aqua res publica



Pochi istanti fa il Consiglio comunale di Milano ha approvato una delibera
di indirizzo che affida la gestione dell'acqua alla Metropolitana Milanese,
primo passo di un processo di liberalizzazione - privatizzazione del
settore idrico.
Noi dell'opposizione ci siamo spezzati in tre tronconi: i contrari (Rizzo
di "Miracolo a Milano", Rifondazione comunista, Gilardelli e Ciccioni di
Italia dei Valori, io), gli astenuti (Margherita, Verdi, Martinelli dei ds)
e i non partecipanti al voto (6 diesse, Antoniazzi, Carlino di Italia dei
Valori).
Io ho detto no per due motivi:
1. l'Unione Europea non ci costringe a liberalizzare il settore e l'art. 35
della Finanziaria 2002, approvata con troppo zelo dal Parlamento per
costringere gli enti locali a mettere sul mercato i servizi pubblici, non è
applicabile, in assenza di regolamento attuativo;
2. l'acqua è bene così prezioso che è troppo pericoloso lasciarlo alla
logica del mercato,  conviene mantenerla in mano pubblica,  sotto il
controllo diretto dei cittadini.
E' cambiata la fase. Sono alle spalle gli anni dell'ubriacatura liberista.
E' finito il pensiero unico, ha detto Prodi dopo il Social Forum Europeo di
Firenze, ed io concordo con lui. E' tempo di riscoprire l'importanza del
"comune". Basta aprire un dizionario per sapere che "comune" è l'esatto
contrario di "proprio": è comune cio che non è mio, ciò che è di tutti e di
ciascuno, proprio di nessuno. Il termine latino communitas rincara la dose:
munus significa  dono e anche obbligo nei confronti di un altro.
In tempo natalizio è bello pensare all'acqua come ad un munus, ad un bel
regalo che ci scambiamo vicendevolmente, che non sprechiamo, che
distribuiamo nel rispetto dei criteri di efficacia, efficienza ed
economicità, ma senza puntare, almeno una volta, al lucro.
g.

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Giovanni Colombo
Presidente della Rosa Bianca
Consigliere comunale di Milano - indipendente Ds

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