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cellulari di terza generazione un affare?
- Subject: cellulari di terza generazione un affare?
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 18 Apr 2002 06:43:05 +0200
il manifesto - 14 Aprile 2002 Pronto, chi non parla? Valutazioni sbagliate e montagne di debiti rischiano di far naufragare la troppo decantata Terza Generazione di reti cellulari. I governi in soccorso delle aziende di Tlc Le vere domande Ma quali servizi e prestazioni 3G il popolo telefonatore è interessato a comprare? E a che prezzo? FRANCO CARLINI Con molta irresponsabilità i propagandisti del futuro imminente hanno decantato nei mesi scorsi quanto di meraviglioso sarebbe avvenuto grazie alle reti cellulari di Terza Generazione che in sigla si chiamano 3G e che coincidono quasi totalmente con la tecnologia detta Umts. E' anche grazie a tale enfasi, condivisa equamente da analisti di mercato, finanzieri e giornalisti economici, che si creò quel disastroso fenomeno delle gare europee per le nuove licenze. Cominciò la Gran Bretagna, con un sistema di aste a esaurimento, vennero poi l'Inghilterra e l'Italia, nonché la Francia, con qualche variante. Alla fine della Grande Asta il risultato netto è che gli operatori telefonici - per quanto ben dotati di risorse finanziarie - si trovarono indebitati complessivamente per una cifra di circa 100 miliardi di dollari, cui ne vanno aggiunti due, tre volte tanti per realizzare le reti. Significa che il loro momento di pareggio si sposta a un orizzonte temporale di 7-10 anni e che nel frattempo si investe di meno, magari si licenzia pure e si chiude. In Italia, occorre ricordarlo, sono sulla corsia di uscita due dei vincitori della gara, il Consorzio Ipse e Blu, e tutte e due le situazioni si traducono, per l'intanto, in numerosi licenziamenti. Per parte loro i governi europei, i quali si erano illusi di fare cassa in maniera semplice e anticipata (in pratica introitavano subito le tasse sui profitti dei 10-20 anni a venire) devono ora correggere il tiro e si attrezzano in vario modo a venire in soccorso delle aziende di Tlc. Anche se riguarda la rete fissa e non già quella mobile, il piano per la Larga Banda messo a punto dal governo Berlusconi delinea in realtà un insieme di aiuti e facilitazioni alle industrie in crisi, naturalmente in dispregio di ogni enunciata filosofia di libero mercato. Nella fattispecie è stato messo a punto dall'ex tesoriere del partito radicale e da un ex dirigente del monopolio telefonico di stato che regalò all'Italia il più faraonico e fallimentare progetto industriale (si chiamava Fido e avrebbe dovuto essere una sorta di cellulare dei poveri). Non sono buoni segnali. Ma questa è solo metà della storia, la più contingente e forse anche la meno interessante (se non fosse per i posti di lavoro in palio). L'altra metà riguarda la montagna di interrogativi che si addensano attorno alla telefonia mobile di terza generazione. Che poi si concentrano in una sola domanda: quali servizi e prestazioni 3G il popolo telefonatore sarà interessato a comprare? E a che prezzo? Nel giro di pochi mesi molte fantasie (che tali già apparivano anche all'osservatore più superficiale) sono cadute, come quella che ci fosse una domanda potenziale e un mercato per il trading online mobile (comprare e vendere azioni dalla fermata d'autobus); oppure per il cosiddetto M-Commerce, che sarebbe la versione mobile del commercio elettronico. Va sempre ricordato che quest'ultimo senza dubbio continuerà a crescere, ma resterà confinato a una percentuale bassa degli acquisti totali, per tutti i motivi ben noti: può risultare comodo e gradevole comprare i pelati e il detersivo dalla Coop online o dall'agguerrita rivale Esselunga, perché sono prodotti noti e si risparmia il viaggio all'ipermercato. E' già ora utile la rete per acquistare merci lontane e irraggiungibili. Non lo è invece per tutto lo shopping che incorpora esperienza e sensorialità: toccare un maglione, provare dieci gonne, annusare un profumo sull'incavo del polso. Eccetera. Un'altra virtù del mobile, pur teoricamente possibile, si sta rivelando ben più complicata di quanto raccontassero le diapositive dei consulenti di mercato, ed è quella relativa alla cosiddetta localizzazione. La teoria si enuncia così: grazie alla rete cellulare, i computer centrali sanno in ogni istante dove si trova ogni abbonato (devono saperlo perché diversamente non potrebbero indirizzargli le chiamate); questa precisione di cella può venire ancor più migliorata inserendo nei telefonini un sistema satellitare Gps come quello usato da escursionisti e amanti della barca: con esso si conosce la propria posizione con un'approssimazione di pochi metri. E allora? Allora chi passeggi per via del Corso potrà essere raggiunto da informazioni precise che si riferiscono a lui, in quel luogo. I formidabili computer della pubblicità online sapranno per esempio che lui è appassionato di vini e potrebbero proporgli una degustazione in una cantina che dista poche centinaia di metri, in quel momento. Sarebbe una forma di promozione personalizzata e localizzata che fa incontrare nel tempo e nello spazio l'offerta (di vini) e la voglia (di bevute). Oppure, viceversa, lo stesso signore potrebbe essere lui a interrogare la rete, per chiedere informazioni sul solito ristorante cinese più vicino, o in merito al garage o alla pompa di benzina aperti. Tutto ciò è certo possibile tecnicamente, ma da un lato richiede una qualità del servizio altissima (informazioni sempre aggiornate, archivi perfetti) e dall'altro non sembra in grado di generare abbastanza traffico da giustificare gli investimenti. Cui si aggiunge un altro problema non da poco: tutti questi servizi mobili dovrebbero essere gradevoli e facili da usare: già oggi è più comodo chiamare con un telefono qualsiasi il servizio prenotazioni dell'Alitalia che cercarsi il volo e le tariffe opportune navigando nel suo sito Internet; occorre meno tempo ed è più facile; provare per credere. Dunque potranno avere eventualmente successo solo quelle prestazioni che siano altrettanto semplici e rapide del contatto vocale da persona a persona. Le quali non si vedono e semmai quelle proposte sono di una complessità scoraggiante. Alcuni immaginano che il telefono cellulare possa trasformarsi in un borsellino elettronico, capace di sostituire in un colpo solo sia il contante che le carte di credito. Ma provate a immaginare di pagare le consumazioni al bar: il cassiere vi dice il prezzo, voi fate un numero telefonico magari di 11 cifre, che corrisponde al registratore di cassa, poi battete l'importo da pagare (cappuccino e cornetto, 1 euro e 70), infine autorizzate il pagamento. E' evidentemente demenziale e inusabile, eppure in qualche salone qualche tecnologo fissato ha presentato come un grande innovazione il distributore di Coca Cola comandabile in tale maniera.
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