il lavoro e lo sfruttamento seminano morti



dal manifesto
 
il manifesto - 30 Aprile 2002 
 
 
Il lavoro e lo sfruttamento seminano morti 
250 milioni di infortuni con le malattie professionali uccidono 2 milioni
di lavoratori. Il Rapporto annuale dell'Ilo
MANUELA CARTOSIOU
no ogni 6 minuti, 3.300 al giorno, 2 milioni all'anno. Sono i morti da
lavoro nel mondo. 335 mila sono morti per infortuni sul lavoro, i restanti
per malattie causate dal lavoro. Cifre del 1998, diffuse ieri
dall'Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo) per il «Giorno del ricordo
dei lavoratori». Definire il rapporto un bollettino di guerra è riduttivo
perché le vittime del lavoro sono più del doppio di quelle provocate dai
conflitti, superano di molte lunghezze quelle causate dall'alcol e dalla
droga. Dei 250 milioni d'infortuni che si verificano ogni anno molti hanno
conseguenze permanenti menomazioni della salute, handicap, perdita del
lavoro, povertà. Ogni anno 160 milioni di persone sono colpite da malattie
professionali. Le sostanze tossiche fanno 340 mila morti all'anno,
l'amianto da solo ne causa 100 mila. Il costo degli infortuni sul lavoro e
delle malattie professionali è pari al 4% del prodotto interno lordo del
pianeta, supera di venti volte il totale degli aiuti ai paesi
sottosviluppati. «Tutti gli incidenti sono prevedibili e prevenibili»,
afferma il rapporto dell'Ilo che indica l'agricoltura, l'edilizia e le
miniere come i settori più mortiferi, sia nei paesi avanzati che in quelli
emergenti.

Gli infortuni fatali in agricoltura sono stati 170 mila, nel settore
minerario 55 mila, altrettanti nelle costruzioni. Sono bambini 12 mila dei
2 milioni di morti all'anno per infortuni o malattie da lavoro. La media
dei morti per infortuni sul lavoro è di 14 decessi per 100 mila lavoratori.
Nei paesi ricchi (America del Nord, Europa occidentale, Australia,
Giappone) il rapporto scende a 5,3. E' l'11 nei paesi ex socialisti, in
Cina e in India, il 13 in America latina. Il tasso sale a 21 morti per 100
mila lavoratori nell'Africa sub-sahariana, a 22,5 nel Medio Oriente e tocca
il massimo - 23,1 - nell'Asia dove, escludendo Cina, Giappone e India, nel
`98 si sono verificati 80.600 incidenti mortali.La giornata delle vittime
del lavoro quest'anno è dedicata ai lavoratori dei servizi d'emergenza
(vigili del fuoco, poliziotti, operatori sanitari).

Solo in Italia nel 2001 sono stati denunciati all'Inail 19 mila infortuni
tra gli addetti alle emergenze delle aziende private o tra i dipendenti
delle Asl.L'anno scorso nel nostro paese gli infortuni sono stati quasi un
milione, 1.300 dei quali mortali. Rispetto al 2000 sono cresciuti dello
0,9% in cifra assoluta, ma l'incidenza è diminuita del 3,2% essendo aumento
il numero degli occupati. I dati forniti ieri dall'Inail per gennaio di
quest'anno segnalerebbero un'inversione di tendenza: gli infortuni sono
diminuiti del 2,4% rispetto a gennaio del 2001. Gli infortuni mortali nel
2001 sono aumentati del 3,4% a causa soprattutto degli incidenti "in
itinere", passati dai 126 del 2000 ai 173 dell'anno scorso. La media
italiana resta sempre sopra i 3 morti sul lavoro al giorno. Notizia di
ieri: Luigino Caucci, edile di 45 anni, è morto mentre ristrutturava
un'abitazione ad Ascoli Piceno. L'ha travolto un muro perimetrale crollato
sull'impalcatura dove si trovava.

Torniamo al rapporto dell'Ilo che ai caduti sul fronte del lavoro aggiunge
le vittime della violenza sul lavoro. Secondo stime dell'Icftu (la
Confederazione internazionale dei sindacati) nel 2001 sono stati uccisi o
fatti scomparire 209 sindacalisti (+50% sul 2000), 8.500 sono stati
arrestati, 3 mila sono stati feriti. Circa 20 mila lavoratori sono stati
licenziati per la loro attività sindacale.