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la citta' e i nuovi bisogni
- Subject: la citta' e i nuovi bisogni
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 08 Jun 2002 18:54:33 +0200
dal corriere.it Mercoledì 5 Giugno 2002 La città e i nuovi bisogni IL WELFARE FEDERALE Dopo mesi di aspri conflitti, sembra che nei palazzi romani si stia finalmente riannodando il filo del negoziato sulle riforme del welfare. Ciò che si deciderà a livello centrale avrà grande importanza per tutti i cittadini. Ma è opportuno ricordare che oggi in Italia le vere partite sul welfare si giocano a livello locale. Dopo le leggi Bassanini, la legge quadro sull'assistenza, ma soprattutto dopo la riforma del Titolo V della Costituzione i veri protagonisti del nostro stato sociale sono diventate le regioni, le province e i comuni. Come si posiziona Milano in questa nuova cornice di forte «localizzazione» del welfare? In sintesi estrema la risposta è: si posiziona bene, ma deve prepararsi meglio per affrontare le sfide future. Rispetto a molte altre metropoli italiane (non solo del Sud), Milano offre ai suoi abitanti condizioni di partenza decisamente più favorevoli. Il mercato occupazionale va bene e chi non riesce a trarre dal proprio lavoro risorse economiche sufficienti trova nei servizi comunali sostegni affidabili e perlopiù adeguati. Quella «rete di sicurezza» di cui si discute a livello nazionale (e quasi assente in molte aree del Mezzogiorno) è a Milano una realtà ben collaudata ed efficace. D'altra parte, rispetto a molte altre metropoli straniere caratterizzate da analoghi (se non maggiori) livelli di ricchezza, Milano non presenta quei fenomeni di polarizzazione della disuguaglianza e di concentrazione spaziale dello svantaggio che creano acute tensioni sociali e vere e proprie spirali di degrado urbano. Nella cintura esterna vi sono, certo, alcuni quartieri ove il disagio è socialmente e materialmente ben visibile. Si tratta comunque di fenomeni molto meno intensi di quelli osservabili in città come Londra o Parigi, per non parlare delle metropoli americane. Ma quanto stabile è il modello sociale ambrosiano? Qui sta il problema. L'invecchiamento della popolazione, l'aumento dei nuclei familiari vulnerabili, la rapidissima crescita dei lavori atipici, l'immigrazione: queste tendenze stanno sottoponendo il sistema di welfare milanese a tensioni sempre più difficili da gestire. Le sfide da affrontare non sono quelle «vecchie» della povertà e del disagio economico, ma quelle nuove dell'«esclusione sociale» e della segregazione territoriale dello svantaggio. Per far fronte a queste sfide occorre un grosso sforzo di diagnosi e di elaborazione progettuale. A Milano non mancano certo le risorse intellettuali per intraprendere questo sforzo. Per fare un solo esempio, in occasione di un convegno internazionale su welfare e distribuzione del reddito, la Bocconi ha inaugurato una comunità virtuale all'interno del nuovo sito web (www.uni-bocconi.it/egalitarian) che consente di aver accesso diretto alle frontiere del dibattito scientifico e della ricerca empirica sui temi della disuguaglianza, della povertà, dell'esclusione sociale e delle politiche pubbliche in questo settore. Ma il circuito delle idee deve trovare collegamenti più diretti con il circuito delle istituzioni. Localizzare il welfare significa incoraggiare combinazioni virtuose di comportamenti e politiche nei contesti concreti dove si generano i bisogni. Ma per individuare incentivi e strumenti adeguati bisogna progettare e innovare «viaggiando». Data la sua tradizione e la sua visibilità, c'è da augurarsi che Milano sappia dare rapidamente su questo fronte qualche buon esempio. di MAURIZIO FERRERA
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