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ricari e prodotti
- Subject: ricari e prodotti
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 30 Dec 2002 08:10:29 +0100
dal corriere.it Sabato 28 Dicembre 2002 A frutta, ortaggi, trasporti il record dei rincari Indagine di Altroconsumo per il Corriere: sotto la lente i prezzi di 50 prodotti a un anno di distanza Che cosa hanno in comune le arance e il biglietto del tram, i pomodori da insalata con il canone Telecom, un paio di jeans con l’abbonamento a teatro? Chi tiene d’occhio i prezzi lo sa: tutti questi prodotti hanno subito nell’ultimo anno un rincaro notevole. Addirittura superiore al 10 per cento, secondo un’indagine condotta da Altroconsumo per il Corriere della Sera . Tra novembre e dicembre dell’anno scorso gli esperti rilevatori dell’associazione avevano registrato i prezzi di una cinquantina di beni e servizi, dal biglietto dell’autobus alla macchina fotografica. La stessa verifica è stata ripetuta oggi. Risultato: una famiglia che, per ipotesi, acquistasse lo stesso paniere di beni monitorato da Altroconsumo , dovrebbe fare i conti con un aumento medio dei prezzi del 5,36 per cento. L’INDAGINE - Per quanto riguarda gli alimentari, la ricerca è stata portata a termine nei supermercati di 34 città italiane. Per le altre categorie sono stati presi in considerazione i principali capoluoghi della penisola: Bari, Napoli, Milano, Roma e Torino. «Sia chiaro, non era nostra intenzione creare un paniere alternativo a quello Istat - precisa Michele Cavuoti, responsabile indagini dell’Associazione -. Il tasso di inflazione ufficiale viene calcolato su un insieme di più di 900 prodotti, noi ne abbiamo verificati una cinquantina senza introdurre alcun meccanismo di ponderazione. Ma di una cosa va preso atto: quando i cittadini lamentano un notevole aumento dei prezzi, un motivo c’è. E le verifiche sul campo lo dimostrano». FRESCO E TRASPORTI - I risultati evidenziano che i settori «campioni di rincari», a pari merito, sono quelli dei trasporti e degli alimentari freschi. «Prendiamo il caso della Lombardia - commenta Cavuoti -. Qui gli abbonamenti ferroviari sono aumentati dal 16 al 23 per cento. Una cifra considerevole, che pesa in maniera consistente sul bilancio dei pendolari. Nel settore degli alimentari non confezionati, sono state soprattutto frutta e verdura a guidare le classifiche degli aumenti». I prezzi sono lievitati in maniera non trascurabile anche per tutto ciò che riguarda il tempo libero. L’indagine ha preso in considerazione cinema e teatri, ma secondo gli esperti di Altroconsumo si tratta di una tendenza che coinvolge anche molti altri passatempi degli italiani. E poi c’è il capitolo pubblici esercizi: «Mangiare una pizza ormai costa quasi il 10 per cento in più rispetto all’anno scorso. Il rischio è che anche la margherita diventi un lusso». CONSUMATORI SPIAZZATI - Secondo l’associazione dei consumatori non si è guardato abbastanza lontano. «Molti hanno pensato che i contraccolpi dovuti all’introduzione della nuova moneta si sarebbero esauriti dopo tre-quattro mesi. Grave errore. La verità è che ancora oggi, dopo un anno, l’euro non smette di contribuire all’aumento dei prezzi». Ma che cosa non ha funzionato nel passaggio all’euro? «I negozianti sanno che a ogni aumento dei prezzi corrisponde una diminuzione delle vendite. Qualcuno ha pensato che nel periodo di abbandono della lira la regola potesse essere aggirata: i consumatori, spiazzati, non avrebbero notato eventuali rincari e, di conseguenza, avrebbero continuato a comprare le stesse quantità di sempre. Una visione miope, tanto che oggi si assiste a un consistente calo dei consumi». RISPARMI SULL’ELETTRONICA - A voler guardare i dati in positivo, esistono comunque ambiti merceologici in cui il «caro euro» non si è fatto sentire. Anzi, si sono avute consistenti riduzioni dei prezzi. È il caso dell’elettronica di consumo. Come mostra l’indagine condotta da Altroconsumo , rispetto al Natale scorso, oggi un cellulare costa più di un terzo in meno. Risparmi consistenti anche per chi ha scelto di regalare elettrodomestici, macchine fotografiche, computer. Inoltre i prodotti confezionati venduti in super e ipermercati hanno mantenuto abbastanza costante il loro valore. Più complicato fare confronti per quanto riguarda i capi d’abbigliamento, dove il cambiare delle mode rende spesso impossibili paragoni omogenei tra i vari prodotti. PICCOLI NEGOZI - In generale, secondo Altroconsumo , la grande distribuzione ha gestito in modo abbastanza equilibrato il passaggio all’euro, soprattutto per quanto riguarda i prodotti leader di mercato. L’associazione punta invece l’indice verso i piccoli negozi. Dice il presidente, Paolo Martinello: «L’inflazione da euro in Italia è superiore alla media europea. Un’aggravante dovuta, a nostro parere, anche alle caratteristiche del sistema distributivo: nel nostro Paese le piccole vetrine sono molto più numerose, basti pensare che i commercianti sono tantissimi, circa un milione». A proposito di negozianti disonesti, ieri il sottosegretario alle Attività produttive, Mario Valducci, ha annunciato che «il governo è pronto a punire pesantemente i casi più eclatanti, come i trucchi ottici, per cui 15 mila lire diventano 15 euro». Nello stesso tempo Valducci ha ammesso che «con la riforma costituzionale, il governo ha le mani legate in tema di controlli che ormai spettano alle Regioni».
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