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se la old va in soccorso della new economy
- Subject: se la old va in soccorso della new economy
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 10 Jul 2002 20:05:55 +0200
da affari e finanza lunedi 08 Luglio 2002 Da un convegno del Sant’Anna di Pisa emerge che la scarsa integrazione fra strutture consolidate e innovative allarga il ritardo concorrenziale del made in Italy: alcune idee per correre ai ripari Se la old economy va in soccorso della new ANNAMARIA D'URSO Annamaria d’urso Nuove tecnologie e industrie tradizionali, rapporti tra new e old economy in termini di sviluppo e occupazione. E poi l’importanza dell’Università nello sviluppo e la necessità di un’interazione tra essa e imprese per favorire il trasferimento della ricerca avanzata in ambito industriale. Ecco gli argomenti affrontati alla conferenza sull’Innovazione e Regolazione dei mercati organizzata dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dalla sua associazione di exallievi, con la partecipazione di esponenti del mondo imprenditoriale, accademico e istituzionale. Sono temi cruciali per l’Italia, dove la vecchia economia ha un ruolo determinante e l’applicazione delle tecnologie ai settori tradizionali è questione aperta. «Adottare nuove tecnologie dice Riccardo Varaldo, direttore del Sant’Anna non significa abbandonare i principi e le regole che governano i sistemi economici tradizionali. La fortuna della network economy dipende dall’interconnessione con la old economy, che deve incorporare le nuove tecnologie e mettere in atto le innovazioni istituzionali, organizzative e culturali senza rinunciare ai propri caratteri fondamentali». La realtà italiana è costellata da un infinità di piccole imprese dove il grado di diffusione dell’It è ancora basso sia in termini di spesa che di utilizzo di strumenti come pc, Internet, Intranet. Il made in Italy tessile, abbigliamento, pellame risente di questo gap. «Internet e i siti web sono adottati dal 30% di queste aziende, e l’ecommerce viene utilizzato solo dall’1,5% delle industrie conciarie e dal 2% di quelle tessili», dice Varaldo. «Mancano risorse per l’acquisto di mezzi tecnologici, ma il problema fondamentale è il deficit di competenze specifiche all’interno delle strutture in grado di fornire knowhow e innovazione». L’Università gioca un ruolo fondamentale perché è il primo motore dell’innovazione sia per la creazione di capitale umano sia per l’attività di ricerca scientifica che si svolge negli atenei e che può trovare reale applicazione nel mondo industriale. La Scuola Sant’Anna è una delle prime in ambito accademico che ha sperimentato attraverso il progetto Link il trasferimento verso il territorio di una cultura dell’innovazione alle imprese, creando quattro parchi tecnologici (Pisa, Benevento, Brindisi e Terni) che hanno lavorato a stretto contatto con le aziende, incoraggiando allo stesso tempo, la nascita di spinoff company. Il progetto ha determinato la nascita di una metodologia innovativa che può essere adottata da tutte le piccole e medie imprese italiane. «Il metodo Link definisce come procedere nel rapporto tra Università e Pim: bisogna analizzare i bisogni delle imprese sul territorio per poi studiare le soluzioni tecnologiche più adatte». Innovazione e formazione sono determinanti. «Occorre investire di più in capitale umano ha detto Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Bci creando nuovi imprenditori, formando in modo continuo e pervasivo il personale a tutti i livelli, sostenendo la ricerca. Bisogna prendere esempio da realtà della old economy che grazie all’innovazione hanno trovato nuovi sbocchi di mercato, come Olivetti o le Poste Italiane (era la prima uscita pubblica dopo il trasferimento dalle Poste alla banca, ndr). Qui abbiamo investito più di 4mila miliardi di lire in innovazione organizzativa e di prodotti, per aprire nuovi canali nel banking e nei servizi per l’ecommerce, e per portare l’azienda in rete. Abbiamo impiegato più di 2 milioni di giornate per la formazione del personale». Ha aggiunto Maurizio Sella, presidente Abi: «La sfida per le banche è di integrare i canali di contatto con i clienti. Accanto agli sportelli tradizionali sono nati call center, Internet banking, Atm. Bisogna ora introdurre nuove soluzioni, come Bankpass web, un metodo sicuro per gli acquisti e i pagamenti online, e Bankpass mobile grazie al quale i privati potranno utilizzare il telefono cellulare per trasferire denaro».
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