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acqua: cresce il rischio di inquinamento falde
- Subject: acqua: cresce il rischio di inquinamento falde
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 5 Jun 2003 06:43:26 +0200
dal corriere,.it giovedi 15 maggio 2003 Consumiamo il 30% in più dei francesi. E i prezzi calmierati riducono la manutenzione al minimo indispensabile Cresce il rischio inquinamento delle falde La rete idrica nazionale? Fa acqua da tutte le parti. Sembra un gioco di parole, eppure è proprio così: solo una parte del prezioso liquido immesso nelle condotte degli acquedotti comunali raggiunge i rubinetti dei consumatori. Il resto sparisce nel nulla, si disperde, viene rubato. I dati sono preoccupanti: «L'età media delle reti è di 30 anni - dice Andrea Agapito Ludovici, responsabile Acque e Fiumi del Wwf Italia - e ci sono circa 150 mila chilometri di condutture da controllare: le perdite arrivano al 27% (con punte fino al 50% in alcune zone del Sud), prima di raggiungere gli utenti, poi c'è un 5% causato dagli impianti domestici». D'altra parte, ci sono 13.000 acquedotti indipendenti, con una distribuzione media di 600 mila mc ogni anno, gestiti da oltre 8.000 differenti soggetti: un'autentica miriade di enti. «Le perdite eccessive della rete idrica - dice Mauro Zanini, presidente della Federconsumatori di Modena e responsabile nazionale dell'osservatorio tariffe e servizi dell'associazione - derivano dalla riduzione degli investimenti degli ultimi tempi rispetto a trent'anni fa. Le aziende pubbliche dicono che non hanno margini di manovra sulle tariffe, perché queste sono stabilite dal governo, dal Cipe. Per cui riducono la manutenzione al minimo indispensabile». Andrea Masullo, docente di Teoria dello sviluppo sostenibile all'università di Camerino, fa una distinzione più precisa: «Il Meridione, in genere, patisce la carenza d'acqua dovuta, oltre che alla scarsa manutenzione, anche alle perdite e agli allacciamenti abusivi. Al Nord la manutenzione è più capillare: il problema, a volte, riguarda la qualità dell'acqua erogata, a causa di infiltrazioni inquinanti nella falda dovute alla presenza di numerose industrie, con le loro emissioni nocive». A tutto questo si aggiungono gli sprechi: «La scarsa informazione rappresenta un problema - conferma Zanini -. La gente non è abituata a usare l'acqua potabile in modo corretto e responsabile. Inoltre, il 25 per cento dei consumatori non ha il contatore. Se si considera che le tariffe si basano sul "minimo impegnato", per cui il 70 per cento dell'acqua viene pagata indipendentemente dall'effettivo consumo, si può capire come non sia incentivato il risparmio: si "sperpera" perché tanto è già pagato. Per di più il prezzo dell'acqua è basso e le aziende la usano con poca accortezza». Però, nonostante sprechi, malfunzionamenti e perdite, gli specialisti sono concordi: la qualità dell'acqua degli acquedotti comunali è in genere molto buona. «In alcuni casi è più sicura della minerale - conferma Zanini - grazie ai numerosi controlli». Dello stesso parere è anche il professor Masullo: «L'acqua della capitale, per esempio, è di qualità eccellente. Le sorgenti sono ancora quelle della Roma imperiale: vanno bene anche oggi che i consumatori sono più che triplicati. Peccato che non tutto il Lazio si trovi in una situazione altrettanto rosea. Ma in Italia, purtroppo, mancano politiche forti da parte del governo per tutelare la qualità delle acque, con particolare riguardo alla protezione delle falde sotterranee. Basti pensare alle trivellazioni petrolifere in Val d'Agri, vero pericolo di inquinamento per una zona in cui si concentrano le risorse idriche di Puglia, Basilicata e Calabria». Di questo passo, nel nostro Paese, l'endemica emergenza petrolio si potrebbe trasformare in emergenza idrica. Colpa anche di una normativa risalente al 1933 che non tiene conto del risparmio, della possibilità di riutilizzo e della restituzione di acqua non inquinata. «Con questo scenario, non si è mai sensibilizzato il cittadino a un uso più responsabile - sostiene Agapito Ludovici -. Gli italiani sono maggiori consumatori d'acqua di tutta Europa: circa 980 mc per persona ogni anno, contro i 647 della Francia o i 719 della Germania». Riprende Zanini: «Ecco perché abbiamo chiesto che nella prossima Finanziaria sia imposto un contatore per ogni utenza». Marco Vinelli
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