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la faticosa strada vero joannesburg
- Subject: la faticosa strada vero joannesburg
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 18 Jun 2002 06:40:14 +0200
da boiler it 12 - 6 - 2002 La faticosa strada verso Johannesburg da Lanci PIÙ DI UN MIGLIAIO di delegati in rappresentanza di 189 paesi si sono riuniti nell'isola di Bali (in Indonesia) per discutere delle tesi che saranno sottoposte all'approvazione del prossimo Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile che si terrà a Johannesburg, in Sudafrica, dal prossimo 26 agosto (a dieci anni dall’Earth Summit di Rio de Janeiro). Scopo della riunione è quello di definire nel concreto il quadro di azioni che saranno proposte all'approvazione dei singoli governi in tema di sviluppo sostenibile. Mentre i delegati riuniti a Bali sostengono che entro sabato prossimo arriveranno alla firma di un accordo, alcuni esponenti delle associazioni ambientaliste denunciano che questo trattato rappresenta in realtà "un fallimento". Il Wwf, per esempio, ha detto che il testo in discussione «non incide su quelli che sono i maggiori problemi del nostro pianeta: la povertà e la tutela degli ecosistemi». Wwf: conclusioni deprimenti «I governi di tutto il mondo devono dimostrare che intendono davvero affrontare i problemi dell'ingiustizia e fermare il degrado ambientale, se vogliono che il Summit sullo sviluppo sostenibile produca i risultati di cui il mondo ha bisogno», è il grido di allarme lanciato dal Wwf a Bali. L’associazione ecologista ritiene che i governi abbiano fallito nel portare avanti un programma di azione che possa anche sperare di assicurare il benessere della popolazione e la salute e la sostenibilità del nostro pianeta. La stesura del testo attualmente non parla in modo specifico dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile: estirpazione della povertà, modelli di produzione e consumo e integrità degli ecosistemi. Inoltre, sempre secondo il Wwf, esso manca della programmazione degli obiettivi specifici e tempi entro cui raggiungerli, così come degli impegni finanziari e istituzionali necessari ad assicurare lo sviluppo sostenibile e il miglioramento delle condizioni di vita per 2 miliardi di persone che vivono in estrema povertà in tutto il mondo. «È veramente deprimente leggere i testi prodotti per il Summit», afferma Kim Cartensen, direttore del Wwf Danimarca e capo della delegazione del Wwf a Bali. «Se essi non cambieranno sostanzialmente nel corso delle prossime due settimane, i governi avranno voltato le spalle alla popolazione mondiale e avranno fallito completamente nell'adempiere all'incarico dato loro come obiettivo del Summit dall'Assemblea generale delle Nazioni unite». Già nel 1999, l'Assemblea generale aveva deciso che il summit dovrebbe focalizzarsi su decisioni orientate all'azione, e dovrebbe individuare nuove opportunità e sfide per lo sviluppo sostenibile. Il Wwf crede che molti dei compiti che i negoziatori dovrebbero intraprendere siano chiari. Miliardi di persone in tutto il mondo sono privi di acqua, e più di 2 miliardi sono senza energia. Allo stesso tempo, gli oceani e le risorse delle foreste stanno per essere esaurite dalle nazioni ricche, che hanno modelli di consumo chiaramente insostenibili. Le minacce derivanti dai cambiamenti climatici e da elementi chimici tossici rappresentano un pericolo reale per la salute delle persone e degli ecosistemi, e il commercio e i flussi di investimento non rispondono ai bisogni dei paesi in via di sviluppo. Caro signor Annan… «A meno che Kofi Annan non intervenga per sollevare l'interesse politico prima dell'arrivo dei ministri lunedì, il Summit della Terra finirà per essere il “Rio meno 10” piuttosto che “Rio più 10”», rincara la dose Remi Parmentier, direttore politico di Greenpeace International. «L'Unione europea e i paesi del G7 devono collaborare per garantire che questa conferenza porti benefici alle persone e al pianeta. Altrimenti dovranno sottostare all'amministrazione Bush, il cui obiettivo chiave sembra essere un summit che non produca conseguenze reali», aggiunge Kim Carstensen, segretario generale del Wwf Danimarca e capo della delegazione del Wwf a Bali. «La gente in tutto il mondo sta protestando contro la corporate globalisation (ovvero una globalizzazione modellata secondo gli interessi delle multinazionali ndt) ma i governi continuano a sacrificare il Summit della Terra sull'altare della Esso, della Monsanto e delle altre multinazionali», accusa Daniel Mittler, coordinatore del Summit della Terra per l’associazione Friends of the Earth. Così, alcune associazioni ambientaliste (tra cui il Wwf, la Federazione internazionale degli amici della Terra e Greenpeace) hanno scritto al segretario generale Kofi Annnan questa lettera: «Nessuno tra i governi sembra aver preso in alcuna considerazione la Sua richiesta che al Summit della Terra “dobbiamo riabilitare il nostro unico e solo pianeta”. I governi continuano ad anteporre gli interessi delle imprese multinazionali a quelli delle persone e del pianeta. La Sua visione secondo la quale “insieme possiamo e dobbiamo scrivere un nuovo capitolo di speranza nella storia della natura e dell’uomo” è stata nettamente ignorata. I governi non hanno dato una risposta all’appello globale per stabilire limiti sociali e ambientali alla globalizzazione economica. Nittin Desai, il segretario generale del summit ha dichiarato che il Wssd (questa la sigla con cui viene indicato il World Summit on Sustainable Development) “deve provocare l'impeto a un'azione specifica che rappresenti una svolta rispetto all’ordinaria amministrazione. Dobbiamo pensare in grande e agire di conseguenza”. E Emil Salim, il presidente della Commissione preparatoria ha dichiarato che “se continuiamo come abbiamo fatto in passato, coleremo a picco”. Mr Annan, la Terra sta colando a picco». Niente accordo, salvo miracoli Simile l’opinione dei rappresentati dei popoli “autoctoni” che stigmatizzano i documenti all’ordine del giorno: «I punti attualmente in discussione», sostengono in una nota diffusa a Bali, «non consentiranno che un piccolo mutamento delle attuali condizioni delle popolazioni autoctone». In particolare, «il documento all'ordine del giorno rappresenta un passo indietro rispetto agli obiettivi fissati dal programma Agenda 21 approvato nel vertice di Rio de Janeiro. Bisogna riuscire», si legge ancora nella nota, «a difendere e a rispettare i territori e le popolazioni indigene, la loro sovranità e il diritto all'auto detrminazione». Nel corso del dibattito la rappresentante dei popoli indigeni ha invitato le Nazioni unite a «promuovere il rispetto degli accordi sottoscritti tra le popolazioni e gli stati nei quali vivono». Né i rappresentanti ufficiali appaiono più ottimisti. Secondo il responsabile dell'Onu a Bali, Lowel Flenders, la riunione è in uno stato di impasse e difficilmente potrà concludersi con un accordo mondiale, «salvo un miracolo dell'ultima ora». Gli oltre tremila delegati riuniti da una decina di giorni, infatti, dovrebbero redigere entro sabato un programma d'azione che dovrebbe essere adottato a Johannesburg. Ma, come riferito dal funzionario Onu, la discussione si è arenata intorno ad alcune questioni chiave come il commercio internazionale e i finanziamenti. Se non ci saranno novità dell’ultim’ora, quindi, i documenti sospesi saranno discussi direttamente a Johannesburg.
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