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messina il ponte si allontana
- Subject: messina il ponte si allontana
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 19 Jan 2003 08:40:24 +0100
il manifesto - 15 Gennaio 2003 OPERE & OPERETTE Messina si allontana GUGLIELMO RAGOZZINO Circa cinque anni fa il quotidiano la Repubblica ebbe l'idea di fare un'inchiestina sul ponte tra Sicilia e Calabria. il titolo era: «Quel Ponte della discordia bloccato dall'immobilismo. A rischio il piano che ci porta in Sicilia in tre minuti» (Giovanni Valentini, 12 febbraio 1998. Il corsivo era nell'originale). Oltre all'idea un po' colonialista di un Ponte per noi gente per bene, continentale, un Ponte che «ci porta in Sicilia»; oltre alla simpatica esagerazione dei tre minuti (tre minuti per percorrere il Ponte lungo tre o quattro chilometri; ma anche un'ora per arrivarci, e un'altra per venire via) il testo è da ricordare per tre domande e risposte che lo corredavano: «Troppo caro? In realtà il ritorno economico è forte»; «Impatto ecologico? L'ambiente non verrebbe alterato»; «Pericoloso? I dati dell'opera smentiscono la tesi del rischio». Sono passati cinque anni ma le questioni aperte sono sempre le stesse. Il Ponte è troppo caro; il Ponte è un disastro ambientale; il Ponte è pericoloso da qualsiasi punto di vista lo si guardi. Se cominciamo a esaminare questo aspetto della pericolosità, non ripeteremo le considerazioni consuete su vento forte, sismicità, possibili errori di progetto, corrosione dei metalli, extra sabbia nel cemento, sabotaggi, terrorismo che agitano le notti dei fautori del Ponte. Quello che è più preoccupante è la flessibilità del progetto stesso: negli ultimi anni, ma ancora più frequentemente negli ultimi mesi, il progetto è cambiato. Ogni volta che si è affacciata qualche perplessità strutturale o costruttiva, il Ponte, come fosse di gomma, ha cambiato il suo assetto. Si è improvvisamente accorciato, ma potrebbe allungarsi: per questo abbiamo indicata la sua lunghezza in tre o quattro chilometri. Non è lo Stretto che si è ristretto, ma il Ponte che si è accorciato. Lo si voleva abbassare, ma hanno protestato i naviganti; un Ponte più basso avrebbe danneggiato i traffici dei portacontainer di Gioia Tauro. Allora si è pensato di farlo a cuspide, secondo il modello del famoso ponte del Coronado a San Diego in California che consente alla flotta di prendere il largo, verso fulgidi destini. Ma come è noto, quel celeberrimo Ponte non prevede il passaggio dei treni. Allora si è deciso di farlo in pendenza, più basso in Sicilia, più alto in Calabria. E con un Ponte inclinato, ricoprendolo con un po' di neve artificiale - come osserva il Comitato tra Scilla e Cariddi che non ha perso la capacità di cogliere gli aspetti ridicoli - si potrà almeno sciare, approfittando dello scarso traffico automobilistico... Lo scarso traffico automobilistico previsto sul Ponte e la sua conseguente irrealizzabilità in termini di costi/benefici sono ben noti a tutti gli esperti del ramo. Quindi il Ponte può essere costruito per qualche altro motivo, ma non è giustificabile dal punto di vista economico. Il traffico locale tra Messina e Reggio non passerà sul Ponte. I viaggiatori di lunga percorrenza preferiranno, anche tra dieci anni, l'aereo, imitati in questo dalle merci deperibili; le merci non deperibili preferiranno invece andare per nave. Queste sono le incoercibili leggi della logistica. Tanto più se le condizioni di viaggio in autostrada, o in treno, in Sicilia e in Calabria, rimarranno scadenti; e la scarsità dei relativi investimenti lascia pensare che sarà così. Il risultato è la fuga dei banchieri, con i loro benamati capitali: la prova della non economicità del Ponte sono i banchieri a darla, con la loro assenza nella solenne occasione di ieri, proprio quando il Ponte passava dalla fase di progetto n a quella n+1, con una straordinaria accelerazione di ben due mesi rispetto al tempo previsto. «Il Ponte non fa per noi». E i banchieri vedono bene. Contando un costo di due miliardi di euro per la parte di ponte relativa alle auto, e calcolando 10 euro di guadagno per ogni passaggio e pur azzerando le spese per la gestione del Ponte, servirebbero duecento milioni di passaggi; al ritmo di diecimila passaggi al giorno ci vorrebbero oltre 50 anni; quanti bastano a far girare la testa al più sereno dei banchieri. C'è infine l'aspetto ecologico: cultura, paesaggio, clima, habitat marino, profilo delle coste: tutto viene turbato in modo irrimediabile. Ma c'è un aspetto ancora più notevole. Un ponte serve per abbreviare i percorsi e i tempi. Questo stupido Ponte, al contrario, li allunga.
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