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mobilita'sostenibile ricette
- Subject: mobilita'sostenibile ricette
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 5 May 2003 06:44:16 +0200
Atti Workshop "Vere e false ricette contro l'inquinamento urbano: verso una mobilità sostenibile", FSE-ESF 2002, Firenze 1 VERE E FALSE RICETTE CONTRO L'INQUINAMENTO URBANO: VERSO UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE Contributi di: Stefano Caserini, Guido Viale, Claudio Pedroni, Matteo Mincati, Alessandro Margaglio, Tullio Berlenghi, Eliot Laniado, Paola Donelli, Alex Giorgini, Mario Vitello, Alessandro Belli. Per informazioni: stefano.caserini at polimi.it Il presente documento costituisce un primo resoconto delle proposte emerse nell'ambito del Workshop "Vere e false ricette contro l'inquinamento urbano: verso una mobilità sostenibile", che si è svolto Sabato 9 novembre 2002 a Firenze, nell'ambito dei lavori del Forum Sociale Europeo. Sono proposte e discusse alcune soluzioni per la mobilità delle persone nelle città. Non è affrontato il tema del trasporto delle merci, pur se si tratta di un tema fondamentale per la mobilità urbana. Lungi dal voler essere un libro bianco, un documento onnicomprensivo di ricette pronte all'uso, si propone come primo inventario di idee e proposte già oggi praticabili per migliorare la vita delle città. Dal confronto e dalla discussione con tutto il movimento e la società civile ci si augura possano arrivare ulteriori integrazioni e correzioni. Premessa: verso una mobilità sostenibile Le città italiane ed europee sono assediate da milioni di autoveicoli; evidenti sono i problemi dovuti alla congestione, alla progressiva paralisi del traffico, all'inquinamento acustico e dell'aria. I parcheggi e la velocità dei veicoli limitano gli spazi di vita e di socialità, la crescita dei consumi energetici si accompagna all'aumento dei tempi di spostamento. Le politiche sui trasporti sono appena sfiorate dalle richieste di limitazione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra nell'atmosfera. La pianificazione delle città è sempre più al servizio dell'automobile, e le soluzioni più comuni propongono l'acquisto di nuove automobili, sempre più "attraenti" e, nelle intenzioni, "meno inquinanti". Propongono la costruzione di nuove strade, sotterranee o di superficie, tangenziali di tangenziali, nuovi parcheggi nel centro delle città. E' necessario iniziare un percorso di riconversione dei sistemi di trasporto delle città, per limitare i danni ambientali e sociali causati dall'uso improprio del mezzo privato a motore, fra cui l'elevata incidentalità che determina gravi rischi per i soggetti più deboli che percorrono le strade (pedoni e ciclisti). Gli interventi in seguito proposti non sono quindi da intendere come singole misure con rapidi e sicuri risultati, ma si propongono come base nei programmi di pianificazione e riqualificazione urbana per raggiungere la sicurezza stradale per tutti, l'autonomia degli utenti deboli della strada, la riduzione dell'inquinamento atmosferico e acustico, la riscoperta della funzione sociale della strada. Il presente documento intende essere una proposta di riflessione e discussione sui possibili ingredienti di una ricetta davvero moderna per i problemi dell'inquinamento e della congestione urbana. 2 In seguito saranno trattati i diversi tipi di interventi, che possono essere così sintetizzati: 1. Pianificare le città per un diverso sistema di trasporti, rimettendo in discussione tempi e luoghi della città; 2. Ridurre la necessità di spostamento; 3. Si va a piedi fino dove si può; 4. Quindi si utilizza la bicicletta; 5. Chi non può usare la bicicletta usa i trasporti pubblici; 6. Dove il trasporto pubblico tradizionale non può arrivare sono da utilizzare sistemi di trasporto a chiamata; 7. Ove possibile si possono quindi utilizzare i sistemi di trasporto condivisi (car pooling e carsharing); 8. Negli altri casi si usa l'automobile privata, in modo regolamentato. Una pianificazione dei trasporti seria, rigorosa e condivisa dei trasporti Al fine di migliorare la mobilità e la qualità della vita urbana un elemento fondamentale è una rigorosa pianificazione degli insediamenti e dei sistemi di trasporti, che riveda lo schema di priorità utilizzato per l'organizzazione della mobilità delle città. Occorre in altre parole intervenire su più fronti contemporaneamente, non limitandosi a interventi sui trasporti, ma rimettendo in discussione tempi e luoghi della città. Gli interventi infrastrutturali tesi a privilegiare modalità sostenibili di spostamento (spostamenti pedonali e in bicicletta) possono essere meglio previsti già nella progettazione delle città. Ma prima ancora, è necessario tenere presente nelle decisioni che si prendono nella pianificazione territoriale (ad es. la riqualificazione di aree dismesse o localizzazione di nuovi servizi) le conseguenze sulla mobilità, favorendo il più possibile una mobilità sostenibile. Così, ad esempio, la localizzazione delle abitazioni, degli insediamenti produttivi e commerciali, dei servizi pubblici (uffici comunali, ospedali, ecc.) dovrà ridurre la necessità di effettuare spostamenti e concentrare i flussi di spostamento lungo delle linee forti sulle quali è possibile organizzare linee di trasporto pubblico. Gli strumenti della pianificazione dei trasporti, quali ad esempio i Piani Urbani del Traffico (PUT), devono prendere in considerazione le tematiche del "consumo critico" e di un diverso stile di vita. Questo significa, ad esempio, porre al vertice della scala dei valori la circolazione dei pedoni e la ciclabilità, specialmente per le aree urbane in pianura, quale precisa strategia del Piano. Altre azioni più tecniche e specifiche di ciascun Piano Urbano del Traffico di ambito cittadino, sono ad esempio l'individuazione di "Ambiti Rionali", le realtà storiche o stratificate nel tempo sul piano culturale, delle relazioni, del senso di appartenenza, le "Isole Ambientali", o percorsi sicuri 'casascuola', 'casa-lavoro', per lo svago ed il tempo libero Riduzione degli spostamenti Oggi è necessario avere il coraggio di riconoscere che la mobilità delle nostre città non è sostenibile perché i suoi costi ambientali e sociali non sono sostenibili. È necessaria la diminuzione dei flussi di trasporto privato, ossia i km complessivamente percorsi, per restituire spazi di socialità e vivibilità, diminuire i consumi energetici e lo spreco di territorio. Un primo obiettivo di carattere generale da raggiungere è quello di ridurre l'esigenza e le ragioni per spostarsi, o la lunghezza e la durata degli spostamenti in ambito urbano. È possibile fare leva da un lato su una riqualificazione dell'assetto urbanistico, dall'altro sulle nuove tecnologie (telelavoro, e-government per servizi di sportello anagrafici e autorizzativi, telemedicina, formazione a distanza, tele-banking, teleshopping). 3 Decentrare le funzioni amministrative e commerciali, per fornire un' alternativa agli spostamenti verso i centri storici della città, ma non creare fuori dalle città dei poli di attrazione che inducono spostamenti che possono essere effettuati solo con il mezzo privato. A titolo di esempio la costruzione di poli universitari, così come di ospedali o di poli commerciali lontano dai centri abitati, in luoghi mal serviti dai mezzi pubblici, e non raggiungibili a piedi o in bicicletta, non può che determinare un aumento dei flussi di traffico autoveicolare. La costruzione di questi centri a consistenti distanze dei centri urbani - ad esempio per motivi di disponibilità dei suoli- deve essere vincolata alla disponibilità effettiva di linee di trasporto pubblico veloci ed ecoefficienti. Bisogna agire quindi sia sull'urbanistica che sulla ripartizione modale degli spostamenti, in modo coerente. La ripartizione modale influenza l'urbanistica, e viceversa. Camminare fa bene L'uso dei piedi, del camminare come mezzo di spostamento è il primo e più semplice modo per favorire la riduzione dei consumi energetici nel settore dei trasporti. Le nazioni ricche sono affette da numerose malattie legate alla sedentarietà. Camminare permette di raggiungere senza sforzo distanze fino a 2 km, ma è necessario rendere il camminare piacevole e non una gimcana continua fra le auto. Ad esempio, è necessario assicurare che il percorso fra eventuali parcheggi di corrispondenza e il centro città sia il più possibile invitante e non pericoloso. È spesso nelle periferie che la situazione è ancora più complessa. Nei quartieri periferici, dove lo sviluppo è stato spesso selvaggio, non