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i problemi del videotelefono
- Subject: i problemi del videotelefono
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 07 Jan 2003 06:40:52 +0100
dal corriere.it Domenica 5 Gennaio 2003 TECNOLOGIE Gli Mms ci ruberanno un altro pezzo della nostra privacy Mamma, mi spiano con il foto-telefono Ecco come i cellulari che inviano foto cambieranno le nostre abitudini. Niente più bugie, perché il clik è sempre in agguato diBeppe Severgnini Caso uno. Martina, anni diciassette, telefona a casa: «Mamma, resto a dormire da Maria» (invece sta da Mario). Mamma risponde: «Maria? Mandami la foto». Caso due. Il ragionier Marchi chiama in banca e annuncia: «Oggi non vengo. Ho un ascesso, sono tutto gonfio». Il dirigente ribatte: «Fa' un po' vedere...». Caso tre. Matteo, sposato con Marta, è a Mantova con Maddalena. Alla moglie dice d'essere a Milano per lavoro. E quella, rapida come un agente del Mossad: «Mostrami il Duomo». Un modello di telefonino Umts con videocamera Ecco tre modi d'utilizzo del nuovo telefono-che-fotografa, il tecnogiocattolo del 2003. Casi inquietanti per alcuni, eccitanti per altri. Di certo, casi interessanti. Gli MMS - i messaggini fotografici - stanno infatti arrivando, cari lettori. Tanto vale cominciare a ragionarci sopra. E a preoccuparsi. Non tanto. Giusto un po'. La sigla MMS sta per Multimedia Messaging Service, ma propongo di tradurla con: Mamma, Mi Spiano! I nuovi cellulari trasmettono infatti immagini, non soltanto suoni. Utilizzano tecnologia GPRS e costituiscono una via di mezzo tra gli attuali, ubiqui GSM e i videotelefoni di "terza generazione" (UMTS), che trasmetteranno immagini in movimento. In inglese, i nuovi apparecchi che scattano, inviano e ricevono fotografie vengono chiamati "camera phones", che non vuol dire "telefono da usare in camera da letto" (anche se qualcuno farà proprio questo). Significa "telefono/macchina fotografica". Ma il nome, in italiano, è uno scioglilingua. Mi sa che lo chiameremo "foto-telefono", appena ce lo troveremo in mano (o tra i piedi?). Accadrà presto. Il foto-telefono infatti è in vendita, e legioni di ragazzini gli hanno già messo gli occhi addosso. Non è un altro WAP (ricordate quel piacevole disastro presentato come grande novità?). E' invece d'uso semplice e consente molte applicazioni. Alcune ovvie (agente immobiliare mostra nuovo appartamento; ragazza chiede opinione su corteggiatore; impiegato invia tramonti caraibici per far dispetto ai colleghi). Altre, più preoccupanti. Se i foto-telefoni, com'è probabile, si diffonderanno, ciascuno di noi potrà essere fotografato in ogni momento. E nulla vieta che la nostra immagine circoli dovunque su Internet, reperibile attraverso i motori di ricerca. Qualcuno dirà: diventeremo tutti paparazzi, divertente! Divertente, forse, finché non ci ritroveremo sul lato sbagliato dell'obiettivo. Pensate: oggi il collega può negare d'essersi sbronzato durante il party di Natale. Non potrà più farlo quando su tutti i foto-telefoni aziendali circolerà un'immagine dove lui balla il tap-tap sui tavoli con un limone in bocca. Problemi di privacy? In abbondanza, come ricorda BBC News nella rubrica di Bill Thompson (la cui immagine fa sembrare uno scatto artistico qualsiasi foto segnaletica. Se non mi credete: http://news.bbc.co.uk/2/hi/technology/2019205.stm). Un altro cellulare Umts Thompson racconta d'una società britannica d'autonoleggio (easyCar) che riprende il volto di tutti i clienti, e pubblica sul proprio sito nomi e fotografie di quanti non restituiscono il veicolo in tempo utile. Pensate a cos'altro può accadere una volta che la nostra immagine circola in formato digitale; e a quanti illeciti diventano possibili. Oggi c'è chi abusa del nostro indirizzo email. Cosa farà della nostra faccia? Detto ciò, guai a pronunciare scomuniche o invocare censure. Quando s'è diffuso il telefono, nel secolo scorso, qualcuno aveva timori simili (diceva un aristocratico inglese: «Orrore! Suoneranno e io dovrò correre, come un cameriere»). Eppure oggi siamo (quasi) tutti d'accordo: il telefono è una conquista. Abbiamo capito che la tecnologia, in fondo, è come la pioggia: se arriva, non si può mandare indietro. Al massimo, si può aprire l'ombrello. Quindi, stiamo pronti. Ci sarà il gruppo d'amici che stringerà le teste di fronte all'obiettivo, per mandare il ritratto alle ragazze (il foto-telefono come evoluzione delle cabine nelle stazioni, quelle con la tendina, cinquemila lire/quattro foto). E ci sarà purtroppo chi cercherà di esporci, di ingannarci e di venderci. Prepariamoci a perdonare i primi e a diffidare dei secondi. Altro non possiamo fare.
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