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la globalizzazione e il suo declino
- Subject: la globalizzazione e il suo declino
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 4 May 2003 08:52:21 +0200
da znet org aprile duemilatre Documento originale Globalisation And Its Fall OutTraduzione di Barbara Cerboni 23 Marzo 2003 ZNet La globalizzazione e il suo declino Vandana Shiva Né prosperità, né pace La globalizzazione è stata imposta al mondo con la promessa di pace e prosperità. Invece ci troviamo di fronte alla guerra e alla crisi economica. Non solo la prosperità si è dimostrata inafferrabile, ma anche le sicurezze economiche minime delle persone e di interi paesi stanno rapidamente scomparendo. La morte per fame ha cominciato a verificarsi in paesi come l'Argentina, dove la fame non è mai stata un problema, e l'inedia è tornata in paesi come l'India, che aveva superato carestie come quella del 1942 che uccise due milioni di persone nel periodo coloniale, e che aveva fornito sicurezza alimentare attraverso politiche pubbliche modellate sul processo democratico di un paese indipendente e sovrano. Perfino le prospere economie di Stati Uniti, Europa e Giappone stanno affrontando un declino. La globalizzazione ha chiaramente fallito nel migliorare il benessere dei cittadini e di interi paesi. E' servita ad alcune grandi aziende per aumentare i profitti e allargare il mercato, ma molte grandi aziende come la AOL/Time Warner e la Enron, la cui crescita non sostenibile era basata sulla deregolamentazione che accompagna la globalizzazione, o sono andate esse stesse in bancarotta o hanno perso le loro quotazioni. Seguire il cammino della globalizzazione si sta dimostrando essere la ricetta della non sostenibilità per i ricchi e dell'impoverimento e dell'indigenza per i poveri. La pace era l'altra promessa della globalizzazione, ma terrorismo e guerra è ciò che abbiamo ereditato. La pace doveva essere il risultato dell'aumento complessivo della prosperità attraverso il processo di globalizzazione. Un aumento della povertà è la realtà che si dispiega ai nostri occhi. E l'insicurezza e l'esclusione economica stanno creando le condizioni per l'ascesa del terrorismo e del fondamentalismo. L'esclusione politica ed economica, e l'erosione della sovranità economica nazionale stanno facendo sì che molti giovani si rivolgano al terrorismo e alla violenza come mezzi per raggiungere i loro scopi. L'erosione del nazionalismo economico e la crescita dell'insicurezza economica sta anche fornendo un terreno fertile per l'ascesa della politica fondamentalista delle destre, con partiti che usano la realtà dell'insicurezza economica per alimentare il fuoco dell'insicurezza culturale, e riempire il vuoto lasciato dal collasso del nazionalismo economico e della sovranità economica, con l'agenda pseudo nazionalista del "nazionalismo culturale". A livello globale, la retorica dello "scontro di civiltà", e la guerra contro l'Islam, svolgono la stessa funzione svolta a livello nazionale dalle agende politiche, mirate all'esclusione, del nazionalismo culturale e dell'ideologia fondamentalista. La convergenza del fondamentalismo Due forme di fondamentalismo sembrano convergere e diventare reciprocamente il rinforzo e il sostegno l'una dell'altra. La prima è il fondamentalismo di mercato della globalizzazione stessa. Questo fondamentalismo ridefinisce la vita come merce, la società come economia, e il mercato il mezzo e il fine dell'iniziativa umana. Il mercato è reso principio organizzativo del rifornimento di cibo, acqua, salute, istruzione e di altri bisogni basilari, è reso principio organizzativo dell'autorità governativa, è reso misura della nostra umanità. La nostra umanità non discende più dai diritti umani fondamentali custoditi in tutte le costituzioni e nella dichiarazione dei diritti umani dell'O.N.U.. Ora è condizionata dalla nostra capacità di "comprare" la soddisfazione ai nostri bisogni sul mercato globale, dove le condizioni di vita - cibo, acqua, salute, conoscenza - sono diventati la merce suprema controllata da una manciata di multinazionali. Nel fondamentalismo di mercato della globalizzazione, ogni cosa è merce, ogni cosa è in vendita. Nulla più è sacro, non c'è più nessun diritto fondamentale dei cittadini e nessun dovere fondamentale per i governi. Il fondamentalismo di mercato della globalizzazione, con l'esclusione economica intrinseca in esso, sta dando origine, e allo stesso tempo ne è rinforzato e sostenuto, a politiche di esclusione che emergono in forma di partiti politici basati su "fondamentalismo religioso"/xenofobia/pulizia etnica e sul rafforzamento del patriarcato e della divisione in caste. La cultura della mercificazione ha fatto crescere la violenza contro le donne, con l'aumento della violenza domestica, l'aumento degli stupri, con il feticidio epidemico da parte delle madri, con un crescente traffico di prostituzione. La globalizzazione come progetto patriarcale ha rinforzato l'esclusione propria del patriarcato. Anche le atrocità contro i dalit hanno registrato un aumento come conseguenza della globalizzazione, mentre le caste più alte godono di nuovi poteri grazie alla loro integrazione nel mercato globale, e vogliono anche usurpare le risorse dei poveri e degli emarginati, specialmente dei dalit e dei tribali, per lo sfruttamento commerciale. La riforma agraria che avrebbe reso inalienabili i diritti sulla terra dei dalit REFNOTE(1) , non è stata fatta. E' in corso invece un tentativo di annullare la protezione costituzione dei diritti sulla terra delle tribù, sancita dall'articolo V della costituzione. Sono soprattutto donne, dalit, tribali, minoranze le vittime dell'impatto sociale ed economico della globalizzazione. Nuovi movimenti di solidarietà, come Indian People's Campaign against W.T.O., stanno formando nuove alleanze tra diversi movimenti. Tuttavia i movimenti popolari sono battuti dalle politiche di esclusione emergenti. L'insicurezza economica rende i cittadini vulnerabili alle politiche basate sull'esclusione. Per coloro che sono al potere, o che vogliono raggiungerlo, la politica di esclusione è diventata una necessità politica. Diventa necessaria per riempire il vuoto lasciato dalla fine della sovranità economica e dello stato sociale, e sostituire l'identità politica con una politica basata sui diritti economici. Diventa necessaria per sviare l'attenzione pubblica dall'impatto negativo della globalizzazione e per spiegare la carenza di lavoro e di mezzi di sostentamento, e la mancanza delle soddisfazioni ai bisogni di base come risultato dalla globalizzazione economica in termini di competizione per i lavori e per le risorse scarse da parte delle "minoranze" e degli "immigrati". Fondamentalismo e xenofobia nascono come serve della globalizzazione delle multinazionali, in modo da dividere, distogliere e distrarre la gente, dispensando meschinità e protezione dal progetto della globalizzazione. In India, ogni votazione dal 1991 è stata una votazione contro la globalizzazione e la liberalizzazione del commercio che sta creando 10 milioni di nuovi disoccupati all'anno, sta riducendo alla miseria i contadini e negando ogni concessione agli emarginati. Questo è cambiato nel 2002 con l'elezione di Gujarat che è seguita al massacro di 2000 mussulmani e con la violenta manomissione dell'agenda elettorale a danno dei bisogni primari, per porla nel contesto e nel conflitto tra maggioranza e minoranza. L'aritmetica ha garantito la vittoria al partito che ha creato una divisione tra le comunità di maggioranza e di minoranza, seminando paura e odio reciproci con violenze e assassini. Questa agenda politica basata su violenza ed esclusione viene ora messa a punto per tutte le prossime elezioni. E mentre erano in corso gli assassini, e l'interesse nazionale era incentrato sulla lotta al comunalismo e al fondamentalismo, l'agenda della globalizzazione è stata velocemente messa in primo piano. Sono stati autorizzati gli OGM, sono cambiate le leggi sui brevetti per consentire brevetti sulle forme viventi, è stata introdotta una nuova politica idrica basata sulla privatizzazione, e sono state introdotte nuove politiche per smantellare la sicurezza di mezzi di sussistenza per i coltivatori e di cibo per le persone. Gli stanziamenti per il 2003 hanno ulteriormente imposto l'agenda della globalizzazione, utilizzando il diversivo delle divisioni religiose e tra comunità, e così dissipando l'opposizione democratica. