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eurolandia un motore quasi fermo
- Subject: eurolandia un motore quasi fermo
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 31 Mar 2003 06:46:56 +0200
dal sole24ore Domenica 30 Marzo 2003 ore 20:06 CONGIUNTURA INTERNAZIONALE / IL COMMENTOEurolandia, un motore quasi fermoL'economia europea continua a essere in ristagno nella prima parte del 2003. La fiducia di imprese e consumatori è ai minimi, la domanda resta debole e la ripresa si allontana. Ma la crisi non è solo colpa della guerra.di Michele De Gaspari Se il 2002 è stato un anno deludente per l'economia europea - la crescita del Pil nell'area euro si è fermata allo 0,8%, appena un terzo di quella americana - anche il 2003 non sembra procedere granché meglio, mostrando nella sua prima parte un andamento sempre debole, senza segnali di accelerazione. Il ritmo dell'attività produttiva si conferma, infatti, su livelli molto modesti, mentre il deterioramento della fiducia, che aveva caratterizzato il trimestre finale dello scorso anno, non sembra certo destinato a recuperare nel breve termine. La ripresa internazionale, del resto, non è prevista decollare nemmeno nel corso di quest'anno, a causa soprattutto del clima di elevata incertezza legato alla guerra scoppiata nel Medio Oriente, con la prevedibile duratura instabilità geopolitica, ma anche della persistenza di aree di crisi finanziaria (a cominciare dall'America latina), che condizionano in maniera fortemente negativa la fiducia di imprese e famiglie, e quindi la domanda per investimenti e consumi. La congiuntura mondiale è oggi sostenuta nella gran parte dalle buone performance dei paesi emergenti dell'Asia, con in primo piano Cina e Corea del Sud. Il primo semestre 2003 dovrebbe replicare in Europa l'evoluzione (pressoché stagnante) della seconda metà del 2002: le variazioni trimestrali del Pil sarebbero in media pari allo 0,2%, mentre la crescita tendenziale si confermerebbe intorno all'1% o poco più. Gli indici anticipatori, così come il clima di fiducia, non mostrano un andamento incoraggiante e riflettono, pertanto, il debole profilo della crescita economica. Ciò significa una modesta dinamica del reddito disponibile che, unita alla diffusa incertezza nelle decisioni di spesa delle famiglie, rappresenta un freno ai consumi privati. E questa mancanza di spinta della maggiore componente della domanda interna non può non avere conseguenze sui programmi di investimento delle imprese, favorendone il rinvio. Le politiche monetarie e di bilancio Le speranze di ripresa in Eurolandia sono, quindi, rimandate a non prima della fine del 2003. Ma la sua intensità è prevista, in ogni caso, inferiore a quella degli Stati Uniti (non oltre l'1,5% in termini annui nel secondo semestre, a fronte del 2,5% circa), restando nettamente al di sotto del ritmo di crescita potenziale, indicato oggi intorno al 2,5%, in arretramento sulle stime precedenti. Rispetto alla complessiva evoluzione dell'area euro, Francia e Spagna continuerebbero a mettere in evidenza tassi di sviluppo un po' superiori, mentre l'Italia e, soprattutto, la Germania si collocherebbero ancora sotto la media. La bassa crescita e l'incertezza sugli sviluppi dell'economia stanno determinando, poi, uno stato di sofferenza nel mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione ha ricominciato da qualche tempo a salire e il peggioramento delle prospettive occupazionali si è riflesso nel calo del clima di fiducia delle famiglie. La ripresa non potrà nemmeno essere aiutata dalle politiche fiscali; l'ulteriore aumento dei deficit del bilancio pubblico è, infatti, escluso dal Patto di stabilità europeo e non potrà essere utilizzato per sostenere il ciclo congiunturale, a differenza di quanto accade da oltre un anno negli Usa. La politica monetaria, a sua volta, non è certo sufficiente, da sola, a creare quegli impulsi necessari al rilancio della domanda, nonostante il suo orientamento dichiaratamente espansivo. La Banca centrale europea ha ridotto i tassi d'interesse fino a portarli al loro minimo storico, favorita sia dal venire meno di alcuni fattori temporanei d'inflazione - anche se c'è l'incognita del petrolio - sia dal sensibile apprezzamento dell'euro, che ha esercitato un'azione restrittiva sulle condizioni monetarie. Ma gli effetti dell'allentamento difficilmente si tradurranno in espansione dell'attività economica, se non accompagnati da politiche di bilancio in grado di stimolare la domanda, come i tagli fiscali (per rilanciare i consumi) e gli investimenti pubblici in infrastrutture.
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