sono state realizzate le infrastrutture di base e la difficoltà di camminare (e pedalare) rimane altissima. In particolare i soggetti deboli come bambini, anziani, ed i portatori di handicap in grado di avere una vita indipendente, dipendono generalmente da altri per la loro mobilità. La gente così sceglie l'automobile per difendersi dai pericoli e sentirsi più sicura. In questo modo alimenta una spirale perversa che crea un intasamento generale diffuso, ed un effetto indiretto di svuotamento delle strade dalla presenza viva della gente. La pedonalità è quindi un'occasione di riqualificazione urbana, come forma di mobilità nei brevi percorsi di quartiere e come necessità per ricreare la funzione sociale della strada finalizzata al rafforzamento del senso di comunità dei cittadini. Occorre quindi garantire agibilità, sicurezza e qualità urbana a percorsi pedonali e ciclabili protetti (in particolare i percorsi casa-scuola) lungo gli archi più frequentati del reticolo stradale: non solo in centro, ma anche e soprattutto in periferia, intorno ai punti e alle aree individuate come potenziali centri di attrazione. Tra gli strumenti da attivare a questo fine ci sono: dispositivi di rallentamento del traffico (traffic calming), semafori a comando, arredo urbano, panchine, alberi e aiuole sono gli strumenti principali di questa riqualificazione urbana. Lungo questi percorsi poi si possono organizzare in orari particolari sistemi di sorveglianza che coinvolgano commercianti, anziani, vigili o personale ad hoc, per garantire agli scolari della scuola dell' obbligo il diritto di andare a scuola da soli. In molti paesi europei (Olanda, Danimarca, ecc.) si stanno realizzando interventi di moderazione del traffico che si basano sul principio di imporre la velocità massima di 30 km/h ed una parallela fluidificazione del traffico residuo. Come effetto indiretto collegato ne risulta una minor pericolosità e una maggior disponibilità della gente a muoversi a piedi e in bicicletta. 4 In bicicletta è meglio In Italia più che in Europa stenta ad affermarsi una cultura che vede nella bicicletta un mezzo di trasporto urbano quotidiano alternativo all'automobile. La bicicletta è ancora associata, in molte parti della società, alla povertà e alla mancanza dell'automobile. D'altra parte poche sono le città italiane che hanno predisposto un'adeguata rete ciclabile, volta a favorire gli spostamenti in bicicletta, con itinerari dedicati e moderazione del traffico. Le infrastrutture ciclabili realizzate molto spesso non rispettano i parametri minimi di buona progettazione, come larghezze delle sezioni e saliscendi ai passi carrai; le carenze maggiori si riscontrano soprattutto nella segnaletica orizzontale e verticale e nella soluzione di incroci ed attraversamenti che sono sempre i punti più pericolosi del percorso. Ovviamente non si è avuto il risultato sinergico dell'effetto rete e questi itinerari molto spesso frammentari e discontinui, realizzati con soluzioni tecniche non sempre ideali, sono rimasti strisce deserte ed investimenti di denaro pubblico che non hanno dato la risposta desiderata. L'organizzazione di un insieme di interventi coerenti e di qualità è oggi il fattore discriminante fra gli interventi efficace e quelli che rimangono poco utilizzati. La costruzione di singoli tratti di piste ciclabili non deve essere un modo per scaricare le coscienze. L'uso della bicicletta deve essere il più possibile incentivato e favorito anche per le medie distanze. I principali percorsi di attraversamento della città devono essere praticabili per le biciclette, non presentare ostacoli o zone a rischio, raccordati in una rete razionale e continua; nelle strade a carattere residenziale è invece preferibile moderare la velocità, riservando al traffico di scorrimento solo itinerari per i quali esistono alternative praticabili per la bicicletta. E' inoltre necessario garantire alle biciclette un ricovero protetto se non custodito in tutti i punti di origine e destinazione (obbligo di collocare rastrelliere nei cortili o nelle pertinenze di tutti gli edifici pubblici e privati e nelle vicinanze dei principali poli di attrazione), garantire il trasporto della bicicletta al seguito del trasporto pubblico (bus+bici, treno + bici), a tariffe convenienti - chi si porta dietro la bicicletta non usa l'auto - su tutti i convogli delle linee di collegamento tra la città e il suo hinterland. Nei principali nodi di scambio, oltre ad un ricovero custodito, sarebbe utile mettere a disposizione un punto dove sia possibile effettuare piccoli interventi di manutenzione. Occorre infine incentivare la ricerca tecnologica e di prodotto per favorire lo sviluppo e la diffusione di modalità innovative di utilizzo della bicicletta quali: § noleggio di biciclette con chiave elettronica per il riconoscimento dell' identità, da posizionarsi ad esempio nei parcheggi di corrispondenza delle città. Si tratta di un sistema già oggi disponibile e in corso di diffusione in molte città, utile per favorire gli scambi intermodali. § bicicletta a pedalata assistita, utile in caso di zone non completamente pianeggianti; può essere promossa sia installando una rete di stazioni di ricarica su tutto il territorio metropolitano, sia mettendo a disposizione un congruo numero di veicoli a noleggio nelle aree dedicate alla ricarica del mezzo. § biciclette pieghevoli e portatili da portare con sè sui mezzi pubblici e integrabili con l'automobile. Va ricordato che i benefici sulla salute connessi con l'uso della bicicletta non sono dovuti solo al miglioramento della qualità dell'aria: secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità l'uso della bicicletta per spostamenti quotidiani può portare al dimezzamento del rischio di malattie cardiovascolari e di diabete negli adulti, alla diminuzione dell'obesità, alla riduzione del 30 % del rischio di sviluppare ipertensione. 5 Trasporti pubblici Autobus, tram e metropolitane non possono sostituire interamente l' automobile, ma il trasporto pubblico costituisce un sistema fondamentale per una mobilità sostenibile nelle aree urbane. E' necessario però aumentare la convenienza del trasporto pubblico locale (TPL) rispetto al veicolo privato sul piano dei costi, della rapidità e del comfort, sia potenziando il TPL che penalizzando l'auto: · sul fronte dei costi, la leva di più immediato utilizzo è costituita dalla tariffazione del parcheggio e degli accessi alle zone a traffico limitato. Riduzioni e sconti sulle tariffe del TPL vanno finalizzati esclusivamente alla fidelizzazione dell'utenza, anche attraverso l'adozione di soluzioni intermodali (bus+auto) organizzando all'uopo i parcheggi di interscambio. · sul fronte della rapidità, le due leve (push e pull) possono essere azionate contemporaneamente: estensione di aree e vie a moderazione di velocità ed estensione delle corsie preferenziali per i mezzi pubblici. L'aumento della velocità commerciale dei mezzi pubblici comporta un aumento più che proporzionale della capacità complessiva del servizio: lo stesso numero di mezzi, con lo stesso numero di autisti, raddoppiando la velocità commerciale può percorrere due volte invece di una lo stesso itinerario e caricare - teoricamente - il doppio dei passeggeri. · sul fronte della qualità del servizio, gli handicap principali del TPL sono rappresentati dall'affollamento dei mezzi e dai tempi di attesa e interconnessione tra linee diverse, in buona parte imputabili all'irregolarità dei passaggi, che non permette la programmazione degli spostamenti e produce irritazione e disaffezione. Occorre anche che i mezzi pubblici siano il più possibile dotati di motori poco inquinanti: essendo la circolazione dei mezzi pubblici prevalentemente concentrata in zone densamente abitate, sono da preferire combustibili più puliti benzina e del diesel, come ad esempio il metano. Anche l'utilizzo di mezzi elettrici, o di mezzi ad idrogeno, può essere utilmente valuto in termini di convenienza energetica ambientale. Sistemi innovativi di trasporto pubblico E' necessario introdurre nelle città dei sistemi innovativi di trasporto pubblico. In un mondo in continua e rapida evoluzione il sistema del trasporto pubblico è sostanzialmente rimasto lo stesso in quanto a servizi offerti. Una mobilità moderna oggi non può prescindere dall'utilizzo di sistemi a chiamata e di condivisione organizzata dei veicoli. Anche in questi casi, come per i mezzi pubblici, occorre investire su mezzi di trasporto aventi un motore con minori emissioni inquinanti. Sistemi a chiamata Un servizio pubblico di qualità è costituito