i granai si svuotano , i prezzi salgono



     
 
il manifesto - 13 Settembre 2002 
 
 
TERRATERRA
I granai si svuotano, i prezzi salgono 
MARINA FORTI
Non molti ci hanno fatto caso. Un mese fa il Dipartimento all'agricoltura
degli Stati uniti ha diffuso le ultime previsioni sulla produzione mondiale
di cereali per il 2002: e sono previsioni ridimensionate rispetto a solo un
mese prima. Quest'anno il mondo produrrà 1.821 milioni di tonnellate di
cereali (e non 1.878 come da stima precedente). Il punto è che il consumo
mondiale per quest'anno è stimato in 1.904 milioni di tonnellate: dunque
mancano 83 milioni di tonnellate. Ad attirare l'attenzione su questi dati è
Lester Brown, nell'ultimo aggiornamento di «eco-economia» pubblicato dal
suo Earth Policy Institute. I dati del ministero americano
dell'agricoltura, fa notare, hanno fatto schizzare i cereali sul mercato
mondiale: il futures del grano con consegna a dicembre è passato da 2,83 a
3,70 dollari per bushel (la misura standard per i cereali, pari a 35,24
litri): un aumento del 31%. Soprattutto però Brown fa notare che questo è
il terzo anno consecutivo in cui la produzione mondiale di cereali non
arriva a coprire il consumo, e il deficit combinato dei tre anni è di 149
milioni di tonnellate. Anche le riserve sono al livello più basso degli
ultimi trent'anni.

Il punto è capire perché la produzione alimentare diminuisce, e Brown cita
tre cause: il basso prezzo dei cereali al momento della semina, l'aumento
delle temperature globali, la penuria d'acqua. Il costo del grano al
momento della semina influisce sui farmers inseriti nel mercato globale,
come quelli del Midwest americano che sono sempre informatissimi
sull'andamento dei futures: se il prezzo è basso investono meno per
migliorare la resa della terra, o per coltivare anche terre marginali (cosa
che però ha il suo vantaggio...).

L'aumento delle temperature si è fatto sentire in tutti i maggiori
produttori di cibo, Stati uniti, India e Cina. Con oltre i 32 gradi
centigradi nel mesi precedenti il raccolto l'evaporazione aumenta, e in
quei casi anche le coltivazioni irrigate soffrono. Il mais in particolare
(il 70% della produzione di cereali negli Usa) è molto vulnerabile al
caldo. In India, con temperature fino a 45 gradi, quest'anno il monsone è
stato più tardo e debole del normale e in alcune zone la siccità si
prolunga da tre anni: il risultato è che la produzione di riso prevista
quest'anno scende da 90 a 80 milioni di tonnellate.

Poi c'è il crollo delle falde acquifere. Bisogna pompare sempre più a fondo
per trovare, mentre aumenta la richiesta (spesso in conflitto) di acqua
potabile per le aree urbane in espansione e di acqua per l'irrigazione,
cioè per produrre cibo. Questo succede sia in Cina (dove il 70% dei
raccolti dipende dall'irrigazione), sia in India e negli Stati uniti. In
grandi parti del Texas, Oklahoma e Kansas - le «grandi pianure» - le falde
sono scese di oltre 30 metri e le pompe mandano su aria.

E' ovvio che questo fa diminuire i raccolti. In Cina, dopo il raccolto
record di 123 milioni di tonnellate nel 1997, il declino è stato costante:
quest'anno si aspetta sarà di 92 milioni di tonnellate.

Correre ai ripari non è semplice. Aumentare la superfice da coltivare? Non
ne resta molta; anzi, dopo un record di 732 milioni di ettari nel 1981 oggi
la superfice mondiale coltivata a cereali è scesa a 660 milioni di ettari.
Dalla fine degli anni `80 gli Usa hanno incentivato gli agricoltori a non
coltivare le terre a rischio di erosione (circa il 10% della superfice
coltivata è stata così messa da parte). La Cina sta facendo altrettanto,
vuole piantare ad alberi circa un decimo delle terre già coltivate, per
fermare l'avanzata del deserto che nel nord sta arrivando a lambire
Pechino. D'altra parte, neppure aumentare la produttività della terra è
facile: l'uso di fertilizzanti è già altissimo, anche nei paesi in via di
sviluppo. Le promesse di «raccolti miracolosi» con varietà geneticamente
modificate restano fantascienza (o propaganda delle ditte che le
producono). Conclude Brown: «Forse finalmente il mondo presterà la meritata
attenzione ai problemi dell'aumento della popolazione e del cambiamento del
clima».