[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
trasporti l'italia ferma a 20 anni fa?
- Subject: trasporti l'italia ferma a 20 anni fa?
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 16 Mar 2003 10:43:07 +0100
dal sole24ore Sabato 15 Marzo 2003 Trasporti, Italia ferma a vent'anni fa GENOVA - Nel libro bianco sui trasporti l'Unione europea tracciava, nel 1996, le prime allarmanti previsioni sul rischio di un collasso incombente per il sistema dei trasporti di alcuni fra i più importanti Paesi membri, primo fra tutti l'Italia. Con una prospettiva di crescita del solo traffico merci di oltre il 40% in più entro il 2000 e con infrastrutture sostanzialmente ferme da oltre vent'anni, venivano identificate alcune aree strategiche del territorio italiano a maggior pericolo potenziale, affiancate in un destino di congestionamento cronico solo dall'area urbana di Parigi e dall'attraversamento dei Pirenei. Nel 2001 una versione aggiornata dello stesso Libro bianco con previsioni sino al 2010 evidenziava un incremento potenziale del 50% del traffico di mezzi pesanti, significativi aumenti della congestione stradale, incrementi del 142% dei costi diretti e indotti legati alla congestione stessa (pari a 80 miliardi di euro all'anno) e una drammatica crescita parallela degli incidenti che già nel 2001 provocavano 40mila decessi all'anno. Da quella fotografia negativa, ad oggi cos'è cambiato? Per l'Italia senz'altro ben poco. Con la sola eccezione dei porti marittimi protagonisti di un recupero di efficienza e di traffico senza precedenti. Sono emersi due paradossi. Il congestionamento di intere aree strategiche del Paese ha subito un rallentamento con slittamento nel tempo limite di black out solo e unicamente - come sottolineato nell'indagine congiunturale trasporti di Federtrasporto - perché la domanda di trasporto merci per strada ha subìto nel secondo semestre 2002 un'ulteriore, brusca decelerazione in conseguenza della recessione economica e della diminuzione degli scambi. E, a fronte della flessione nel fatturato pressochè generalizzata nel comparto dell'autotrasporto, non ingannano certo i segnali di crescita marginale del trasporto ferroviario e del combinato. Il secondo paradosso è decisamente meno congiunturale: come detto, l'unico reale cambiamento negli ultimi dieci anni nella struttura del trasporto italiano si è concretizzato sulle banchine portuali. Queste, sotto gestione privata, sono state capaci di attirare flussi di traffico internazionale specie container che si sono però riversati proprio sul sistema e sui nodi autostradali oltre che su una rete ferroviaria in gran parte saturata dal movimento passeggeri, esasperandone le difficoltà ed evidenziando nuovi drammatici colli di bottiglia. Emblematica in questo senso la previsione formulata dall'Autorità portuale genovese, secondo la quale, senza una rapida realizzazione di una nuova linea ferroviaria di collegamento con i mercati della pianura Padana, entro 5 anni il tracciato autostradale Genova-Milano sarà congestionato costantemente, 24 ore su 24, da una ininterrotta coda di autotreni nelle due direzioni di marcia. Con un livello di dotazione infrastrutturale che la pone nelle ultime posizioni fra i grandi Paesi europei e con il rischio reale di essere tagliata fuori (il corridoio 5 è sempre più calamitato a nord delle Alpi) dai flussi di traffico con le aree di allargamento dell'Unione, l'Italia sarà probabilmente chiamata ad uno sforzo di sopravvivenza che imporrà una razionalizzazione dei flussi di merce: ancora oggi grandi industrie hanno organizzazioni, produzione, imballaggi e commercializzazione del prodotto sparsi sul territorio nazionale, trascurando quelle esigenze logistiche che oggi danno al trasporto un'incidenza del 6,6% sul valore del prodotto. E una spinta a questo processo di razionalizzazione, che vede accordi come quello fra il gruppo Contship Italia e le ferrovie tedesche per la realizzazione di una rete intermodale dedicata, potrebbe giungere dal Mezzogiorno. L'apertura e il successo dei grandi porti-hub di container (come Gioia Tauro e Taranto) sta in effetti provocando processi di razionalizzazione logistica rappresentati dallo sviluppo dei traffici feeder (cabotaggio marittimo di container utilizzando servizi shuttle fra i porti nazionali). Inoltre favorisce anche il sorgere al Sud di grandi piattaforme logistiche, portuali e no, in grado di trasformarsi in enormi centri di distribuzione e smistamento razionale delle merci e aiutare un processo di razionalizzazione parallelo di autotrasporto e servizi ferroviari. BRUNO DARDANI
- Prev by Date: il fine giustifica i pozzi
- Next by Date: approfondimenti sul biodisel
- Previous by thread: il fine giustifica i pozzi
- Next by thread: approfondimenti sul biodisel
- Indice: