ricari e prodotti



dal corriere.it

 
  
 
  
 Sabato 28 Dicembre 2002 
 
 
 
 
A frutta, ortaggi, trasporti il record dei rincari

Indagine di Altroconsumo per il Corriere: sotto la lente i prezzi di 50
prodotti a un anno di distanza


Che cosa hanno in comune le arance e il biglietto del tram, i pomodori da
insalata con il canone Telecom, un paio di jeans con l’abbonamento a
teatro? Chi tiene d’occhio i prezzi lo sa: tutti questi prodotti hanno
subito nell’ultimo anno un rincaro notevole. Addirittura superiore al 10
per cento, secondo un’indagine condotta da Altroconsumo per il Corriere
della Sera . Tra novembre e dicembre dell’anno scorso gli esperti
rilevatori dell’associazione avevano registrato i prezzi di una cinquantina
di beni e servizi, dal biglietto dell’autobus alla macchina fotografica. La
stessa verifica è stata ripetuta oggi. Risultato: una famiglia che, per
ipotesi, acquistasse lo stesso paniere di beni monitorato da Altroconsumo ,
dovrebbe fare i conti con un aumento medio dei prezzi del 5,36 per cento.
L’INDAGINE - Per quanto riguarda gli alimentari, la ricerca è stata portata
a termine nei supermercati di 34 città italiane. Per le altre categorie
sono stati presi in considerazione i principali capoluoghi della penisola:
Bari, Napoli, Milano, Roma e Torino. «Sia chiaro, non era nostra intenzione
creare un paniere alternativo a quello Istat - precisa Michele Cavuoti,
responsabile indagini dell’Associazione -. Il tasso di inflazione ufficiale
viene calcolato su un insieme di più di 900 prodotti, noi ne abbiamo
verificati una cinquantina senza introdurre alcun meccanismo di
ponderazione. Ma di una cosa va preso atto: quando i cittadini lamentano un
notevole aumento dei prezzi, un motivo c’è. E le verifiche sul campo lo
dimostrano». 
FRESCO E TRASPORTI - I risultati evidenziano che i settori «campioni di
rincari», a pari merito, sono quelli dei trasporti e degli alimentari
freschi. «Prendiamo il caso della Lombardia - commenta Cavuoti -. Qui gli
abbonamenti ferroviari sono aumentati dal 16 al 23 per cento. Una cifra
considerevole, che pesa in maniera consistente sul bilancio dei pendolari.
Nel settore degli alimentari non confezionati, sono state soprattutto
frutta e verdura a guidare le classifiche degli aumenti». 
I prezzi sono lievitati in maniera non trascurabile anche per tutto ciò che
riguarda il tempo libero. L’indagine ha preso in considerazione cinema e
teatri, ma secondo gli esperti di Altroconsumo si tratta di una tendenza
che coinvolge anche molti altri passatempi degli italiani. E poi c’è il
capitolo pubblici esercizi: «Mangiare una pizza ormai costa quasi il 10 per
cento in più rispetto all’anno scorso. Il rischio è che anche la margherita
diventi un lusso». 
CONSUMATORI SPIAZZATI - Secondo l’associazione dei consumatori non si è
guardato abbastanza lontano. «Molti hanno pensato che i contraccolpi dovuti
all’introduzione della nuova moneta si sarebbero esauriti dopo tre-quattro
mesi. Grave errore. La verità è che ancora oggi, dopo un anno, l’euro non
smette di contribuire all’aumento dei prezzi». Ma che cosa non ha
funzionato nel passaggio all’euro? «I negozianti sanno che a ogni aumento
dei prezzi corrisponde una diminuzione delle vendite. Qualcuno ha pensato
che nel periodo di abbandono della lira la regola potesse essere aggirata:
i consumatori, spiazzati, non avrebbero notato eventuali rincari e, di
conseguenza, avrebbero continuato a comprare le stesse quantità di sempre.
Una visione miope, tanto che oggi si assiste a un consistente calo dei
consumi». 
RISPARMI SULL’ELETTRONICA - A voler guardare i dati in positivo, esistono
comunque ambiti merceologici in cui il «caro euro» non si è fatto sentire.
Anzi, si sono avute consistenti riduzioni dei prezzi. È il caso
dell’elettronica di consumo. Come mostra l’indagine condotta da
Altroconsumo , rispetto al Natale scorso, oggi un cellulare costa più di un
terzo in meno. Risparmi consistenti anche per chi ha scelto di regalare
elettrodomestici, macchine fotografiche, computer. Inoltre i prodotti
confezionati venduti in super e ipermercati hanno mantenuto abbastanza
costante il loro valore. Più complicato fare confronti per quanto riguarda
i capi d’abbigliamento, dove il cambiare delle mode rende spesso
impossibili paragoni omogenei tra i vari prodotti. 
PICCOLI NEGOZI - In generale, secondo Altroconsumo , la grande
distribuzione ha gestito in modo abbastanza equilibrato il passaggio
all’euro, soprattutto per quanto riguarda i prodotti leader di mercato.
L’associazione punta invece l’indice verso i piccoli negozi. Dice il
presidente, Paolo Martinello: «L’inflazione da euro in Italia è superiore
alla media europea. Un’aggravante dovuta, a nostro parere, anche alle
caratteristiche del sistema distributivo: nel nostro Paese le piccole
vetrine sono molto più numerose, basti pensare che i commercianti sono
tantissimi, circa un milione». 
A proposito di negozianti disonesti, ieri il sottosegretario alle Attività
produttive, Mario Valducci, ha annunciato che «il governo è pronto a punire
pesantemente i casi più eclatanti, come i trucchi ottici, per cui 15 mila
lire diventano 15 euro». Nello stesso tempo Valducci ha ammesso che «con la
riforma costituzionale, il governo ha le mani legate in tema di controlli
che ormai spettano alle Regioni».