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telecomunicazioni, la terza ondata
- Subject: telecomunicazioni, la terza ondata
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 05 Nov 2002 06:55:42 +0100
da boiler.it 15 - 10 - 2002 Telecomunicazioni, ecco la terza ondata di Nicholas Negroponte ---------------------------------------------------------------------------- ---- • La tecnologia esce di casa, dalla gente per la gente • Frequenze, patrimonio comune, non più terra di conquista ---------------------------------------------------------------------------- ---- TUTTO QUELLO che sapevate sulle telecomunicazioni sta per essere cancellato. Le compagnie telefoniche a banda larga o senza fili verranno rimpiazzate da micro-operatori, milioni dei quali potranno collegarsi tra loro in una fabbrica globale di connettività. Come accadrà? State a sentire. Negli ultimi trent'anni, il mondo delle telecomunicazioni ha attraversato tre cambiamenti di portata epocale. Il primo negli anni Settanta, con l'avvento del digitale. Il secondo con l'introduzione della commutazione di pacchetto. Il terzo e ultimo con il trionfo del "senza fili". Ognuna di queste rivoluzioni ha portato con sé una serie di importantissime innovazioni tecnologiche. Il digitale, tanto per fare un esempio, ha consentito il trionfo della multimedialità. La commutazione di pacchetto ha reso possibile la connessione permanente. Il senza fili ha liberato la comunicazione dai vincoli geografici, ottimizzandone la mobilità. Se a tutto ciò si aggiunge l'impatto della deregulation a livello mondiale, eccoottenuta come risultato la disponibilità, per il consumatore, di servizi migliori ma più economici. Vantaggi enormi, che si possono riscontrare soprattutto nel settore della telefonia cellulare, con i suoi enormi effetti culturali in tutto il pianeta (forse meno evidenti negli Stati Uniti, ma questa è un'altra storia). A confronto con i progressi memorabili del passato, l'imminente passaggio dei provider alla cosiddetta "terza generazione" del senza fili sembra un cambiamento quasi irrilevante, e che oltretutto rischia di precorrere i tempi, di risultare privo degli attributi necessari per farne un vero salto generazionale. È una tecnologia che si fonda ancora sulla voce, in un'epoca in cui al contrario la circolazione di dati sta acquistando sempre maggiore importanza. Difficile che questa "terza generazione" possa adattarsi in fretta alla rivoluzione in atto. Al contrario, l'industria informatica sta forse andando nella direzione giusta, con un'iniziativa per l'implementazione di reti locali senza fili, la cosiddetta 802.11, che inizialmente mirava semplicemente a sostituire i vecchi cavi coassiali, eliminando il ricorso a trivellazioni e circuiti elettrici. Cinque anni fa, ho fatto mettere una di queste Lan senza fili a casa mia, a Boston. Allora questa soluzione costava duemila dollari per la struttura di base più altri cinquecento dollari per ogni apparecchio che avessi voluto collegare. Oggi i prezzi sono scesi rispettivamente a centoventi e cinquanta dollari, e stanno calando ancora. Di conseguenza, questo tipo di tecnologia si sta diffondendo a dismisura: nei soli Stati Uniti si calcolano attualmente quindici milioni di connessioni del genere. Ma i sistemi 802.11 (ora disponibili in molte varianti, tra cui l'802.11b, meglio nota come Wi-Fi) non si fermano alle pareti di casa nostra. La tecnologia esce di casa, dalla gente per la gente A seconda dei materiali usati, il Wi-Fi può arrivare a collegarsi con terminali distanti fino a tre chilometri. Io vivo in un quartiere ad alta densità, e di conseguenza il mio sistema può raggiungere circa cento miei vicini. Francamente non so quanti di loro ne approfittino gratuitamente, e non mi interessa. Io pago l'abbonamento e sono contento di condividere con altri ciò di cui dispongo. E un po' più giù, nella mia stessa strada, al di là della portata del mio sistema, qualcun altro si è fatto installare un Wi-Fi, e come lui chissà quanti altri. Immaginate un laghetto con una ninfea, poi due, poi quattro, poi tantissime ninfee che quasi si sovrappongono, con i gambi collegati a Internet (per l'analogia delle ninfee ringrazio Alessandro Ovi, consulente tecnologico del presidente della Commissione Europea, Romano Prodi). Ma diamo un'occhiata ai numeri: la terza generazione, nelle più ottimistiche previsioni, raggiungerà entro due anni una velocità di connessione di un megabit al secondo. Il Wi-Fi arriva già oggi agli undici megabit al secondo, ma può raggiungerne anche