dai sistemi a chiamata. Si tratta di un servizio intermedio tra autobus tradizionale e taxi, con tariffe notevolmente inferiori a quelle del taxi: una flotta di veicoli, che si muove senza orari e percorsi fissi, e nella versione più tecnologica è gestita tramite un software. Un centralino riceve le prenotazioni (richieste di individui che vogliono spostarsi da un punto all'altro) e le assegna secondo criteri di ottimizzazione predefiniti a un veicolo, rispettando una serie di vincoli che garantiscono di non compromettere la qualità del servizio per gli utenti già accettati sul veicolo. Il servizio può essere utilizzato in abbonamento per percorsi abituali (ad es. casa-lavoro) e a prenotazione o in tempo reale per spostamenti occasionali: in quest'ultimo caso il gestore comunica all'autista del mezzo la deviazione necessaria. I sistemi a chiamata garantiscono un servizio porta a porta che l'auto privata non è più in grado di offrire per la difficoltà di trovare parcheggio in prossimità dei punti di origine e di destinazione. Rispetto all'auto privata i tempi di percorrenza sono maggiori, a causa delle deviazioni e delle fermate per far salire e 6 scendere altri passeggeri, ma in compenso sono eliminati i tempi, spesso gravosi, per la ricerca del parcheggio. Indubbiamente un sistema di mezzi a chiamata presenta costi elevati, non competitivi con quelli dell'auto privata; ma solo per una distorsione percettiva che induce a computare nei costi degli spostamenti con auto propria solo le voci carburante e parcheggio - e non anche quelle relative all'ammortamento, alla manutenzione, alle tasse e all'assicurazione. Auto condivisa (auto in multiproprietà, car sharing, car pooling) Un'altra forma utile a diminuire l'impatto ambientale è la condivisione dell 'auto, che può avere diverse modalità, tra cui in particolare quella dell'autovettura in multiproprietà, del car sharing e del car pooling. L'auto in multiproprietà può rappresentare una valida alternativa all'auto propria per chi ha bisogno di disporre dell'auto solo in circostanze non frequenti e per periodi limitati (accompagnamento, trasporto di materiali, cerimonie; ma anche week-end, vacanze brevi, serate importanti, ecc.). L'utilizzo dell'auto in multiproprietà può ridurre il numero di veicoli, soprattutto eliminando la necessità delle seconde auto. Il car sharing urbano può invece essere organizzato nel seguente modo: un numero sufficiente di automobili è disponibile in diversi parcheggi in punti strategici della città; chi è abbonato al servizio può accedere alle vetture (con o senza prenotazione, eventualmente in modo automatizzato tramite una carta elettronica) e utilizzarle, lasciandole al termine dell'utilizzo in uno qualunque dei parcheggi attrezzati. Viene registrato il percorso fatto (tempo e percorrenza) e si paga di conseguenza. Il servizio può essere organizzato con veicoli a bassa emissione (ad esempio veicoli elettrici) e possono essere dati incentivi a chi lo utilizza (quali l' accesso a zone a traffico limitato). Il car sharing può sostituire l'utilizzo dell'auto privata in città. Una difficoltà nell'organizzazione di un efficace sistema di car sharing consiste nel fatto che esso deve essere effettuato ricorrendo ad un numero adeguato di mezzi: infatti esso può funzionare solo se è in grado di garantire con ragionevole sicurezza la disponibilità di veicoli agli utenti, che nelle grandi città possono essere diverse migliaia. Il car-pooling è la condivisione dell'uso dell'autovettura privata attraverso la creazione di equipaggi che effettuano, del tutto o in parte, gli stessi spostamenti e riguarda soprattutto, ma non solo, i movimenti regolari casa-lavoro. Funziona soltanto se viene organizzato in modo sistematico (non semplicemente lasciato a iniziative spontanee): gli equipaggi vanno formati secondo criteri che garantiscono sia il rispetto di alcune preferenze di base (ad esempio equipaggio di non fumatori), sia la sicurezza (tutti coloro che hanno accesso al servizio devono essere registrati); inoltre deve essere garantito un servizio sostitutivo di emergenza in caso di necessità. Per motivare le persone al car pooling, è necessario che vengano forniti forti incentivi, quali aree di parcheggio riservate o a prezzi convenzionati, buoni benzina, accesso scontato a servizi di trasporto pubblico, eventualmente accesso a corsie preferenziali e zone a traffico limitato. Il car pooling dovrebbe essere organizzato lungo le principali direttrici di traffico facendo perno sulle aziende, sugli enti con un numero significativo di addetti, sulle scuole e le università e su aree ad elevata concentrazione di attività. Meno automobili È evidente come il numero di automobili sia non più sostenibile per le città italiane. Non solo è necessario fare in modo che tale numero smetta di crescere, ma sarebbe necessario diminuirlo in modo sensibile. Agire sul lato dell'offerta, continuando ad assicurare strade e parcheggi per le automobili è un suicidio. Ci sarà sempre bisogno di nuove strade e di nuovi parcheggi. 7 Nonostante gli sforzi dell'industria della pubblicità, l'automobile non offre più niente di quello che aveva promesso, ovvero la libertà di andare dove e quando si vuole, perché si rimane imbottigliati nel traffico e bisogna spostarsi lontano dalle ore di punta, costretti fra sensi unici e zone a traffico vietato o limitato, con una velocità media inferiore a quella di un ciclista, spesso paragonabile a quella di un pedone, inscatolati fra code, semafori e la ricerca spasmodica di parcheggio. Il riequilibrio modale tra trasporto pubblico urbano e uso dell'auto privata si scontra con il fatto che non si può potenziare a costi accettabili il trasporto pubblico di superficie (e quello sotterraneo ha tracciati necessariamente limitati) se prima non si liberano le strade da una quota consistente di traffico privato. Ma nemmeno si può limitare drasticamente il ricorso all' auto privata se non c'è già pronta un'alternativa che permetta ai cittadini di mantenere lo stesso livello di mobilità. È quindi necessario agire sul lato della domanda. Innanzitutto fermando l'attuale situazione di mobilità drogata, che da un lato penalizza il trasporto pubblico, dall'altro sovvenziona l'acquisto delle automobili. Senza le sovvenzioni la crisi dell'industria dell'auto sarebbe scoppiata già da tempo. Ma era una crisi inevitabile, in quanto una mobilità fondata solo sull'auto non è sostenibile A poco, del resto, potranno servire ulteriori incentivi, in quanto oggi nelle città non c'è più spazio. L'illusione dell'auto "ecologica" Negli ultimi anni indubbiamente l'automobile è diventata un sistema di trasporto più pulito ed efficiente del passato; grazie all'innovazione tecnologica, i veicoli più recenti sono meno inquinanti dei loro predecessori, ma va detto che questo riguarda solo alcuni inquinanti, e complessivamente i miglioramenti non sono stati sufficienti e risolutivi. Parallelamente all'entrata in commercio di veicoli più puliti è aumentato l' utilizzo dell'automobile, e parte dei vantaggi sono così stati annullati; i veicoli sono spesso mal mantenuti, e quindi le loro prestazioni "da catalogo" si degradano. I trasporti stradali rimangono oggi la principale fonte di inquinamento in ambito urbano, e non saranno a breve termine disponibili tecnologie motoristiche in grado di portare significativi cambiamenti. È infatti necessario riconoscere che le "auto ecologiche", pur se molto di moda in questo periodo, non esistono ancora e non saranno disponibili nell'immediato. Pur se vanno sicuramente guardate con attenzione tutte le sperimentazioni di autoveicoli innovativi (elettici, a idrogeno, ad aria compressa, ecc) i dati oggi disponibili mostrano che questi veicoli sono davvero lontano da poter mantenere tutte le promesse. Ad esempio, una quota rilevante delle polveri fini, che determinano nei periodi invernali i blocchi del traffico nelle nostre città, sono causate anche da pneumatici, freni, dall'abrasione dell'asfalto, per cui i veicoli "ecologici" non prevedono alcuna riduzione. Secondo gli ultimi dati pubblicati, le emissioni di gas serra nel decennio 1990 - 2000 sono aumentate del 6 %, contro un obiettivo previsto dal protocollo di Kyoto (ratificato dal Parlamento Italiano) di riduzione del 6.5 %. I trasporti contribuiscono in modo drammatico a questa crescita, in quanto nel solo settore dei trasporti le emissioni di gas serra sono aumentate nello stesso periodo del 17 %. Sarà quindi di grande importanza valutare, oltre alla riduzione delle emissioni di composti inquinanti, anche gli effettivi consumi