studio e lavoro insieme



dal corriere.it del 23 settembre 2002

 
   
Esperienze di lavoro precoci, per combattere la dispersione scolastica
Nella secondaria superiore, poi, gli studenti non valutati perché ritirati,
sono stati il 2,8% degli iscritti, a cui si aggiunge l'1,8% riferito a
studenti non valutati per altri motivi (salute, o assenze). L'8,1% degli
studenti delle medie superiori, si apprende inoltre, viene bocciato almeno
una volta mentre il 5,2% non supera, al primo tentativo, l'esame di maturità. 
Fin qui nulla di nuovo: dati di sintesi che le ricerche - in questo caso,
oltre che del ministero anche di Uil scuola ed Eurispes - ripetono ad ogni
inizio anno scolastico. Prevedibile anche la distribuzione del fenomeno: i
valori più bassi di dispersione si registrano al nord, quelli più elevati
nelle isole e al sud. La situazione più pesante è negli istituti
professionali e soprattutto nel primo anno di corso.

La novità sta nella proposta avanzata dall'Eurispes: l'istituto di ricerca
suggerisce, per limitare l'emorragia di studenti, di introdurre già durante
il percorso scolastico la possibilità di effettuare esperienze lavorative.
Un'iniziativa che, secondo gli esperti, potrebbe rafforzare le motivazioni
allo studio.

In una ricerca che ha coinvolto 800 studenti dalla prima media fino alla
seconda superiore, è risultata evidente una crescita costante, con il
progredire del percorso scolastico, della percentuale degli studenti che
considerano la scuola come una tappa formativa finalizzata all'ingresso nel
mondo del lavoro. Se tra gli studenti della prima media solo il 21,8% ha
questa concezione utilitaristica della scuola, contro un 67,9% che
considera la scuola come un luogo dove maturare e istruirsi, tra gli
studenti della seconda superiore il rapporto è in assoluto equilibrio: il
38,5% considera la scuola un investimento per il futuro, e un'identica
percentuale continua a vedere la scuola come fonte di sapere puro e fine a
se stesso. Il 29% del campione si dice d'accordo con la possibilità di
effettuare esperienze lavorative già durante la frequenza scolastica. E
visto che il 13% degli studenti interpellati ha dichiarato che preferirebbe
smettere di studiare e cominciare a lavorare, secondo l'Eurispes accentuare
la valenza occupazionale della scuola potrebbe produrre "un rafforzamento
della motivazione allo studio e un argine al fenomeno della dispersione
scolastica". 

Tra le cause della dispersione, infatti, l'istituto di ricerca non mette ai
primi posti una scontata interferenza dei genitori, che "boicotterebbero"
le naturali predisposizioni dei figli, anche perché il 38,9% de campione ha
detto di seguire le proprie inclinazioni e passioni per la scelta degli
studi secondari, e un altro 42% ha dichiarato di pianificare gli studi
secondari in base alle prospettive occupazionali o ai futuri studi
universitari.

A. D. G.