il movimento riparte dall'acqua



da lanuovaecologia.it

     
 
Mercoledì 29 Gennaio 2003 
 
Il movimento riparte. Dall'acqua 
 

Mancanza d'acqua Il 21 e 22 marzo iniziative nei cinque continenti per
contrastare il World water forum. E i danni ai diritti umani, all'ambiente
e alla salute causati dalla politica delle privatizzazioni 
 
 
da Porto Alegre
Raffaele Lupoli

La guerra del petrolio dei giorni nostri sarà in futuro guerra d'acqua.
Anzi, in qualche parte del mondo lo è già: basta pensare alla lotta per il
controllo sulle riserve del fiume Giordano in atto in Palestina. Inoltre,
in pochi anni in Africa le tariffe sono più che raddoppiate e in Ghana la
multinazionale Vivendi controlla tutti i corsi d'acqua, laghi e fiumi: vale
a dire che ha in mano l'intera rete di distribuzione del paese.

Alla conferenza stampa tematica, nella sala 202 della Puc, i rappresentanti
dei movimenti in difesa dell'acqua tirano fuori numeri e fatti per
dimostrare che il diritto all'accesso per tutti si sta trasformando in un
mega-affare per pochi. 
E annunciano una mobilitazione nei cinque continenti in concomitanza con il
Vertice mondiale sull'acqua: la «Davos dell'acqua», così è stato
ribattezzato a Porto Alegre il summit che si terrà a Kyoto, in Giappone, il
21 e 22 marzo prossimi.

Le ricette venute fuori dalla precedente edizione del Vertice, che nel 2002
si è tenuto a L'Aja, la dicono lunga sui rischi che il diritto all'accesso
corre in questa terza edizione. «Per risolvere la grave crisi di
disponibilità prevista tra 25 anni gli esperti dell'Aja hanno proposto una
forte privatizzazione e mercantilizzazione», afferma Leonardo Morelli,
colombiano, che da anni si occupa di accesso alle risorse idriche. E non
finisce qui. È stato anche proposto un maggior ricorso alle sementi
geneticamente modificate, che consentirebbero - a detta degli esperti
presenti al summit - un'irrigazione meno frequente. 

Ma il Forum social mundial non ci sta e prepara la controffensiva partendo
da due richieste specifiche: «Il controllo delle risorse idriche deve
restare in mano pubblica: i soldi per la gestione possono venire da tagli
ad altre voci si spesa, come quelle per la gerra - spiega Morelli - E
l'altro punto imprescindibile è che l'acqua, che è un bene comune e un
diritto di tutti deve restare fuori da tutti i trattati di libero
commercio». Gli attivisti rivendicano anche il diritto alla trasparenza e
all'informazione, perché - dicono - «gli organismi internazionali non hanno
mai reso pubblica la mappa delle risorse idrogeologiche». E per di più il
segreto imposto sulle vene mondiali dell'oro blu non vale per tutti:
«Abbiamo saputo che questa mappa è arrivata nelle mani sia della Nestlè che
di Coca Cola - prosegue Morelli - Immaginate tutti a cosa gli serviranno
informazioni così preziose».

Le multinazionali infatti hanno già fiutato gli affari più grossi. In
Africa centrale, ad esempio, sta per essere costruito il secondo acquedotto
più grande del mondo per portata. «Succederà quello che sta accadendo per
l'Aquifero Guaranì: le multinazionali compreranno le terre in cui ci sono
le sorgenti» spiega l'attivista colombiano. Il Guaranì è l'acquedotto più
grande del mondo: contiene riserve utili a coprire il fabbisogno mondiale
per 300 anni. Ma la sua acqua è contaminata: «La mancanza di educazione
ambientale, insieme ai danni che le grandi industrie provocano all'assetto
idrogeologico del territorio, causano un enorme quantità di ricoveri
ospedalieri dovuti alla cattiva qualità dell'acqua».

Sono tanti dunque i buoni motivi per cui si mobiliteranno i forum sociali
dei cinque continenti, ognuno con il suo controvertice. A San Paolo del
Brasile e a New York per le Americhe, In Ghana per l'Africa, A Firenze per
l'Europa e infine a Kyoto, con una delegazione di tutti i forum, per
l'Asia. «Siamo riusciti a farla diventare un tema centrale nell'agenda del
2003 stilata a Porto Alegre - conclude Morelli - Ora il nostro obiettivo
per il prossimo anno in India è quello di celebrare il primo Forum sociale
mondiale dell'acqua».