energetici connessi con il ciclo di vita dell'automobile Regolare il traffico e gli spostamenti È necessario regolamentare l'accesso delle automobili al centro delle città. La regolamentazione deve essere flessibile, in grado di tener conto delle diverse esigenze di mobilità nelle città, ma rigorosa nell'impedire gli accessi non ammessi e nell'evitare l'accesso indiscriminato 8 E' indubbio che le restrizioni generano conflitto sociale. Per questo motivo ogni intervento di restrizione all'accesso in automobile deve essere accompagnato dall'offerta di alternative. Il traffico deve essere regolato anche impedendo le velocità eccessive: le statistiche sull'incidentalità evidenziano un'incidenza sempre maggiore degli incidenti fra gli utenti deboli della strada, i pedoni e i ciclisti. La limitazione delle velocità massime può essere accompagnata da un traffico più scorrevole e quindi da più elevate velocità medie. E' necessario distribuire in modo più omogeneo gli spostamenti su tutto l' arco della giornata, variando gli orari di ingresso e uscita dai luoghi di lavoro, valutando in modo approfondito le potenzialità nei diversi contesti lavorativi, ciascuno dei quali offre margini di flessibilità diversi. È inoltre da considerare il possibile concatenamento di attività, quali accompagnamento a scuola dei figli, andata e ritorno da lavoro, shopping, attività sportive e ricreative, ecc., delle diverse categorie interessate (studenti, madri di famiglia, single, uomini sposati). Il ruolo del mercato In un momento come l'attuale, in cui gli effetti perversi della globalizzazione cominciano a essere chiaramente visibili, l'obiettivo di una mobilità sostenibile va perseguito con misure plurime, con un'evoluzione culturale profonda, radicale che investa comportamenti e stili di vita individuali, che a loro volta inducano una evoluzione del mercato in controtendenza alla crescente globalizzazione e massificazione. In questo contesto va vista ad esempio la valorizzazione dei prodotti tipici, delle produzioni locali, che hanno anche un minor impatto per i costi ambientali del trasporto; o le politiche locali atte a scoraggiare l'uso del mezzo privato non strettamente legato a necessità lavorative Sono ormai numerosi gli esempi di città nel mondo in cui si paga la tassa di circolazione in proporzione alla tipologia dell'uso dell'auto, o in cui l'accesso in automobile ai centri storici è vincolato all'accompagnamento di un pedaggio. L'insieme delle azioni deve comunque preservare il diritto alla mobilità, che non deve diventare un privilegio di pochi. Per questo deve essere attuato un piano di ampio respiro, che da un lato applichi restrizioni dirette o indirette alla mobilità individuale su gomma, dall'altro valorizzi e sviluppi la mobilità sostenibile, sia individuale che collettiva: una strategia percorribile è quella di defiscalizzare i costi sostenuti per l'acquisto di abbonamenti mensili e annuali al trasporto pubblico locale e regionale, compensando le minori entrate erariali attraverso un aumento delle accise sui prodotti petroliferi maggiormente inquinanti. Il ricorso al mercato va valutato con molta attenzione. È necessario, infatti, far pagare agli automobilisti l'intero costo sociale provocato dall'uso dell'auto, internalizzando i costi esterni, che oggi sono scaricati sull'intera società; tuttavia, agire attraverso il mercato può portare a un aumento degli squilibri sociali. Un aumento dei costi del trasporto delle merci ha effetti positivi dal punto di vista delle economie locali e dell'ambiente, in quanto fa diminuire il consumo di prodotti che vengono da lontano e rende più competitivi i prodotti locali, ma provoca un aumento dei prezzi. Un aumento dei costi del trasporto privato potrebbe essere ottenuto incrementando significativamente il prezzo della benzina o le tariffe di autostrade e parcheggi e introducendo una tariffa d'ingresso nelle aree congestionate. In questo caso il rischio è quello di rendere ancora più pervasivo il mercato e di far diventare la mobilità un privilegio di pochi, dei più ricchi. È questo il motivo per cui è prioritario garantire a tutti valide alternative all'uso dell'auto privata: solo così potrà risultare meno conflittuale o discriminante agire con misure restrittive della mobilità individuale o anche, in parte, col ricorso al mercato. 