il conto salato della crescita mancata



dal corriere.it

 
   
  
 Martedì 4 Giugno 2002 
 
 
Le sinistre in Europa

Il conto (molto salato) della crescita mancata

di GEMINELLO ALVI


Forse con l’eccezione del congresso dell’Spd, da tempo il viso del
cancelliere Schröder non è più quello cordiale, volentieri giocherellone,
di quand'era tempo fa seduto nei bar di Senigallia, perfetto turista
tedesco in Italia. Certo non giova alla sua cera il ministro delle Finanze,
il quale gli va predicando da un anno che la ripresa economica è affare
quasi fatto. Invece arrivano gli ultimi due trimestri del 2001 negativi e
poi la consolazione misera d'una crescita lillipuziana nel primo trimestre
del 2002. Un dato parente di quello giapponese: qualche beneficio dalle
esportazioni ma la domanda interna fragile. Abbastanza per confortare la
vita in moviola del capelluto Duisenberg e degli altri di Francoforte, che
dichiarano che il peggio è passato e s'accontentano. Ma a Schröder non può
bastare. L'ultimo in corsa, peraltro l'unico simpatico dei leader di
sinistra europei, per vincere ha bisogno della crescita. Anzi quel suo viso
tirato rende evidente che proprio una crescita intensa era la rischiosa
scommessa cui si era affidata, all'inizio senza capirlo, tutta la sinistra
europea. 
Che le destre dilaghino in Europa è comprensibile. Per come va l'economia
ottengono i voti più impensabili, quelli operai, e riassorbono quel ceto
medio, a cui le sinistre imborghesite tenevano di più. I governi di
sinistra europei avevano infatti pagato per l'euro con tasse elevate e con
una banca centrale incline a temere l'inflazione più della deflazione. 
Uno scambio che avrebbe funzionato solo con una crescita come quella
profetata nei festini entusiasti a Bruxelles. Davvero con una congiuntura
economica europea che si fosse impennata all’americana, tasse e vincoli di
Maastricht si sarebbero allentati. Persino il terrore d'inflazione della
Bce, con tassi di crescita del 4 per cento, sarebbe stato una benedizione. 
Ma così non è stato. Sono restate le rendite dei più ricchi, mentre i
redditi di chi aveva creduto a Schröder, il cordiale, o al causidico
D'Alema o a Jospin, non sono granché migliorati. Ecco quindi gli operai
francesi, persino quelli delle regioni più rosse, impoveriti, scoprirsi a
votare per Le Pen. 
E quella Mittelstand da un milione di voti che in Germania aveva lasciato
la Cdu, e fatto vincere alla Spd le ultime elezioni, di nuovo in bilico; e
la rielezione a rischio. Anche perché il «populismo di destra», come
Schröder lo ha chiamato a rischio di un incidente diplomatico, ha ben
capito il gioco e di essere favorito dalla congiuntura. Promettere meno
tasse e meno concorrenza degli immigrati nel mercato del lavoro funziona
tanto meglio quanto peggio va l'economia. Se l'economia non tira, la spinta
al ribasso dei salari causata dagli immigrati s'amplia e tutti se
n'accorgono. 
Insomma al boom interminabile avevano creduto non solo gli impiegati
voraci, desiosi in Borsa di regalarsi la seconda casa. Le tante chiacchiere
solenni della sinistra europea sulla Terza Via erano tutt'uno con le
panzane, oggi obliate a memoria, sulla net economy, e i debiti trionfali
delle Telecom europee. Ma come tante massaie, ormai traviate dai su e giù
della Borsa, neppure le sinistre si sono ancora riprese. 
Circostanza resa inoltre più rischiosa dal fatto che il centrodestra fa, o
promette, cose che, pochi anni addietro, erano tutte di sinistra.
Berlusconi aumenta le pensioni minime e insegue la più keynesiana politica
di investimenti pubblici; mentre Stoiber dichiara che sfrutterà al limite
ogni margine lasciatogli da Maastricht. Attirandosi le accuse di
avventurismo da quanti a sinistra ancora non hanno capito il gioco. Il
nostro cordiale turista in Italia Schröder, invece, la scommessa andata a
male l’ha capita. Anche se non è facile trovarle rimedio. 
 
Geminello Alvi