la faticosa strada vero joannesburg



da boiler it 12 - 6 - 2002

 
La faticosa strada verso Johannesburg

da Lanci  


 PIÙ DI UN MIGLIAIO di delegati in rappresentanza di 189 paesi si sono
riuniti nell'isola di Bali (in Indonesia) per discutere delle tesi che
saranno sottoposte all'approvazione del prossimo Vertice mondiale sullo
sviluppo sostenibile che si terrà a Johannesburg, in Sudafrica, dal
prossimo 26 agosto (a dieci anni dall’Earth Summit di Rio de Janeiro).
Scopo della riunione è quello di definire nel concreto il quadro di azioni
che saranno proposte all'approvazione dei singoli governi in tema di
sviluppo sostenibile. Mentre i delegati riuniti a Bali sostengono che entro
sabato prossimo arriveranno alla firma di un accordo, alcuni esponenti
delle associazioni ambientaliste denunciano che questo trattato rappresenta
in realtà "un fallimento". Il Wwf, per esempio, ha detto che il testo in
discussione «non incide su quelli che sono i maggiori problemi del nostro
pianeta: la povertà e la tutela degli ecosistemi».


Wwf: conclusioni deprimenti

«I governi di tutto il mondo devono dimostrare che intendono davvero
affrontare i problemi dell'ingiustizia e fermare il degrado ambientale, se
vogliono che il Summit sullo sviluppo sostenibile produca i risultati di
cui il mondo ha bisogno», è il grido di allarme lanciato dal Wwf a Bali.
L’associazione ecologista ritiene che i governi abbiano fallito nel portare
avanti un programma di azione che possa anche sperare di assicurare il
benessere della popolazione e la salute e la sostenibilità del nostro
pianeta. La stesura del testo attualmente non parla in modo specifico dei
tre pilastri dello sviluppo sostenibile: estirpazione della povertà,
modelli di produzione e consumo e integrità degli ecosistemi. Inoltre,
sempre secondo il Wwf, esso manca della programmazione degli obiettivi
specifici e tempi entro cui raggiungerli, così come degli impegni
finanziari e istituzionali necessari ad assicurare lo sviluppo sostenibile
e il miglioramento delle condizioni di vita per 2 miliardi di persone che
vivono in estrema povertà in tutto il mondo.



«È veramente deprimente leggere i testi prodotti per il Summit», afferma
Kim Cartensen, direttore del Wwf Danimarca e capo della delegazione del Wwf
a Bali. «Se essi non cambieranno sostanzialmente nel corso delle prossime
due settimane, i governi avranno voltato le spalle alla popolazione
mondiale e avranno fallito completamente nell'adempiere all'incarico dato
loro come obiettivo del Summit dall'Assemblea generale delle Nazioni
unite». Già nel 1999, l'Assemblea generale aveva deciso che il summit
dovrebbe focalizzarsi su decisioni orientate all'azione, e dovrebbe
individuare nuove opportunità e sfide per lo sviluppo sostenibile. Il Wwf
crede che molti dei compiti che i negoziatori dovrebbero intraprendere
siano chiari. Miliardi di persone in tutto il mondo sono privi di acqua, e
più di 2 miliardi sono senza energia. Allo stesso tempo, gli oceani e le
risorse delle foreste stanno per essere esaurite dalle nazioni ricche, che
hanno modelli di consumo chiaramente insostenibili. Le minacce derivanti
dai cambiamenti climatici e da elementi chimici tossici rappresentano un
pericolo reale per la salute delle persone e degli ecosistemi, e il
commercio e i flussi di investimento non rispondono ai bisogni dei paesi in
via di sviluppo.