9 L'approccio culturale Uno dei principali elementi di difficoltà nell'affrontare e proporre qualunque intervento di razionalizzazione del sistema di mobilità urbano è dovuto ad un modello culturale molto diffuso, che considera la libertà di muoversi in automobile un diritto inalienabile, come se libertà di muoversi e libertà di farlo in automobile fossero la stessa cosa. Analoghe considerazioni vanno fatte sui comportamenti molto frequenti degli automobilisti, che ritengono che l'automobile abbia una sorta di priorità assoluta rispetto all'utenza debole della strada; è frequente, ad esempio, il mancato rispetto delle precedenza ai pedoni sulle strisce pedonali. Tutto questo è causato da un'applicazione distorta del "mito dell'automobile" - alimentato soprattutto dagli spot pubblicitari - che ha indotto la comune convinzione che la strada appartenga alle automobili, spesso anche in chi viene penalizzato, come i pedoni, ormai rassegnati ad una progressiva riduzione dei propri spazi e dei propri diritti di utenti della strada. Ovviamente non è possibile modificare in tempi brevi una situazione così complessa e, al di là delle pur importanti campagne di informazione, è necessario intervenire attraverso la scuola, con l'adozione di seri programmi scolastici che diano una corretta educazione su una mobilità sostenibile che deve mettere al centro dell'attenzione l'uomo e non l'automobile. Conclusioni Oggi è necessario iniziare la transizione, dalla civiltà dell'automobile alla civiltà della mobilità sostenibile. Un problema serio è che l'amministratore ha una "vita politica" limitata, e quindi è poco propenso ad adottare scelte che, nel breve termine, possono essere impopolari. Servono invece soluzioni a breve, medio e lungo termine. Servono alternative, che devono essere create e mantenute. Anche se inizialmente potranno essere poco appetibili, costose, occorrerà quindi un serio investimento pubblico: ma subito dopo dovranno essere accompagnate da misure di limitazione della mobilità urbana individuale tramite l'automobile, così da renderle più convenienti, secondo il principio che più vengono usate, meno costano. E' necessario fare informazione per far capire che l'automobile spesso è il mezzo più lento per spostarsi, e far conoscere il costo reale del suo uso, in termini di danno ambientale e di spesa effettiva per le famiglie, che non vengono di norma percepiti. Ogni livello di governo ha la sua parte di responsabilità nella gestione di una situazione che è emergenziale solo per l'inerzia e la scarsa lungimiranza che talvolta ha caratterizzato l'azione politica in materia di mobilità urbana. In primo luogo è necessaria un'assunzione di responsabilità da parte del governo centrale, con il conseguente finanziamento di un vero e proprio piano di riconversione modale della mobilità urbana, sulla falsariga di quanto è avvenuto nei processi produttivi industriali e in modo da non lasciare soli gli enti locali nella gestione di un delicatissimo ed inderogabile problema, che è sanitario ed ambientale prima ancora che trasportistico. Da parte loro i governi territoriali dovranno impegnarsi concretamente nell'adozione di tutte le misure che possano restituire le città ai cittadini, consapevoli delle prevedibili resistenze iniziali e della necessità che gli interventi siano accompagnati da una efficace politica di informazione e sensibilizzazione, che dia ai cittadini la consapevolezza dei costi reali delle differenti politiche di mobilità e dei vantaggi (anche nei tempi di percorrenza) di una politica di sostenibilità. Gli investimenti nei settori del trasporto pubblico e della mobilità sostenibile sono investimenti proficui, poiché a medio e lungo termine comporteranno indubbi risparmi per l'intera collettività; viceversa, gli investimenti a sostegno della mobilità motorizzata privata (parcheggi nelle aree centrali, ampliamento ed adeguamento delle arterie stradali) non fanno che alimentare la perversa spirale attraverso la quale domanda e offerta si inseguono aumentando i danni collaterali (congestione, inquinamento, incidenti, effetti sulla salute), rimandando semplicemente il momento in cui sarà comunque necessaria l'inversione di rotta.
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