municipalizzate: deficit e tarriffe



dal corriere it

15 maggio 2003

L'ingresso dei privati ha migliorato l'efficienza delle public utilities. I
benefici per gli utenti non saranno nei prezzi

Si riducono i deficit, ma non le tariffe

I n questi ultimi anni si è molto parlato di liberalizzazione e
privatizzazione dei mercati dei servizi, dall'energia al gas, dall'acqua ai
trasporti. Così, per esempio, l'ex monopolista Enel è stato costretto a
cedere centrali attraverso la vendita delle tre Genco. Altre società hanno
scelto il collocamento in Borsa (per esempio Aem Milano o Asm Brescia). E
altre ancora, soprattutto in tempi recentissimi, hanno seguito la strada
delle aggregazioni (il polo emiliano Hera è uno dei più attivi) per cercare
di superare l'eccessiva frammentazione di oggi. Nonostante una vera e
propria liberalizzazione ancora non ci sia (l'energia sarà completamente
aperta solo nel 2007; il gas al momento è liberalizzato solo sulla carta; l'
acqua è ancora molto indietro) il settore è in forte agitazione.

Miglioramenti

Si è soliti dire che tutti questi processi hanno come
conseguenza un miglioramento per gli utenti: sotto il profilo delle tariffe,
in primo luogo; ma anche riguardo alla qualità. L'esperienza di un settore
come le telecomunicazioni, però, ha dimostrato che non sempre questo si
realizza davvero. E nei servizi? «Per una serie di motivi, il mondo dei
servizi pubblici negli ultimi dieci anni ha aumentato la sua efficienza -
dice Andrea Gilardoni, docente dei gestione delle utilities all'Università
Bocconi e curatore di un Osservatorio sulle alleanze e acquisizioni delle
utilities locali italiane -. Il timore della liberalizzazione, la
trasformazione in società per azioni, oppure l'inserimento di soci privati
di minoranza hanno modificato la prospettiva storica di questi enti,
introducendo una maggior attenzione all'efficienza. Ma, più che in minori
tariffe, mi sembra che il processo di liberalizzazione e di privatizzazione
si sia prevalentemente tradotto in bilanci meno deficitari nel settore dei
trasporti e migliori in tutti gli altri - continua il docente -. Bisogna,
però, capire bene che cosa s'intenda per beneficio per i cittadini:
sicuramente non deve significare solo un minor prezzo del servizio, ma anche
qualità e capillarità». E' d'accordo Giustino Trincia, vice segretario
generale di Cittadinanzattiva e portavoce della Coalizione che riunisce otto
associazioni dei consumatori: «E' sbagliato pensare che la concorrenza si
misuri solo con i risultati economici, ci sono altri aspetti fondamentali.
Nell'ordine: l'accessibilità del servizio, la qualità e la sicurezza,
importantissima quest'ultima quando si parla di servizi come la luce o il
gas». «Perché la liberalizzazione porti benefici anche per gli utenti è
necessario che sia inserita in un sistema di regole chiare e che ci siano
authority che abbiano capacità, indipendenza e forza per intervenire -
continua Gilardoni -. E questo vale soprattutto per quei settori dove non è
possibile immaginare un mercato, per esempio i trasporti o le autostrade».


La Finanziaria

Il settore delle municipalizzate è rimasto fermo per molti
anni, con oltre un migliaio di imprese impegnate sui quattro comparti
principali (energia, acqua, gas e trasporti). Il primo segnale di
cambiamento si è avuto con la Finanziaria 2002, che ha spinto verso le
aggregazioni imponendo - con un articolo ormai famoso, il numero 35 - alle
società municipalizzate di separare, vendendole, le reti dai servizi a meno
che non siano quotate in Borsa o non siano effettivamente sul mercato al 31
dicembre di quest'anno. Sempre l'articolo 35 della Finanziaria ha previsto
«premi» per chi si aggrega o nel caso in cui entrino soci privati nel
capitale. Gli ultimi dati registrati dall'Osservatorio Agici finanza d'
impresa dicono che in tre anni ci sono state 274 operazioni di aggregazione
e di queste ben 187 erano accordi strategici. E, se il numero maggiore ha
riguardato le telecomunicazioni (ma questo in coincidenza con la bolla dell'
high tech), significative sono state le intese nell'energia elettrica e nel
gas.


Le aggregazioni

La nascita di nuovi soggetti forti, in grado di competere
con i giganti nazionali come Enel ed Eni, ma soprattutto con i grandi
concorrenti internazionali, è vista come una delle possibili strade per
accontentare sia i bilanci aziendali che gli utenti. Il governo, per
esempio, sta studiando meccanismi per agevolare l'integrazione tra le
aziende municipalizzate con lo scopo di creare nuovi soggetti con la
necessaria massa critica. «Se ben gestite e condotte in modo efficiente -
dice Gilardoni - le aggregazioni consentono riduzione dei costi, economie di
scala e maggior potere contrattuale con i fornitori. Inoltre, le società
possono entrare in modo più risoluto in settori nei quali prima erano poco
presenti».


Maria Silvia Sacchi