[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
non scommettete sulla locomotiva usa
- Subject: non scommettete sulla locomotiva usa
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 12 Jul 2002 20:02:04 +0200
da corriere.it 9 - 7 - 2002 Martedì 9 Luglio 2002 Ma non scommettete sulla locomotiva Usa «Preoccupa la distanza fra potenziale dell’economia e performance reale» A che punto è l’economia americana? Ogni volta che una buona notizia fa pensare che la recessione negli Stati Uniti sia prossima alla fine, arriva subito una brutta notizia a far pensare il contrario. L’attuale politica della Federal Reserve riflette questa ambiguità: non abbassa né alza i tassi di interesse, mantenendo invece una posizione neutrale. Lo zigzagare del mercato azionario è un analogo segnale di incertezza. Oggi ci si focalizza sull’interrogativo sbagliato, e cioè sull’inizio e sulla fine della recessione. Tradizionalmente le recessioni vengono definite dalla caduta o meno del prodotto interno lordo. Ma ciò che deve preoccupare veramente è il gap fra potenziale economico e performance reale. In questi termini, è probabile che la performance dell’economia americana resti negativa. Oggi il tasso di crescita potenziale dell’economia si colloca fra il 3,5 e il 4 per cento annuo. Quand’anche l’America crescesse dello 0,5 per cento, un gap del 3 per cento in un’economia pari a mille miliardi di dollari (10 trilioni) significa una perdita di produzione di trecento miliardi di dollari: una cifra enorme in qualsiasi modo la si definisca. Dato l’enorme gap, gli Stati Uniti dovranno crescere ben oltre il loro potenziale di lungo periodo per poter tornare al pieno utilizzo delle loro risorse. Nonostante i dati di crescita sorprendentemente rilevanti del primo quarto dell’anno, la maggior parte delle previsioni vede la crescita per il 2002 nel suo complesso in netto calo rispetto al potenziale di lungo periodo. C’è un’interpretazione semplice su che cosa sia accaduto all’economia statunitense. La recessione del 2001 ha combinato insieme una contrazione delle scorte e una contrazione degli investimenti. La prima adesso è finita; la seconda può durare molto più a lungo. Nel frattempo, gli Stati Uniti non possono aspettarsi grandi aiuti dalle esportazioni, visto il rallentamento dell’economia a livello globale, né dalla spesa in consumi. Normalmente, una ripresa dei consumi contribuisce a rinvigorire l’economia; ma i consumi hanno, quasi miracolosamente, sostenuto l’economia a fronte del calo degli investimenti, per cui c’è poco spazio per una ripresa. La sola fonte importante di espansione è rappresentata dai livelli record di spese militari, che possono essere necessarie e stimolare l’economia sul breve periodo, ma non ne rafforzano la competitività sul lungo. L’Europa, dopo avere inizialmente creduto che la propria economia fosse forte al punto da non essere toccata dal rallentamento americano e mantenere addirittura una robusta crescita, è tornata a guardare alla ripresa degli Stati Uniti per tirarsi fuori dal proprio malessere. Penso sia una strategia rischiosa: se una forte ripresa americana non è dietro l’angolo, allora l’Europa deve agire da sola, usando i classici strumenti controciclici della politica monetaria e fiscale. Oggi la minaccia non è l’inflazione, è la disoccupazione. Sono la disoccupazione e l’insicurezza economica ad alimentare la xenofobia e a favorire i movimenti di estrema destra in tutto il continente. Purtroppo l’Europa ha le mani parzialmente legate da una banca centrale concentrata sull’inflazione e un Patto di Stabilità che, per come viene generalmente interpretato, limita l’impiego della spesa in disavanzo come stimolo economico. La sfida che abbiamo davanti sarà di reinterpretare queste limitazioni. *premio Nobel per l’economia di JOSEPH STIGLITZ*
- Prev by Date: dalla scuola al posto di lavoro
- Next by Date: le servitu' di maastricht
- Previous by thread: dalla scuola al posto di lavoro
- Next by thread: le servitu' di maastricht
- Indice: