei produttori»

Terroristi o cassandre?

ColdirettiLa reazione di Coldiretti, Cia e Agrofarma al rapporto Pesticidi
nel piatto 2003 di Legambiente. Fra accusa di allarmismo e dati che non
concordano con l'S.o.s. degli ambientalisti

La frutta e le verdure italiane sono sempre più sicure dal rischio
pesticidi. Lo afferma Agrofarma, l'associazione che riunisce le imprese
italiane del settore degli agrofarmaci, reagendo ai risultati dell'indagine
presentata da Legambiente sulla presenza di residui nella frutta e nella
verdura prodotte in Italia.

Negli ultimi 10 anni, infatti, prosegue Agrofarma, «in Italia si è
registrato un calo di oltre il 25% del consumo nazionale di agrofarmaci con
le 105.205 tonnellate del 2000 contro le 141.200 del 1990. Questo è dovuto
all'introduzione di nuove tecnologie sempre più avanzate e rispettose
dell'ambiente che, riducendo le dosi di impiego, hanno modificato in
positivo il mix, ed allo sviluppo e all'adozione, da parte degli
agricoltori, di nuove strategie di difesa delle colture rivolte ad un
corretto utilizzo dei prodotti stessi».

La Confederazione italiana agricoltori accusa Legambiente di «puro
terrorismo alimentare». E aggiunge: «Si scaricano sull'agricoltura italiana
accuse gravissime che danneggiano l'immagine dei nostri produttori che da
anni hanno come obiettivo prioritario la qualità e, proprio per assicurare
ai consumatori prodotti genuini e sicuri, hanno ridotto fortemente l'uso di
fitofarmaci».

Secondo Coldiretti invece, se ancora molto resta da fare in questo ambito,
«non sono certamente incoraggianti i soliti rituali e ingiustificati
allarmismi, frutto di un ambientalismo da salotto che affronta i problemi in
modo vecchio e superficiale, non vedendo il cambiamento e non contribuendo a
dare la necessaria trasparenza dell'informazione ai consumatori».

L'organizzazione di categoria snocciola anche i dati ufficiali forniti dal
ministero della Salute da cui si evince, spiegano, che «nel corso di quasi
dieci anni la percentuale di prodotti ortofrutticoli irregolari individuata
attraverso le analisi si è ridotta dal 5,6% all'1,3%, mentre è aumentato del
46% il numero dei campioni esaminati. Inoltre più della metà dei campioni di
frutta trovati irregolari riguardavano prodotti di importazione (Sudafrica,
Argentina, Cipro e Turchia) o per i quali non era stata indicata la
provenienza».

Tutto ciò, rileva ancora l'organizzazione agricola, ribadisce la correttezza
dei dati ufficiali contenuti nel rapporto sul 'Monitoraggio di residui di
pesticidi in prodotti di origine vegetale nell'Unione europea', il quale
classifica le produzioni agricole italiane «fra le più sane d'Europa con una
percentuale di campioni di frutta, verdura e cereali raccolti in Italia e
trovati senza residui riscontrabili di pesticidi dell'80%, la più alta a
livello comunitario, superiore alla media europea (64%) e di quella vantata
da altri grandi Paesi dell' Ue come Germania (62%), Gran Bretagna (63%),
Francia (50%) e Olanda (35%)».