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i conti delle famiglie e il condono che verra'
- Subject: i conti delle famiglie e il condono che verra'
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 03 Oct 2002 17:49:51 +0200
dal corriere.it Martedì 1 Ottobre 2002 I conti delle famiglie e il condono che verrà di DINO VAIANO Nuove aliquote, nuovi scaglioni, esenzione totale dall’Irpef fino a 7.500 euro per lavoratori dipendenti e pensionati, e fino a 4.500 per i lavoratori autonomi. Tre concordati fiscali per fare cassa: saneranno il passato (dal ’97 al 2000), le liti pendenti e il futuro (i prossimi tre anni). Il governo riduce le tasse alle famiglie per circa 5,5 miliardi di euro e presenta il pacchetto come il più grande sgravio fino a oggi mai realizzato. La manovra è concentrata sui redditi bassi, per ragioni di equità sociale. Tremonti non ha dubbi: «La migliore comunicazione si vedrà a gennaio sui cedolini degli stipendi e delle pensioni». La pressione fiscale si ridurrà di un punto. Non è certo la terapia d’urto promessa prima del voto, ma l’economia annaspa e la difficile situazione dei conti pubblici non consente molti margini per quello che il governo definisce il primo modulo della riforma fiscale. C’è tempo fino al 2006 per mantenere la promessa elettorale di ridurre il prelievo a due sole aliquote, 23 per cento e 33 per cento. Ora bisognava mantenere gli impegni presi nel patto per l’Italia, firmato con la Cisl e la Uil il 5 luglio scorso, isolando la Cgil. Ampliare la «no tax area», la fascia esente dall’Irpef, è una scelta coraggiosa per un governo di centrodestra: la quasi totalità dei benefici fiscali si riversa sulle famiglie più deboli. Ed è il segnale forte lanciato dalla Finanziaria. «Lasciamo più redditi nelle mani delle famiglie perché possano consumare e produrre», dice il premier. Fatti i conti, in media resteranno nelle tasche di 28 milioni di italiani 226 euro in più. Il governo ha anche deciso il congelamento delle addizionali locali, dopo il salasso di quest’anno: le tasse locali hanno fatto aumentare dello 0,2 per cento la pressione fiscale. Ma sul piano dell’equità non tutto quadra. Da un lato Berlusconi dà una boccata d’ossigeno alle famiglie; dall’altro, però, per fare cassa il governo lancia l’operazione concordato fiscale che, oggettivamente, ha un tasso d’equità sociale davvero nullo. Chi ha evaso potrà sanare la sua posizione accogliendo l’offerta scontata del fisco: si metterà al riparo degli accertamenti. E anche le piccole imprese che hanno rispettato gli studi di settore (i parametri ritenuti congrui dal fisco) dovranno versare una sorta di ticket da 300 euro se vorranno evitare la cartella esattoriale. Quanto alle liti pendenti, si possono chiudere con pochi soldi: 150 euro se il valore non supera i 2000 euro, il 10 per cento se l’importo è compreso fra 2000 e 20 mila euro. Questa è la proposta che sbarca in Parlamento, ma si sa già che i gruppi della maggioranza stanno preparando emendamenti per trasformare il concordato in un condono tombale, al quale agganciare forse anche una sanatoria per i piccoli abusi edilizi. I conti, peraltro, non tornano neanche per le imprese. Berlusconi e Tremonti ieri hanno battuto molto sul fatto che nel 2003 sarà ridotta di due punti l’Irpeg. Gli imprenditori, però, fanno le somme in modo diverso, mettendo sul piatto della bilancia gli effetti del decreto varato poche settimane fa che colpiva la tassazione degli utili reinvestiti nel capitale. Una stangata da oltre tre miliardi di euro, cioè il triplo di quanto garantirà lo sconto sull’Irpeg. Evidentemente il governo, in questa tornata, è stato costretto a sacrificare, sull’altare della finanza pubblica, anche le esigenze della Confindustria. Del resto un altro segnale che per il governo, nonostante l’allentamento dei vincoli europei, l’«emergenza cassa» continua, viene dalla riapertura dei termini per lo scudo fiscale. Il «rimpatrio dei capitali» finora ha funzionato ed è ormai un classico delle misure tampone varate da questo governo nel primo scorcio della legislatura. Dino Vaiano
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