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, la guerra contro l'Iraq è diventata un conveniente diversivo dai problemi della globalizzazione e dalla crescita della disoccupazione e dell'insicurezza economica. Una politica di odio sta diventando il sostegno indiretto per i progetti della globalizzazione che sono falliti e che stanno fallendo. Abbiamo bisogno di una nuova politica di solidarietà e pace che affronti simultaneamente la violenza e l'esclusione intrinseche nella globalizzazione, la violenza del terrorismo e del fondamentalismo e la violenza della guerra. Le diverse forme di violenza e le diverse forme di fondamentalismo hanno radici comuni, e hanno bisogno di una risposta comune. La globalizzazione è intollerante nei confronti della decentralizzazione economica, della democrazia economica e della diversità economica. Il terrorismo e il fondamentalismo sono intolleranti verso la diversità culturale. E la macchina di guerra è intollerante nei confronti di tutto ciò che è "altro" e rispetto ad una soluzione pacifica del conflitto. La risposta alla globalizzazione è la protezione e la difesa delle nostre economie diverse, a livello locale e nazionale. La risposta al fondamentalismo è nel celebrare la nostra diversità culturale. La risposta alla guerra sta nel riconoscere che l'"altro" non costituisce una minaccia, ma è il prerequisito stesso della nostra esistenza. Immaginate quanto sarebbe diverso il mondo se fosse basato sulla concezione della dipendenza reciproca, anziché sull'attuale concezione dominante riassunta nell'assunto: "Se io devo esistere, allora tu devi essere sterminato", oppure "La tua esistenza è una minaccia alla mia esistenza". In un mondo basato sulla dipendenza reciproca anziché sul dominio, l'esclusione, lo sterminio, la Monsanto non avrebbe fatto pressioni per l'accordo TRIPS REFNOTE(2) che minaccia come "ladri" i coltivatori le cui sementi sono state brevettate dalla Monsanto. Monsanto, Syngenta, Ricetec e altri bio-pirati riconoscerebbero che le loro riproduzioni sono basate sul precedente lavoro dei coltivatori. Se le multinazionali delle biotecnologie potessero capire che l'umanità dipende dalla biodiversità, che la sicurezza alimentare ha bisogno dell'impollinazione e di diverse specie di piante, non avrebbero usato l'ingegneria genetica per produrre le sementi Bt, che uccidono le api e le farfalle, non avrebbero creato piante resistenti agli erbicidi cancellando la biodiversità della flora. Se il presidente Bush potesse vedere il Tigri e l'Eufrate e la civiltà della Mesopotamia come nostri antenati e riconoscere le nostre radici comuni in un'evoluzione comune, non si precipiterebbe verso la distruzione delle radici storiche con missili teleguidati e armi di distruzione di massa. Se coloro che controllano il capitale potessero vedere che la loro ricchezza incarna la creatività della natura e il lavoro dell'uomo, non creerebbero regole di commercio che distruggono la natura e i mezzi di sostentamento. Il fondamentalismo dei mercati e il fondamentalismo delle ideologie dell'odio e dell'intolleranza hanno le loro radici nella paura - paura dell'altro, paura delle capacità e della creatività dell'altro, paura della sovranità dell'altro. Stiamo assistendo alla peggiore espressione di violenza organizzata dall'umanità contro l'umanità, perché stiamo assistendo alla cancellazione dello spirito di inclusione, di compassione e di solidarietà. Questo è il costo più alto della globalizzazione - sta distruggendo la nostra stessa umanità. La riscoperta della nostra umanità è l'imperativo più alto per resistere e per capovolgere questo progetto inumano. Il dibattito sulla globalizzazione non riguarda il mercato o l'economia. Riguarda il ricordare la nostra comune umanità. E il pericolo di dimenticare il significato del concetto di essere umano. Note del Traduttore: FNOTE(1) Dalit: infimo grado del sistema di caste indiano. In India vi sono oltre 160 milioni di Dalit, che svolgono i mestieri considerati più degradanti spesso in condizioni di vera e propria schiavitù. (torna al testo) FNOTE(2) TRIPS: Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights, cioè Aspetti riguardanti la proprietà Intellettuale legati al Commercio (si veda: http://www.kontrokultura.org/archivio/trips.html) (torna al testo) Documento originale Globalisation And Its Fall OutTraduzione di Barbara Cerboni
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