Caro signor Annan…

«A meno che Kofi Annan non intervenga per sollevare l'interesse politico
prima dell'arrivo dei ministri lunedì, il Summit della Terra finirà per
essere il “Rio meno 10” piuttosto che “Rio più 10”», rincara la dose Remi
Parmentier, direttore politico di Greenpeace International. «L'Unione
europea e i paesi del G7 devono collaborare per garantire che questa
conferenza porti benefici alle persone e al pianeta. Altrimenti dovranno
sottostare all'amministrazione Bush, il cui obiettivo chiave sembra essere
un summit che non produca conseguenze reali», aggiunge Kim Carstensen,
segretario generale del Wwf Danimarca e capo della delegazione del Wwf a
Bali. «La gente in tutto il mondo sta protestando contro la corporate
globalisation (ovvero una globalizzazione modellata secondo gli interessi
delle multinazionali ndt) ma i governi continuano a sacrificare il Summit
della Terra sull'altare della Esso, della Monsanto e delle altre
multinazionali», accusa Daniel Mittler, coordinatore del Summit della Terra
per l’associazione Friends of the Earth.

Così, alcune associazioni ambientaliste (tra cui il Wwf, la Federazione
internazionale degli amici della Terra e Greenpeace) hanno scritto al
segretario generale Kofi Annnan questa lettera: «Nessuno tra i governi
sembra aver preso in alcuna considerazione la Sua richiesta che al Summit
della Terra “dobbiamo riabilitare il nostro unico e solo pianeta”. I
governi continuano ad anteporre gli interessi delle imprese multinazionali
a quelli delle persone e del pianeta. La Sua visione secondo la quale
“insieme possiamo e dobbiamo scrivere un nuovo capitolo di speranza nella
storia della natura e dell’uomo” è stata nettamente ignorata. I governi non
hanno dato una risposta all’appello globale per stabilire limiti sociali e
ambientali alla globalizzazione economica. Nittin Desai, il segretario
generale del summit ha dichiarato che il Wssd (questa la sigla con cui
viene indicato il World Summit on Sustainable Development) “deve provocare
l'impeto a un'azione specifica che rappresenti una svolta rispetto
all’ordinaria amministrazione. Dobbiamo pensare in grande e agire di
conseguenza”. E Emil Salim, il presidente della Commissione preparatoria ha
dichiarato che “se continuiamo come abbiamo fatto in passato, coleremo a
picco”. Mr Annan, la Terra sta colando a picco».


Niente accordo, salvo miracoli

Simile l’opinione dei rappresentati dei popoli “autoctoni” che
stigmatizzano i documenti all’ordine del giorno: «I punti attualmente in
discussione», sostengono in una nota diffusa a Bali, «non consentiranno che
un piccolo mutamento delle attuali condizioni delle popolazioni autoctone».
In particolare, «il documento all'ordine del giorno rappresenta un passo
indietro rispetto agli obiettivi fissati dal programma Agenda 21 approvato
nel vertice di Rio de Janeiro. Bisogna riuscire», si legge ancora nella
nota, «a difendere e a rispettare i territori e le popolazioni indigene, la
loro sovranità e il diritto all'auto detrminazione». Nel corso del
dibattito la rappresentante dei popoli indigeni ha invitato le Nazioni
unite a «promuovere il rispetto degli accordi sottoscritti tra le
popolazioni e gli stati nei quali vivono».

Né i rappresentanti ufficiali appaiono più ottimisti. Secondo il
responsabile dell'Onu a Bali, Lowel Flenders, la riunione è in uno stato di
impasse e difficilmente potrà concludersi con un accordo mondiale, «salvo
un miracolo dell'ultima ora». Gli oltre tremila delegati riuniti da una
decina di giorni, infatti, dovrebbero redigere entro sabato un programma
d'azione che dovrebbe essere adottato a Johannesburg. Ma, come riferito dal
funzionario Onu, la discussione si è arenata intorno ad alcune questioni
chiave come il commercio internazionale e i finanziamenti. Se non ci
saranno novità dell’ultim’ora, quindi, i documenti sospesi saranno discussi
direttamente a Johannesburg.