cinquantaquattro. Secondo voi qual è meglio? In futuro, ogni sistema Wi-Fi funzionerà anche, in piccolo, da router tra vicini. I messaggi salteranno da pari a pari, passando da una ninfea all'altra come delle rane, senza bisogno di gambi. Insomma, si avrà un sistema di telecomunicazioni a banda larga, dalla gente per la gente. I provider lo sanno bene, ma non danno tanto peso alla cosa perché non credono che ci sarebbe una copertura sufficiente. Si sbagliano. Sono tre le caratteristiche che rendono questa soluzione particolarmente interessante. Prima di tutto, la crescita e diffusione inarrestabili. È un fenomeno nuovo, che si sviluppa dal basso verso l'alto: ognuno costruisce la propria struttura e poi la collega agli altri in una rete di liberi accordi. In un mercato in calo e avaro di investimenti, la cosa è ancora più affascinante. In secondo luogo, le prestazioni di questa tecnologia migliorano in proporzione al numero dei nodi. Di solito, aggiungere dispositivi significa aumentare le interferenze e ridurre la qualità del servizio. In questo caso, invece, più nodi implicano una performance migliore. Terzo aspetto è quello che coinvolge il timore delle radiazioni elettromagnetiche. Soprattutto l'Europa è ben consapevole degli effetti nocivi sulla salute, ancora non perfettamente noti, di questo tipo di onde. In America spesso si accusano le apparecchiature elettroniche di causare tumori al cervello. Qualunque sia l'entità reale della minaccia, la tecnologia Wi-Fi ha comunque bisogno di meno energia, perché i segnali devono viaggiare su distanze minori. E si potrebbe dedurre che meno energia equivale a minori rischi per la salute. Frequenze, patrimonio comune, non più terra di conquista Attualmente l'etere è controllato come un vero e proprio stato, e attentamente parcellizzato dai governi. In America, le recenti concessioni ottenute con offerte da capogiro hanno stabilito prezzi esagerati per la proprietà delle frequenze. Motivo di più, secondo la vecchia mentalità, per isolarsi, operando ognuno senza interferenze altrui e con assoluta sovranità. Ma oggi cominciano a emergere nuove modalità organizzative: per governare lo stagno, possiamo anche ottimizzare le prestazioni delle ninfee e delle rane! Con un minore dispendio di energia e con costi meno elevati, lo spettro del senza fili può essere sfruttato in maniera molto più efficace. Particolarmente interessanti sono le aree messe gratuitamente a disposizione di chiunque, per qualsiasi scopo, senza bisogno di autorizzazione. Queste porzioni di banda relativamente piccole, sparse su svariate frequenze, vengono comunemente considerate quasi spazzatura. Costituiscono uno spettro non autorizzato che viene usato per far funzionare telefoni cordless, garage automatici, forni a microonde, e qualsiasi tipo di innocente quanto irrilevante applicazione. Con il Wi-Fi e altri recenti esperimenti di estensione dello spettro, abbiamo imparato che è possibile ripensare l'allocazione delle frequenze. Possiamo considerare le varie porzioni dell'etere (forse addirittura la sua totalità) come patrimoni comuni, piuttosto che come feudi. I rigidi confini del passato devono essere rimpiazzati dalla tolleranza reciproca. Per evitare una tragedia, per non esagerare, dovremo lavorare rispettando le soglie energetiche, ma è il minimo: è un po' come accettare di non fumare in un teatro superaffollato. La riallocazione dello spettro non avverrà da un momento all'altro. Liberare i territori elettromagnetici occupati è un po' come demolire parte di una città per costruire un parco o un centro residenziale. La nuova mentalità si affermerà più velocemente se cominceremo a utilizzare le frequenze maggiori su distanze sempre più brevi. Questa rivoluzione avverrà anche dove la penetrazione del senza fili è ancora agli inizi: per ironia della sorte, proprio dove si trovano le ninfee e le rane della metafora di prima, nelle aree più rurali e remote del mondo. Un piccolo segreto che riguarda l'802.11b è che questa tecnologia, con l'ausilio di antenne direzionali, può coprire una distanza di più di venti chilometri. Immaginate il suo impatto in luoghi che finora non hanno avuto un valore commerciale sufficiente neanche per permettersi l'infrastruttura tradizionale. In tal caso, le libere telecomunicazioni diventerebbero una specie di forza della natura dagli effetti travolgenti, rivoluzionerebbero ogni cosa, dall'istruzione al tempo libero, dalla sanità alle abitazioni. Sarebbe un colpo incredibile.
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